- Recentemente è arrivato lo stop alla cessione del credito e allo sconto un fattura, con una maxi stretta del governo.
- Gli enti pubblici non potranno più acquistare i crediti di imposta bloccati. Tuttavia banche e Poste sarebbero intenzionate a riaprire l’acquisizione dei crediti.
- L’unico metodo per assorbire il credito consentito è quello della detrazione fiscale, tuttavia le imprese del settore edile lanciano l’allarme.
Il governo interviene con un decreto apposito per stabilire lo stop ai meccanismi di cessione del credito e sconto in fattura. Si tratta di meccanismi per assorbire il credito derivato dai diversi bonus per l’edilizia, come il superbonus 110%, di fatto molto vantaggiosi per privati e imprese nell’edilizia.
Lo stop totale permette di assorbire questi crediti solamente nel metodo ordinario, ovvero tramite detrazione fiscale. Ma allo stesso tempo arriva anche il divieto per le amministrazioni pubbliche di acquistare il credito, soluzione che era stata messa in campo per sbloccare la situazione dei crediti bloccati. Tuttavia secondo le nuove ipotesi, banche e Poste potrebbero riaprire l’acquisizione dei crediti.
I recenti provvedimenti, che costituiscono una maxi stretta per il settore, hanno fatto scattare l’allarme per imprese e famiglie che si avvalgono delle agevolazioni edilizie. Vengono esclusi da questi provvedimenti solamente i lavori già avviati con presentazione della Cila. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste il nuovo decreto, e quali sono le conseguenze ipotizzate.
Indice
Cessione del credito stop: cosa dice il nuovo decreto
Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il nuovo decreto legge che sospende la possibilità di intervenire con le opzioni agevolate di assorbimento del credito dai bonus per l’edilizia, il “Decreto-legge recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all’articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, N. 77.”
Al centro di questa maxi stretta ci sono quindi il superbonus e tutti i sostegni relativi all’efficientamento energetico e sismico.
Il nuovo decreto quindi interviene principalmente in tre direzioni:
- stop alla cessione del credito;
- stop allo sconto in fattura;
- divieto alle amministrazioni pubbliche di assorbire il credito derivato dai bonus.
Si tratta di una decisione piuttosto drastica, che mette uno stop ai metodi agevolati per assorbire il credito, lasciando aperta solamente la possibilità di acquisirlo tramite detrazioni di imposta, per la durata prevista dai singoli bonus.
Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ha specificato che è necessario risolvere il nodo dei crediti, per tutelare i conti pubblici. Il nuovo decreto interviene anche sulla questione della responsabilità solidale.
Responsabilità solidale: cosa cambia con il decreto
Con il nuovo decreto, viene esclusa la solidarietà solidale per i soggetti coinvolti, ovvero:
- fornitore che ha effettuato lo sconto;
- cessionari che hanno acquistato il credito;
- per soggetti diversi che acquistano i crediti.
La responsabilità solidale non sussiste più quindi per i soggetti coinvolti nei bonus per l’edilizia, se sono presenti tutte le documentazioni che attestano le opere svolte. Questa decisione è stata presa per incentivare i soggetti preposti ad assorbire i crediti, come le banche e altri intermediari.
Si tratta quindi di una scelta volta a sbloccare i crediti incagliati, che non sono più stati assorbiti dai soggetti preposti. Giorgetti quindi evidenzia la necessità di sbloccare questi crediti favorendone l’assorbimento da parte degli intermediari, che riguarda molti crediti sottoposti a blocco.
Arrivano quindi segnali positivi per l’assorbimento dei crediti da parte delle banche e delle Poste: favoriti dall’esclusione della responsabilità solidale, questi istituti sarebbero pronti ad acquisire i crediti bloccati.
Cessione del credito: le norme abrogate
Il recente decreto è intervenuto quindi ad abrogare le norme che riguardano la cessione del credito, ovvero non è più possibile cedere i crediti per:
- costi collegati alla riqualificazione energetica e per interventi di ristrutturazione di primo livello per le parti comuni nei condomini, per importo dei lavori superiore a 200.000 euro;
- costi collegati alla riduzione del rischio sismico su parti comuni di condomini nelle zone a rischio sismico 1, 2 e 3, con demolizione e ricostruzione di interi edifici, da parte di imprese di costruzione o ristrutturazione.
Cessione del credito stop: conseguenze per le imprese
In una situazione di stop totale alle cessioni del credito e allo sconto in fattura, le imprese hanno lanciato un allarme. Con i crediti bloccati e lo stop alla cessione del credito infatti le conseguenze potrebbero essere disastrose sul settore edile, ma anche per i privati che sostengono le spese per i lavori.
Sono escluse da questo maxi stop solamente le situazioni per cui i lavori sono iniziati ed è già stata presentata una Cila. Per i lavori su condomini, è anche necessaria la delibera dell’assemblea per lo svolgimento degli stessi.
Le associazioni che tutelano le imprese nell’edilizia insorgono di fronte a questi provvedimenti: l’Ance parla di un vero e proprio tracollo del settore, ma anche Confedilizia si oppone agli interventi, come spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa:
“La cessione del credito è nata nel 2016, ben prima del superbonus, per favorire l’utilizzo delle detrazioni fiscali da parte dei meno abbienti. Poi è stata modificata in vari modi, discutibili come ogni cosa. Buttare tutto nel cestino, per di più con decreto-legge, sconcerta.”
Le conseguenze per il settore potrebbero essere le più nere, perché sarebbero a rischio posti di lavoro, investimenti, e salterebbero accordi legati proprio ai bonus per l’edilizia. Famiglie e imprese quindi potrebbero essere penalizzate da questa decisione.
Le associazioni hanno chiesto che il governo intervenisse tempestivamente con misure apposite di tutela per il settore, e con nuovi accordi per sbloccare la situazione dei crediti bloccati, e nascono nuove ipotesi.
L’ipotesi della cartolarizzazione per sbloccare i cantieri
Attualmente sono al vaglio al governo diverse ipotesi per limitare le conseguenze negative dello stop alla cessione del credito e al Superbonus per il comparto edile, e per sbloccare i cantieri fermi. Tra le ipotesi principali troviamo quella della cartolarizzazione dei crediti.
Si tratta di un provvedimento che potrebbe sbloccare tutti quei crediti che sono rimasti bloccati, tramite l’utilizzo di uno strumento finanziario collocato sul mercato da una nuova società, che verrebbe creata appositamente per trasformare questi crediti.
Una soluzione di questo tipo era stata presa già precedentemente per i crediti maturati e successivi alla crisi del 2008, per convertire in qualche modo i crediti incagliati. Di fatto questo intervento verrebbe collocato all’interno del testo dell’ultimo decreto che pone fine alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura.
Tuttavia ci sono anche altre ipotesi al vaglio, come quella di spostare in avanti leggermente la data entro cui avere la Cilas per poter accedere ancora alle misure agevolative con cessione del credito e sconto in fattura, oppure l’intervento di Cdp e Sace per assorbire i crediti.
Per quanto riguarda la cartolarizzazione, questo intervento dovrà comunque passare per l’approvazione della Commissione Europea, per cui si continua ad attendere per conoscere l’evoluzione di questa ipotesi.
Sconto in fattura: le ultime ipotesi
Anche per lo sconto in fattura arrivano alcune modifiche al decreto iniziale. Si tratta della possibilità di procedere con lo sconto in fattura per i lavori di edilizia libera, come le nuove installazioni di infissi, caldaie e pompe a vapore.
In questi casi sarà ancora possibile, secondo le recenti decisioni del governo, utilizzare lo sconto in fattura se le parti coinvolte, ovvero acquirente e installatore, dispongono di una autocertificazione che dimostra che l’accordo iniziale è stato concordato prima del 16 febbraio 2023. Si tratta di una possibilità che garantisce uno sblocco ai lavori iniziati prima dell’entrata in vigore del decreto.
Al momento si stanno ipotizzando altre misure correttive del decreto che ha segnato lo stop definitivo di cessione del credito e sconto in fattura, come la possibilità di accedere al credito del superbonus non più in 4 anni, ma in un periodo di 10.
Inoltre, per alcuni beneficiari specifici, potrebbe riaprire lo sconto in fattura per il sismabonus, ovvero per le zone del centro Italia colpite da terremoti, e per Iacp e Onlus.
Una recente ipotesi approvata dal governo coinvolge anche il superbonus per le villette: si parla di una proroga di tre mesi per le case unifamiliari. la scadenza per comunicare i bonus e terminare i lavori è rimandata al 30 giugno 2023.
Gli ultimi dati Istat sul superbonus 110%
Al centro dell’intervento del governo c’è soprattutto il superbonus 110%, uno dei principali sostegni per l’edilizia introdotto negli ultimi anni. E questo bonus sarebbe il principale responsabile del deficit delle casse dello stato, e a confermarlo sono i recenti dati Istat.
Un deficit italiano che arriva all’8%, contro il 3,7% di crescita del Prodotto Interno Lordo del paese. Lo stop alla cessione del credito diventa quindi per il governo ancora più necessario, anche se le ripercussioni su imprese e famiglie sono comunque presenti.
Al momento quindi si ipotizza l’arrivo di quattro deroghe, ovvero quattro possibilità, per alcune categorie di soggetti, di accedere ancora alla cessione del credito e allo sconto in fattura:
- chi ha redditi bassi: l’ipotesi apre la possibilità della cessione del credito per un periodo limitato per questa categoria;
- sismabonus: per questo incentivo potrebbe esserci una dilazione dei termini per cessione del credito e sconto in fattura;
- onlus: potrebbe arrivare una proroga specifica per queste categorie;
- case popolari: potrebbe essere consentita ancora la cessione del credito, e lo sconto in fattura, per i lavori svolti su questo tipo di immobili.
Banche e Poste riapriranno l’assorbimento del credito
Intorno ai crediti incagliati, la precedente proposta Ruffini di assorbire i crediti incagliati da parte di banche e agenzia assicurative non era andata a buon fine: questi istituti avevano già acquisito numerosi crediti nel periodo che va dal 2020 al 2022.
I crediti bloccati, quelli in scadenza e quelli che non sono stati acquisiti dalle banche, né da altri soggetti, sarebbero ben superiori a quelli prospettati. Potrebbero essere più di quelli ipotizzati, e per questo motivo al momento il fisco sta raccogliendo dati sull’entità del problema.
Molte delle principali banche italiane avevano accertato l’impossibilità di assorbire nuovi crediti, dato il raggiungimento del limite massimo di capienza. La stessa risposta era arrivata anche dalle agenzie di assicurazione.
Tuttavia, in attesa delle decisioni sulle nuove misure da adottare a proposito dei crediti incagliati, arrivano ora segnali positivi dalle banche, e dalle Poste, che sarebbero intenzionate a ripartire con l’assorbimento dei crediti.
I motivi sono legati strettamente alla decisione di togliere la responsabilità solidale degli istituti, se è presente la documentazione che riguarda le opere da cui deriva il credito, ad esclusione dell’ipotesi di dolo.
Una riapertura da parte di Poste e banche favorirebbe uno snellimento de crediti incagliati, portando ad una diminuzione graduale del problema.
Cessione del credito stop – Domande frequenti
Il governo ha stabilito con un apposito decreto lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura, collegati ai bonus per l’edilizia. Ecco tutte le novità.
Il nuovo decreto del governo ha stabilito che non sussiste più la responsabilità solidale se è presente la documentazione che attesta le opere svolte. Le banche e le Poste presto potrebbero riaprire l’acquisizione del credito.
Lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura viene applicato a partire dalla pubblicazione del decreto apposito del governo Meloni. Sono al vaglio diverse ipotesi per sbloccare i cantieri fermi.
Valeria Oggero
Giornalista