- Il capital gain è la plusvalenza in positivo ottenuta dalla vendita a titolo oneroso di uno strumento, calcolata in base al differenziale tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.
- Dal 2014, l’aliquota fiscale sul capital gain in Italia è del 26% salvo alcune eccezioni per particolari strumenti finanziari.
- Il pagamento della plusvalenza avviene secondo il principio per cassa o per competenza, in base alla tipologia di regime scelto ai fini fiscali.
Conoscere la tassazione collegata alla compravendita di strumenti finanziari, è utile al fine di pianificare la gestione fiscale del tuo patrimonio personale o d’impresa.
In questo contesto diventa essenziale calcolare il capital gain o plusvalenza, ovvero il ritorno economico collegato a un rendimento o a una vendita di un asset finanziario.
Oggi in Italia, la tassazione sulle plusvalenze è pari al 26%. Tuttavia, questa percentuale varia in base alla tipologia di strumento finanziario e al soggetto che la ottiene.
Indice
- Cos’è il capital gain
- Come si calcola il capital gain
- Tassazione sul capital gain
- Tassazione sulle plusvalenze dei redditi da partecipazione societarie
- Capital gain sui BTP
- Tassazione sui dividendi
- Capital gain sulle criptovalute e staking
- Plusvalenza sul crowdfunding
- Capital gain e regime fiscale
- Capital gain e gestione delle minusvalenze
Cos’è il capital gain
Il termine capital gain può essere tradotto come “guadagno in conto capitale“, e corrisponde alla differenza positiva tra il prezzo di acquisto di uno strumento finanziario, come un’azione o un’obbligazione, e il suo valore di vendita.
Viene anche definito come plusvalenza, dato che si verifica solo se si ottiene un ritorno economico dell’investimento, mentre nel caso in cui questo è negativo si parlerà di capital loss.
Quindi con il capital gain si viene a determinare un surplus economico, collegato a una transazione economica a titolo oneroso, che deve essere inserito per il calcolo complessivo del reddito imponibile ai fini fiscali e quindi sottoposto a tassazione.
Chi deve dichiarare la plusvalenza?
Il capital gain deve essere dichiarato ai fini fiscali dai seguenti soggetti:
- persona fisica;
- società semplice;
- enti non commerciali;
- soggetti non residenti in Italia.
Un discorso diverso riguarda le attività d’impresa. In questo caso la plusvalenza va inserita nei redditi d’impresa, e come tale sarà sottoposto a tassazione unica.
Anche sulle operazioni che coinvolgono la moneta virtuale, o le criptovalute, esistono alcuni obblighi di dichiarazione dei guadagni.
Come si calcola il capital gain
Ecco quali sono i passaggi per calcolare la plusvalenza:
- determinare la base;
- scegliere il prezzo di vendita;
- effettuare la sottrazione tra prezzo di vendita e la base.
La base è il termine che identifica generalmente il prezzo di acquisto di uno strumento finanziario. Nel caso in cui un asset viene comprato in fasi diverse, si considera il valore medio della transazione, in base alla quantità per ogni singolo investimento.
Inoltre, se in un solo giorno hai eseguito più transazioni di compravendita, il capital gain viene calcolato con riferimento al valore medio dei prezzi di acquisto o di vendita delle singole operazioni.
Ora che hai ottenuto la base, l’altro parametro necessario è il prezzo di vendita, ovvero il valore di chiusura di un contratto. A questo punto l’ultimo passaggio è quello di effettuare la seguente sottrazione:
- capital gain = prezzo di vendita – base (ovvero il prezzo di acquisto).
Otterrai in questo modo quello che viene definito il capital gain assoluto, il quale non tiene conto di eventuali fattori come le minusvalenze.
È importante precisare che la plusvalenza si determina solo nel momento in cui vi è il trasferimento di proprietà di una partecipazione, e non per il possesso della stessa. Quindi, si otterrà un guadagno solo se vi è un relativo corrispettivo economico.
Tassazione sul capital gain
La tassazione sui capital gain è stata introdotta dal TUIR (Testo Unico in Materia di Redditi) con un importo pari al 20% della plusvalenza ottenuta. Con il Decreto-legge 66/2014, conosciuto anche come legge IRPEF-spending review, si è innalzata questa percentuale al 26%.
Tuttavia, ai fini del calcolo del guadagno da capitale è necessario precisare che non tutte le plusvalenze vengono sottoposte a tassazione nello stesso modo. Infatti, dal punto di vista fiscale devi distinguere tra:
- redditi da capitale;
- redditi diversi.
I rendimenti da capitale sono tutti quei redditi che hanno in comune la caratteristica della prevedibilità o sono legati a una gestione diretta di un capitale.
In questa categoria si fanno rientrare gli interessi sul conto corrente deposito, i dividendi sulle azioni, le plusvalenze dovute a strumenti digitali come lo staking, i guadagni collegati al crowdfunding, la vendita di fondi comuni di investimento e i proventi di assicurazioni.
Si applica quindi il principio per cassa, con una tassazione che avviene direttamente nel momento in cui si attua il trasferimento a titolo oneroso dello strumento finanziario.
Invece, i redditi diversi sono tutte quelle altre attività di natura finanziaria, come la vendita di partecipazione societarie, quote o azioni, delle criptovalute o altre forme di operazioni finanziarie che andranno a generare un surplus economico.
In questo caso devi considerare una tassazione con l’applicazione di un’imposta sostituiva pari al 26% che si applica in base alla tipologia di regime fiscale. Nella tabella seguente abbiamo riassunto quali sono le tassazioni del capital gain.
Strumento finanziario | Tassazione |
Conti correnti e deposito | 26% |
Cessione partecipazioni societarie | 26% |
BOT e BTP | 12,5% |
ETF e azioni | 26% |
Fondi pensione | 20% |
Dividendi | 26% al 58,14% |
Gestione patrimoniale | 26% |
Criptovalute | 26% |
Tassazione sulle plusvalenze dei redditi da partecipazione societarie
Andiamo a vedere come si calcola la tassazione del capital gain collegata ai singoli strumenti finanziari. Una partecipazione societaria può essere di due tipi:
- qualificata;
- non qualificata.
Nel primo caso si definiscono tali quelle partecipazioni che prevedono un diritto di voto nell’assemblea superiore al 20%, un possesso del capitale del 25%, oppure, per le società quotate, l’acquisto di una percentuale di azioni superiore al 2%.
Quelle non qualificate sono le partecipazioni che sono al di sotto di questi limiti. In base alla Legge di Bilancio 2018, dal 1° gennaio 2019, sugli utili collegati alla vendita o cessione a titolo oneroso, si applica una tassazione del 26%, sia per quelle qualificate, sia per quelle non qualificate.
Capital gain sui BTP
Un discorso diverso riguarda le plusvalenze che ottieni dalla cessione di obbligazioni e titoli di Stato come i BTP e i BOT. In questo caso non si applica l’ordinaria tassazione del 26%, ma si considera un’imposta pari al 12,5%.
La tassazione sui Buoni del Tesoro Poliennali, quindi, è agevolata per offrire un vantaggio extra ai cittadini che investono in titoli statali italiani. Lo stesso principio si applica anche ai bond di Paesi esteri che rientrano nelle cosiddette white list, ovvero in quegli Stati in cui vi è un libero scambio delle informazioni con l’Italia.
Infine, per i rendimenti dei fondi pensione la percentuale è del 20%.
Tassazione sui dividendi
I dividendi sono gli utili collegati all’attività d’impresa, distribuiti da una società ai suoi soci o agli azionisti. La tassazione si applica in modo diverso in base al soggetto percettore, distinguendo tra:
- persone fisiche;
- società di capitali;
- società di persone o ditte individuali.
Come persona fisica, si applica un’imposta sostituiva del 26% sull’intera base dell’imponibile, che andrà a fare cumulo sul calcolo dello scaglione IRPEF. Inoltre, come per la vendita delle quote societarie e delle azioni, dal 2018 questa percentuale si applica sia per quanto riguarda i proventi sulle partecipazioni qualificate, sia per quelle non qualificate.
Invece, la tassazione dei dividendi per le società di capitali o gli enti non commerciali prevede un’esenzione del 95% con un’aliquota IRES solo del 5% e una IRPEF che andrà direttamente a carico dei soci per il 100%.
Infine, per i soci che rientrano nelle categorie delle società di persone o delle ditte individuali si applica una imponibilità fissa per tutte le partecipazioni sottoscritte dal 1° gennaio 2017, equivalente al 58,14%. Invece, per quelle precedenti al 31° dicembre 2007 devi considerare un’aliquota del 40%, mentre per le partecipazioni dal 31 dicembre 2007, al 31 dicembre 2016, la percentuale è del 49,72%.
Se vuoi approfondire questo argomento leggi la nostra guida sulla tassazione dei dividendi nelle società di capitali.
Capital gain sulle criptovalute e staking
In base al TUIR, le criptovalute rientrano tra le valute estere e in quanto tali dovrai dichiarare il capital gain ottenuto dalla loro vendita nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Sulle monete digitali si applica una tassazione del 26%.
Invece, per le plusvalenze che si ottengono attraverso le operazioni come lo staking, la tassazione si applica in modo diverso. Infatti, le ultime direttive dell’Agenzia delle Entrate hanno chiarito come i proventi ottenuti da questa operazione sono considerati al pari di quelli rientranti nei redditi da capitale.
In quanto tale si applica una ritenuta d’acconto al momento del determinarsi del guadagno, con la necessità di inserimento dei dati nel quadro RL della dichiarazione dei redditi.
Plusvalenza sul crowdfunding
Il crowdfunding è un sistema innovativo che permette di investire dei capitali al fine di partecipare a un progetto, ottenendo un rendimento costante nel tempo, e un capital gain al momento della chiusura del contratto.
Precisiamo subito che vi sono una serie di divergenze normative sull’aspetto fiscale di questo sistema di investimento, anche in base alla tipologia di crowdfunding.
Per questo ti invitiamo a leggere anche la nostra guida completa sulla tassazione del crowdfunding.
In linea di massima per le società, i guadagni ottenuti rientrano tra i redditi d’impresa e come tali saranno sottoposti alla relativa aliquota IRES e IRPEF.
Invece, per le presone fisiche si applica un’aliquota unica del 26%. Tuttavia, sono previsti degli sgravi fiscali con riferimento agli investimenti fatti nelle start-up.
Capital gain e regime fiscale
In base alla normativa italiana, la gestione del capitale gain può avvenire con tre tipologie di regimi fiscali. La scelta di questo sistema andrà ad incidere su come si esegue il pagamento delle aliquote delle plusvalenze:
- regime amministrato;
- regime gestito;
- regime dichiarativo.
Il regime amministrato prevede l’esistenza di un intermediario finanziario che svolge il compito di custodia o di gestione degli strumenti investiti e provvederà al relativo pagamento dell’aliquota.
Quindi, la tassazione del capital gain segue il principio per cassa e quindi si applicherà al momento della vendita dell’asset che ha generato il guadagno, con il relativo calcolo delle minusvalenze. L’investitore otterrà l’importo netto della vendita.
Il regime gestito prevede alcune caratteristiche in comune con quello amministrato, dato che sarà sempre presente un intermediario che svolgerà la funzione di sostituto d’imposta. Tuttavia, mentre nel regime amministrato si applica il principio per cassa, in quello gestito si fa riferimento al principio per competenza.
Quindi, il calcolo del capital gain avverrà a fine dell’anno fiscale, con riferimento al totale delle attività gestite. In questo caso il computo viene fatto sia considerando i redditi diversi, sia ciò che riguarda il guadagno ottenuto sui redditi di capitale, ad esempio su fondi, ETF, staking di valute o dividendi.
Infine, il regime dichiarativo prevedere la responsabilità dell’investitore di calcolare in modo autonomo le plusvalenze e le minusvalenze, inserendole nella dichiarazione dei redditi nei relativi quadri di riferimento (RW e RL).
Questo è un procedimento non sempre semplice, soprattutto se le plusvalenze riguardano strumenti finanziari diversi. Per questo, al fine di non commettere errori, che andranno a determinare incongruenze dal punto di vista fiscale con relative sanzioni, o ti faranno rientrare in uno scaglione IRPEF superiore, può essere utile farsi assistere nel calcolo del capital gain da uno studio di commercialisti.
Capital gain e gestione delle minusvalenze
Qualunque sia il regime adottato per la dichiarazione del capital gain, diventa essenziale la gestione elle minusvalenze. Infatti, il capital loss si determina quando dalla chiusura di un asset o dal suo trasferimento a titolo oneroso, non ottieni un guadagno, ma una perdita. Le minusvalenze non sono soggette a tassazione.
Inoltre, in caso in cui si ottiene una plusvalenza potranno essere utilizzate per ridurre l’importo delle tasse. In particolare, per i redditi diversi, il valore delle minusvalenze è impiegato come sgravio fiscale per un massimo di 4 anni successivi.
Tuttavia, è importante precisare che la compensazione delle minusvalenze non si applica su tutti gli strumenti finanziari. In particolare, per quelli che generano reddito da capitale come gli ETF, i fondi comuni e le obbligazioni, non è possibile utilizzarle.
Capital gain – Domande frequenti
Il capital gain, conosciuto anche come plusvalenza, è il guadagno che si ottiene dalla vendita di uno strumento finanziario.
Per determinare il capital gain basta effettuare un calcolo matematico, sottraendo il prezzo di vendita di uno strumento a quello di acquisto. Scopri come fare nella nostra guida.
Sul capital gain si applica in linea di massima una tassazione pari al 26%. Scopri nella nostra guida eventuali eccezioni e sgravi fiscali.
È possibile utilizzare il capital gain per gli sgravi fiscali ad esempio dei vari bonus super bonus, lavori di efficientamento energetico delle abitazioni eccetera?
Si deve passare dal regime amministrato a quello dichiarativo?
Grazie della risposta.
Buongiorno,
non pensiamo che la normativa sul capital gain sia compatibile con la richiesta sugli sgravi fiscali superbonus.
Grazie per averci scritto