- La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un aggravio delle tasse sulle auto aziendali, se a diesel o benzina.
- La manovra 2025 ha stabilito nuove soglie di tassazione per le varie tipologie di auto che premiano principalmente quelle più ecologiche, a discapito della altre.
- La decisione ha come obiettivi la transizione ecologica ed energetica, mettendo nel mirino le auto più inquinanti.
Con la recente approvazione della Legge di Bilancio 2025 ci sarà un vero e proprio aumento della tassazione per tutte le imprese e per i lavoratori che utilizzano auto aziendali ad uso promiscuo, in particolare per nuove auto diesel o benzina. All’attenzione del governo ci sono motocicli e ciclomotori di nuova immatricolazione garantiti ai lavoratori con accordi stipulati a partire dal 1 gennaio 2025.
La base imponibile su cui applicare la tassazione salirà al 50% dell’importo che corrisponde ad una percorrenza standard di 15.000 chilometri, in base al prezzo di esercizio stabilito dall’ACI. Si tratta di un raddoppio rispetto alle fasce stabilite in precedenza, che terrà fuori i mezzi ibridi o elettrici.
Per questi ultimi infatti, da gennaio 2025, la base imponibile è al 10% per gli elettrici e al 20% per gli ibridi. Questa mossa ha l’obiettivo di disincentivare l’uso di veicoli a diesel o benzina, ma per le imprese e i lavoratori può chiaramente essere vista come una nuova stretta fiscale.
Indice
Nuova tassazione per i veicoli aziendali ad uso promiscuo
Vediamo nel dettaglio chi è coinvolto da questo aumento della pressione fiscale. A intervenire a questo proposito è l’Articolo 7 della Legge di Bilancio 2025: “Misure per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi”.
Con questo provvedimento si vanno a diminuire quei sostegni di tipo fiscale presenti attualmente sui veicoli dannosi per l’ambiente, ovvero i mezzi alimentati a diesel o benzina, avvantaggiando coloro che utilizzano come auto aziendali elettriche o ibride.
Ad essere coinvolti sono i mezzi aziendali ad uso promiscuo, ovvero quelli che i lavoratori o gli imprenditori possono utilizzare sia per uso personale che lavorativo. La tassazione riguarderà quindi sia le imprese che i dipendenti, ma bisognerà anche tenere conto delle soglie dei fringe benefit per il 2025.
Come cambia la tassazione sulle auto aziendali dal 2025
In precedenza la tassazione su questi mezzi variava in base alle emissioni di anidride carbonica, con diverse categorie su cui applicare le aliquote Irpef in base al costo in euro al chilometro, in relazione alle tabelle ACI confermate ogni anno e con un valore di 15.000 chilometri preso come riferimento standard. Le fasce erano le seguenti:
- 25% da 0 a 60 g/km di Co2;
- 30% da 61 a 160 g/km di Co2;
- 50% da 161 a 190 g/km di Co2;
- 60% per emissioni superiori a 190 g/km di Co2.
In sostanza le tasse aumentavano con l’incremento delle emissioni di Co2 prodotte. Dal 2025 invece tali percentuali cambieranno in base alla tipologia di mezzo, comportando un aumento della base imponibile non indifferente per diesel e benzina e una diminuzione per elettriche e ibride:
- 50% per nuovi mezzi a diesel o benzina;
- 20% per i nuovi mezzi ibridi pug-in;
- 10% per nuovi mezzi elettrici.
Queste nuove regole si applicheranno solamente ai nuovi mezzi immatricolati da gennaio 2025, lasciando fuori i veicoli per cui sono stati presi accordi precedentemente.
Fringe benefit detassati: le soglie 2025
Sui fringe benefit, la manovra interviene sostanzialmente riconfermando le regole già presenti e introducendo un nuovo limite per chi si sposta di residenza per motivi di lavoro. I limiti alla detassazione saranno quindi i seguenti:
- fino a 5.000 euro per chi si sposta per motivi di lavoro fino a 100 km di distanza;
- fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico;
- fino a 1.000 euro per tutti gli altri lavoratori.
Questo vuol dire che entro queste soglie i benefit non saranno soggetti a tassazione.
Tagli al Fondo Automotive
Il Fondo Automotive, messo a disposizione per il rilancio di questo settore in Italia, dal 2025 si riduce a 450 milioni per poi scendere a 200 milioni annui, una cifra che, se paragonata agli investimenti iniziali, rappresenta poco più di un palliativo.
La comparazione va infatti fatta con i 950 milioni stanziati nel 2024, dei quali 790 milioni erano riservati esclusivamente agli incentivi per l’acquisto di veicoli. Per dare un’idea della domanda, basti pensare che solo lo scorso 3 giugno, tra le 10:00 e le 18:35, i 201 milioni dedicati alle auto elettriche sono stati interamente esauriti1, con una velocità di spesa che ha superato i 390 mila euro al minuto. Eppure, nel 2025, nessun Ecobonus per l’acquisto di nuove auto.
La riduzione complessiva di 4,55 miliardi di euro, da destinare alla Difesa, viene dunque letta come un voltafaccia che le imprese del settore e i sindacati non esitano a definire disastroso, non solo per gli obiettivi di sostenibilità, ma anche per il tessuto industriale italiano, già colpito da una crisi senza precedenti e in cerca di una transizione tanto necessaria quanto ormai appesa a un filo.
Il governo, dal canto suo, giustifica il ridimensionamento del Fondo Automotive con la necessità di ridurre la spesa pubblica, aspetto che considera prioritario per reperire risorse utili al sostegno di altre aree. Tra gli obiettivi indicati dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, vi è la riduzione del cuneo fiscale, intervento ritenuto fondamentale per sostenere i redditi delle classi medie, che si trovano oggi più che mai sotto pressione.
Il prezzo di queste scelte rischia però di compromettere seriamente la competitività del settore automobilistico nazionale in un momento cruciale, in cui l’intera Europa si sta orientando verso veicoli a basse emissioni.
- Comunicato stampa – Artusi (Federauto): Perplessità per il rapido esaurimento dell’ecobonus per i Bev, Federauto, federauto.eu ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista