Partite IVA, tutti i bonus previsti per il 2024

Scopriamo quali sono i bonus che i titolari di Partita Iva possono richiedere nel 2024, come funzionano e come presentare la domanda.

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  • Molti dei bonus dedicati alle partite Iva presenti lo scorso anno sono terminati e non sono stati rinnovati con la Legge di Bilancio 2024.
  • La misura più importante che rimane attiva per le partite Iva anche quest’anno è l’Iscro, ovvero la cassa integrazione per professionisti.
  • È possibile per le Partite Iva entro certi requisiti richiedere anche l’Assegno di Inclusione.

Fra i tanti bonus previsti per il 2024, pochi sono quelli dedicati alle partite IVA. O meglio, meno. Molti sostegni per autonomi e imprese, introdotti per far fronte alle conseguenze della pandemia e dell’inflazione, sono terminati nel 2023.

Per l’anno in corso, al momento, uno dei pochi bonus per professionisti e imprenditori sarà l’Iscro, ovvero una sorta di cassa integrazione di importo fino a 800 euro dedicata alle partite IVA.

Decaduto anche il reddito di cittadinanza, chi lavora in autonomia può tuttavia richiedere le sue misure sostitutive, ovvero l’Assegno di Inclusione o il Supporto Formazione e Lavoro, se a livello di nucleo familiare sono rispettati i requisiti per ricevere questi aiuti.

Non c’è più traccia quindi dei bonus da 200 e 150 euro erogati gli scorsi anni, che non vedono una replica per il 2024. Ma facciamo chiarezza su quali sono i sostegni destinati nell’anno nuovo alle partite Iva.

Come funziona l’Iscro 2024 per le Partite Iva

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Iniziamo con un bonus di particolare importanza: l’Iscro. Meglio conosciuta come Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale Operativa, è stata senza dubbio la prima misura varata per aiutare i titolari di Partita Iva a fronteggiare la crisi economica innescata dal Covid-19.

Sostanzialmente è possibile affermare che, se i lavoratori dipendenti avevano la possibilità di percepire la cassa integrazione, i liberi professionisti e i lavoratori autonomi sono spesso rimasti senza lavoro e senza denaro. Ma soprattutto senza un aiuto economico.

Ad introdurre l’Iscro per il triennio 2021-2023 è stata la Legge di Bilancio 2021. Questa misura è, a tutti gli effetti, una cassa integrazione per quanti siano in possesso di una Partita Iva, indipendentemente dal codice Ateco.

L’Inps provvede ad erogare il sostegno per una durata massima di sei mesi. L’importo garantito gli scorsi anni era compreso tra 200 e 800 euro, con aumento della soglia massima di reddito dei cittadini che potevano beneficiarne, arrivando a 8.972,04 euro per l’anno scorso. (Circolare n.INPS 14 del 3 febbraio 20231).

La misura è stata definitivamente inserita tra quelle strutturali, ovvero confermate anche per i prossimi anni. Nel 2024 quindi è possibile per chi rispetta alcuni requisiti, accedere a questa cassa integrazione per far fronte alle perdite economiche. La domanda può essere presentata sempre attraverso il sito dell’Inps.

La Legge di Bilancio 2024 ha confermato la misura strutturale e ha ampliato alcuni requisiti per accedervi, come vedremo tra poco.

Chi può richiedere l’Iscro

L’Iscro, come abbiamo anticipato, è stato inserito nella Legge di Bilancio 2021 ed è stato successivamente confermato nell’ultima Manovra. La misura ha previsto un sostegno economico, della durata di sei mesi, per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi per il biennio 2022-2023, da richiedere una volta sola in questo triennio.

Per l’anno 2024, per poterlo ottenere è necessario essere in possesso di alcuni requisiti ben precisi:

  • essere in regola con versamenti della contribuzione previdenziale obbligatoria;
  • nel momento in cui si presenta la domanda, la partita IVA deve essere attiva da almeno tre anni, per l’attività che permette l’iscrizione alla gestione previdenziale in corso;
  • non si deve essere titolari di eventuali trattamenti pensionistici diretti, ma soprattutto non si deve essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie;
  • non essere destinatari dell’Assegno di Inclusione;
  • aver ricavato un reddito derivato dal lavoro autonomo, in riferimento all’anno precedente alla domanda, minore del 70% rispetto ai ricavi derivati dal lavoro autonomo dei due anni precedenti;
  • aver dichiarato un reddito da lavoro autonomo, nell’anno precedente, inferiore a 12.000 euro.

La manovra da quest’anno ha ampliato la soglia dei beneficiari, aumentando il limite di reddito massima per chi intende accedere alla misura. Tuttavia tale importo non sarà più esente a livello fiscale. Un’altra novità è il periodo di riferimento per cui la partita Iva deve essere attiva, che passa da 4 a 3 anni.

Come chiedere l’ISCRO

Per accedere a questa indennità, oltre a rispettare tutti i requisiti visti sopra, l’interessato deve presentare un’apposita domanda all’INPS entro il 31 ottobre di ciascun anno di fruizione, come indicato dal testo della manovra.

Il lavoratore autonomo deve quindi autocertificare i propri redditi e sarà l’Agenzia delle Entrate a verificare l’idoneità all’accesso. L’importo erogato sarà del 25% della media dei redditi dei due anni precedenti per il lavoro autonomo.

Viene anche confermato l’importo erogato, che non potrà essere inferiore a 250 euro o superiore a 800 euro mensili per sei mesi. Chi riceve questa indennità non potrà richiederla ulteriormente nei successivi due anni.

Va sottolineato anche che nel caso di chiusura della partita Iva, termina anche l’Iscro, per cui tutti i requisiti devono essere mantenuti durante la fruizione del sostegno. Inoltre chi riceve tale aiuto dovrà seguire alcuni percorsi formativi specifici che saranno delineati in seguito.

Assegno di Inclusione e Partita Iva

Il reddito di cittadinanza è stato accantonato, sostituito dall’Assegno di Inclusione e dalla misura Supporto Formazione e Lavoro. L’Assegno di Inclusione in particolare è attivo dal 2024 per le famiglie al cui interno è presente un componente fragile, ovvero:

  • con disabilità;
  • un soggetto minorenne;
  • un componente con più di 60 anni di età;
  • un componente in condizioni di svantaggio e con l’inserimento in un apposito programma socio sanitario certificato.

Per poter accedere a questo sostegno si fa riferimento alla situazione complessiva del nucleo familiare, per cui si deve rispettare un ISEE inferiore a 9.360 euro. Il valore del reddito familiare deve essere quindi inferiore 6mila euro all’anno e ci sono anche alcune limitazioni per ciò che riguarda il patrimonio mobiliare e immobiliare.

L’Assegno di Inclusione quindi si può richiedere anche se all’interno del nucleo familiare è presente un componente con partita Iva, purché vengano rispettati i requisiti previsti a livello familiare.

Supporto Formazione e Lavoro e partita Iva

La seconda misura che andiamo a vedere, che sostituisce in parte il reddito di cittadinanza, è il Supporto Formazione e Lavoro. In questo caso l’aiuto prevede un’erogazione per il singolo componente del nucleo familiare che rispetta determinati requisiti.

Anche chi riceve un reddito da lavoro autonomo, ma rispetta tali requisiti, può beneficiare del sostegno. Questa forma di aiuto è presente già da settembre 2023 per i soggetti occupabili e sono stabiliti dei precisi requisiti di residenza, reddito e economici:

  • ISEE familiare inferiore a 6.000 euro annui;
  • reddito familiare inferiore a 6.000 euro per il valore della scala di equivalenza corrispondente;
  • patrimonio immobiliare in Italia e all’estero inferiore a 30.000 euro;
  • sono stabilite precise soglie dall’INPS per il patrimonio mobiliare.

Questi sono i principali requisiti per accedere al sostegno, quindi il reddito può essere sia di tipo dipendente che autonomo o di altra tipologia, purché vengano rispettate queste soglie. La richiesta di accesso alla misura va presentata tramite INPS, rendendosi disponibili ai percorsi di formazione proposti.

Risulta quindi necessario iscriversi al Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL) e sottoscrivere un Patto di attivazione digitale (PAD) e il Patto di servizio personalizzato.

Contributi a fondo perduto per le Partite Iva

Per le partite Iva molti importanti contributi a fondo perduto sono terminati nel 2023, per scadenza naturale o per il termine dei fondi disponibili. Segnaliamo qui alcune delle iniziative ancora attive:

  • Resto al Sud: questo incentivo è rivolto al Mezzogiorno del paese, le isole e le zone sismiche del Centro Italia. Il sostegno è dedicato a chi ha da 18 a 55 anni, per finanziare fino al 100% delle spese per specifici interventi, come la ristrutturazione degli immobili, per macchinari o per l’ambito tecnologico;
  • Filiera idrogeno rinnovabile: a novembre 2023 è partita l’iniziativa rivolta alla produzione di idrogeno rinnovabile e componenti per elettrolizzatori. Sono stanziati 100 milioni di euro in relazione alle risorse del PNRR, per un contributo a fondo perduto accessibile presentando una domanda sul sito di Invitalia entro il 12 gennaio 2024.

Si attende di conoscere l’eventuale introduzione di nuovi contributi e incentivi per le imprese per il 2024. Per le aziende poi vengono disposti particolari sgravi contributivi per l’assunzione di lavoratori che rientrano nelle categorie oggi svantaggiate, come giovani e donne.

Rispetto agli anni scorsi cambiano alcune caratteristiche delle agevolazioni per le assunzioni, a partire dalla natura strutturale dello sgravio per assumere i giovani, con durata di 36 mesi. Le aziende che assumono a tempo indeterminato lavoratori under 30 possono accedere ad uno sgravio contributivo del 50%.

Per ciò che riguarda le donne svantaggiate, l’agevolazione dura 12 mesi per contratti a tempo determinato e 18 mesi per assunzioni a tempo indeterminato, con sgravio contributivo del 50%. A questi sgravi si aggiungono delle deduzioni che superano anche il 100%.

Sostegni precedenti: bonus 200 euro per le Partite Iva

Si ferma quindi il bonus 200 euro per le Partite Iva, inserito nel primo Decreto Aiuti dello scorso 17 maggio 2022. È un sostegno economico che è stato corrisposto direttamente ai liberi professionisti ed ai lavoratori autonomi, con un reddito inferiore a 35.000 euro. Ricordiamo che il bonus è stato esteso anche a dipendenti, pensionati e disoccupati.

Questa misura per le Partite Iva ha subito numerosi ritardi. I diretti interessati hanno potuto iniziare ad inoltrare le richieste dal 26 settembre 2022. Sostanzialmente è stata prevista l’erogazione di un contributo pari a 200 euro una tantum per ogni lavoratore con la Partita Iva, corrisposto in ordine cronologico di presentazione della domanda.

Secondo la Legge di Bilancio 2023 la misura è stata poi estesa anche ai professionisti privi di Partita Iva, come gli specializzandi.

Sostegni precedenti: bonus 150 euro per le Partite Iva

Un’altra misura importante per i titolari di Partita Iva è stata anche il bonus 150 euro. Questo contributo era il proseguimento di quello contenuto all’interno del Decreto Legge n. 50. L’aiuto era stato approvato all’interno del Decreto Aiuti ter.

I requisiti per accedere all’indennizzo contro il caro energia erano pressoché gli stessi del bonus 200 euro. Era quindi necessario avere una Partita Iva attiva prima del 18 maggio 2022. Attenzione, però, il requisito reddituale era più basso. Bisognava rimanere infatti sotto i 20.000 euro.

Questo sostegno è stato erogato in aggiunta a color che hanno già ricevuto il bonus da 200 euro, o a coloro che ne hanno potuto beneficiare, tramite richiesta diretta all’INPS o in modo automatico. Anche i professionisti senza partita Iva sono stati inclusi nel bonus, con domande aperte fino al 30 aprile 2023.

Partita Iva e bonus – Domande frequenti

Quali sono i bonus più importanti che si possono richiedere con la Partita Iva nel 2024?

Tra le misure più utili che lavoratori autonomi e liberi professionisti possono chiedere ci sono:
l’Iscro, l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro.

Professionisti e lavoratori autonomi possono richiedere anche il reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza è stato sostituito con l’Assegno di Inclusione e la misura Supporto Formazione e Lavoro. Anche le partite Iva possono accedervi.

Come funziona l’Iscro nel 2024?

La misura Iscro, una sorta di cassa integrazione per le partite Iva, è stata confermata in modo strutturale dal 2024: ecco come funziona.

Cos’è il bonus per partite Iva da 800 euro?

Il bonus da 800 euro è l’Iscro, ovvero una misura simile alla cassa integrazione ma rivolta ai lavoratori autonomi, accessibile anche nel 2024.

  1. Circolare INPS n.03 febbraio 2023, inps.it ↩︎

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9 commenti su “Partite IVA, tutti i bonus previsti per il 2024”

  1. Buongiorno io il bonus 200 più 150 l’ho ricevuto ma non è nulla in confronto a quello che ho perso durante la chiusura e in più non si lavora più come prima poi lo stato a dato a me 350 io ne ho dati 400 al dipendente quindi quei soldi manco li ho visti…ma è possibile che non ci siano più bonus anche oer noi possessori di p.iva, piccole e medie imprese perché la vedo dura secondo me da settembre ci daranno tante chiusura e licenziamenti se non fanno qualcosa.

    Rispondi
  2. Sono in netta crisi con il negozio di fiori e piante posso richiedere il reddito di cittadinanza se si come e a chi devo rivolgermi

    Rispondi
    • Buongiorno,
      per la richiesta del reddito di cittadinanza (a breve la disciplina dovrebbe subire delle modifiche) dovrebbe rivolgersi a un ente di patronato che la assisterà gratuitamente.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  3. Buonasera.Purtroppo il mio commercialista non mi ha presentato domanda per il bonus 200+150€,pur avendone i requisiti redditusli.E’ ancora possibile fare domanda? Grazie mille per le info che vorrete darmi.

    Rispondi
    • Buongiorno,
      purtroppo la richiesta bonus 250+150 è scaduta, l’erogazione avveniva dietro presentazione domanda.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  4. Salve il mio commercialista non mi ha avvertito del bonus autonomi, è possibile presenterlo in ritardo? Da premettere che sono in regola con i contributi INPS

    Grazie

    Rispondi

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