- Un emendamento al DL Concorrenza prevede l’introduzione di un tetto massimo al 5% per le commissioni pagate dagli esercenti sui buoni pasto.
- Un provvedimento con una soglia simile era già stato approvato nel 2022, ma valeva solo per il settore pubblico: l’emendamento punta a ridurre i costi anche per gli accordi privati.
- Le conseguenze di questo tetto massimo sarebbero pesanti, soprattutto per la società francese Edenred, attiva con il marchio Ticket Restaurants.
Le commissioni pagate sui buoni pasto in Italia variano in relazione alla società emettitrice e all’importo del buono, ma ci sono anche importanti differenze tra settore privato e il pubblico. A luglio 2022, infatti, è stato approvato e fissato un tetto massimo al 5% per le commissioni sui buoni pasto nel settore statale e, ad oggi, è stato presentato un emendamento al DL Concorrenza per estendere tale soglia anche al privato.
L’obiettivo del provvedimento è quello di equiparare le regole tra settore pubblico e privato per impedire che i principali operatori del mercato italiano possano giovane della grande concentrazione e della scarsa proposta di alternative. Al contempo si vogliono rendere i ticket più convenienti anche per i piccoli esercenti che li accettano, riducendo le commissioni che devono pagare per ogni buono.
Scopriamo cosa prevede questo emendamento e cosa cambierebbe per le aziende e i pubblici esercizi con la riduzione delle commissioni sui buoni pasto al 5% anche nel settore privato.
Buoni pasto con commissioni al 5% nel settore privato
Il mercato dei buoni pasto elettronici e cartacei in Italia si muove soprattutto nel settore privato. Se per le gare pubbliche è già stato fissato un tetto massimo al 5% per le commissioni, per il privato non è ancora prevista alcuna limitazione. E i costi per i negozi che accettano i ticket rischiano di diventare insostenibili.
L’emendamento presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Silvio Giovine, inserito nel DL Concorrenza, punta all’equiparazione delle commissioni al 5% sui buoni pasto tra settore pubblico e privato. Una soglia simile, infatti, era già prevista in Italia dal 2022, ma si applica solo per il settore pubblico: qualora l’emendamento venisse approvato, il tetto massimo si estenderebbe anche agli accordi privati.
L’iniziativa è sostenuta sia da Federdistribuzione sia dalle associazioni che rappresentano i pubblici esercizi come Fipe-Confcommercio. Dall’altro lato, a opporsi all’introduzione di tale soglia c’è l’ANSEB, l’associazione delle società che gestiscono i buoni pasto stessi.Â
Il provvedimento, non ancora approvato, prevede un periodo transitorio di 12 mesi dall’entrata in vigore della misura per dare la possibilità di rivedere gli accordi tra le società che emettono i buoni pasto e le aziende che li acquistano per i propri dipendenti. La maggior parte dei ticket viene utilizzata per la spesa alimentare.
Buoni pasto in Italia: quanto costano le commissioni
Gli operatori principali del settore in Italia sono francesi: Edenred, Sodexo e Day. L’elevata concentrazione del settore consentirebbe agli attori principali di applicare commissioni ben più elevate rispetto a quelle previste all’estero da un lato e ostacolerebbe l’ingresso di altri operatori dall’altro lato.
Da tempo, quindi, le aziende aspettano un provvedimento che possa fissare un limite massimo alle commissioni sui buoni pasto ed eventualmente equiparare le regole tra settore pubblico e privato.
Basti pensare che, secondo un’indagine realizzata dalla Fipe nel 2023, le commissioni che i pubblici esercizi sono costretti a pagare per accettare i buoni pasto vanno dall’11% al 15% (e a volte anche oltre il 15%), nonostante sia già in vigore (da luglio 2022) un tetto massimo al 5% per le gare pubbliche.
In assenza di un intervento a livello nazionale, le aziende potrebbero trovarsi nelle condizioni di dover rinunciare all’utilizzo di questi ticket, con effetti negativi per gli oltre 3 milioni di lavoratori che li utilizzano quotidianamente.
Edenred (Ticket Restaurant) crolla in Borsa
Conseguenze pesanti per la multinazionale francese Edenred, operante nel settore dei buoni pasto, che non appena appresa la possibilità di introdurre un tetto massimo alle commissioni al 5% ha registrato un crollo in Borsa.
Edenred in merito all’emendamento del 23 ottobre che punta all’equiparazione delle commissioni tra settore pubblico e privato sostiene che l’introduzione di questa soglia sarebbe in contrasto con il diritto commerciale italiano ed europeo, in particolare con i principi di libertà di stabilire i prezzi autonomamente.
Se l’emendamento venisse approvato, la società francese andrebbe a perdere circa 60 milioni di euro nel 2025 e 120 milioni di euro su base annua. Senza alcuna approvazione, invece, Edenred punta a raggiungere una crescita organica di almeno il 12% nel 2025.
Per questi motivi, la multinazionale si è detta pronta a contestare l’emendamento di fronte al tribunale amministrativo italiano e alla Commissione europea. Sulla stessa linea anche l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto (ANSEB) che insieme a Edenred prevede di contestare l’emendamento di fronte all’Autorità antitrust italiana.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor