Come aprire partita IVA: procedura, costi e regime fiscale

Come si apre una partita IVA e quanto costa? La guida su come aprire partita IVA con una analisi di costi, differenze tra regime ordinario e regime forfettario, agevolazioni e fatturazione elettronica.

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  • Aprire la partita IVA oggi è necessario per svolgere determinati tipi di lavori, in autonomia, oppure per avviare un’azienda. Nella maggior parte dei casi, per la procedura conviene rivolgersi a uno studio di commercialisti per non commettere errori.
  • Ad oggi aprire una Partita Iva con regime fiscale forfettario è conveniente per risparmiare sulle tasse, tuttavia ci sono dei requisiti da rispettare.
  • Per aprire una Partita Iva è necessario prima di tutto pianificare il proprio business e valutare anche quali saranno le spese in termini di tasse e contributi.

Aprire una partita IVA è una possibilità rivolta a chiunque voglia intraprendere un lavoro come libero professionista o dar vita ad una impresa individuale. Determinati professionisti inoltre devono necessariamente avere un numero di partiva IVA per poter svolgere la propria attività.

Ci sono diversi modi per aprire una Partita Iva, in autonomia passando attraverso l’Agenzia delle Entrate, oppure facendosi assistere da un commercialista. Oggi ci sono anche diversi commercialisti online che offrono servizi innovativi e smart per freelance, startup o SRL.

Premesso che per aprire una posizione IVA è necessario avere ben chiaro quali sono gli obiettivi della propria attività e pianificare anche il budget per portare avanti una impresa specifica, l’operazione dell’apertura può essere svolta anche piuttosto velocemente.

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Cos’è la partita IVA

La partita IVA è un numero identificativo che individua il soggetto specifico che svolge un’attività, professionale o di impresa. È composto da 11 cifre:

  • i primi 7 numeri indicano il contribuente;
  • i 3 numeri successivi identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate;
  • l’ultimo numero è un carattere di controllo. 

La Partita Iva è un codice necessario se si svolge una attività come professionista o impresa in modo continuativo. Questo vuol dire che, se si svolge unicamente un’attività come prestazione occasionale, questo passaggio non è necessario.

Va tenuto in considerazione che, superati i 5.000 euro di ricavi, è necessario anche aprire obbligatoriamente una posizione presso una cassa previdenziale.

In alcuni casi inoltre, la Partita Iva coincide con il Codice Fiscale: ad esempio questo accade per le società, mentre per le ditte individuali si tratta di codici ben distinti.

Come aprire una partita IVA da soli

Nel caso in cui si scelga di aprire una posizione Iva direttamente presso l’Agenzia delle Entrate in autonomia, la comunicazione da fare all’Agenzia deve avvenire:

  • entro 30 giorni dall’inizio della propria attività;
  • utilizzando il modello AA9/7, nel caso di ditta individuale o lavoratore autonomo, oppure il modello AA7/7, nell’ipotesi di una società. 

Oltre che dal sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, i modelli possono essere recapitati anche:

  • di presenza, presso uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, presentando un documento di riconoscimento in corso di validità;
  • tramite raccomandata A/R, allegando la copia del documento. 

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Quanto tempo serve per aprire partita IVA?

I tempi per aprire Partita IVA sono pari a:

  • qualche ora, nel caso dei liberi professionisti;
  • da 1 a 7 giorni circa (variabile da provincia a provincia), nel caso delle ditte individuali, poiché è anche necessaria l’iscrizione al Registro delle Imprese, per mezzo della procedura ComUnica. 

Le tempistiche possono poi variare se ci si rivolge ad un intermediario abilitato, come un commercialista, oppure se si procede affidandosi ad un centro CAF.

I passi per aprire Partita Iva: regime fiscale e codice Ateco

L’apertura della partita IVA è una procedura che comporta anche di effettuare delle scelte, che riguardano alcuni fattori importanti:

  1. la scelta del regime fiscale;
  2. l’individuazione del corretto codice ATECO con il quale descrivere la propria attività;
  3. l’iscrizione presso una cassa previdenziale.

In merito al regime contabile, è possibile aprire la partita IVA:

  • con il regime ordinario;
  • con il regime forfettario. 

Oltre all’invio dell’apposito modello con il quale si comunica l’inizio della propria attività, è quindi necessario scegliere il proprio codice Ateco per procedere, che indica il settore in cui si opera. Questo è importante anche per determinare il coefficiente di redditività nel caso di adesione al regime forfettario.

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Dopo aver scelto il regime fiscale, bisogna poi aprire una posizione previdenziale, per procedere con il pagamento dei contributi, iscrivendosi ad una gestione previdenziale, come la Gestione Separata INPS, oppure la Gestione Artigiani e Commercianti o in alternativa una cassa previdenziale specifica collegata ad un Albo.

Nel caso in cui si dovesse aprire una ditta individuale, si deve anche iscrivere la propria impresa alla Camera di commercio e le società in generale si devono iscrivere al Registro delle Imprese.

1. Partita Iva e regime fiscale forfettario

Il regime fiscale forfettario è particolarmente vantaggioso perché viene applicata un’aliquota sostitutiva pari al 15% del reddito imponibile, oppure al 5%, per i primi 5 anni di attività e in presenza di determinati requisiti. 

Nel 2024, questo regime agevolato può essere scelto da chi ha ricavi non superiori a 85.000 euro.

Proprio per la convenienza che lo caratterizza, non permette di portare in deduzione o in detrazione le spese sostenute (che è possibile fare, invece, nel regime ordinario). Alle imposte, si dovrà poi aggiungere il costo dei contributi previdenziali. 

Cosa succede nel momento in cui si supera la soglia di 85.000 euro di ricavi annui? In questi casi si deve passare al regime fiscale ordinario, tuttavia se si rimane entro 100.000 euro, questo passaggio può essere fatto l’anno successivo. Se invece si supera questo ulteriore limite, bisogna passare subito al regime ordinario.

Inoltre, va evidenziato che sussistono anche determinati limiti per ciò che riguarda la possibilità di avere dipendenti e collaboratori: le spese lorde in questi casi non devono superare 20.000 euro annui.

Il regime forfettario può considerarsi agevolato in quanto non è previsto il pagamento di IRPEF e IRAP, ma quello della cosiddetta imposta sostitutiva. Quest’ultima non si applica sul fatturato lordo annuale, ma su quello che prende il nome di reddito imponibile.

Questa cifra viene calcolata applicando un coefficiente di redditività, che varia in relazione al proprio codice Ateco. Per esempio, nel caso del lavoro del copywriter, è previsto un coefficiente di redditività pari al 78%: questo significa che su tale percentuale di ricavi saranno applicati sia i contributi previdenziali, sia le imposte. 

Ai costi da sostenere nel regime forfettario, che non sono invece presenti nel regime ordinario, si aggiungono quelli relativi all’imposta di bollo (pari a 2 euro), che dovrà essere applicata su tutte le fatture che superano i 77,47 euro. 

2. Partita Iva e regime fiscale ordinario

Il regime fiscale ordinario prevede l’applicazione dell’Irpef, ovvero l’imposta sui redditi delle persone fisiche. Negli ultimi anni sono state previste diverse aliquote specifiche di questa imposta, applicando le percentuali di tassazione in base al reddito percepito durante l’anno.

A partire dal 2024 le aliquote Irpef scendono a 3, come è stato deciso dal governo Meloni con la Legge di Bilancio 2024. Le percentuali da considerare attualmente sono le seguenti:

Scaglione di redditoAliquota Irpef
Fino a 28.000 euro23%
Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro35%
Oltre 50.000 euro43%

Rispetto all’anno scorso, i primi due scaglioni sono stati accorpati in un’unica aliquota. Con il regime fiscale ordinario, le attività provvedono anche al versamento periodico dell’Iva, tuttavia è possibile scaricare diversi tipi di spesa.

3. Partita Iva e Regime fiscale semplificato

Una possibilità interessante è quella di aprire una Partita Iva con regime semplificato, che prevede meno obblighi di tenute contabili rispetto al regime ordinario. Questa possibilità può essere ideale per alcuni soggetti passivi IVA, ad esempio imprese individuali.

A livello di tassazione si applicano le aliquote Irpef, tuttavia non vi è l’obbligo di redigere un bilancio aziendale. Vi sono comunque alcuni aspetti della contabilità da non sottovalutare, come i registri IVA e il Libro Unico del Lavoro nel caso in cui ci siano dei dipendenti.

Dopo il regime forfettario, il regime semplificato può essere considerato il secondo più semplice in termini di adempimenti burocratici. Vi possono accedere tutte le imprese individuali e le società di persone nel caso in cui i loro ricavi in un anno solare non superino:

  • 500.000 euro per le prestazioni di servizi;
  • 800.000 euro per tutte altre attività.

Le imprese che scelgono di aprire partita IVA con il regime contabile semplificato, dunque, potranno farlo solo se indicano un volume d’affari presunto che non sia superiore agli importi appena indicati. Nel caso dei professionisti, invece, non è previsto tale limite per poter accedere al regime fiscale semplificato. 

Gli obblighi da rispettare da parte dei contribuenti saranno i seguenti:

  • Registri IVA, che consiste nell’obbligo di registrazione di tutte le fatture di acquisto e cessioni, oneri deducibili ai fini di imposta sui redditi e fuori campo IVA;
  • Registro incassi/pagamenti entro 60 giorni dall’incasso realizzato e dei pagamenti effettuati;
  • Registro dei beni ammortizzabili, che non rappresenta un obbligo solo nel caso in cui l’imprenditore sia in grado di fornire all’Agenzia delle Entrate gli stessi dati che risulterebbero dalla tenuta del registro stesso;
  • Libro Unico del Lavoro, da tenere nel caso in cui sia abbiano dei dipendenti.

Quanto costa aprire la Partita Iva?

Vediamo nel dettaglio quanto costa, nel concreto, aprire una Partita Iva, tenendo presente che, in base all’intermediario scelto, la spesa può essere leggermente diversa. Non sono previsti costi se si procede all’apertura della Partita Iva rivolgendosi direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Diversa è la situazione per cui si decide di aprire una posizione Iva affidandosi ad un commercialista o ad un intermediario abilitato: in questi casi il costo può essere variabile, a partire dai 50 euro. Tuttavia va evidenziato che ulteriori spese possono sopraggiungere per coloro che devono iscriversi anche ad un Albo o alla Camera di Commercio.

Inoltre, avere una Partita Iva comporta diversi costi ulteriori, in base all’attività svolta, ad esempio:

  • versamento delle tasse;
  • contributi previdenziali;
  • spese per la gestione della contabilità,
  • costi relativi allo svolgimento dell’attività.

Pensiamo ad esempio alle spese connesse all’apertura di un negozio, come l’affitto o il prezzo di acquisto degli spazi, le spese per le utenze e per le forniture.

Molto dipenderà anche dal regime fiscale adottato. Ad esempio, di solito una partita iva forfettaria ha costi fissi minori, ma una partita iva in regime ordinario può scaricare molte spese.

Quanto costa la partita IVA al mese?

Se la spesa di apertura è pari a zero, si dovranno quindi considerare le spese di mantenimento, delle quali fa parte anche il costo del commercialista. Per l’iscrizione di una impresa alla Camera di Commercio, invece, si deve pagare una quota annuale che corrisponde a circa 100 o 120 euro. 

Ogni mese chi ha una Partita Iva deve tenere presente che ci sono determinati tipi di spesa che sono correlati alla posizione Iva, come le tasse e i contributi. Chi ha una attività aperta con dei dipendenti, deve valutare anche i costi collegati alle retribuzioni, ai contributi per i lavoratori e alle tasse.

A livello di pagamenti, chi ha una Partita Iva ha specifici obblighi da seguire, in base alle scadenze decise dal fisco, per cui è consigliato affidarsi ad un commercialista.

Partita Iva e contributi previdenziali

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Per quanto riguarda i contributi previdenziali da versare, dipendono dalla cassa di previdenza alla quale si fa riferimento. Nel caso di professionisti senza un ordine, si tratta della Gestione Separata INPS. Esistono poi le casse Artigiani e Commercianti, sempre presso l’INPS, rivolte poi ad alcune categorie specifiche di attività o lavoratori.

Nell’ipotesi dei professionisti con un ordine, invece, si dovrà fare riferimento ai diversi Albi ai quali sono iscritti i lavoratori. Per esempio:

  • i giornalisti professionisti sono iscritti all’INPGI;
  • gli avvocati sono iscritti alla Cassa Forense;
  • i biologi sono iscritti all’ENPAB;
  • gli infermieri all’ENPAPI;
  • i farmacisti all’ENFAP;
  • i dottori commercialisti al CNPADC;
  • gli psicologi all’ENPAP.

Partita Iva e fatturazione elettronica

Dal 2024 per tutti gli autonomi, anche per i forfettari, scatta l’obbligo della fatturazione elettronica. La fattura che viene inviata al cliente deve contenere i seguenti dati:

  • data di emissione;
  • numero di partita IVA;
  • codice fiscale di chi la emette;
  • ditta, denominazione e ragione sociale dell’emittente e del cliente;
  • residenza e domicilio dell’emittente e del cliente;
  • natura, quantità e qualità dei beni, comprensivi di aliquota;
  • importi con aliquota IVA applicata;
  • ammontare IVA distinta per aliquota.

Dal 2024 non è più possibile per le partite Iva che aderiscono al regime forfettario essere esonerate dall’obbligo di emettere le fatture in formato elettronico. Il periodo transitorio in cui erano esonerati coloro che avevano ricavi inferiori a 25.000 euro infatti è terminato.

Le uniche eccezioni riguardano i professionisti nella sanità che emettono fatture a persone fisiche o coloro che si rivolgono a soggetti non residenti in territorio italiano.

Partita Iva, deduzioni e detrazioni fiscali

Chi ha una Partita Iva (ad esclusione di chi aderisce al regime fiscale forfettario) può dedurre o detrarre delle spese. Ma che differenza c’è tra deduzione e detrazione? In pratica:

  1. dedurre un costo porta alla riduzione della base imponibile, ovvero l’importo dal quale vengono calcolate le tasse, con una conseguente diminuzione dell’imposta sui redditi;
  2. la detrazione, invece, permette di abbattere l’IRPEF lorda: in altre parole, mentre le deduzioni si applicano sul reddito, le detrazioni intervengono in un secondo momento, ovvero sul calcolo effettivo dell’importo da sostenere. 

Tra le spese deducibili ci sono, per esempio:

  • quelle legate all’immobile strumentale, quali la rata del mutuo, il canone d’affitto, le bollette di luce, acqua, gas, le spese condominiali, fino al 50%;
  • le spese telefoniche, fino all’80%;
  • le spese legate all’acquisto di prodotti tecnologici, anche nel caso in cui l’acquisto avvenga in leasing o tramite noleggio, fino all’80%;
  • i costi della  formazione professionale e di aggiornamento, deducibili al 100%.

Aprire partita Iva agricola

La Partita Iva agricola è quella adottata da imprenditori agricoli e coltivatori diretti, che lavorando in autonomia devono munirsi di una posizione Iva per essere in regola con le norme italiane. Per aprire una partita Iva agricola le procedure sono pressoché le stesse previste in qualsiasi altro ambito.

Esiste però una semplificazione, infatti è possibile per la fase di apertura rivolgersi a Coldiretti, che garantisce assistenza in questo passaggio dietro pagamento di una cifra molto bassa. L’agricoltore che apre partita Iva può aderire a diverse agevolazioni fiscali, tra cui il regime di esonero in caso di ricavi inferiori a 7.000 euro nell’anno precedente.

Inoltre i coltivatori agricoli possono accedere a diversi bandi istituiti a livello nazionale o regionale per avviare un’attività, accedendo a finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto. Pensiamo ad esempio all’iniziativa Resto al Sud dedicata al Sud Italia.

Aprire Partita Iva da dipendente: è possibile?

Aprire Partita Iva e avere un lavoro da dipendente in linea generale è consentito, tuttavia bisogna valutare alcuni aspetti, tra cui:

  • non fare concorrenza al proprio datore di lavoro, per cui si svolge un’attività come dipendente;
  • se si è un dipendente pubblico, bisogna chiedere l’autorizzazione all’ente, specialmente se esiste qualche divieto in tal senso.

Un altro fattore da considerare è il regime fiscale da adottare: il regime forfettario ad esempio presenta alcune limitazioni riguardo ai redditi da lavoro dipendente, che devono essere inferiori a 30.000 euro. Se si supera questa soglia, non è possibile aderirvi.

Sei a pochi passi dall’avviare la tua attività.

Aprire partita IVA – Domande frequenti

Quante tasse si pagano con la partita IVA?

Le imposte da applicare sulla partita IVA variano a seconda che si scelga il regime ordinario oppure il regime di tipo forfettario. In questo caso sono ridotte, ma non è possibile scaricare le spese.

Chi ha la partita IVA è un lavoratore autonomo?

La partita IVA può essere aperta non solo dai lavoratori autonomi, ma anche da chiunque intenda aprire una impresa individuale. 

Come si apre una Partita Iva?

Per aprire una Partita Iva è necessario procedere presso l’Agenzia delle Entrate oppure rivolgersi ad un intermediario abilitato.

Aprire partita Iva da soli possibile?

Sì, se ci si rivolge all’Agenzia delle Entrate direttamente. Tuttavia si consiglia di chiedere il supporto di un commercialista esperto.

Per le partite Iva è obbligatoria la fatturazione elettronica?

Sì, dal 2024 la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutte le partite Iva, incluse quelle che aderiscono al regime fiscale forfettario.

Autore
Foto dell'autore

Maria Saia

Copywriter freelance esperta di diritto

Una laurea in Traduzione e un sogno nel cassetto: non vedere più le È con l'apostrofo al posto dell'accento online. La sua più grande passione - scrivere - è anche il suo lavoro: provate a cercarla su Google.

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