- Il Decreto Lavoro ha previsto novità sui contratti a termine, un bonus assunzioni di under 30, novità per le pensioni, il Reddito di Cittadinanza e l’Assegno Unico.
- Il Decreto Lavoro va a sostituire il Decreto Dignità, che prevedeva l’obbligo di convertire i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato dopo 12 mesi.
- Con il Decreto Lavoro 2023 le imprese potranno proporre nuovi contratti a termine fino a 24 mesi alla scadenza dei primi 12 mesi.
Il Decreto Lavoro è stato recentemente approvato, con diverse modifiche alla bozza originale, e prevede importanti provvedimenti in materia di pensionamenti e lavoro dipendente. Tra le numerose novità introdotte nel disegno-legge c’è anche una possibile svolta sui contratti a termine.
L’intento del decreto sul piano del lavoro è quello di andare a modificare il Decreto Dignità del 2018 del Conte II e punta a intervenire su temi come i contratti a termine, offrendo alle aziende una maggiore flessibilità.
L’intervento va quindi a rivedere l’individuazione delle motivazioni che rendono legittimo il ricorso ai contratti a termine da parte delle imprese, introducendo novità relative alle causali ammesse.
Il progetto del disegno legge va tuttavia anche ad incentivare le assunzioni a tempo indeterminato tramite bonus riconosciuti ai datori di lavoro per i nuovi assunti. Ma concentriamoci sulle novità previste dal disegno di legge riguardanti i contratti a termine.
Indice
- Contratti a termine, normative in Italia
- Contratti a termine: le novità del Decreto Lavoro
- Contratti a termine: nuove causali per le imprese
- Causali sui contratti a termine solo oltre i 12 mesi
- Cos’è il Decreto Dignità e come cambia con il Decreto Lavoro
- Contratti a termine più lunghi: per quali settori
- Contratti a termine: la scelta della Spagna
Contratti a termine, normative in Italia
Un’inchiesta di Dataroom ha evidenziato un dato allarmante registrato in Italia. Infatti, nel Belpaese il contratto a termine è il più diffuso degli ultimi anni. Infatti, secondo la ricerca, nel 2022 sono stati attivati oltre 8,5 milioni di contratti a termine, mentre nel 2021 erano 7,7 milioni.
In più, secondo le stime del rapporto dell’Inapp (Istituto Nazionale per le Politiche Pubbliche), solamente il 35-40% dei lavoratori con contratti a termine riesce ad ottenere un contratto a tempo indeterminato.
Di fronte a questi dati, il Governo Meloni ha sin da subito annunciato l’introduzione di specifici incentivi per assumere a tempo indeterminato, come ad esempio il bonus assunzioni under 30.
Tuttavia dall’altro lato il nuovo decreto va a modificare quello che è il Decreto Dignità, che ha introdotto paletti più severi per l’utilizzo del contratto a termine.
Il Decreto Lavoro va ad ammorbidire questa rigidità, sostenendo di fatto le imprese. Tuttavia per i lavoratori questo intervento potrebbe non essere vantaggioso, perché, come alcuni hanno già sostenuto, andrebbe a creare nuova precarietà peggiorando i dati visti prima.
Contratti a termine: le novità del Decreto Lavoro
Con il Decreto Dignità del 2018 la durata dei contratti a termine era di 12 mesi, con possibilità di proroga e rinnovo solamente in casi straordinari e attraverso l’apposizione di stringenti causali che vedremo di seguito.
Tuttavia, negli anni queste imposizioni hanno pesato alle aziende, che si sono ritrovate a interrompere migliaia di rapporti lavorativi una volta raggiunto il termine stabilito dal contratto.
Per tale motivo, il Decreto Lavoro si propone di allentare i limiti e rendere i contratti a termine più flessibili per le imprese.
Le principali novità introdotte riguardano:
- la durata dei contratti a termine;
- le causali per allungare i contratti a termine.
La prima novità è quella di portare la durata massima dei contratti da 12 a 24 mesi, purché la scelta del contratto a termine sia giustificata da ragioni tecniche, organizzative e produttive. Su questo punto è stato anche proposto insieme al Decreto Lavoro un incentivo di buona uscita per i lavoratori di 500 euro, successivamente smentito.
Contratti a termine: nuove causali per le imprese
Ad oggi le causali che legittimano i contratti a termine sono:
- esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività;
- esigenze di sostituzione di altri lavoratori;
- esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
In assenza di queste causali, la Legge stabilisce che il contratto a termine deve necessariamente essere convertito in contratto a tempo indeterminato.
Una delle principali novità introdotte con il Decreto Lavoro riguarda proprio le causali, che per applicare il contratto a termine fino a 24 mesi, sono interamente sostituite con le seguenti:
- specifiche esigenze previste dai contratti collettivi stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ovvero dalle rappresentanze sindacali aziendali o dalla rappresentanza sindacale unitaria;
- specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti in assenza della previsione della contrattazione collettiva, previa certificazione delle stesse presso una delle apposite commissioni;
- esigenze sostitutive di altri lavoratori.
Causali sui contratti a termine solo oltre i 12 mesi
Le causali viste prima possono essere riconosciute dalla contrattazione collettiva, aziendale, o dalla certificazione di organismi creati ad hoc e dalle commissioni di certificazione.
Nel frattempo il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha esposto la necessità di distinguere i casi di proroga dei contratti (slittamento della data di termine) da quelli di rinnovo (di fatto un nuovo contratto). Il Decreto Lavoro.
Il Decreto è quindi andato ad equiparare le due situazioni, per cui la causale dovrà essere presente in entrambi i casi se si superano i 12 mesi di contratto. Fino ai 12 mesi, proroghe e rinnovi potranno non avere una causale specifica.
Contributo addizionale
Ad oggi il Decreto Lavoro non intende apportare modifiche alla disciplina riguardante il contributo addizionale previsto per i datori di lavoro che rinnovano i contratti a termine.
Di conseguenza, il Decreto Lavoro, pur avendo reso più flessibile il rinnovo del contratto a termine fino ad un massimo di 24 mesi, non elimina il contributo addizionale pari allo 0,5%.
Questo contributo era stato innalzato con il Decreto Dignità dall’1,4% all’1,9% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Ciò significa che a partire dal 2018 per il datore di lavoro costa di più un dipendente a tempo determinato rispetto ad un dipendente a tempo indeterminato.
Cos’è il Decreto Dignità e come cambia con il Decreto Lavoro
Il Decreto Lavoro del Governo Meloni punta a modificare quanto sancito dal Decreto Dignità. Quest’ultimo è diventato legge nell’estate del 2018 ed era volto a contrastare la precarietà e a favorire l’occupazione.
L’intento del Decreto Dignità era, quindi, quello di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato. Tuttavia, non prevedeva un divieto per i contratti a termine. Infatti, i datori di lavoro hanno la possibilità di ricorrere ai contratti a termine solamente in caso di reale necessità.
Rispetto alla normativa precedentemente vigente, il Decreto Dignità introduceva le seguenti novità:
- riduzione della durata massima dai 36 mesi ai 24;
- numero di rinnovi massimi consentiti, scesi da 5 a 4, sempre rispettando il limite dei 24 mesi;
- alla quarta deroga, il contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato;
- sono obbligatorie le causali per i contratti successivi al primo (se inferiore a 12 mesi).
Le causali previste nel Decreto Dignità verranno sostituite da quelle previste dal Decreto Lavoro, che introduce quindi maggiore flessibilità per le aziende, e sono:
- esigenze temporanee e oggettive, che costituiscano un’anomalia nell’ordinaria attività lavorativa;
- esigenze di sostituzione di altri lavoratori;
- esigenze correlate e incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
Contratti a termine più lunghi: per quali settori
Le ultime modifiche del Decreto Lavoro prevedono che si possano applicare contratti a tempo determinato di durata più lunga nei seguenti settori:
- nelle pubbliche amministrazioni;
- nelle università private;
- presso istituti pubblici di ricerca;
- nelle società pubbliche di promozione di ricerca e innovazione;
- per enti privati di ricerca;
- per insegnanti per la ricerca scientifica e tecnologica, per il trasferimento di conoscenze, supporto all’innovazione, assistenza tecnica e coordinamento.
Contratti a termine: la scelta della Spagna
Mentre l’Italia, e il Governo Meloni, ha scelto questa strada, che di fatto va a sostenere maggiormente le imprese, la Spagna ha intrapreso una via diametralmente opposta.
Lo Stato spagnolo per molti anni è stato quello con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Per migliorare la situazione lavorativa spagnola, a inizio 2022 è stata introdotta una riforma del lavoro.
Questa si basa sulla riduzione dei contratti a termine e la limitazione di tutte le forme di esternalizzazione del lavoro. La legge spagnola è stata elaborata in accordo con sindacati e imprese, che hanno ribadito la rilevanza del contratto standard.
A sostegno di queste misure, il Governo di Pedro Sánchez ha deciso di utilizzare oltre 2,3 miliardi dei fondi del Next Generation Eu. In tal modo è stato possibile creare più di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato. Questo ha portato ad un crollo del tasso di precarietà di 12 punti, passando dal 26,1% al 14%.
Altra manovra applicata dal Governo spagnolo, è stato l’innalzamento del salario minimo volto a contrastare l’inflazione. Il salario minimo spagnolo è di 1.080 € al mese per 14 mensilità.
Contratti a termine – Domande frequenti
I contratti a termine possono essere rinnovati fino ad un massimo di 24 mesi con il Decreto Lavoro. Il secondo rinnovo passa dai 12 mesi ai 24 mesi con il Decreto Lavoro, 12 mesi in più rispetto al Decreto Dignità.
Con il Decreto Lavoro aumenta la durata massima dei contratti a termine, da 12 a 24 mesi, e cambiano le causali che legittimano i contratti a termine.
Con il recente Decreto Lavoro, le causali si applicano solo se i rinnovi e le proroghe superano i 12 mesi con contratto determinato. Ecco come funzioneranno.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale