- Anche chi lavora con una partita IVA deve versare i contributi a fini previdenziali, in base alla cassa professionale di riferimento o all’INPS;
- Chi lavora con una partita IVA come artigiano o commerciante deve iscriversi gestione INPS apposita che prevede specifiche percentuali di contribuzione.
- Per gli autonomi privi di un Albo che non rientrano nella gestione dedicata agli artigiani o ai commercianti l’INPS mette a disposizione la Gestione Separata.
Lavorare con una partita IVA vuol dire operare in autonomia, soprattutto per ciò che riguarda gli adempimenti fiscali e contabili. Oltre a dover versare ogni anno le tasse allo stato, un lavoratore autonomo deve anche provvedere ad accantonare i contributi a fini previdenziali.
Questi contributi non sono altro che somme di denaro che il professionista deve mettere da parte e versare ad una cassa previdenziale, come l’INPS. Va tenuto presente che rispetto ad un lavoratore dipendente, il professionista si occupa in autonomia del versamento di tasse e contributi, in base al tipo di attività svolta.
In Italia l’iscrizione ad una cassa previdenziale è obbligatoria e gli autonomi, in base al caso specifico, scelgono di aderire ad una cassa professionale oppure a quelle gestite dall’INPS.
Infine, chi ha una partita IVA e costituisce un’attività di impresa dovrà occuparsi anche di versare i contributi ai propri lavoratori dipendenti, oltre a seguire ulteriori adempimenti in base al tipo di attività e al settore in cui si muove.
Indice
- Contributi INPS partita IVA: come funzionano
- Contributi INPS partita IVA ordinaria
- Contributi INPS partita IVA forfettaria
- Gestione Artigiani per partite IVA
- Gestione Commercianti per partite IVA
- Professionisti autonomi e Gestione Separata INPS
- Contributi INPS partita IVA: le scadenze
- Albi professionali e casse previdenziali
- Contributi INPS partita IVA e lavoro dipendente
Contributi INPS partita IVA: come funzionano
Quando si parla di partite IVA, la principale caratteristica che le contraddistingue rispetto al lavoro dipendente è l’autonomia nel versamento. Mentre il lavoratore dipendente ha un sostituto di imposta, ovvero un datore di lavoro che si occupa di versargli le somme dovute per i contributi previdenziali, il lavoratore autonomo deve provvedere da sé al versamento.
Può tuttavia avvalersi della consulenza di un professionista come un Dottore Commercialista. Va tenuto in considerazione che non tutte le partite IVA versano la stessa tipologia di contributi: questi possono variare sulla base del tipo di attività svolta e in relazione alla cassa previdenziale di appartenenza.
Allo stesso modo di come accade per i lavoratori dipendenti, versare i contributi per accantonare delle somme destinate alla pensione in Italia è obbligatorio per legge, per cui il mancato versamento può comportare conseguenze spiacevoli, come l’applicazione di specifiche sanzioni.
I liberi professionisti che svolgono un’attività professionale specifica devono fare riferimento ad altre casse previdenziali, come vedremo tra poco, in base all’Albo di appartenenza, per cui le aliquote contributive, ovvero le percentuali applicate sul reddito, possono essere molto variabili.
Contributi INPS partita IVA ordinaria
Partiamo con il vedere come funzionano i contributi INPS per una partita IVA ordinaria. Ricordiamo che con questo regime fiscale si pagano le tasse in base alle aliquote IRPEF, ovvero con percentuali sul reddito imponibile annuo variabili dal 23% al 43%.
Per sapere su quale somma viene applicato il calcolo dei contributi con il regime fiscale ordinario, devi prima considerare tutte le deduzioni che con questa opzione possono essere applicate. Una partita IVA ordinaria infatti può scaricare diverse spese dalle tasse, ovvero quelle dirette all’attività di impresa.
Una partita IVA con questo regime fiscale può quindi risparmiare molto sia sulle tasse che sui contributi portando in deduzione tutte le spese sostenute durante l’anno per la propria attività. Una volta ottenuta la base imponibile, si applicano sia le tasse (in base alle aliquote IRPEF) sia i contributi, tramite percentuali che ogni anno vengono definite in relazione alla cassa INPS a cui si aderisce.
Contributi INPS partita IVA forfettaria
Una possibilità molto vantaggiosa per gli autonomi oggi è quella di aderire al regime fiscale forfettario. In questo caso non è possibile scaricare le spese sostenute, come accade invece con l’ordinario, ma le aliquote di tassazione sono molto più vantaggiose rispetto all’IRPEF. Il lavoratore però non può percepire più di 85.000 euro di ricavi durante l’anno.
Con questo regime fiscale le tasse variano dal 5% per i primi 5 anni di attività al 15% per i seguenti. E come funziona la contribuzione INPS? Anche qui bisogna individuare la base imponibile, ovvero la somma di denaro, rispetto ai guadagni complessivi di un anno, su cui applicare le varie aliquote stabilite dall’INPS.
Con il regime forfettario bisogna considerare il coefficiente di redditività, un valore che cambia per ogni ambito in cui opera l’autonomo. Ad esempio un consulente informatico con codice Ateco 62.02.00 ha un coefficiente del 67%. Tenuto conto il guadagno totale lordo di un anno, questo valore va moltiplicato quindi per 67%, per ottenere l’effettiva base imponibile.
Questo perché per i forfettari viene stabilito un forfait anche per ciò che riguarda le possibili spese sostenute durante l’anno, con un coefficiente che cambia in base ai codici Ateco. Una volta ottenuto il reddito imponibile, si applica l’imposta sostitutiva che abbiamo visto prima e la percentuale di contribuzione stabilita dall’INPS.
Sia che si aderisca al regime ordinario che a quello forfettario, l’INPS mette a disposizione diverse casse per la gestione dei contributi, in base alla tipologia di attività svolta: la Gestione Artigiani e Commercianti oppure la Gestione Separata.
Gestione Artigiani per partite IVA
La prima categoria di lavoratori con partita IVA che andiamo ad analizzare corrisponde agli artigiani, ovvero a coloro che svolgono un tipo di lavoro manuale e artigianale in autonomia. Questi lavoratori devono iscriversi alla Gestione Artigiani INPS e questo comporta anche l’invio obbligatorio della Comunicazione Unica all’Albo delle imprese artigiane.
Rientrano in questa categoria i soggetti maggiorenni, titolari dell’impresa artigiana o coloro che lavorano con l’aiuto della propria famiglia, che si occupano di svolgere il lavoro manuale in modo abituale. Sono incluse nella Gestione Artigiani INPS le imprese individuali e familiari, le società di persone e di capitali.
Chi è iscritto alla Gestione Artigiani paga una quota annuale fissa di contributi, da versare entro determinate scadenze, sulla base degli aggiornamenti ISTAT che tengono conto della variazione dei prezzi.
Prendendo in considerazione il 2024, si può fare la seguente distinzione:
- lavoratori artigiani di età superiore a 21 anni: 4.427,04 euro (4.419,60 IVS e 7,44 per maternità);
- lavoratori artigiani di età inferiore a 21 anni: 4.371,80 euro (4.364,36 IVS e 7,44 per maternità).
Si tratta in questo caso della quota fissa annuale che il lavoratore deve versare alla Gestione INPS, tuttavia ogni anno questa cifra viene ricalcolata sulla base delle variazioni dei prezzi. Queste quote si calcolano prendendo in riferimento la cifra di 18.415,00 euro come minimo annuo di reddito. Da questa soglia in poi, si applicano i contributi in base ad una aliquota specifica.
La quota da pagare per ciò che riguarda il fatturato superiore alla soglia vista prima, è determinata da alcune percentuali applicate sul guadagno, ovvero:
- lavoratori artigiani di età superiore a 21 anni: aliquota al 24%;
- lavoratori artigiani di età inferiore a 21 anni: aliquota al 23,70%.
Riassumendo, un lavoratore iscritto alla Gestione Artigiani INPS deve versare ogni anno una quota fissa, in base all’età, e una variabile, calcolata applicando l’aliquota contributiva al fatturato che supera la soglia stabilita per l’anno in corso.
Gestione Commercianti per partite IVA
La Gestione Commercianti INPS si riferisce ad un’altra categoria di lavoratori con partita IVA e il suo funzionamento è similare a quello visto prima, che coinvolge gli Artigiani. Anche in questo caso il lavoratore deve inviare una Comunicazione Unica obbligatoria, alla Camera di Commercio.
Rientrano in questa categoria gli imprenditori commerciali, ovvero i titolari di impresa del settore del commercio, del terziario e del turismo, indipendentemente dal numero di lavoratori dipendenti. L’attività deve essere in ogni caso organizzata prevalentemente con il proprio lavoro o con quello dei componenti della propria famiglia.
Rientrano nella Gestione Commercianti quindi le imprese individuali, familiari, le società di persone e le società di capitali. Ricordiamo anche alcuni dei requisiti indispensabili per rientrare in questa categoria:
- il titolare ha la responsabilità dell’impresa;
- il titolare partecipa al lavoro in modo abituale e prevalente;
- il titolare svolge il lavoro secondo le licenze o autorizzazioni previste per il settore specifico in cui opera.
Fatte queste premesse, vediamo come funziona il versamento dei contributi all’INPS per la Gestione Commercianti. Anche in questo caso, ogni anno l’ISTAT propone un ricalcolo del fatturato annuo da cui partire per l’applicazione della quota fissa contributiva da versare e la successiva quota variabile.
Come per gli Artigiani, per il 2024 è stata impostata la cifra di 18.415,00 euro annui. La quota fissa annuale da versare, nel caso dei commercianti è la seguente:
- lavoratori commercianti di età superiore a 21 anni: 4.515,43 euro (4.507,99 IVS e finanziamento indennizzo per cessazione attività commerciale e 7,44 per maternità);
- lavoratori commercianti di età inferiore a 21 anni: 4.460,19 euro (4.452,75 IVS e finanziamento indennizzo per cessazione attività commerciale e 7,44 per maternità).
Questa quota va quindi versata annualmente entro la soglia di guadagno vista prima, come cifra fissa e obbligatoria. Al superamento della soglia, viene poi applicato un calcolo che porta ad un versamento variabile, in base alle seguenti aliquote:
- lavoratori commercianti di età superiore a 21 anni: aliquota al 24,48%;
- lavoratori commercianti di età inferiore a 21 anni: aliquota al 24,18%.
Va ricordato che sia nel caso degli Artigiani che dei Commercianti con partita IVA, in questo calcolo rientrano sia i contributi IVS che i contributi per maternità. Inoltre, quando annualmente si supera il guadagno di 55.008,00 euro, viene applicata una leggera maggiorazione delle aliquote.
Professionisti autonomi e Gestione Separata INPS
Oltre alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS, l’ente previdenziale mette a disposizione anche una ulteriore cassa, dedicata a quei professionisti che non ricadono nelle casistiche viste sopra, ma che non hanno neanche una propria cassa di riferimento in base ad un Albo.
Per questi lavoratori autonomi è disponibile la Gestione Separata INPS, a cui iscriversi quando si intende aprire una partita IVA in un settore diverso da quelli visti sopra, specialmente di tipo intellettuale. Per fare un esempio, un copywriter, un informatico o un programmatore web possono iscriversi alla Gestione Separata.
Iscrivendosi a questa gestione previdenziale INPS è possibile accedere poi ad alcune prestazioni erogate dall’ente, ovvero:
- pensione o assegno di invalidità;
- pensione di vecchiaia;
- pensione di reversibilità;
- pensione anticipata.
Tutti i liberi professionisti che svolgono una professione che di fatto non ha alcun regolamento secondo un apposito Albo, sono obbligati all’iscrizione alla Gestione Separata. Non iscriversi può comportare non poche conseguenze, dato che si tratta di un obbligo di legge.
A questa gestione tuttavia non si iscrivono solamente i professionisti con partita IVA, ma anche coloro che stanno lavorando con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, venditori a domicilio, soggetti che ricevono assegni di ricerca o borse di studio, lavoratori occasionali, medici in formazione e amministratori locali.
Per ciò che riguarda le aliquote, ovvero le percentuali con cui vengono calcolati i contributi da versare, non vi è una quota fissa come accade per la Gestione Artigiani e Commercianti, ma le somme si pagano in base al reddito imponibile. Vediamo nella seguente tabella quali sono le percentuali per il 2024.
Soggetto | Aliquota |
Professionisti non assicurati presso altra forma di previdenza obbligatoria | 26,07% |
Collaboratori occasionali autonomi | 33,72% |
Rapporti di Co.Co.Co. prorogati | 35,03% |
Collaborazioni coordinate e continuative | 35,03 |
Collaborazioni coordinate e continuative presso società e associazioni sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore | 25% |
Contributi INPS partita IVA: le scadenze
Quando si parla di versare i contributi, nel caso di lavoratori con partita IVA è necessario prestare attenzione alle scadenze previste dalla legge. In mancanza di sostituti di imposta infatti bisogna procedere in autonomia, anche con l’aiuto di un commercialista.
Come abbiamo visto, il calcolo delle cifre da versare varia in relazione alla base imponibile, ovvero su quanto effettivamente viene guadagnato durante l’anno. Chi aderisce alla Gestione Artigiani o Commercianti deve tenere a mente queste scadenze per il pagamento di 4 rate:
- 16 maggio;
- 20 agosto;
- 16 novembre;
- 16 febbraio.
Queste date possono slittare se durante l’anno cadono di sabato o domenica. Per ciò che riguarda invece i contributi da versare oltre a quelli fissi, si devono pagare due acconti dello stesso importo, calcolati sul reddito percepito l’anno precedente e un saldo nell’anno successivo. A seguito dei versamenti, gli enti preposti possono applicare diversi controlli sulla correttezza di quanto pagato.
Per ciò che riguarda le scadenze nei pagamenti per i professionisti iscritti alla Gestione Separata INPS, questi devono tenere a mente principalmente due date, ovvero giugno e novembre, coincidenti con il versamento delle tasse.
Per fare l’esempio dell’anno in corso, la scadenza del saldo relativo al 2023, con il primo acconto 2024, è fissata al 30 giugno 2024, mentre il secondo acconto si paga entro il 30 novembre 2024. Talvolta alcuni interventi dei governi possono variare in modo specifico le scadenze.
Queste sono le principali scadenze per questo tipo di Gestione, tuttavia è anche possibile prorogare il pagamento di 30 giorni, applicando una maggiorazione dello 04,0%.
Il versamento dei contributi si effettua sempre con modello F24, procedendo in autonomia o con il supporto di un commercialista e provvedendo al pagamento anche con i servizi di banking online. Non è invece più possibile procedere con metodi di pagamento cartacei.
Riduzione contributi INPS al 35% per le partite IVA con regime forfettario
A proposito del regime fiscale forfettario, vale la pena citare una importante agevolazione disponibile annualmente proprio a chi lavora con questa partita IVA. In particolare, i lavoratori iscritti alla Gestione Artigiani e Commercianti possono accedere a questo vantaggio, che va ad alleggerire ulteriormente il versamento dei contributi.
Artigiani e commercianti, con regime fiscale forfettario, possono accedere all’agevolazione per il lavoro svolto in forma di ditta individuale, ma anche di impresa familiare. Questo vuol dire che un imprenditore che rientra in questi parametri lavorando con la propria famiglia può beneficiare del sostegno.
Si tratta di una riduzione del 35% dei contributi da versare a livello annuale, accessibile presentando una domanda di accesso specifica entro febbraio di ogni anno. L’INPS ricorda che è possibile continuare successivamente a beneficiare dello sgravio anche senza presentare ulteriori domande di accesso.
Al contrario, non possono accedere al beneficio i professionisti autonomi che si iscrivono alla Gestione Separata INPS. Per chi rispetta i requisiti, è possibile accedere il beneficio dal primo anno in cui viene aperta la partita IVA e si avvia l’attività.
Albi professionali e casse previdenziali
Va evidenziato che non tutti i professionisti che lavorano in autonomia si iscrivono di conseguenza all’INPS. Infatti, i professionisti autonomi che hanno un Albo di riferimento si iscrivono ad una cassa specifica, diversa dall’ente previdenziale pubblico.
Citiamo nella seguente tabella le principali casse previdenziali di riferimento, in base alla professione svolta.
Liberi professionisti | Ente previdenziale |
Dottori Commercialisti | CNPADC |
Giornalisti | INPGI |
Avvocati | Cassa Forense |
Farmacisti | ENPAF |
Notai | Cassa Nazionale del Notariato |
Psicologi | ENPAP |
Geometri | CIPAG |
Consulenti del lavoro | ENPACL |
Biologi | ENPAB |
Medici | ENPAM |
Veterinari | ENPAV |
Addetti e impiegati nell’agricoltura | ENPAIA |
Dottori Forestali | EPAP |
Architetti | Inarcassa |
In questi casi, data la presenza di un Albo e di una cassa specifica, i professionisti non seguono le stesse regole previste per chi si iscrive all’INPS, ma devono informarsi su quali sono le diverse aliquote contributive presenti per ciascuna professione, quando vanno versati i contributi e con quali modalità.
Data la varietà delle regole di ciascuna cassa, è consigliato avvalersi di un commercialista esperto per l’individuazione corretta della propria cassa e per rispettare tutti i requisiti per l’accesso, oltre alle scadenze fiscali e previdenziali.
Contributi INPS partita IVA e lavoro dipendente
Le cose si complicano nel caso in cui un autonomo con partita IVA svolga anche un lavoro di tipo dipendente. La coesistenza tra queste due tipologie di lavoro è possibile in Italia, entro certi limiti e regole. In questi casi, bisogna pagare i contributi INPS due volte?
I lavoratori iscritti alla Gestione Separata devono versare una cifra specifica all’INPS in base ai ricavi del proprio lavoro autonomo, oltre all’accantonamento portato avanti dal sostituto di imposta per il lavoro dipendente.
Gli iscritti alla Gestione Commercianti invece possono essere esonerati dal versamento dei contributi dovuti da questa cassa se il reddito da lavoro dipendente prevale su quello autonomo e se la mansione subordinata viene svolta con contratto full time a tempo indeterminato. Solo in questi casi (molto specifici) si è esonerati dal versare le quote all’INPS per il lavoro autonomo.
Chi rientra tra gli Artigiani deve invece provvedere da sé al pagamento dei contributi legati all’attività autonoma, mentre il sostituto di imposta versa quelli per il lavoro dipendente.
Contributi INPS e partita IVA – Domande frequenti
Anche chi ha una partita IVA versa i contributi previdenziali: è possibile pagarli ad una gestione INPS oppure ad una cassa specifica in base alla professione.
Dipende dal tipo di cassa a cui si è iscritti: è possibile infatti che il metodo di pagamento, per quota fissa o variabile, cambi in base al tipo di attività svolta.
Le partite IVA pagano all’INPS una quota fissa solamente se iscritte alla Gestione Artigiani e Commercianti.
Le partite IVA che aderiscono al regime contabile semplificato applicano i contributi sul reddito imponibile calcolato come differenza sul totale percepito e le spese sostenute durante l’anno.
Un pensionato può decidere di avere una partita IVA per svolgere un’attività autonoma mentre percepisce la pensione, rispettando alcuni limiti, come quelli imposti dal regime forfettario. In questi casi le tasse e i contributi vanno calcolati in modo separato tra la pensione e i redditi dal lavoro autonomo e si applicano le regole previste dalle gestioni INPS specifiche.
L’INPS prevede aliquote ridotte per la contribuzione di artigiani e commercianti con partita IVA giovani, con soglia di età impostata sui 21 anni. La quota fissa da pagare per i commercianti con età inferiore a 21 anni è di 4.460,19 euro, mentre per i giovani artigiani è di 4.371,80 euro.
Valeria Oggero
Giornalista