Colf e badanti con Partita Iva: apertura, imposte e contributi INPS

Colf e badanti possono lavorare sia come lavoratori subordinati che come lavoratori autonomi, aprendo la Partita Iva. Leggi la guida per sapere quando è obbligatorio aprire la Partita Iva, come aprirla e quali sono i costi previsti.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Colf e badanti possono lavorare sia come lavoratori subordinati che come lavoratori autonomi, aprendo la Partita Iva quando il lavoro è continuativo e non occasionale.
  • Per aprire la Partita Iva, colf e badanti devono utilizzare il codice Ateco 96.09.09: “altri servizi per la persona nca“.
  • Per versare i contributi previdenziali, colf e badanti con Partita Iva devono iscriversi alla Gestione Separata INPS.

Oggi le figure professionali di colf e badanti sono molto richieste in Italia. Queste figure professionali svolgono le funzioni di assistenti domestici, e oggi sono fondamentali per chi, a causa di impegni lavorativi e personali, non ha modo di occuparsi in modo costante dei propri familiari anziani e non autosufficienti.

Colf e badanti possono essere lavoratori subordinati, e quindi assunti con regolare contratto di lavoro, oppure lavoratori autonomi, aprendo la Partita Iva quando il lavoro è continuativo e non occasionale.

In questi casi, i contributi previdenziali devono essere versati dallo stesso lavoratore, che apre una posizione previdenziale alla Gestione Separata INPS.

Qual è il lavoro di colf e badanti

Colf e badanti fanno parte della categoria dei lavoratori domestici. Ma qual è la differenza che intercorre tra le due professioni?

La figura del badante è quella incaricata di assistere una persona, anziana o non autosufficiente. Invece, la figura della colf è colei che si occupa della pulizia e dell’ordine in casa, oltre alla preparazione dei pasti e alla cura degli spazi verdi.

Colf e badanti possono far parte di un’agenzia specializzata che gestisce la ricerca, la selezione e i contatti per il personale domestico.

Colf e badanti possono, quindi, lavorare in modo subordinato, ossia come dipendenti per un’agenzia o in via diretta per una famiglia.

Tuttavia, anche se può essere una forma di lavoro meno conosciuta, in alternativa è anche possibile lavorare come autonomi con la Partita Iva.

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Colf e badanti: lavoro subordinato o autonomo

Come anticipato, colf e badanti possono lavorare in modo autonomo con la Partita Iva, ma molti preferiscono lavorare con un contratto di lavoro subordinato per i vantaggi che questo comporta. Alcuni esempi sono le ferie, i permessi, i giorni di malattia pagati, la tredicesima, il TFR e così via.

Questa è la principale soluzione del badante convivente, che lavora in modo continuativo solamente per un datore di lavoro. Infatti, in questo caso mancano i presupposti per aprire la Partita Iva.

Altri lavoratori, invece, prediligono l’autonomia offerta dalla Partita Iva, che garantisce maggiore flessibilità di orari, ricavi maggiori e indipendenza economica. Ma il vantaggio è anche per il datore di lavoro, che dovrà sostenere meno costi.

Questa soluzione è particolarmente utilizzata dai lavoratori che hanno più datori di lavoro e che quindi prestano i loro servizi per più persone.

Obbligo di aprire la Partita Iva

Come per altre figure professionali, anche nel caso di colf e badanti l’obbligo di apertura della Partita Iva dipende da diversi fattori.

Il primo è l’occasionalità del lavoro. Infatti, se il rapporto di lavoro è occasionale, in questo caso non occorre aprire la Partita Iva.

In più, se le prestazioni occasionali non superano il compenso di 10.000 euro annui, sarà sufficiente emettere una ricevuta di prestazione occasionale da inserire nella dichiarazione dei redditi.

Se, invece, il rapporto di lavoro è di tipo continuativo e con più datori di lavoro, allora in tal caso è previsto l’obbligo di aprire la Partita Iva qualora non venga stipulato un contratto di lavoro subordinato.

Apertura della Partita Iva per colf e badanti

Per aprire la Partita Iva è sempre consigliabile affidarsi ad un commercialista che si occupi di tutti gli adempimenti burocratici.

Infatti, per ottenere il numero di Partita Iva occorre compilare il modello di inizio attività AA9/12 per comunicare l’apertura della Partita Iva all’Agenzia delle Entrate, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.

Occorre anche indicare il codice Ateco e il regime fiscale da adottare. La procedura di apertura della Partita Iva è piuttosto semplice, e si può effettuare scegliendo una delle seguenti modalità:

  • in via telematica dal sito dell’Agenzia delle Entrate;
  • presso gli uffici fisici;
  • con raccomandata A/R.

Anche in questo caso è possibile rivolgersi al commercialista per ottenere un supporto in tutti i passaggi.

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Codice Ateco

Il codice Ateco è un codice numerico che indica in modo univoco un tipo di attività economica e a ogni codice corrisponde un coefficiente di redditività. Questo serve per calcolare la base imponibile su cui vengono applicate le aliquote delle imposte e dei contributi previdenziali.

Nel caso di colf e badanti, il codice Ateco da utilizzare è il seguente:

  • 96.09.09: “altri servizi per la persona nca”.

Il coefficiente di redditività è del 67% sul totale dei ricavi. Di conseguenza, se il lavoratore ha ricavi per 10.000 euro, solamente 6.700 euro sarebbero soggetti a imposta.

Regime contabile

La scelta del regime contabile da adottare definisce gli adempimenti nei confronti del fisco e gli obblighi da rispettare una volta aperta la Partita Iva.

In Italia vi sono diversi regimi fiscali, ma quello più conveniente ed economico per colf o badanti che lavorano in modo autonomo è il regime forfettario. Quest’ultimo offre importanti vantaggi sia sulla tassazione che sulla gestione contabile.

L’unico limite da rispettare è quello del tetto dei ricavi che è pari a 85.000 euro annui. Superata tale soglia non è consentito aderire al regime forfettario.

I titolari di Partita Iva non devono assoggettare i compensi a ritenuta d’acconto. Inoltre, non hanno scritture contabili da conservare, ad eccezione delle fatture.

Per quanto riguarda la tassazione, il regime forfettario prevede una flat tax del 15% calcolata sulla base imponibile. L’imposta sostitutiva, inoltre, è del 5% per i primi 5 anni di attività.

Per calcolare la base imponibile, lo Stato attribuisce a ciascun tipo di attività un coefficiente di redditività, che stabilisce la percentuale delle spese rispetto ai ricavi. Come abbiamo visto, nel caso di colf e badanti il coefficiente di redditività è del 67%.

Regime previdenziale

Colf e badanti non figurano fiscalmente come ditta individuale, ma come liberi professionisti. Ciò ci aiuta a stabilire a quale cassa previdenziale occorre iscriversi.

Non avendo un albo e una cassa previdenziale di categoria, colf e badanti sono tenuti ad aprire una posizione previdenziale, come tutti i liberi professionisti “senza cassa”, presso la Gestione Separata INPS.

Questa prevede il versamento di contributi variabili, calcolati in proporzione al reddito imponibile. Per il 2023 l’aliquota contributiva della Gestione Separata INPS è del 26,23% per professionisti non assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie.  

I costi della Partita Iva per colf e badanti

Per l’apertura della Partita Iva i costi sono piuttosto esigui, ma ci sono altre spese che colf e badanti devono sostenere per mantenere la Partita Iva.

I costi variano in base al regime contabile adottato, ma in genere bisogna considerare diverse uscite economiche:

Colf badanti Partita Iva – Domande frequenti

Le colf e le badanti sono obbligate ad aprire la Partita Iva?

No, colf e badanti possono lavorare sia come lavoratori autonomi che come lavoratori subordinati. Nel primo caso occorre aprire la Partita Iva se il lavoro è di tipo continuativo e non occasionale.

Chi paga i contributi previdenziali per colf e badanti?

Per i lavoratori subordinati i contributi vengono versati direttamente dal datore di lavoro, invece in caso di colf e badanti con Partita Iva occorre aprire una posizione previdenziale e versare i contributi alla Gestione Separata INPS.

Quanto pagano colf e badanti con Partita Iva di imposte?

Colf e badanti con Partita Iva possono aderire al regime contabile forfettario e versare la flat tax, un’imposta sostitutiva del 15% calcolata sulla base imponibile (5% per i primi 5 anni). Leggi quali sono le spese da sostenere aprendo la Partita Iva.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 14 Marzo 2023
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

4 commenti su “Colf e badanti con Partita Iva: apertura, imposte e contributi INPS”

  1. Ma la partita iva non implica che non si può lavorare solo per un “cliente”? Se lavorano per una sola famiglia come fanno solitamente, è monomandatario e non è possibile.
    La partita iva non è legale perché in questi casi è riconducibile ad una forma di subordinazione.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il vincolo del monomandatario è nel caso di rapporti di lavoro B2B. Il lavoro autonomo si distingue dal lavoro dipendente principalmente per tre fattori: Corrispettivo, orario e vincolo di subordinazione.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
      • ammettendo che lavoratore autonomo nel settore delle pulizie abbia PI e lavori per più persone non ci sono problemi. Invece se lavorasse per un singolo cliente non ci sarebbero gli estremi per l’assunzione? ovviamente è molto improbabile che un lavoratore nel settore delle pulizie apra la partita iva solo per lavorare con un unico cliente.

        Rispondi
        • Buongiorno,
          nel caso prospettato potrebbe essere considerata una “falsa partita iva” e, pertanto, il rapporto verrebbe assimilato a quello di lavoro dipendente.

          Grazie per averci scritto

          Rispondi

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