- I costi di ricarica delle auto elettriche aziendali ai dipendenti non rientrano tra i fringe benefit.
- I rimborsi erogati dalle aziende sono sottoposti alla tassazione prevista per i dipendenti.
- Sono sottoposte a tassazione anche le colonnine di ricarica installate in casa.
L’ecologia e la svolta green non entrano nel cuore dell’Agenzia delle Entrate, poco sensibile alla scelta delle aziende di fornire auto elettriche ai propri dipendenti.
Stando a quanto ha precisato la stessa AdE, attraverso la risposta n. 421 del 25 agosto 2023, sono da tassare i rimborsi erogati ai dipendenti per le spese di energia elettrica sostenute per ricaricare il veicolo e per installare le colonnine di ricarica, i cosiddetti wallbox.
Ma cerchiamo di capire quale sia stata la posizione ufficiale presa dall’ente e come debbano comportarsi correttamente le aziende e i dipendenti, nel momento in cui vengono assegnate delle auto elettriche.
Indice
Ricarica dell’auto elettrica esclusa dal fringe benefit
I rimborsi erogati ai dipendenti per le ricariche delle auto elettriche e per l’installazione delle colonnine di ricarica costituiscono reddito di lavoro dipendente? È questo il sunto del quesito posto da un’azienda all’’Agenzia delle Entrate attraverso l’interpello n. 421/2023.
La richiesta di informazioni è stata avanzata da una società con una flotta aziendale di 230 veicoli, che sono stati forniti in uso promiscuo ai propri lavoratori dipendenti. Nella maggior parte dei casi si tratta di auto elettriche o ibride. L’obiettivo della società è quello di sensibilizzare i propri dipendenti alla mobilità sostenibile. Il relativo fringe benefit viene regolarmente esposto in busta paga.
Soffermandosi sulla quota dei consumi aziendali delle auto elettriche, la società non ha fissato un tetto massimo di rimborso. Il lavoratore è in possesso di due tessere diverse, in modo da poter distinguere i costi.
Una serve per gestire i chilometri percorsi per esigenze di servizio, l’altra per l’uso personale del veicolo. Per i dirigenti e per alcune figure apicali, però, non è stata prevista alcuna distinzione tra l’uso privato del veicolo e le eventuali esigenze lavorative.
L’azienda ha previsto che ogni dipendente provveda ad installare a casa propria un wallbox: ossia una colonnina di ricarica domestica, munita di contatore. Le spese sono a carico dell’azienda. L’Agenzia delle Entrate tuttavia ha ritenuto che tali costi non possano rientrare tra quelli detassati.
La risposta dell’Agenzia delle Entrate
Fatte queste premesse, l’azienda ha posto un quesito molto chiaro all’Agenzia delle Entrate: i rimborsi che abbiamo appena elencato costituiscono reddito di lavoro dipendente?
L’azienda ritiene che possa arrivare una risposta negativa al quesito, sostenendo che i rimborsi erogati ai dipendenti per le auto elettriche siano esclusi dalla tassazione fiscale ai sensi dell’articolo 51 del TUIR: sarebbero, in altre parole, un’anticipazione effettuata per conto del datore di lavoro.
L’Agenzia delle Entrate non concorda con l’interpretazione dell’azienda: i rimborsi erogati costituiscono, a tutti gli effetti, del reddito di lavoro dipendente, sul quale il lavoratore è tenuto a pagare le relative tasse. Ma non solo: gli importi risultano essere sottoposti alle trattenute Inps ed ai relativi premi Inail.
L’AdE ha inoltre approfondito il tema dei consumi di energia necessari per ricaricare le auto elettriche. Questi rimborsi non possono rientrare tra i servizi ed i beni che una qualsiasi azienda può fornire ai propri dipendenti come fringe benefit. Costituiscono, a tutti gli effetti, delle spese che vengono sostenute direttamente dal lavoratore.
Auto elettriche: i rimborsi ai dipendenti fanno reddito
A questo punto arriva un’ulteriore precisazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. In linea generale, nel momento in cui il datore di lavoro eroga al dipendente qualsiasi importo a titolo di rimborso spese, questo costituisce reddito di lavoro dipendente.
Unica eccezione a questa disposizione sono quegli importi che vengono erogati nell’interesse esclusivo del datore di lavoro, che per comodità il dipendente ha anticipato.
È il caso, ad esempio, dell’acquisto di eventuali beni strumentali di piccolo valore, come ad esempio la carta per la stampante o le pile della calcolatrice. Da queste disposizioni rimangono escluse alcune deroghe, che sono previste all’interno dell’articolo 51, comma 5, del TUIR, che prevede, ad esempio, il rimborso analitico delle spese di trasferta.
Auto elettriche e tassazione
Cosa comporta questa presa posizione dell’Agenzia delle Entrate per il caso in esame? In altre parole i rimborsi che sono stati erogati per le spese di energia affrontate per ricaricare le auto elettriche assegnate in uso promiscuo costituiscono reddito di lavoratore dipendente. Come tale deve essere assoggettato alla relativa tassazione e alla contribuzione.
Lo stesso ed identico ragionamento vale per i costi relativi alle installazioni delle colonnine di ricarica domestica, anche quando dovessero essere installati degli eventuali contatori. Il fatto che queste installazioni siano state montate all’interno delle abitazioni dei dipendenti non cambia la loro posizione fiscale.
Questi beni devono essere valutati separatamente dai fringe benefit, costituiti, in questo caso, dall’automobile, in modo da poter stabilire quale debba essere l’importo da assoggettare alla tassazione in carico al dipendente.
Auto elettriche – Domande frequenti
Sì, vengono considerati come reddito di lavoro dipendente se corrisposti dal datore di lavoro. Non possono essere considerati come dei fringe benefit.
Sì, può farlo liberamente. Gli importi erogati ai dipendenti vengono, però, tassati come reddito di lavoro.
La risposta è affermativa, anche se riguardano somme erogate per la ricarica di veicoli elettrici.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista