- Esistono tre tipologie di radio verso cui orientarsi: commerciale, comunitaria e web radio.
- Le radio commerciali e comunitarie sono soggette a diversi oneri normativi e fiscali e richiedono l’acquisto di una concessione per la frequenza da utilizzare, difficilissima da trovare.
- Una web radio, al contrario, ha costi d’avvio più contenuti, ma trasmette solo online.
Ci accompagna da sempre nei lunghi viaggi ed è capace di emozionarci, farci ridere, ci informa e ci insegna perfino qualcosa: questa è la magia della radio, che ancora oggi resiste al passare degli anni grazie al suo format unico e insostituibile.
Chi sogna di aprire una propria radio deve però sapere che si tratta certo di un progetto affascinante, ma anche molto ambizioso e, per certi aspetti, complesso.
Se da un lato la tecnologia ha reso più accessibile l’ingresso nel mondo delle web radio, dall’altro la normativa che regola le emittenti radiofoniche è decisamente complessa e stratificata. Ma gli aspiranti conduttori radiofonici saranno anche felici di sapere che esistono opzioni per arginare l’intricata giungla burocratica che li aspetta.
Indice
Come aprire una radio: le tipologie
Il primo passo per aprire una radio è decidere che tipo di emittente si vuole creare. La scelta non è solo una questione di preferenze personali, ma determinerà ogni aspetto del percorso successivo, dalla struttura organizzativa agli investimenti necessari, fino alle normative applicabili.
Nel nostro paese, le radio si dividono in tre macro-categorie:
- commerciali;
- comunitarie;
- web radio.
1. Radio commerciali
Le radio commerciali sono le grandi realtà strutturate, spesso gestite da società di capitali come S.r.l. o S.p.a., con un chiaro obiettivo di generare profitto: pensiamo a RTL 102.5, a Radio DeeJay o Radio Freccia.
Per operare, necessitano di una struttura aziendale complessa, un consistente capitale iniziale e un accesso specifico alle frequenze radiofoniche, risorsa tanto limitata quanto costosa.
2. Radio comunitarie
Le radio comunitarie sono invece l’eredità delle vecchie radio indipendenti, gestite da amatori o comunque senza scopo di lucro. Sebbene la loro natura le renda meno onerose dal punto di vista degli investimenti iniziali rispetto alle radio commerciali, anch’esse sono soggette ad obblighi stringenti, specialmente per quanto riguarda la pubblicità.
3. Web radio
Le web radio si collocano invece in una dimensione completamente diversa. Operando esclusivamente online, aggirano molti degli ostacoli burocratici e finanziari legati alle trasmissioni via etere e sono dunque una soluzione particolarmente adatta per chi desidera avviare un progetto radiofonico con risorse limitate. Anche le web radio non sono però completamente libere da vincoli normativi.
Come aprire una radio: cosa sapere
Aprire una radio tradizionale comporta però confrontarsi con il primo, a tratti insormontabile ostacolo: il sistema delle concessioni radiofoniche. Da anni, lo Stato ha smesso di rilasciare nuove concessioni, il che ha trasformato questo requisito in una risorsa scarsa e, di conseguenza, in un bene di grande valore.
L’unico modo per accedere al mercato è dunque acquisire una concessione già esistente, affidandosi alla disponibilità di un titolare disposto a venderla o cederla e preparandosi a un investimento decisamente ingente.
Se il costo di una concessione varia a seconda di diversi fattori, ad esempio, una che copre un’area urbana densamente popolata sarà inevitabilmente più onerosa rispetto a una che interessa zone rurali o meno abitate: ogni frequenza è infatti un bene estremamente limitato, il che ne alimenta il valore di mercato.
Aprire una radio: gli obblighi e la partita IVA
Le radio commerciali e comunitarie, al pari di giornali e televisioni, sono formalmente riconosciute come organi di informazione, status che implica obblighi precisi per poter operare legalmente.
Uno dei requisiti fondamentali è la registrazione di una testata giornalistica riconducibile alla radio presso il tribunale competente, procedura imprescindibile per garantirne la conformità con la Legge 47/1948 che regola la stampa. La registrazione comporta conseguentemente l’individuazione di un direttore responsabile, che dovrà essere necessariamente iscritto all’Albo dei Giornalisti.
Esiste però un’alternativa per semplificare il processo: alcune radio scelgono di appoggiarsi a una testata giornalistica già registrata. Questo escamotage permette di evitare l’onere di crearne una propria, snellendo la burocrazia e riducendo i costi, ma comporta comunque il rispetto delle regole di trasmissione e il coordinamento con la testata di riferimento.
Dopo aver ottenuto la frequenza, sarà quindi necessario procedere anche con l’apertura di una partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate e l’iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio, con ATECO 60.10.00: “Trasmissioni radiofoniche“.
Ma un altro elemento cruciale riguarda le licenze. Le emittenti radiofoniche devono ottenere una licenza commerciale o comunitaria, in base alla natura della radio, come indicato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy1.
Le licenze commerciali sono destinate a imprese strutturate, come società di capitali, mentre quelle comunitarie si applicano alle realtà associative, spesso legate a radio amatoriali. Inoltre, per la trasmissione di contenuti musicali, è obbligatorio stipulare accordi con la SIAE per i diritti d’autore e con il Consorzio Fonografici per i diritti di utilizzo dei brani.
Quanto costa aprire una radio
Arriviamo così ai costi per aprire una radio. Il primo da tenere bene a mente è quello che riguarda la concessione per la frequenza da utilizzare. Trovare uno spazio libero è già di per sé complesso, poiché le frequenze già assegnate sono quasi sempre occupate.
Nel caso in cui l’aspirante radiofonico riuscisse a trovare un soggetto disposto a vendere la propria, il costo di una frequenza varia enormemente: per un piccolo comune con pochi abitanti si parte da cifre intorno ai 20-30 mila euro, mentre nelle grandi città il prezzo può superare i 250 mila euro.
Scegliere una web radio abbassa sensibilmente i costi di avvio e manutenzione e la rende accessibile anche a singoli appassionati o piccole realtà. Inoltre, grazie alla rete, una web radio non ha confini geografici e può raggiungere ascoltatori ovunque ci sia una connessione internet.
In generale bisogna poi tenere conto delle spese, variabili, per tutta l’attrezzatura idonea a condurre una radio nel tempo: microfoni, casse, cuffie e quanto possa servire.
Come aprire una web radio
Queste complessità vengono completamente bypassate nel caso delle web radio. Operando al di fuori del tradizionale sistema degli organi di informazione, le web radio non sono soggette agli stessi obblighi burocratici e giuridici.
Questo le rende una scelta particolarmente allettante per chi desidera avviare un progetto radiofonico in modo più agile e flessibile. In questo caso inoltre le spese sono contenute rispetto alle emittenti tradizionali e c’è la possibilità di raggiungere un pubblico più esteso senza dover investire in concessioni costose.
La web radio si distingue infatti dalla tradizionale emittente FM o DAB proprio per la modalità di trasmissione: i contenuti vengono diffusi attraverso internet, senza la necessità di frequenze o trasmettitori. Per trasmettere una web radio, è necessario scegliere una piattaforma di hosting per lo streaming. Vediamo quali sono le opzioni più popolari.
1. Radio.co
Radio.co è una piattaforma completa per la creazione e gestione di stazioni radio online, rivolta sia a principianti che a professionisti. I piani tariffari partono da $59 al mese per il pacchetto Standard, che include 20 GB di storage e supporta fino a 20.000 ascoltatori simultanei. Sono disponibili anche piani Plus e Premium con funzionalità aggiuntive e maggiore capacità di storage e ascoltatori.
2. Shoutcast
Shoutcast è un software di streaming media che consente la trasmissione di contenuti audio su Internet. Supporta formati come MP3 e AAC e offre un’ampia directory per la scoperta di stazioni radio. La versione a 50 euro annui del software consente lo streaming con opzioni di base, mentre la versione premium, con prezzo customizzabile, offre funzionalità avanzate.
3. Icecast
Icecast è un server di streaming open-source decisamente più complesso rispetto alle altre soluzioni sopraelencate, ma con funzionalità di personalizzazione superiori. Essendo open-source, Icecast è gratuito, ma richiede competenze tecniche per l’installazione e la gestione.
Requisiti legali per una web radio
Anche se la trasmissione avviene online e gli obblighi sono nettamente inferiori, una web radio deve comunque rispettare alcune normative fondamentali.
Per trasmettere musica protetta da copyright, sarà necessario stipulare un accordo con la SIAE, che gestisce i diritti degli autori e con la SCF, responsabile dei diritti connessi di produttori ed esecutori. Le tariffe variano in base al tipo di radio, al pubblico stimato e alla quantità di musica trasmessa.
E qui arriviamo agli aspetti fiscali. Se l’intenzione è quella di monetizzare la web radio attraverso pubblicità, abbonamenti o sponsorizzazioni, sarà dunque obbligatorio anche in questo caso aprire una partita IVA e registrare l’attività presso l’Agenzia delle Entrate.
A differenza delle radio FM, non è però necessario registrare una testata giornalistica, a meno che non si intenda trasmettere notiziari o contenuti di carattere informativo strutturato.
Aprire una radio – Domande frequenti
Aprire una web radio oggi è possibile e meno dispendioso rispetto ad una radio normale. Bisogna prevedere comunque l’acquisizione di permessi SIAE e SFC, l’apertura della partita IVA e l’acquisto di tutti gli strumenti per iniziare.
Per farlo bisogna sostenere una spesa ingente, variabile da 20mila a 300mila euro per una sola frequenza.
Non è possibile trasmettere senza concessione, per cui bisogna seguire l’iter necessario all’apertura di una radio partendo dall’acquisizione di una stazione.
- Radio – Autorizzazioni e licenze, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, mimit.gov.it ↩︎
Francesca Di Feo
Redattrice Partitaiva.it