- Arriva un nuovo accordo europeo contro il caro energia anche per le imprese.
- Viene previsto un taglio dei consumi del 10% tra dicembre 2022 e marzo 2023.
- Le compagnie dell’oil&gas dovranno versare una tassa sugli extraprofitti.
Un accordo politico contro il caro energia arriva direttamente dalla presidenza ceca dell’Unione Europea. Nel giorno in cui si è tenuto il Consiglio europeo straordinario tra i ministri dell’Energia dell’Ue si delinea il progetto per mitigare i prezzi alti dell’elettricità.
Sostanzialmente i paesi sono riusciti a far fronte comune contro il caro energia, varando un vero e proprio piano di lavoro che prevede un taglio dei consumi, un tetto agli extra ricavi per i produttori di energia elettrica.
Ma soprattutto la messa in campo di un contributo di solidarietà riservato ai produttori di combustibili fossili. Per il momento è rimasto al palo il price cap sul gas russo. Su questo particolare capitolo da un lato ci sono Francia ed Italia, che starebbero spingendo proprio per mettere un tetto al prezzo del gas, dall’altro c’è la Germania, che tira il freno a mano.
La Commissione Ue ha presentato un documento con il quale denuncia che ritiene troppo rischioso e radicale mettere il price cap unicamente al gas russo. Parigi sostiene, invece, che possa essere utile fare di più proprio sul price cap al gas.
Berlino, secondo alcune fonti diplomatiche, sarebbe invece contro un price cap generalizzato sul gas. Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica del Governo Draghi, ha sottolineato che lo strumento a cui si starebbe lavorando per contenere il caro energia causato dalla crisi del gas è un tetto con forchetta.
Indice
Caro energia: trovato un accordo sulle misure
Tra le misure al vaglio dell’Europa si prevede un taglio ai consumi pari al 10% della domanda di elettricità. La quota scenderebbe al 5% nelle ore di punta. Il periodo nel quale dovrebbero essere tagliati i consumi partirebbe nel mese di dicembre 2022 per concludersi nel marzo 2023.
Verrebbe, poi, posto sugli extra-ricavi un tetto di 180 euro a megawatt per le grandi compagnie energetiche, che stiano producendo elettricità da fonti a basso costo, tra cui rientrano il nucleare, il carbone e le rinnovabili.
Dovrebbero versare una tassa sui profitti straordinari realizzati nel corso del 2022 le compagnie dell’oil&gas. Questa particolare tassa verrebbe calcolata sulla base degli ultimi quattro anni a partire dal 2018.
Il capitolo, che continuerebbe a rimanere aperto, è quello del tetto del prezzo del gas, sicuramente il nodo più delicato per contenere il caro energia. Per il momento la Commissione Ue ha avanzato un’ipotesi che riguarda unicamente il gas russo. Quindici paesi Ue, tra i quali ci sono Italia e Francia, chiedono che venga posto un tetto generalizzato a tutte le importazioni.
Al centro del dibattito c’è anche stata l’ipotesi di porre un limite al prezzo del gas nella formazione dell’elettricità. In questo caso si prenderebbe a modello quanto già ottenuto dalla penisola iberica.
Gas: si pensa ad un tetto-forchetta in Europa
Contro il caro energia più che ad un vero e proprio price cap, in Europa si starebbe pensando ad un tetto con forchetta. A far il punto della situazione è proprio il ministro Roberto Cingolani, il quale ha spiegato che sarà necessario trovare un range di prezzo tra un minimo ed un massimo entro i quali possa esserci una qualsiasi variazione.
A breve dovrebbe arrivare una proposta dai principali paesi energivori, in modo da fornire alla Commissione dei capisaldi sui quali costruire una vera e propria proposta legislativa accurata prima della riunione dei capi di Stato prevista per il 6-7 ottobre. Cingolani ha poi aggiunto:
Dopo quello che è successo al Nord Stream si è rinforzata l’idea di un’Europa unita che deve dare una risposta chiara. Dopodiché ci sono circostanze nazionali che sono diverse e su queste va fatto il lavoro dei prossimi giorni.
Caro energia e price cap
Stando alle prime indicazioni, che sono arrivate nel corso di queste ore, sembra che possa definitivamente uscire di scena un price cap sul gas russo. Secondo Cingolani questo argomento sarebbe, sostanzialmente, chiuso.
Questa ipotesi sarebbe solo e soltanto una sanzione, dato che, oggi come oggi, la Russia starebbe fornendo una percentuale molto bassa di gas all’Europa. E che avrebbe un effetto sul prezzo medio del gas molto basso.
Cingolani ha poi voluto sottolineare come, al momento, non ci siano particolari tensioni con la Germania. Tra l’altro proprio Berlino ha annunciato, in questi giorni, un intervento del valore di 200 miliardi di euro contro il caro energia. Per il momento non è ancora chiaro se questa soluzione possa rappresentare un aiuto di Stato o meno.
La Germania, stando alle dichiarazioni del Ministro tedesco all’Energia Robert Habeck, ha intenzione di creare un portafoglio per sussidiare cittadini ed imprese in difficoltà. L’Italia ha stanziato qualcosa come 60 miliardi di euro per sostenere le fasce più deboli, anche se gli aiuti sono arrivati nel corso del tempo, in modo scaglionato.
Price cap sul gas russo
Sicuramente il nodo che sta facendo discutere maggiormente è quello del price cap sul gas russo. Jozef Sikela, ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, ha ribadito che al momento l’ipotesi non è sul tavolo:
Mi aspetto che andremo avanti passo dopo passo, implementando le misure strada facendo. Potrebbe essere il prossimo punto in agenda – spiega Sikela -. Mi aspetto unità e solidarietà, questi sono i principi base. Siamo in guerra e la battaglia decisiva sarà quest’inverno, quindi dobbiamo restare uniti e ci serve un alto livello di solidarietà.
Kadri Simson, commissario europeo all’energia, ritiene che l’Ue debba trovare un accordo sul prezzo del gas. Accordo che deve essere accettato da tutti i 27 Stati dell’Unione.
Parigi: sul price cap bisogna fare di più
Parigi ritiene che il non paper della Commissione Ue sul price cap sia un utile passo avanti. Ma è necessario fare di più e concludere molto più rapidamente. Ad affermarlo è Agnes Pannier-Runacher, ministro francese per la Transizione Energetica, che ha ricordato come sia in corso un’intensa attività diplomatica.
I più importanti paesi dell’Unione Europea sono consapevoli di avere la responsabilità di difendere le imprese e le industrie del vecchio continente. Ma soprattutto di creare solidarietà europea intorno alle questioni energetiche.
Berlino, invece, ritiene che il price cap sul gas della Russia sia una sanzione. Robert Habeck si è detto aperto all’ipotesi, sempre che i paesi dell’Europa sudorientale non temono delle carenze. Al momento la Germania non sarebbe ancora pronta: ha necessità di un po’ di tempo.
Caro energia e imprese italiane
Per ciò che riguarda l’Italia, Mario Draghi sottolinea l’importanza di non creare divisioni a livello europeo sulle misure contro il caro energia. Anche il nuovo governo sembra andare nella stessa direzione, per cui per le imprese italiane il nuovo anno potrebbe segnare l’arrivo di misure ulteriori contro il caro energia.
Ricordiamo che attualmente sono presenti diversi crediti di imposta sia per le imprese energivore che per quelle di piccola dimensione, secondo specifici parametri. Si attende di conoscere l’evoluzione di queste misure anche sulla base di quella che sarà la prossima Legge di Bilancio.
Il nuovo governo si sta muovendo per organizzarsi e per introdurre diverse novità che riguardano anche le imprese, i lavoratori con Partita Iva e le misure contro il caro energia.
Caro energia – Domande frequenti
Tra i punti salienti vi è il risparmio del 10% della domanda di energia elettrica nel periodo dicembre 2022 – marzo 2023. Nelle ore di punta il risparmio scenderà al 5%. Ecco cosa sapere.
Questa proposta, per il momento, sta attraversando una fase di stallo. Tra l’altro le importazioni dalla Russia di gas stanno diminuendo, quindi l’Europa si domanda quale senso potrebbe avere un’iniziativa di questo genere.
Sì, dovrebbe colpire le compagnie dell’oil&gas che nel corso del 2022 hanno effettuato dei profitti straordinari. Qui tutti i dettagli.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista