Case green: cosa prevede la direttiva europea e quali sono le prossime scadenze per l’Italia

Cosa prevede la direttiva europea sulle case green? Ecco quale impatto avrà sul settore edile e sull'economia in Italia e le prossime scadenze.

Adv

Case green
  • La direttiva UE sulle case green ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica degli edifici in Europa.
  • Gli immobili dovranno essere adeguati alla normativa entro il 2033, ma ogni stato membro UE dovrà presentare un piano di azione entro la fine del 2025.
  • La direttiva garantirà alle imprese del settore edile un importante giro di affari, ma anche un costo notevole per chi dovrà aggiornare le strutture.

Tempi sempre più stretti per le case green: la svolta ecologica ed ambientalista dell’Unione europea diventa più stringente. I proprietari devono programmare gli interventi sugli immobili entro il 2033, almeno per quelli che rientrano nelle classi energetiche F e G.

La Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento Europeo già il 9 febbraio 2023, con 49 voti a favore, 18 contrati e 6 astenuti aveva approvato la direttiva sulle prestazioni energetiche degli immobili. Tutti i paesi membri però dovranno presentare un piano dettagliato entro fine dicembre 2025.

Si prevede quindi la ristrutturazione, entro il 2033, degli immobili che rientrano nelle classi energetiche F e G. Ad essere coinvolti nella direttiva sono gli edifici residenziali e non, pubblici o privati: la spesa a carico dei cittadini potrebbe essere intorno a 20.000-55.000 euro a famiglia.

Case green, i provvedimenti UE

Rispetto alla proposta lanciata a dicembre 2021, l’esecutivo di Bruxelles ha modificato il testo del provvedimento diverse volte negli ultimi anni. Sempre più importante quindi è l’economia verde, che rispetta l’ambiente e garantisce nel tempo un risparmio ai cittadini. Non solo le imprese ne sono coinvolte, ma anche i privati.

Ovviamente la direttiva sulle case green trova due schieramenti opposti: le motivazioni per essere a favore della stessa sono strettamente connesse ai benefici sull’ambiente, ai potenziali risparmi in bolletta e alla creazione di posti di lavoro.

Contro ai provvedimenti ci sono coloro che si dimostrano perplessi sui deprezzamenti degli immobili inquinanti, sui tempi troppo stretti e sui rischi di un aumento dei prezzi dei materiali, come si era già visto con il Superbonus.

Gli obiettivi sono netti: si dovrà procedere ad una riduzione delle emissioni prodotte a livello abitativo del 16% entro il 2030 e fino al 22% entro il 2035. La neutralità climatica è l’obiettivo ultimo di questa serie di interventi, che mirano a ridurre drasticamente gli agenti inquinanti e i consumi dei paesi membri.

Nella prima fase quindi saranno posti sotto osservazione gli edifici con le più basse prestazioni energetiche, al fine di ridurre drasticamente le emissioni. Il provvedimento nella sua ultima versione è decisamente più flessibile rispetto alle precedenti, con la possibilità di accedere in alcuni casi a delle deroghe specifiche.

Case green: quanti edifici sono coinvolti in Italia

Regole UE case green

Le intenzioni della direttiva europea sulle case green sono senza dubbio positive. È innegabile la necessità di avere degli immobili ecologici e che impattino il meno possibile sull’ambiente. Purtroppo le buone intenzioni si scontrano con una realtà particolarmente pesante, almeno in Italia.

Stando ai dati in possesso di Confedilizia1, in Italia almeno il 74% delle abitazioni hanno una classe energetica inferiore alla D. Si parla di almeno 11 milioni di edifici. La maggior parte degli immobili presenti nel nostro paese è stata costruita prima che entrasse in vigore la normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica.

Andando a dare un’occhiata agli attestati di prestazione energetica, che sono stati emessi nel 2020, il 75,4% si riferisce ad immobili che rientrano nelle classi energetiche più inquinanti: E, F e G. oltre il 35,5% degli immobili appartiene proprio a quest’ultima classe energetica.

Le conseguenze della direttiva Ue

Quali sono le conseguenze della direttiva sulle case green per gli italiani? I contribuenti nostrani, per adeguarsi alle linee imposte dall’Europa, saranno costretti ad effettuare costose ristrutturazioni, per almeno due immobili su tre. Una delle conseguenze più pesanti della decisione europea è una svalutazione degli immobili nella classe energetica più bassa.

Confedilizia, inoltre, ha sottolineato un ulteriore problema: in molti casi gli interventi richiesti per le case green non si possono realizzare materialmente, a causa delle caratteristiche stesse degli edifici interessati.

I tempi strettissimi, con i quali adeguare gli immobili, inoltre, potrebbero provocare un vero e proprio scossone al mercato, causando un aumento spropositato dei prezzi, per l’impossibilità di trovare le materie prime, i ponteggi e la manodopera.

Rinnovare gli edifici esistenti che consumano maggiormente è l’obiettivo del nuovo provvedimento europeo: non è sufficiente infatti agire solamente sulle nuove costruzioni.

Il Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici

La scadenza più vicina, che dovrà essere rispettata da tutti i paesi Ue che rientrano nella direttiva, riguarda la presentazione del Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici, da comunicare ogni 5 anni. Questo, che riguarderà anche l’Italia, dovrà contenere le indicazioni di intervento per il miglioramento energetico degli edifici pubblici e privati, con scopi abitativi e non.

L’obbiettivo più grande è abbattere completamente le emissioni entro il 2050, per cui ogni Stato procederà con una consultazione pubblica per la redazione dei diversi obiettivi e strategie specifiche. All’interno del Piano dovranno essere quindi presenti dati precisi sugli immobili del paese, una programmazione da seguire con obiettivi chiari e indicatori per le analisi, ma anche informazioni a livello economico.

Vi rientrano qui le prospettive di investimento, i piani di finanziamento e la stima del risparmio energetico che si andrà ad applicare. Si parla quindi di un programma di grande portata per cui c’è ancora circa un anno di tempo per procedere.

Immobili ecologici: quanto impattano sull’economia

Per avere un’idea di quale impatto economico possano avere le case green sulle imprese e sul loro giro d’affari, è sufficiente dare un’occhiata agli effetti economici del Superbonus.

A fare una stima ci ha pensato il Censis2, che ha valutato in 55 miliardi di euro gli investimenti certificati dall’Enea nel periodo compreso tra agosto 2020 ed ottobre 2022.

Questi numeri sono relativi ad operazioni effettuate utilizzando il superbonus, che hanno attivato un valore di produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto).

A questi si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro. 

Nella pratica, le imprese dell’edilizia saranno coinvolte nel cambiamento green, data la necessità di sostituire infissi, coibentare tetti, sostituire finestre, innovare gli impianti di riscaldamento attuali e così via. Se per le imprese di questo settore si tratta di un’opportunità da non sottovalutare, per i cittadini potrebbe essere piuttosto dispendioso.

Case green – Domande frequenti

Quali sono le tempistiche entro le quali è necessario adeguare gli immobili alla direttiva UE?

Si prevede la ristrutturazione, entro il 2033, degli immobili che rientrano nelle classi energetiche F e G. L’UE ha stabilito diversi obiettivi in base alla tipologia di consumi.

Quanti immobili dovranno essere adeguati in Italia secondo direttive UE?

Secondo le stime di Confedilizia, dovranno essere ristrutturati almeno 9 milioni di edifici.

Quale giro d’affari ci sarà intorno al passaggio alle case green?

Possiamo dare una risposta a questa domanda osservando l’andamento del superbonus: 55 miliardi di investimenti certificati.

  1. Direttiva case green, Confedilizia, confedilizia.it ↩︎
  2. Ecobonus e superbonus per la transizione energetica del Paese, comunicato stampa Censis, censis.it ↩︎
Autore
Foto dell'autore

Valeria Oggero

Giornalista

Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

2 commenti su “Case green: cosa prevede la direttiva europea e quali sono le prossime scadenze per l’Italia”

  1. Se io che non ho assolutamente intenzione (né soldi) per ristrutturare la casa in cui abito, quali conseguenze pratiche avrò a parte il deprezzamento dell’immobile (che comunque non ho nessuna intenzione di vendere, né di ipotecare ecc.)?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      non ci sarà alcuna conseguenza pratica nel breve termine, se non un minore incremento del valore dell’immobile o, addirittura, un decremento di valore, in riferimento a immobili con caratteristiche green, che avranno più mercato per la vendita e la locazione.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

Lascia un commento

Continua a leggere

Iscriviti alla Newsletter

Il meglio delle notizie di Partitaiva.it, per ricevere sempre le novità e i consigli su fisco, tasse, lavoro, economia, fintech e molto altro.

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.