- L’Unione europea ha introdotto alcune novità per quanto riguarda il bilancio di sostenibilità.
- Di particolare importanza risultano essere alcune semplificazioni introdotte per i primi anni.
- I criteri verranno applicati gradualmente: perché siano operativi ci voglio fino a tre anni.
Rispettando quanto previsto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive, lo scorso 31 luglio 2023 la Commissione europea ha provveduto ad adottare il regolamento degli standard di rendicontazione sulla sostenibilità obbligatori per le imprese.
La consultazione, da parte degli organismi europei delle bozze dell’atto delegato, ha portato alla sua revisione: l’intento era quello di andare a ridurre la complessità, ma soprattutto aumentare la coerenza tra i vari standard ESRS e le legislature nazionali presenti nell’Unione europea, per poterne assicurare la piena applicazione a partire dal 1° gennaio 2024.
A seguito delle modifiche apportate dall’Unione europea continueranno a rimanere obbligatori solo e soltanto i Directive Reporting relativi all’Esrs 2. Gli altri, invece, saranno soggetti alle valutazioni dell’impresa, che ne dovranno considerare l’effettiva rilevanza.
Bilancio di sostenibilità: arriva la semplificazione
Il bilancio di sostenibilità è un obbligo per le imprese con determinate caratteristiche (con più di 500 dipendenti, con uno stato patrimoniale che supera 20 milioni di euro e ricavi netti superiori a 40 milioni di euro). Dal 2024 invece, i requisiti si abbassano, e il bilancio di sostenibilità sarà obbligatorio anche per aziende con più di 250 dipendenti, fatturato superiore a 50 milioni di euro e bilancio di 43 milioni di euro annui.
Le recenti novità apportate dall’UE risultano essere di particolare importanza, in quanto sono stati ridotti del 40% gli obblighi di informativa, mentre scendono del 50% i singoli elementi d’informazione.
Nulla è cambiato, invece, per quanto riguarda il processo di DUE Diligence e Doppia materialità, che continuano a rimanere le colonne più importanti degli ESRS. Le semplificazioni, che sono state introdotte dalla Commissione europea, sono le seguenti:
- vengono sottoposti al concetto di rilevanza per l’impresa i principi, i requisiti di informativa ed i data point che sono contenuti all’interno dei vari standard. Da questa regola generica risultano essere esclusi i disclosure requirements del ESRS 2, che continuano a rimanere obbligatori. Anzi, rappresentano i principi sui quali si dovrà andare a basare la rendicontazione: per questo motivo dovranno essere definiti da ogni singola azienda;
- le imprese hanno la possibilità di omettere, almeno il primo anno, le informazioni che riguardano gli effetti finanziari previsti che risultano essere strettamente collegati a delle questioni ambientali non climatiche.
Un punto di particolare interesse e sul quale l’Unione europea ha introdotto una pesante semplificazione, sono le informazioni che ad oggi risultano essere volontarie e, per questo non obbligatorie, tra le quali rientrano:
- eventuali piani di transizione verso la biodiversità;
- determinati indicatori della forza lavoro dell’impresa, che coinvolgono direttamente i cosiddetti “non dipendenti”;
- viene introdotta una maggiore flessibilità in relazione alle informative collegate agli effetti finanziari dei rischi ESG, che in questo momento risultano avere ancora bisogno di alcuni chiarimenti.
Bilancio di sostenibilità, applicazione graduale delle norme
L’informativa ESG potrà essere applicata gradualmente nel corso dei primi tre anni di rendicontazione. Questo, però, può avvenire fino a quando non saranno disponibili tutte le informazioni.
Entrando un po’ più nel dettaglio, le imprese alle cui dipendenze ci sono meno di 750 dipendenti, hanno la possibilità di omettere:
- nel corso del primo anno i dati sulle emissioni di gas serra;
- sempre nel corso del primo anno, i requisiti di informativa come previsto dall’Esrs S1 “forza lavoro propria”;
- per i primi due anni, i requisiti di informativa ai sensi dell’Ersrs S4 “biodiversità ed ecosistemi”;
- nel corso dei primi due anni, tutti i requisiti non relativi alla propria forza lavoro.
Nel corso dei primi tre anni di applicazione del bilancio di sostenibilità, le aziende hanno la possibilità di utilizzare i dati interni o disponibili al pubblico e che riguardano le azioni e gli obiettivi di sostenibilità. Ad ogni modo l’impresa è tenuta a motivare gli sforzi che ha compiuto e giustificare la non disponibilità delle informazioni. Dovrà, inoltre rendicontare gli sforzi effettuati per superare queste criticità.
Bilancio di sostenibilità: la catena del valore
Senza dubbio uno degli aspetti più importanti del bilancio di sostenibilità riguarda la cosiddetta “catena del valore”. I nuovi standard relativi alla gestione dei report di sostenibilità devono basarsi sulle informazioni commerciali dirette ed indirette, a monte ed a valle, della catena di valore aziendale.
Questa novità comporterà, senza dubbio, l’estensione dei vari report di sostenibilità anche alle PMI che non sono tenute alla rendicontazione CSRD. Questa estensione, oltre a risultare particolarmente complessa, potrebbe essere tacciata di invasività da parte dei fornitori rispetto a chi lo impone.
È bene sottolineare, infatti, che uno degli stakeholder più importanti della sostenibilità è costituito proprio dai fornitori.
Governance e compliance
Di particolare rilievo, per il bilancio di sostenibilità, sono gli aspetti legati alla governance: in questo caso è richiesta un’organizzazione interna di compliance, che dovrà essere molto più estesa di quella prevista ad oggi.
Per assolvere a questi requisiti sarà necessario, ad esempio:
- predisporre una dettagliata analisi degli expertise degli amministratori societari;
- effettuare delle analisi delle presenze e della frequenza delle riunioni degli organi societari;
- rendere nota l’indipendenza dei componenti dei Consigli di Amministrazione e valutare la permanenza degli stessi all’interno dei consigli;
- elencare il numero degli incarichi e degli impegni più importanti dei vari amministratori;
- accertare le competenze del settore.
Di particolare importanza sarà anche fornire indicazioni su come siano configurati i piani di successione nelle varie posizioni apicali. Ma anche rendere noti quali siano i vari piani retributivi delle stesse posizioni, rendendo noti i parametri quantitativi e qualitativi.
Come cambiano le professioni con la sostenibilità
Intorno alla sostenibilità, le aziende hanno bisogno sempre più spesso di rivolgersi a professionisti esterni esperti nel settore, ad esempio ad avvocati esperti in ESG (Environmental, Social and Governance). Con le nuove necessità ambientali, anche la professione forense cambia volto, specializzandosi in questi ambiti.
Per questi particolari professionisti viene richiesta una certa conoscenza e visione internazionale dei diversi aspetti, oltre ad una buona capacità di analisi del rischio delle imprese in questi ambiti. La flessibilità è un altro aspetto ricercato in questo senso dalle imprese.
Comprendere argomenti scientifici è più tecnici sarà indispensabile per sviluppare queste competenze e operare affiancando le imprese nel rinnovamento sostenibile, per cui le nuove regole avranno un impatto non solo sulle aziende, ma anche sui professionisti a cui si rivolgono.
Bilancio di sostenibilità – Domande frequenti
Entreranno effettivamente in vigore dal mese di gennaio 2024. Scopri qui cosa cambierà.
Sì, la Commissione Ue ha voluto andare incontro alle aziende, permettendo loro di muoversi con una maggiore autonomia.
Per la redazione del bilancio si sostenibilità sarà necessario prendere maggiormente in considerazione l’esperienza degli amministratori.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista