Decreto fiscale 2025: rottamazione quinquies sospesa e secondo acconto a rate per le partite IVA

Il decreto fiscale è stato approvato dal Senato, con una serie di misure dedicate anche alle partite IVA e alle imprese. Ecco tutte le novità.

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  • Il decreto fiscale 2025 è stato approvato dal governo e accompagna i lavori della manovra 2025, anticipando alcune spese a carico dello Stato.
  • Tra gli interventi viene esclusa l’introduzione di una rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, ma viene comunque approvata una misura similare di pace fiscale per il prossimo anno.
  • Confermato anche il rinvio del secondo acconto IRPEF a gennaio 2025 per le partite IVA, oltre all’aumento dei crediti di imposta per il piano Transizione 5.0.

Il decreto fiscale, anche nominato “collegato” perché vicino alla Legge di Bilancio 2025, è stato approvato dal Senato con una serie di interventi mirati a diverse direzioni. Una delle novità principali è lo slittamento del secondo acconto delle imposte sui redditi al 16 gennaio 2025, con possibilità di pagamento a rate.

Per ciò che riguarda le misure di pace fiscale, il governo non intende portare avanti una vera e propria rottamazione quinquies, come invece era stato proposto in precedenza. Al suo posto, anche se non sono ancora noti i dettagli, arriverà un intervento più leggero per sanare le cartelle esattoriali degli ultimi anni.

Sul canone RAI non passa l’ipotesi di abbassare l’importo annuo da 90 a 70 euro anche per il 2025, per cui si opterà per la cifra più alta. Viene invece potenziato il piano Transizione 5.0. Vediamo in questo articolo tutte le novità del decreto fiscale 2025.

Decreto fiscale 2025: addio rottamazione quinquies

Uno dei primi interventi del decreto va a sospendere tutte le proposte di istituzione di una rottamazione quinquies, che doveva essere molto simile alla rottamazione quater e coprire i debiti cumulati dai cittadini negli ultimi anni. Al suo posto verrà introdotta un’altra misura di pace fiscale, anche se per il momento non se ne conoscono i dettagli.

Si può ipotizzare che si tratterà di un ulteriore strumento per la sanatoria dei debiti, ma che non assuma ampia portata come una vera e propria rottamazione. Ricordiamo nel frattempo che chi ha aderito a quella di quest’anno dovrà provvedere, tra le scadenze fiscali di dicembre 2024, al pagamento della sesta rata entro il 9 dicembre.

Va evidenziato che, pur in assenza di una vera e propria rottamazione, i contribuenti potranno il prossimo anno provvedere al pagamento dei debiti arretrati a rate, secondo le regole ordinarie. Alcune forze politiche stanno inoltre ipotizzando per il 2025 una riapertura dei termini della rottamazione quater, ma per il momento non c’è nulla di sicuro.

Slittamento secondo acconto partite IVA

Una misura confermata di recente e inclusa nel decreto fiscale riguarda lo slittamento del pagamento del secondo acconto delle tasse per le partite IVA. Normalmente la scadenza è fissata alla fine di novembre, ma grazie a questa proroga sarà possibile per tutti gli autonomi provvedere al versamento dal 16 gennaio 2025, anche a rate.

In quest’ultimo caso sono previste fino a 5 rate, con pagamento mensile. Se da un lato questa decisione darà più tempo alle partite IVA nel pagamento delle imposte, questo non vale per i contributi INPS o INAIL: le quote da versare per fini previdenziali o assistenziali infatti non sono incluse nello slittamento.

Va infine ricordato che possono accedere allo slittamento solamente coloro che percepiscono meno di 170.000 euro di reddito annuo, per cui chi ha guadagni superiori dovrà pagare quest’anno entro il 2 dicembre 2024.

Piano Transizione 5.0: il potenziamento

Con il decreto viene anche confermato il potenziamento del Piano Transizione 5.0, con 4,7 miliardi di euro in più di fondi per garantire il credito di imposta. Ricordiamo che la misura propone un credito specifico alle imprese che intendono investire in beni materiali e immateriali, verso i cambiamenti nel digitale e per la sostenibilità ambientale.

Oltre all’aumento dei fondi a disposizione, si prevede anche un possibile incremento della percentuale del credito di imposta applicabile sulle spese sostenute dalle imprese. Attualmente tale percentuale varia fino ad un massimo del 45% in base all’entità e alla tipologia di investimento, ma questo presto potrebbe cambiare.

Concordato preventivo biennale: scadenza al 12 dicembre 2024

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Un intervento del decreto va a posticipare la scadenza dell’adesione al concordato preventivo biennale, l’accordo con il fisco che i soggetti ISA o i forfettari possono stipulare per il pagamento di una quota fissa di tasse per due anni.

Le basse adesioni iniziali allo strumento hanno portato il governo a ipotizzare uno slittamento dei termini, con un periodo di tempo in più per informarsi sul funzionamento e per aggiornarsi. La scadenza del 31 ottobre 2024 infatti è stata spostata al 12 dicembre 2024 dal decreto fiscale.

Bonus Natale: nuovi requisiti con il decreto fiscale

Il decreto va a confermare anche un allargamento della platea di possibili beneficiari del Bonus Natale, il sostegno che garantisce 100 euro in più ai lavoratori dipendenti che rispettano determinati requisiti. L’aiuto economico in previsione delle festività natalizie viene versato insieme alla tredicesima mensilità, su richiesta del lavoratore, per chi percepisce meno di 28.000 euro annui di reddito nel 2024 e ha almeno un figlio a carico.

Inizialmente il Bonus Natale era previsto solo a chi aveva anche il coniuge a carico, mentre questo parametro ora viene cancellato, estendendo la possibilità anche ai genitori single o alle coppie separate, purché vengano rispettati gli altri requisiti.

Canone Rai: 90 euro dal 2025

Il decreto si esprime anche sulla questione tanto dibattuta del costo del canone Rai, la tassa per chi detiene un apparecchio televisivo nella propria abitazione. Secondo la Legge di Bilancio 2024, il canone quest’anno è sceso a 70 euro annui, ma questa decisione non sarà prorogata.

Il canone quindi nel 2025 costerà nuovamente 90 euro annui, con pagamento incluso nella bolletta per l’energia elettrica. Il Codacons1 ha evidenziato come un ritorno a questa cifra comporterà una maggiore spesa per i cittadini, pari a 430 milioni di euro a carico dei contribuenti.

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, sostiene che al contrario il canone andrebbe abolito, in modo che la Rai concorra in modo equo nel mercato di questo settore, tramite la raccolta pubblicitaria.

Altri interventi del decreto fiscale

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Il decreto fiscale prevede anche una serie di interventi minori in altre direzioni, che impattano su diversi ambiti. Riassumiamo qui i principali:

  • misure per la sanità: nuovo funzionamento payback farmaceutico, per cui per calcolare le quote che spettano alle Regioni, versate dalle aziende per coprire la spesa farmaceutica, venga tenuto conto non solo del numero di abitanti, ma anche dell’entità dello sforamento della spesa. Inoltre le risorse avanzate dalle misure di contrasto del Covid-19 verranno impiegate per ridurre le liste di attesa;
  • rifinanziamenti per la Rete Ferroviaria Italiana, Anas e il servizio civile;
  • aumento delle risorse destinate alla misura Ape Sociale per lavoratori in mansioni usuranti;
  • nuove assunzioni nelle pubbliche amministrazioni;
  • erogazione di 50 milioni di euro a Open Fiber per Lazio, Sicilia e Calabria.

  1. Bocciato taglio del canone Rai, Codacons, codacons.it ↩︎
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Valeria Oggero

Giornalista

Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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