Data Act: cosa prevede il nuovo regolamento UE

Database privati raccolgono ogni giorno un'enorme mole di dati dai nostri dispositivi connessi. Il Data Act si pone l'obiettivo di regolamentarli e renderli accessibili dove serve. Ecco cosa prevede il nuovo regolamento UE.

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  • Il Data Act è un nuovo regolamento UE che definisce i criteri d’accesso ai dati generati dai prodotti connessi.
  • Il regolamento dà agli utenti, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni più controllo sui propri dati e ha nel contempo l’obiettivo di renderli più accessibili per scopi ben delineati, in linea con il GDPR.
  • Il Data Act ha il potenziale di accelerare l’innovazione e la crescita economica nell’UE grazie a una maggiore diffusione della cosiddetta “economia dei dati”.

La competitività delle imprese sul mercato è anche influenzata dai dati di cui hanno disponibilità per condurre analisi e migliorare i prodotti: perché non democratizzare ed armonizzare l’accesso ai giganteschi database privati di prodotti connessi e regolamentarne meglio l’utilizzo?

È con questo spirito che il Parlamento Europeo introduce una legge sui dati1, tramite il Regolamento (UE) 2023/2854, una serie di linee guida volte proprio a questo scopo.

L’entrata in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 22 dicembre scorso, è stabilita a partire dall’11 gennaio 2024, ma le disposizioni inizieranno ad applicarsi a partire dal 12 settembre 2025. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quali implicazioni avrà nel prossimo futuro.

Cos’è il Data Act 2024

Il Regolamento Data Act si inserisce nel contesto più ampio della strategia europea per i dati. L’obiettivo è quello di accelerare la trasformazione digitale in tutti i settori, dal pubblico al privato, andando a regolamentare l’accesso ai dati di terze parti raccolti dai grandi database.

Pensiamo per un momento a quanti dati raccolgono prodotti come Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure, Google Cloud Platform, IBM Cloud e molti altri.

Se da una parte quindi il regolamento sulla governance dei dati si occupa dei processi e delle infrastrutture per la raccolta, il Data Act chiarisce “chi può creare valore dai dati e a quali condizioni. In parole più semplici, quali realtà potranno sfruttare una mole pressoché infinita di dati raccolti tramite i prodotti connessi ad internet per le loro attività e in che maniera.

Andando prima a delineare un regolamento chiaro sui diritti di chi genera questi dati (il consumatore e le imprese) e chi ne ha accesso, si va verso una democratizzazione di alcune tipologie di dati:

  • dati generati dalle macchine, ovvero dati creati automaticamente da dispositivi o processi senza intervento umano diretto;
  • dati generati dai servizi, che includono informazioni create nel corso dell’erogazione di un servizio;
  • dati relativi ai prodotti, come quelli generati durante l’uso di un prodotto;
  • dati personali, nel rispetto del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR);
  • dati non personali, che possono essere dati industriali o commerciali non riconducibili a una persona specifica;
  • dati generati dai clienti, che sono dati creati dagli utenti finali di un prodotto o servizio.

L’impatto del Data Act su utenti, imprese e PA

Quando si parla di dati, sensibili o non, rimane sempre un velo di incertezza per gli utenti di dispositivi connessi come smartphone, PC o apparecchi per la domotica. Naturalmente, i dati sensibili sono sempre coperti dal GDPR.

Partendo dalla “materia prima”, imprese e consumatori che generano dati avranno a disposizione un regolamento ben definito su chi li può utilizzare e in che modo, così da facilitare un rapporto bilaterale nel trasferimento tra fornitori di servizi e chi produce dati. In questo modo, un numero crescente di attori sarò incoraggiato a partecipare.

Il Data Act include misure per prevenire pratiche contrattuali ingiuste che impediscono la giusta condivisione dei dati. In particolare, protegge le piccole e medie imprese (PMI) da clausole abusive imposte da entità con una posizione di mercato più forte.

Inoltre, la Commissione Europea sta lavorando alla creazione di modelli standard di contratti per aiutare le aziende a redigere e negoziare accordi di condivisione dei dati in modo più equo e bilanciato.

Il regolamento prevede modalità che permettono agli enti pubblici di accedere e utilizzare i dati in possesso del settore privato quando necessario per scopi di interesse pubblico.

Questo può essere utile, ad esempio, per sviluppare strategie in risposta ad eventuali emergenze pubbliche, cercando al contempo di ridurre il carico amministrativo sulle aziende. Pensiamo alla mole di dati raccolti durante la pandemia e a come potrebbero aiutare le PA a rispondere meglio alle criticità.

La legge mira in generale a stabilire quindi un equilibrio tra i diritti di chi detiene i dati e quelli degli utilizzatori, assicurando che tale equilibrio sia coerente con le strategie più ampie dell’UE nel campo della gestione dei dati.

I vantaggi del Data Act

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Il Data Act rappresenta un importante passo avanti nel campo dell’innovazione e della creazione di nuovi posti di lavoro nell’Unione Europea.

Questa normativa è volta a posizionare l’UE in prima linea nella cosiddetta “seconda ondata di innovazione basata sui dati, un fenomeno che sta plasmando profondamente il panorama economico e tecnologico contemporaneo. Vediamo quali possono essere i vantaggi correlati alle nuove regole.

1. Pieno controllo sui dispositivi connessi

Nella decade digitale, la questione della proprietà e del controllo dei dati generati dai prodotti connessi assume un’importanza cruciale.

Diversamente dall’acquisto di un prodotto tradizionale, dove si possiedono tutte le sue componenti, quello di un prodotto connesso porta con sé interrogativi su chi ha diritto di accedere e utilizzare i dati generati.

Il Data Act cerca di chiarire questo aspetto, permettendo agli utenti di trasferire più agevolmente e consapevolmente i propri dati, offrendo così un controllo maggiore sia agli individui che alle imprese sui dati generati attraverso l’uso di dispositivi intelligenti.

Questa maggiore autonomia nella gestione dei dati non solo dà più potere ai consumatori e alle imprese, ma apre anche la strada a nuove opportunità nel mercato dei servizi aftermarket.

Ad esempio, gli utenti di dispositivi connessi potrebbero avere maggiori opzioni per la manutenzione e la riparazione dei loro prodotti, scegliendo fornitori più economici o addirittura optando per l’autoriparazione. Ciò potrebbe non solo ridurre i costi per i consumatori, ma anche prolungare la vita utile dei prodotti, allineandosi così con gli obiettivi di sostenibilità ambientale del Green Deal europeo.

2. Più dati per l’ottimizzazione delle strategie aziendali

In ambito industriale, l’accesso ai dati operativi può portare a un’ottimizzazione significativa dei processi. Dalle fabbriche alle aziende agricole, passando per il settore edilizio, la disponibilità di dati dettagliati sui cicli operativi e sulla gestione della supply chain può portare a miglioramenti significativi nell’efficienza e nella produttività.

In particolare, l’agricoltura di precisione può trarre grande vantaggio dall’analisi dei dati, aiutando gli agricoltori a prendere decisioni informate basate su dati in tempo reale come condizioni meteorologiche, temperature, umidità, prezzi di mercato e segnali GPS.

3. PMI più competitive

Per le imprese dell’UE, specialmente le PMI, il Data Act apre nuove possibilità di competere e innovare sulla base dei dati generati.

I diritti di accesso e portabilità dei dati facilitano il trasferimento di informazioni da e verso i fornitori di servizi, promuovendo una partecipazione più ampia e diversificata all’economia dei dati.

Questa maggiore flessibilità e apertura dovrebbe incoraggiare un maggior numero di attori, a prescindere dalle loro dimensioni, a entrare e prosperare nell’economia dei dati.

4. Pubbliche Amministrazioni più reattive

Il Data Act gioca un ruolo fondamentale nell’aumentare l’efficacia e la reattività delle pubbliche amministrazioni nell’Unione Europea.

Con l’attuazione di questo regolamento, gli enti governativi hanno la possibilità di accedere e utilizzare dati detenuti dal settore privato per scopi di interesse pubblico, come gestire emergenze o migliorare i servizi pubblici.

Questo accesso ai dati consente alle amministrazioni di prendere decisioni informate basate su un’ampia gamma di informazioni in tempo reale, che possono variare da dati ambientali a quelli di mobilità urbana.

Data Act – Domande frequenti

Cosa si intende per Data Act?

Il Data Act è una nuova legge dell’Unione Europea che regolamenta l’accesso ai dati generati dai prodotti connessi. Il regolamento si applica ai dati che derivano da una vasta gamma di prodotti, tra cui dispositivi IoT, automobili, elettrodomestici e software.

Qual è un obiettivo della European Data Strategy?

Un obiettivo della European Data Strategy è quello di creare un’economia dei dati europea più forte e competitiva. La strategia mira a promuovere l’innovazione e la crescita economica attraverso l’utilizzo dei dati.

A quando risale la European Data Strategy?

La European Data Strategy è stata annunciata dalla Commissione Europea nel marzo 2020. La strategia è stata adottata dal Consiglio dell’Unione Europea nel giugno 2022. Il Data Act è una delle principali misure previste dalla strategia.

  1. Legge sui dati, Commissione Europea, digital-strategy.ec.europa.eu/ ↩︎
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Francesca Di Feo

Redattrice Partitaiva.it

Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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