- Il nuovo Codice della Crisi di impresa è stato approvato con il Decreto legislativo 12 gennaio 2019 numero 14, ma è diventato efficace solo nel 2022. Recentemente sono arrivate alcune novità tramite tre diversi Correttivi.
- Sono state introdotte nuove responsabilità degli imprenditori davanti ad una crisi, inoltre l’Albo dei gestori diventa un elenco.
- Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha messo a disposizione una guida per gli operatori della crisi di impresa.
Con la pubblicazione il 1° luglio 2022 nella Gazzetta Ufficiale n. 152, del D. Lgs n. 83 del 17 giugno 20221, era diventato operativo il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza. Le norme sono state applicate a partire dal 15 luglio 2022, ma sono stati introdotti successivamente diversi correttivi.
La legge fallimentare è ancora rimasta in vigore per tutte le procedure già aperte. Sono passati diversi anni dalla Legge Delega n. 155 del 19 ottobre 2017: a luglio è tramontata definitivamente la legge fallimentare.
Nonostante questo, la vecchia normativa ha continuato a coabitare con la nuova per le procedure ancora aperte, fino alla chiusura. Nell’ultimo periodo inoltre si è data una maggiore attenzione ai lavoratori con contratti subordinati che operano presso un’impresa in crisi.
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha pubblicato una guida specifica per i gestori della crisi di impresa, sul sovraindebitamento, con nuovi modelli a disposizione per affrontare i diversi tipi di crisi. Inoltre recentemente è stata approvata la bozza del Correttivo sul nuovo Codice.
Indice
- Crisi di impresa: il codice
- Crisi di impresa e licenziamenti
- Ruolo dei debitori nella crisi di impresa
- Ruolo dei creditori nella crisi di impresa
- L’albo dei gestori della crisi d’impresa
- Nuovi modelli per la crisi di impresa
- Crisi di impresa: omologa forzosa e limiti
- Correttivi al Codice della Crisi di Impresa
Crisi di impresa: il codice
Il tessuto economico italiano è stato condizionato pesantemente dalle vicende degli ultimi anni. Ma soprattutto sono state condizionate le relazioni economiche, andando a pesare sull’ambiente giudiziario. Il Parlamento ha quindi deciso di andare a rivedere alcuni punti dell’ordinamento del nostro paese. L’intenzione era quella di inserirli nelle finalità del PNRR.
Ma proviamo ad analizzare quali sono i punti più salienti del Codice della Crisi d’impresa. Il decreto inizialmente ha previsto di disciplinare, tra le altre cose, l’adeguatezza delle misure e degli assetti che devono essere adottati per rilevare tempestivamente la crisi d’impresa.
Una delle figure che emerge, con una certa preponderanza, è quella dell’imprenditore individuale, che sostanzialmente risulta essere responsabile dell’adozione di quelle misure che siano idonee a comprendere e a mettere in evidenza tempestivamente eventuali crisi. Sarà poi sua responsabilità provvedere ad assumere velocemente quelle iniziative che sono necessarie per affrontare l’emergenza.
L’imprenditore deve, quindi, riuscire a prevedere rapidamente se dovessero emergere delle crisi d’impresa. Le misure che deve adottare devono avere lo scopo di:
- mettere in evidenza particolari squilibri di carattere economico-finanziario o di stampo patrimoniale. Questi eventuali squilibri devono essere rapportati alla specificità della singola impresa e dalle varie attività imprenditoriali che sono svolte;
- deve assicurarsi che gli eventuali debiti siano realmente sostenibili. Molto importante è l’analisi della continuità aziendale nel corso dei successivi dodici mesi;
- una delle operazioni più importanti è quella di ricavare le informazioni necessarie per riuscire a redigere e ad utilizzare una lista di controllo particolareggiata. Il passo successivo è quello di effettuare un test pratico, che serva a verificare se sia possibile risanare ragionevolmente la società.
Crisi di impresa e licenziamenti
Il codice della crisi di impresa pone attenzione anche all’aspetto legato alla presenza di lavoratori subordinati presso un’impresa che si trova in crisi. Viene specificato che non costituisce una giusta causa di risoluzione del contratto lavorativo la liquidazione coatta dell’impresa.
Non si parla quindi più di licenziamento dovuto alla crisi di impresa, ma di una sospensione dei rapporti di lavoro subordinati. Durante questo periodo, il curatore può valutare nello specifico le possibilità di continuazione dell’attività dell’impresa.
A questo punto il rapporto di lavoro si può risolvere con il rientro nell’impresa dei lavoratori, oppure con la richiesta di licenziamento al lavoratore, o in alternativa con l’eventualità di presentare le dimissioni. Nel caso di licenziamenti, è il curatore ad occuparsene, tramite comunicazioni scritte.
Se il curatore dopo 4 mesi dall’apertura della liquidazione non ha stabilito come procedere, i rapporti di lavoro sono da considerarsi risolti. In alcuni casi è possibile chiedere una proroga ai termini.
Ruolo dei debitori nella crisi di impresa
Il nuovo Codice della crisi d’Impresa non responsabilizza unicamente l’imprenditore. Il decreto prevede espressamente che, nel momento in cui si procede con la composizione negoziata, sia il debitore che il creditore si debbano comportare con la massima correttezza ed in buona fede.
Va tenuto in considerazione che quando un’azienda entra in crisi, può comportare una reazione a catena anche per clienti e fornitori.
La composizione negoziata prevede di effettuare dei test di simulazione per risolvere la crisi di impresa, anche con l’aiuto di esperti. Tra i compiti principali, ma soprattutto doveri del debitore, troviamo:
- mettere a conoscenza della propria situazione in maniera esaustiva e completa. Ma soprattutto fornire informazioni che siano veritiere e trasparenti. Sarà compito del debitore presentare tutti i dati necessari ed appropriati, in modo che le trattative possano procedere correttamente. Dovrà anche fornire le informazioni relative allo strumento di regolazione della crisi e dell’insolvenza;
- dovrà provvedere ad assumere tutte le iniziative necessarie per riuscire ad individuare gli strumenti che possano portare ad una soluzione del problema. Questo dovrà essere effettuato mentre viene svolta la composizione negoziata, e dovrà servire per definire rapidamente quale sia lo strumento di regolazione della crisi da scegliere, per non pregiudicare i diritti dei creditori;
- il patrimonio e l’impresa dovranno essere gestiti nell’interesse prioritario dei creditori.
Ruolo dei creditori nella crisi di impresa
Spetta anche ai creditori l’onere di collaborare lealmente con il debitore. Ma non solo: devono interfacciarsi correttamente anche con l’esperto nella composizione negoziata e con gli eventuali organi, che siano stati nominati dall’autorità giudiziaria.
Questi soggetti devono, inoltre, rispettare tutti gli obblighi che impongono la riservatezza sulla situazione del debitore e sulle eventuali iniziative che siano state prese per porvi rimedio.
La stessa ed identica responsabilità è in capo anche ai professionisti, che siano stati o meno nominati dall’autorità giudiziaria. Questi devono riuscire ad assicurare il rispetto dei criteri di trasparenza e lealtà, in modo che possa essere garantita una gestione professionale delle aziende che stanno attraversando dei periodi di crisi.
L’albo dei gestori della crisi d’impresa
Mercoledì 6 luglio 2022 aveva debuttato il nuovo albo per gli esperti della crisi d’impresa. Operativo grazie al Decreto 75/2022 del Ministero della Giustizia, questo nuovo organo garantisce attuazione al Codice della Crisi d’impresa.
Il nuovo albo va a sostituire quello dei curatori fallimentari, commissari e liquidatori giudiziali, che sono presenti in ogni singolo tribunale. Ma soprattutto ha lo scopo di dare una spinta alla rotazione degli incarichi.
L’obiettivo è quello di ampliare la platea dei professionisti esperti in liquidazione delle aziende insolventi. Oltre ad accettare l’adesione dei commercialisti e degli avvocati, che da anni sono attivi in questo ambito, accoglie anche i consulenti del lavoro e chi ha svolto funzioni ai vertici nelle imprese.
Un correttivo recente ha stabilito che l’Albo dei gestori diventa un elenco che ha riconoscimento pari a quello degli Ordini professionali.
Nuovi modelli per la crisi di impresa
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) il 6 marzo 2024 ha pubblicato un’apposita guida rivolta ai gestori della crisi: “Crisi da sovraindebitamento: modelli di relazione e modulistica ad uso del gestore della crisi e degli OCC“.
In relazione alle ultime novità sulla crisi di impresa, vengono stabiliti nuovi modelli per i gestori della crisi, utili per i casi di sovraindebitamento, per procedere alla risoluzione in modo più semplice.
Il nuovo documento va a supportare il lavoro degli Organismi di composizione della crisi (Occ) e di tutti i professionisti che operano in questo campo, rendendo disponibili modelli per ogni procedura.
Crisi di impresa e insolvenza: conviene sempre salvare l’attività?
Oggi la velocità è uno degli elementi caratteristici del mercato e del tessuto imprenditoriale e l’evoluzione tecnologica si trova in forte accelerazione, con la possibilità per le imprese di attingere sempre più facilmente a conoscenze e strumenti.
Uno dei problemi che si possono riscontrare attualmente riguarda la convenienza o meno nel salvare un’attività, specialmente se si trova in una situazione di insolvenza e sono poche le prospettive di ripresa. Talvolta infatti salvare un’attività, applicando diverse strategie, potrebbe non essere la scelta migliore.
Un’impresa che si trova in crisi a causa di una difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti del mercato e che non ha alcune prospettive di creazione di ricchezza, potrebbe portare ad un dispendio di risorse troppo grande nella gestione delle crisi.
Si può dire che la capacità di un paese di distinguere quelle realtà su cui investire risorse e quelle su cui invece è meglio non proseguire, è un elemento importante nella gestione dell’intera economia del paese. Dal punto di vista dei lavoratori inoltre, rimanere in un’azienda che continua con la sua attività, ma in modo instabile, provoca molta precarietà.
Al contrario, i lavoratori che si trovano in un’impresa che cresce, sono anche più motivati e possono attingere a competenze maggiori, crescendo professionalmente.
Crisi di impresa: omologa forzosa e limiti
Secondo le normative, un’azienda in difficoltà finanziarie può proporre di pagare solo una parte dei debiti contratti verso specifici enti. Gli enti pubblici tuttavia non sempre accettano questa proposta, per cui in questi casi può scattare l'”omologa forzosa” secondo il Codice Civile della crisi d’impresa e di insolvenza.
Questa regola permette al tribunale, se si verificano determinate condizioni, di approvare la proposta del debitore e questo anche se i creditori pubblici non sono d’accordo. In altre parole, il tribunale può forzare l’approvazione della proposta di pagamento del debitore anche senza il consenso dei creditori pubblici.
Tuttavia questo meccanismo talvolta può essere fortemente penalizzante per l’ente pubblico. Per questo sono stati fissati dei limiti a questo tipo di intervento. L’omologa forzosa quindi è possibile solo se:
- l’adesione del creditore pubblico è determinante ai fini del raggiungimento delle percentuali richieste dalla norme (ovvero il 60% dei crediti per gli accordi di ristrutturazione “ordinari” e il 30% dei crediti per gli accordi di ristrutturazione agevolati del CCII;
- la proposta di soddisfacimento dell’ente pubblico sia conveniente rispetto all’alternativa di liquidazione, con la valutazione da parte del tribunale per l’omologa;
- gli accordi non devono essere di tipo liquidatorio;
- il credito complessivo degli altri creditori deve essere almeno un quarto dell’importo complessivo;
- il soddisfacimento dei crediti dell’ente deve essere almeno del 30% dell’ammontare dei rispettivi crediti, sanzioni e interessi inclusi.
Questo significa che da un lato ci devono essere altri creditori aderenti e dall’altro si escludono i casi in cui l’offerta del debitore è troppo bassa.
Correttivi al Codice della Crisi di Impresa
Recentemente è stata approvata la bozza del correttivo al Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza: sono state apportate alcune modifiche specifiche, per cui il CNDCEC ha dato la propria approvazione.
Una delle modifiche riguarda la segnalazione anticipata per la crisi di impresa, secondo cui l’organo dedicato al controllo societario e il revisore legale propongono la segnalazione all’organo amministrativo, tramite mezzi che assicurano la ricezione e con termine massimo di 60 giorni per intervenire.
Un’altra novità è l’istituzione di un elenco di Gestori della crisi di impresa al posto di un Albo, su cui vigila il Ministero della Giustizia. Cambia anche la composizione negoziata, con nuove possibilità di accordo fiscale e contributivo.
Il terzo correttivo messo in pratica recentemente va a correggere alcuni difetti del precedente testo e aggiornare dei riferimenti normativi, ottenendo il parere positivo dei commercialisti. Viene revisionata soprattutto la segnalazione anticipata per l’emersione della crisi di impresa, con l’esclusione della responsabilità dei sindaci quando questi hanno inviato la corretta comunicazione all’amministrazione, con un limite di 30 giorni.
Crisi di impresa – Domande frequenti
L’imprenditore deve collaborare con i propri creditori, nella massima trasparenza ed onestà. Deve, inoltre, predisporre un piano che permetta un rientro dei debiti durante la crisi di impresa.
Anche da parte dei creditori è chiesta la massima trasparenza. Ma soprattutto vale la regola di segretezza, per cui è necessario non divulgare la crisi del debitore.
- 1° luglio 2022 nella Gazzetta Ufficiale n. 152, del D. Lgs n. 83 del 17 giugno 2022, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it ↩︎
Pierpaolo Molinengo
Giornalista