Dazi USA, conseguenze e reazione UE: i possibili scenari

Crollo delle borse, perdita di posti di lavoro, inflazione e blocco dell'economia. Se il calcolo dei dazi fatto da Trump fa sorridere il mondo intero, le loro conseguenze non fanno altrettanto.

Adv

dazi-usa-conseguenze-reazione-ue

Dazi USA, conseguenze e reazione dell’UE: si rincorrono in queste ore spasmodiche le voci di una probabile risposta dura dell’Unione europea ai dazi americani. Sospendere il Patto di Stabilità, rivedere il Green Deal per ciò che concerne l’automotive, oppure “aggredire” i servizi, ambito dove spicca la forte dipendenza degli USA dall’UE. Ecco le carte in mano a Bruxelles, già al lavoro in queste ore per raggiungere l’obiettivo dazi zero. Trattare oppure rilanciare, questo il problema. Abbiamo intervistato esperti ed economisti per ragionare su quello che è molto più di un dubbio amletico che scuote l’Unione europea e il mondo intero. Il punto è come contemperare l’esigenza di tutelare gli interessi commerciali dei singoli Paesi da una parte e non innescare ritorsioni a catena dall’altra.

Conseguenze dazi doganali USA, in Italia a rischio 60 mila posti di lavoro

Quali prodotti aumentano con i dazi? Secondo una analisi dell’Ufficio studi di Cia-Agricoltori Italiani, i dazi imposti dagli USA metterebbero a rischio il settore agroalimentare di una provincia italiana su cinque. Secondo la Uil, unendo all’agroalimentare anche la moda e la meccanica, a rischio ci sono qualcosa come 60.000 posti di lavoro.

L’Italia è il quarto Paese esportatore al mondo. Il mercato americano assorbe circa il 10% delle nostre esportazioni. L’amico Trump ha voltato le spalle a Giorgia Meloni ed ha colpito. E, come Willie Coyote, il personaggio del cartone animato che inseguiva i Beep Beep e che qualcuno ha evocato nei giorni scorsi, continua a piazzare tritolo e massi che crolleranno presto o tardi anche addosso a lui.

L’obiettivo dazi zero, dunque, non è più un mero auspicio ma un’ossessione globale: l’unico modo per evitare una débacle economica che danneggerebbe gli stessi americani in un contesto internazionale già fragile e messo a dura prova dai conflitti, a cominciare da quello russo-ucraino. L’economista Pietro Busetta spiega a Partitaiva.it di non essere così sicuro che Trump abbia chiari tutti gli effetti delle sue azioni: “I sovranisti – spiega – spesso semplificano ed evidentemente si attorniano di economisti ossequiosi che li assecondano.  I risultati di questa politica di chiusura non potranno che essere negativi per tutto il mondo e sono convinto che gli americani se ne accorgeranno presto, come si vede dalle manifestazioni di Piazza che sono cominciate negli USA”.

Reazioni internazionali ai dazi di Trump

Negoziare o aprire ufficialmente una guerra commerciale. Mentre decide cosa fare per attenuare le conseguenze dei dazi doganali USA, il mondo raccoglie i cocci di 70 anni di cooperazione commerciale letteralmente andati in fumo grazie a The Donald. Nel frattempo, però, le borse sono già crollate (anche quelle americane) e la sensazione è che la guerra commerciale sia già realtà. Cosa comportano i dazi USA? La risposta sembra essere quella di ritrovarsi risucchiati nella spirale pericolosa dell’inflazione e del blocco dell’economia mondiale che finirebbe per danneggiare tutti, Stati Uniti inclusi.

Quando un mercato diventa ostile, il primo pensiero è istintivamente quello di provare ad esplorare altre zone e sono in molti a guardare alla Cina che, tra l’altro, ha già risposto con controdazi al 34%. Mentre la Russia, risparmiata dal Tycoon, tira un sospiro di sollievo, l’UE sa che una risposta ai dazi americani potrebbe essere quella di dirottare i flussi commerciali ma non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani. L’appeal di cui gode il made in Italy negli Usa, è frutto di importanti investimenti sul brand e sulle eccellenze italiane. Anche puntare al mercato interno è un’opzione ma con salari bassi la ricchezza delle famiglie italiane resta al palo e così i consumi interni.

La Spagna sta già mettendo a punto un piano da 14 miliardi di euro per proteggere aziende e occupazione dall’ondata dei dazi Usa. Il Governo italiano, invece, non nasconde la convinzione che reagire di impulso sarebbe un chiaro segnale di debolezza. Ecco perché abbassare i toni sembra la strada più praticabile. Nelle more, una mossa possibile sembrerebbe essere quella di ragionare su una deroga sia al Green Deal che al Patto di Stabilità per tutelare la competitività delle imprese europee: ma si tratta di una soluzione comune che richiederebbe tempi molto lunghi.

Dazi USA, conseguenze e reazione dell’UE (Busetta): “Sì al dente per dente”

“L’unica risposta possibile a breve per l’Europa è di replicare con la dovuta fermezza – chiosa Busetta -. Purtroppo non si può porgere l’altra guancia ma bisogna adottare il dente per dente! Il che vuol dire che bisognerà applicare forme di tassazione e di controlli all’entrata altrettanto rilevanti. Bisogna peraltro stare attenti al fatto che venendo meno il mercato americano, tanti Paesi si potrebbero riversare su quelle europeo rendendo la vita delle imprese dell’Unione sempre più complicata”.

“Sarebbe auspicabile – spiega lo statistico siciliano già presidente della Fondazione Curella – che il biondo presidente tornasse indietro rispetto alla sua megalomania del first America che porterà gli USA verso la recessione e il mondo verso un altro ordine auspicabile. A medio termine l’Europa deve eliminare qualunque ostacolo ancora esistente nel mercato interno che è uno dei più importanti del mondo, in modo da facilitare l’interscambio tra le economie dei tanti paesi europei e cercare di proiettarsi verso i nuovi mercati, cosa che non sarà particolarmente semplice”.

Come si calcolano i dazi USA e le bugie sull’Iva

Come si calcolano i dazi USA? Il dazio è un’imposta che si applica sulle merci in arrivo da un paese straniero. Ricadono sull’importatore (quindi il paese che compra le merci), che li paga alla dogana del paese di ingresso. Trump ha stabilito un 10% minimo su quasi tutto l’import negli Usa. Tale percentuale di base varia a seconda dei Paesi fino a sfiorare il 50%, per una sessantina di Paesi considerati i più sleali nell’interscambio, Ue, Giappone, Corea del Sud e Cina, in primis.

Il calcolo dei dazi fatto da Trump ha fatto sorridere il mondo intero. Ancora più curiosa, tuttavia, è la confusione tra Iva europea e dazio fatta dallo stesso Tycoon. Mentre i dazi colpiscono nello specifico un bene importato, aumentandone il prezzo, l’Iva si applica indipendentemente dalla provenienza su tutti i beni consumati all’interno di un Paese. “L’Iva – dice ancora Busetta a Partitaiva.it – non è un dazio ma una forma di prelievo che riguarda sia la produzione interne che quelle che provengono dall’esterno. Il bulletto americano, abituato da sempre a mentire e a frodare continua a diffondere le sue bugie seriali, sapendo perfettamente che quando una menzogna viene detta tante volte e facile che acquisisca il valore della verità”

Cosa comportano i dazi americani, il giornalista Mazzonis: “Germania e Irlanda i Paesi più colpiti”

“A prescindere da quale sarà la risposta dell’UE, siamo di fronte a qualcosa di epocale destinato a incrinare i rapporti tra le due sponde dell’Atlantico”. Martino Mazzonis, giornalista e ricercatore, è un grande conoscitore degli Stati Uniti. Secondo lui il vero enigma è capire che cosa sta cercando di fare Trump. “È molto difficile capire dove vuole andare a parare – dice a Partitaiva.it -. Oggi dice che le cose vanno benissimo mentre le borse bruciano miliardi. Come ragioni con uno così?”.

Sulla possibilità di una risposta corale da tutta l’Ue non esistono margini di dubbio. “La politica commerciale – spiega il giornalista – è di esclusiva competenza dell’Unione europea quindi i singoli Stati membri non hanno scelta se non quella di sedersi tutti insieme attorno ad un tavolo”. Ma Bruxelles riuscirà a dimostrare di avere coraggio e capacità di visione? “In gioco vi sonotantissime variabili. L’atteggiamento che Bruxelles avrà dipenderà anche dai toni delle interlocuzioni che diplomatici e sherpa avvieranno con l’Ue nelle prossime settimane”, spiega Mazzonis.

Germania e Irlanda sono secondo me i Paesi che patiranno le maggiori conseguenze. Con potenziali interessi diversi anche le risposte potenzialmente potrebbero essere differenti. C’è anche una componente politica che da una parte e dall’altra può rendere più o meno duri i toni, può influenzare su una scelta piuttosto che su un’altra.

Reazioni Ue ai dazi trumpiani: “Sì a una strategia moderata, no alla guerra totale”

Secondo Mazzonis, l’Ue potrebbe già nell’immediato annunciare delle misure in risposta. “Non risposte aggressive – precisa – ma potrebbe adottare ad esempio misure a quindici giorni in attesa di trovare accordi più giusti per tutti. Una strategia moderata per evitare la guerra totale ma che allo stesso tempo lasci intendere che se non si trovano formule adatte per tutti ci saranno ulteriori misure”.

“Una carta che l’Europa può giocare a suo favore – chiosa Mazzonis –è quella dei servizi. Gli Stati Uniti su questo fronte vantano una bilancia commerciale attiva rispetto all’Europa. Su quel terreno l’UE può sfruttare a suo favore quel vantaggio, decidendo di colpire quegli interessi e che stanno a cuore non solo a Trump ma anche al mondo del big tech”. I paesi dell’area euro presentano effettivamente un surplus degli scambi commerciali di beni molto consistente rispetto agli Stati Uniti, nel 2024 ha raggiunto 213 miliardi di euro, quasi il 68% in più rispetto ai 127 miliardi di surplus del 2015. Ma al tempo stesso presentano un disavanzo sugli scambi di servizi quasi altrettanto rilevante: in questo caso sono gli Usa in surplus, per ben 156 miliardi, sempre nel 2024.

Dazi USA, la strategia del caos in tre punti di Trump

Mazzonis considera quella portata avanti da Trump una vera e propria strategia del caos: “Una strategia  – spiega – che si poggia su tre pilastri. A cominciare dalla volontà di usare tutti gli spazi mediatici possibili per distogliere l’attenzione su un tema per poi focalizzarla poco dopo su un problema nuovo. E così via dicendo. Penso alla clamorosa vicenda della Signal chat, dopo un paio d’ore si è già passato ad un altro tema”.

Secondo, alzare sempre la posta in gioco in modo esagerato cercando di estremizzare il confronto così da portare a casa il miglior risultato possibile, un risultato che sarà superiore ad ogni aspettativa. “Un negoziato – precisa il giornalista e ricercatore – che forse funziona nel mercato immobiliare americano e che lui ha trasferitonella politica”.

Cosa hanno i comuni i tre punti? “Tutte le teorie economiche portate avanti da Trump – conclude Mazzonis – non stanno in piedi, non offrono prospettive quanto piuttosto grossi margini di rischio: dal calcolo dei dazi che ha fatto ridere il mondo intero alla strategia di abbassare i dazi costringendo un determinato Paese a finanziare il debito pubblico americano attraverso la compravendita di Buoni del Tesoro americani a tassi molto bassi, di fatto quasi regalando soldi agli Usa”.

Autore
Foto dell'autore

Patrizia Penna

Giornalista professionista

Sono nata a Catania, mi sono laureata con lode in Lingue e Culture europee all'Università di Catania. Ho lavorato per quasi vent'anni come redattore al Quotidiano di Sicilia, ho curato contenuti ma anche grafica e impaginazione. Oggi sono una libera professionista. Mi occupo di informazione, uffici stampa e curo sui social media la comunicazione di aziende, anche straniere.

Lascia un commento

Continua a leggere

Iscriviti alla Newsletter

Il meglio delle notizie di Partitaiva.it, per ricevere sempre le novità e i consigli su fisco, tasse, lavoro, economia, fintech e molto altro.

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.