- Il lavoro del commercialista è cambiato profondamente negli ultimi 50 anni;
- Parte dei servizi offerti dagli studi storici non sono più così necessari per i clienti;
- Occorre riposizionarsi, riorganizzarsi, investire sul proprio studio, innovare per rispondere al futuro.
Indice
Un boom che non ritornerà. E un futuro incognito
Gli anni settanta e ottanta hanno decretato il boom della professione di commercialista.
La svolta della professione è avvenuta con i decreti fiscali del 72/73, che hanno modificato definitivamente la professione. Un cambiamento da un certo punto di vista in negativo, ma che dall’altro ha aperto ad opportunità fino ad allora inimmaginabili.
Essere commercialisti in quegli anni garantiva grandi guadagni con pochi sforzi. I costi del personale non erano alle stelle e la tecnologia era un supporto utile, piuttosto che un fastidioso obolo periodico.
La telematica ha cambiato tutto, velocizzato le attività, aperto ad automazioni. Eppure, ha ridotto il professionista principe dell’area contabile un intermediario dell’Agenzia delle Entrate.
Il ruolo è stato cucito addosso al commercialista con l’intento di coprire tutte le inadeguatezze ed inefficienze della pubblica amministrazione, costringendo di fatto i professionisti ad adeguarsi tecnologicamente alle esigenze della PA.
In questo contesto, dopo il 2000, è avvenuto un passaggio generazionale che ha visto il subentro di molti professionisti nello studio di famiglia.
A parte una sparuta rappresentanza che ha fatto peggio, la stragrande maggioranza dei professionisti degli anni 2000 ha acquisito nuovi clienti, ingaggiato dipendenti o collaboratori a partita iva, conquistato una dimensione anche strutturale maggiore rispetto a quello che era stato lasciato.
Lo studio è cresciuto, ma oggi le prospettive non sono rosee. Il futuro è un’incognita e i fasti del passato sono un lontano ricordo che non tornerà più.
La professione del commercialista moderno
La professione del commercialista è cambiata, si entra in una fase nuova. Il gigantismo degli studi professionali, frutto della crescita delle attività fiscali, ha già raggiunto il suo acme e corre in picchiata verso il basso per diversi motivi:
- 730 e dichiarazioni dei redditi precompilate;
- Dichiarazione iva precompilata;
- Fattura elettronica;
- Portali di consulenza fiscale con procedure automatizzate;
- Buste paga automatizzate a pochi euro.
Studio commercialista, come rispondere al cambiamento
Lo studio professionale di dottori commercialisti, quindi, si deve riposizionare verso altre attività di consulenza a più alto valore aggiunto e digitalizzare i processi interni, automatizzando le attività ripetitive.
I professionisti si devono aggregare e cambiare il modello organizzativo.
A soffrire di più questo cambiamento saranno gli studi storici, che esistono anche da più generazioni e che non hanno aggiornato l’attività sotto tutti i punti di vista. Non tutti, ma parecchi.
Il commercialista che si è avviato alla professione dopo gli anni 2010 sa già cosa lo aspetta, è già attrezzato. Uno studio strutturato, fondato negli anni ottanta del secolo scorso, si deve riorganizzare. E se già non lo ha fatto, non è semplice.
Non è facile cambiare le abitudini dei clienti, dei collaboratori, dei professionisti, soprattutto quelli formati in un periodo in cui il mondo girava da un’altra velocità.
È difficile, ma si deve tentare, per avere la possibilità di lasciare un valore a chi verrà dopo. Che non vuol necessariamente dire che avverrà un altro passaggio generazionale.
Piuttosto un passaggio di consegne a beneficio di chi ha creato un valore.
Come investire nella professione del commercialista
È questo il momento di investire sulla professione, come fare?
- Innovare la comunicazione dello studio, attraverso una brandizzazione dello studio e una modifica del paradigma di presentazione al cliente, dal passaparola all’intervento proattivo;
- Digitalizzare lo studio professionale con attività di riorganizzazione e standardizzazione dei processi: organigramma, sistemi di comunicazione interna, gestione dei processi, automazione della compliance;
- Condividere le competenze, lavorando insieme in un contesto di open innovation che favorisce la crescita professionale e crea competenze trasversali.
Sulle soft skills, in particolare, si gioca la partita del futuro.
Fare una revisione contabile, stilare una valutazione di azienda o redigere un business plan sono attività abbastanza di routine ed accessibili a qualsiasi professionista dell’area contabile e legale.
Il vantaggio competitivo lo creano l’organizzazione e la digitalizzazione, che rappresentano il valore trasferibile in uno studio professionale.
Come avviare una trasformazione digitale per lo studio professionale?
Consulenza e formazione, per il titolare, i soci e i collaboratori. Perché l’innovazione non è un software, ma un mindset che si acquista giorno dopo giorno, lavorando su se stessi e sugli altri all’interno dello studio.
In alternativa si può fare da se. Ci vorrà molto tempo, e nel frattempo il 4.0 si sarà trasformato in 5.0. Ed il successivo passaggio generazionale si sarà consumato.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista