- Stipendi come dipendenti tra i più bassi in Europa e scarse gratificazioni: con queste premesse gli infermieri scelgono sempre di più la strada della libera professione, lasciando il settore pubblico per il privato o trasferendosi all’estero.
- Per lavorare in autonomia è necessario aprire una partita IVA, versando periodicamente tasse e contributi.
- Il nuovo codice deontologico infermieristico 2025 riflette le sfide della professione, ma anche l’innovazione tecnologica del settore.
Gli infermieri oggi scelgono sempre più spesso la strada della libera professione, lasciando il settore pubblico per il privato o trasferendosi all’estero. La partita IVA in questo caso è indispensabile, per cui è necessario seguire una serie di step burocratici per lavorare a norma di legge.
I dati della Fondazione Gimbe offrono uno spaccato realistico quanto preoccupante della situazione in Italia, dove il personale sanitario, dai medici agli infermieri, preferisce lavorare come gettonista a partita IVA che non nell’ambito del Ssn. Le opportunità non mancano: ecco come diventare infermiere libero professionista.
Indice
Diventare infermiere libero professionista: adempimenti
Per intraprendere la carriera di infermiere come libero professionista, è indispensabile aprire la partita IVA, ovviamente dopo essersi laureato e iscritto all’ordine professionale. La cassa previdenziale a cui versare i contributi è l’Enpapi.
L’infermiere libero professionista è tenuto a stipulare un’assicurazione di responsabilità civile e all’aggiornamento professionale tramite i corsi ECM. Dal punto di vista gestionale e fiscale, il libero professionista deve procedere annualmente con la dichiarazione dei redditi ed avere un indirizzo di posta certificata (Pec).
In passato, esercitare la professione come dipendente era un percorso obbligato per iniziare a lavorare e guadagnare, soprattutto per i neolaureati. Oggi, ferme restando le opportunità in questo senso, il trend risulta perfino invertito, dal momento che ci sono infermieri che lasciano il posto pubblico ospedaliero, proprio per continuare a lavorare in proprio.
Per trovare nuove opportunità lavorative, l’infermiere libero professionista può esercitare l’attività:
- in forma individuale;
- presso uno studio associato;
- in collaborazione con una cooperativa sociale.
A fronte delle più soddisfacenti prospettive di guadagno e di occupazione, la libera professione non prevede una serie di tutele riservate ai lavoratori dipendenti, quali ad esempio la retribuzione dei periodi di ferie, di malattia oppure della tredicesima.
Va da sé che però gli infermieri con partita IVA possono stabilire autonomamente le proprie tariffe, per quanto si possa fare riferimento a linee guida generali, come il nomenclatore tariffario delle prestazioni di assistenza infermieristica.
1. Tasse
Nel momento in cui si apre partita IVA è necessario scegliere il regime fiscale al quale fare riferimento, per quanto riguarda il calcolo della tassazione sui redditi dichiarati. In Italia, le opzioni possibili riguardano il regime forfettario e quello ordinario.
Quest’ultimo presenta aliquote Irpef crescenti in base agli scaglioni di reddito, ma permette di scaricare costi e spese e non prevede limiti di crescita dell’attività, dal punto di vista del fatturato. Il regime forfettario invece prevede un’aliquota unica al 15% (al 5% per i primi 5 anni) ma fino a un limite massimo di fatturato annuo di 85 mila euro.
La consulenza di un commercialista o di un Caf è indispensabile in questa fase, per evitare errori e scegliere il regime fiscale più vantaggioso in base alle proprie esigenze.
2. Contributi
Per quanto riguarda la parte previdenziale, l’infermiere libero professionista è tenuto ad iscriversi al proprio Ordine professionale e quindi alla relativa cassa previdenziale, nella fattispecie all’Enpapi.
Il versamento del contributo soggettivo obbligatorio è previsto ogni anno per gli iscritti all’ente ed è pari al 16% del reddito netto professionale. Il contributo integrativo invece corrisponde al 4% dei compensi ottenuti nel corso dell’anno, da inserire obbligatoriamente in fattura ed addebitato al cliente.
La cassa Enpapi prevede anche un contributo maternità, vale a dire una quota fissa annuale che tutti gli iscritti devono versare per sostenere le professioniste donne che vogliono avere un figlio. Nel 2024 ammontava a 110 euro e ogni anno viene rivalutata.
3. Codice Ateco
Nel momento in cui si apre la partita IVA è necessario scegliere un codice Ateco che identifica precisamente il tipo di attività professionale svolta. Nel caso degli infermieri liberi professionisti il codice è 86.94.01.
Si tratta di un codice che è entrato in vigore nel 2025, da attuare dal 1° aprile. Per quanto la mancata rettifica non dia seguito a sanzioni, è bene aggiornarlo ed è possibile farlo in modo gratuito, presso una sede dell’Agenzia delle entrate.
Nuovo codice deontologico infermieri 2025
La presidente nazionale della FNOPI (federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), Barbara Mangiacavalli, ha presentato a Rimini, lo scorso 22 marzo, il nuovo codice deontologico degli infermieri, carta etica di riferimento per tutti gli infermieri operanti in Italia.
Un documento atteso e necessario per riflettere su quelle che sono le nuove sfide della professione e dell’intero contesto sanitario, nonché l’evoluzione del settore, alla luce anche delle nuove tecnologie disponibili, dall’intelligenza artificiale alla telemedicina e ai dispositivi digitali.
Tra i punti chiave del nuovo codice, la centralità del paziente e il rispetto dei suoi diritti, l’etica, l’integrità e la competenza professionale degli infermieri, ma anche la necessità di bilanciare l’innovazione e la tecnologia con la tutela della relazione umana tra infermiere e paziente.
Mancanza di infermieri in Italia: i dati
La carenza di medici di base e di pediatri di libera scelta è una criticità di rilievo per il sistema sanitario nazionale, ma anche la penuria di infermieri non è da meno.
I dati della Fondazione Gimbe1 mettono in evidenza come nel 2022 siano stati quasi 7 mila gli infermieri che hanno preso la decisione di lasciare il proprio impiego nel Ssn per dare una svolta alla propria carriera professionale.
Le opzioni di scelta principali riguardano l’inserimento nel settore privato come liberi professionisti oppure il trasferimento all’estero, considerando che, secondo la media Ocse, gli infermieri italiani percepiscono 10 mila euro in meno all’anno, rispetto ai colleghi europei. Solamente nel triennio 2020-2022 hanno abbandonato il Sistema Sanitario Nazionale 16.192 infermieri.
A questo fenomeno in crescita, vanno ad aggiungersi i pensionamenti, i decessi o altre cause che determinano l’abbandono del posto, motivo per cui si stima che l’emorragia di questo personale specializzato raggiunga le 10 mila unità all’anno.
Il punto è che la formazione dei nuovi aspiranti infermieri non riesce a sopperire a questo flusso in uscita, causando pertanto una lacuna che, allo stato attuale della situazione, non è possibile colmare.
Infermieri in dimissione o cancellazione dall’albo
Se è vero che le opportunità come infermiere libero professionista non mancano, la fuga dal sistema sanitario pubblico è giustificabile solo in parte con questa motivazione. In Italia, la professione sanitaria, e nella fattispecie quella di infermiere, non attrae l’interesse dei più giovani.
I dati riguardanti le iscrizioni ai corsi di formazione lo dimostrano. Le scuole infermieristiche a oggi aprono le porte a 20 mila iscritti ma il numero delle richieste tende a scendere, nonostante l’ingresso sia praticamente garantito. Basti pensare che, fino a prima della pandemia, rimaneva fuori il 60% dei candidati (anche se all’epoca i posti annuali erano 15 mila).
Senza doversi spingere troppo oltre nelle considerazioni, i motivi per cui la disaffezione dal mestiere di infermiere è così in crescita nel nostro Paese riguardano essenzialmente le retribuzioni basse, tra le più basse in Europa.
Il punto è che il fabbisogno di personale specializzato è in aumento, non solo perché la popolazione italiana sta invecchiando ma anche perché, viste le falle del sistema sanitario nazionale, i pazienti si rivolgono sempre più a case di cura o richiedono assistenza a domicilio. La strada della libera professione, alla luce di questa analisi, appare dunque più invitante e percorribile.
- Comunicato stampa Gimbe, 25 marzo 2025, gimbe.org ↩︎
Natalia Piemontese
Giornalista