Come aprire partita IVA: procedura, costi e regime fiscale

Come si apre una partita IVA e quanto costa? La guida su come aprire partita IVA con una analisi di costi, differenze tra regime ordinario e regime forfettario, agevolazioni e fatturazione elettronica.

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  • Aprire la partita IVA oggi è obbligatorio per svolgere determinati tipi di lavori, in autonomia, oppure per avviare un’azienda. Nella maggior parte dei casi, per la procedura conviene rivolgersi a uno studio di commercialisti per non commettere errori.
  • Ad oggi aprire una partita IVA con regime fiscale forfettario è conveniente per risparmiare sulle tasse, con imposta sostitutiva al 5% per i primi 5 anni di attività e al 15% per il periodo successivo.
  • Per aprire una partita IVA è necessario prima di tutto pianificare il proprio business e valutare quali saranno le spese iniziali e quelle periodiche in termini di tasse e contributi.

Aprire una partita IVA è una possibilità rivolta a chiunque voglia intraprendere un lavoro come libero professionista o dar vita ad una impresa individuale o società. I professionisti inoltre devono necessariamente avere un numero di partiva IVA per poter svolgere la propria attività.

Ci sono diversi modi per aprire una partita IVA, in autonomia passando attraverso l’Agenzia delle Entrate, oppure facendosi assistere da un commercialista. Oggi ci sono anche molti commercialisti online che offrono servizi innovativi e smart per freelance, startup o SRL.

Premesso che per aprire una posizione IVA è necessario avere ben chiaro quali sono gli obiettivi della propria attività e pianificare anche il budget per portare avanti una impresa specifica, l’operazione dell’apertura può essere svolta anche piuttosto velocemente.

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Cos’è la partita IVA

La partita IVA è un numero identificativo che individua il soggetto specifico che svolge un’attività, professionale o di impresa. È composto da 11 cifre:

  • i primi 7 numeri indicano il contribuente;
  • i 3 numeri successivi identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate;
  • l’ultimo numero è un carattere di controllo. 

La partita IVA è un codice obbligatorio se si svolge un’attività come professionista o impresa in modo continuativo. Questo vuol dire che, con un’attività di prestazione occasionale, questo passaggio non è necessario.

Va tenuto in considerazione che, superati i 5.000 euro di ricavi, è necessario anche aprire obbligatoriamente una posizione presso una cassa previdenziale.

In alcuni casi inoltre, la partita IVA coincide con il Codice Fiscale: ad esempio questo accade per alcuni tipi di società o organizzazioni, mentre per le ditte individuali si tratta di codici ben distinti.

Come aprire una partita IVA in Italia

Nel caso in cui si scelga di aprire una posizione IVA direttamente presso l’Agenzia delle Entrate in autonomia, la comunicazione da fare all’Agenzia deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio della propria attività, utilizzando il modello AA9/7, nel caso di ditta individuale o lavoratore autonomo, oppure il modello AA7/7, nell’ipotesi di una società. 

Quando si decide di aprire una partita IVA in autonomia, è possibile scegliere di inviare i modelli compilati al fisco in diversi modi:

  • utilizzando un indirizzo PEC: si deve indicare nell’oggetto dell’email “Dichiarazione di inizio attività” insieme al Modello compilato per l’apertura della partita IVA, con firma digitale o autografa (in questo caso è necessaria la copia del documento di identità). La mail va inviata ad una direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate1;
  • presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate: si può andare di persona per effettuare l’apertura, prendendo appuntamento con un operatore tramite servizio online;
  • inviando una lettera raccomandata all’Agenzia delle Entrate, con copia del documento di identità e il Modello compilato.

Si può in alternativa scegliere di farsi assistere da un commercialista o da uno studio di professionisti esperti nella gestione contabile e fiscale.

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Quanto tempo serve per aprire partita IVA?

I tempi per aprire partita IVA sono pari a:

  • qualche ora, nel caso dei liberi professionisti;
  • da 1 a 7 giorni circa (variabile da provincia a provincia), nel caso delle ditte individuali, poiché è anche necessaria l’iscrizione al Registro delle Imprese, per mezzo della procedura ComUnica. 

Le tempistiche possono poi variare se ci si rivolge ad un intermediario abilitato, come un commercialista, oppure se si procede affidandosi ad un centro CAF.

Aprire partita IVA: regole fiscali e contributive

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L’apertura della partita IVA è una procedura che comporta anche delle scelte, che riguardano alcuni fattori importanti a livello fiscale e contributivo:

  1. il regime fiscale;
  2. il codice Ateco;
  3. la cassa previdenziale.

1. Regime fiscale

Nel momento in cui si apre una posizione IVA, si opta per il regime fiscale migliore per la propria attività specifica. Il regime fiscale forfettario è particolarmente vantaggioso oggi perché viene applicata un’aliquota sostitutiva pari al 15% del reddito imponibile, oppure al 5%, per i primi 5 anni di attività e in presenza di determinati requisiti. 

Il regime forfettario può considerarsi agevolato in quanto non è previsto il pagamento di IRPEF e IRAP, ma la cosiddetta imposta sostitutiva sul reddito imponibile. Questa cifra viene calcolata applicando un coefficiente di redditività, che varia in relazione al proprio codice Ateco. 

Nel 2025, questo regime agevolato può essere scelto da chi ha ricavi non superiori a 85.000 euro.

Non è però possibile portare in deduzione o in detrazione le spese sostenute (come accade invece con il regime ordinario). Va evidenziato che sussistono anche determinati limiti per ciò che riguarda la possibilità di avere dipendenti e collaboratori: le spese lorde non devono superare 20.000 euro annui.

Cosa succede nel momento in cui si supera la soglia di 85.000 euro di ricavi annui? In questi casi si deve passare al regime fiscale ordinario, tuttavia se si rimane entro 100.000 euro, questo passaggio può essere fatto l’anno successivo. Se invece si supera questo ulteriore limite, bisogna passare subito al regime ordinario.

Poi si può optare per il regime fiscale ordinario che prevede l’applicazione dell’Irpef, ovvero l’imposta sui redditi delle persone fisiche. A partire dal 2024 le aliquote Irpef sono 3:

Scaglione di redditoAliquota Irpef
Fino a 28.000 euro23%
Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro35%
Oltre 50.000 euro43%

Con il regime fiscale ordinario, le attività provvedono anche al versamento periodico dell’Iva, tuttavia è possibile scaricare diversi tipi di spesa. A questo si aggiungono IRES e IRAP in base alla tipologia di attività.

Esiste un’opzione per la contabilità, il regime semplificato, a cui possono accedere tutte le imprese individuali e le società di persone nel caso in cui i loro ricavi in un anno solare non superino:

  • 500.000 euro per le prestazioni di servizi;
  • 800.000 euro per tutte altre attività.

Nel caso dei professionisti, invece, non è previsto tale limite per poter accedere. Bisogna poi procedere con:

  • Registri IVA: obbligo di registrazione di tutte le fatture di acquisto e cessioni, oneri deducibili ai fini di imposta sui redditi e fuori campo IVA;
  • Registro incassi e pagamenti entro 60 giorni dall’incasso realizzato e dei pagamenti effettuati;
  • Registro dei beni ammortizzabili: non rappresenta un obbligo solo nel caso in cui l’imprenditore sia in grado di fornire all’Agenzia delle Entrate gli stessi dati che risulterebbero dalla tenuta del registro stesso;
  • Libro Unico del Lavoro, da tenere nel caso in cui sia abbiano dei dipendenti.

2. Il codice Ateco

La scelta del codice Ateco è altrettanto importante per una nuova partita IVA, perché determina il settore in cui si muove. Ogni attività deve essere associata almeno ad un codice, ma è possibile inserirne anche diversi. Si tratta di una sigla alfanumerica indispensabile per individuare le aree in cui si opera, da segnalare all’Agenzia delle Entrate.

Nel corso del tempo una stessa partita IVA può modificare o aggiungere diversi codici Ateco, ad esempio quando decide di espandersi verso altri ambiti. Per effettuare la scelta bisogna fare riferimento alla classificazione attuale, che viene aggiornata periodicamente.

3. Cassa previdenziale

Per quanto riguarda i contributi previdenziali da versare, dipendono dalla cassa alla quale si fa riferimento. Nel caso di professionisti senza un ordine, si rientra nella Gestione Separata INPS, con percentuale sul ricavato che si versa solamente sul reddito effettivo percepito durante l’anno.

Esistono poi le casse Artigiani e Commercianti, sempre presso l’INPS, rivolte ad alcune categorie specifiche di attività o lavoratori. In questi casi si paga una quota fissa indipendentemente dai ricavi, a cui si somma una variabile in base al reddito prodotto. Le aliquote e gli importi minimi variano ogni anno e vengono comunicati dall’INPS periodicamente.

Nell’ipotesi dei professionisti con un ordine, invece, si dovrà fare riferimento ai diversi Albi ai quali sono iscritti i lavoratori. Per esempio:

  • i giornalisti professionisti sono iscritti all’INPGI;
  • gli avvocati sono iscritti alla Cassa Forense;
  • i biologi sono iscritti all’ENPAB;
  • gli infermieri all’ENPAPI;
  • i farmacisti all’ENFAP;
  • i dottori commercialisti al CNPADC;
  • gli psicologi all’ENPAP.

Ogni cassa specifica ha le proprie regole, per cui il professionista è tenuto ad informarsi presso l’ente di riferimento ed è obbligato ad effettuare l’iscrizione all’apertura della partita IVA.

Quanto costa aprire la partita IVA?

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Vediamo nel dettaglio quanto costa, nel concreto, aprire una partita IVA, tenendo presente che, in base all’attività svolta, la spesa può essere leggermente diversa. Non sono previsti costi di apertura se si procede rivolgendosi direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Diversa è la situazione per cui si decide di aprire una posizione IVA affidandosi ad un commercialista o ad un intermediario abilitato: in questi casi il costo può essere variabile, a partire dai 50 euro. Va evidenziato che ulteriori spese possono sopraggiungere per coloro che devono iscriversi anche ad un Albo o alla Camera di Commercio.

Inoltre, avere una partita IVA comporta diversi costi ulteriori, in base all’attività svolta, ad esempio:

  • versamento delle tasse;
  • contributi previdenziali;
  • spese per la gestione della contabilità,
  • costi relativi allo svolgimento dell’attività.

Pensiamo ad esempio alle spese connesse all’apertura di un negozio, come l’affitto o il prezzo di acquisto degli spazi, per le utenze e per le forniture.

Molto dipenderà anche dal regime fiscale adottato. Ad esempio, di solito una partita IVA forfettaria ha costi fissi minori, ma una partita IVA in regime ordinario può scaricare molte spese.

Se la spesa di apertura è pari a zero, si dovranno quindi considerare le spese di mantenimento, delle quali fa parte anche il costo del commercialista. Per l’iscrizione di una impresa alla Camera di Commercio, invece, si deve pagare una quota annuale che corrisponde a circa 100 o 120 euro. 

Partita IVA e fatturazione elettronica

Dal 2024 per tutti gli autonomi, anche per i forfettari, è scattato l’obbligo della fatturazione elettronica. La fattura che viene inviata al cliente deve contenere i seguenti dati:

  • data di emissione;
  • numero di partita IVA;
  • codice fiscale di chi la emette;
  • ditta, denominazione e ragione sociale dell’emittente e del cliente;
  • residenza e domicilio dell’emittente e del cliente;
  • natura, quantità e qualità dei beni, comprensivi di aliquota;
  • importi con aliquota IVA applicata;
  • ammontare IVA distinta per aliquota.

Dal 2024 non è più possibile per le partite IVA che aderiscono al regime forfettario essere esonerate dall’obbligo di emettere le fatture in formato elettronico. Il periodo transitorio in cui erano esonerati coloro che avevano ricavi inferiori a 25.000 euro infatti è terminato.

Le uniche eccezioni riguardano i professionisti nella sanità che emettono fatture a persone fisiche o coloro che si rivolgono a soggetti non residenti in territorio italiano.

Partita IVA, deduzioni e detrazioni fiscali

Chi ha una Partita IVA (ad esclusione di chi aderisce al regime fiscale forfettario) può dedurre o detrarre delle spese. Ma che differenza c’è tra deduzione e detrazione? In pratica:

  1. dedurre un costo porta alla riduzione della base imponibile, ovvero l’importo dal quale vengono calcolate le tasse, con una conseguente diminuzione dell’imposta sui redditi;
  2. la detrazione, invece, permette di abbattere l’IRPEF lorda: in altre parole, mentre le deduzioni si applicano sul reddito, le detrazioni intervengono in un secondo momento, ovvero sul calcolo effettivo dell’importo da sostenere. 

Tra le spese deducibili ci sono, per esempio:

  • quelle legate all’immobile strumentale, quali la rata del mutuo, il canone d’affitto, le bollette di luce, acqua, gas, le spese condominiali, fino al 50%;
  • le spese telefoniche, fino all’80%;
  • le spese legate all’acquisto di prodotti tecnologici, anche nel caso in cui l’acquisto avvenga in leasing o tramite noleggio, fino all’80%;
  • i costi della  formazione professionale e di aggiornamento, deducibili al 100%.

Aprire partita IVA agricola in regime di esonero

La partita IVA agricola è quella adottata da imprenditori agricoli e coltivatori diretti, che lavorando in autonomia devono munirsi di una posizione IVA per essere in regola con le norme italiane. Per aprire una partita IVA agricola le procedure sono pressoché le stesse previste in qualsiasi altro ambito.

Esiste però una semplificazione, infatti è possibile per la fase di apertura rivolgersi a Coldiretti, che garantisce assistenza in questo passaggio dietro pagamento di una cifra molto bassa. L’agricoltore che apre partita IVA può aderire a diverse agevolazioni fiscali, tra cui il regime di esonero in caso di ricavi inferiori a 7.000 euro nell’anno precedente.

Inoltre i coltivatori agricoli possono accedere a diversi bandi istituiti a livello nazionale o regionale per avviare un’attività, accedendo a finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto. Pensiamo ad esempio all’iniziativa Resto al Sud dedicata al Sud Italia.

Aprire partita IVA da dipendente: è possibile?

Aprire partita IVA e avere un lavoro da dipendente in linea generale è consentito, tuttavia bisogna valutare alcuni aspetti, tra cui:

  • non fare concorrenza al proprio datore di lavoro, per cui si svolge un’attività come dipendente;
  • se si è un dipendente pubblico, bisogna chiedere l’autorizzazione all’ente, specialmente se esiste qualche divieto in tal senso.

Un altro fattore da considerare è il regime fiscale da adottare: il regime forfettario ad esempio presenta alcune limitazioni riguardo ai redditi da lavoro dipendente, che devono essere inferiori a 35.000 euro. Se si supera questa soglia, non è possibile aderirvi. Esiste inoltre nel 2025 la possibilità di aderire ad un contratto misto, per cui un lavoratore autonomo può essere anche dipendente della stessa azienda per cui opera.

Come aprire partita IVA online

Oggi molte operazioni verso il fisco italiano e con l’Agenzia delle Entrate si possono effettuare online con pochi semplici passaggi. Pensiamo ad esempio alla dichiarazione precompilata, che permette a tutti i lavoratori di presentare i propri redditi annui in modo rapido e semplificato.

Ci sono diversi modi anche per aprire una partita IVA dal proprio computer, ad esempio:

  • registrarsi a servizi come Fisconline, per inviare i moduli in digitale;
  • appoggiarsi ad un commercialista che propone i propri servizi telematicamente;
  • affidarsi ad una piattaforma online apposita con professionisti specializzati;
  • affidandosi a partitaiva.it.

L’iter per l’apertura della partita IVA rimane lo stesso, ma si può procedere in modo molto più snello e rapido.

Sei a pochi passi dall’avviare la tua attività.

Aprire partita IVA – Domande frequenti

Quante tasse si pagano con la partita IVA?

Le imposte da applicare sulla partita IVA variano a seconda che si scelga il regime ordinario oppure il regime di tipo forfettario. In questo caso sono ridotte, ma non è possibile scaricare le spese.

Chi ha la partita IVA è un lavoratore autonomo?

La partita IVA può essere aperta non solo dai lavoratori autonomi, ma anche da chiunque intenda aprire una impresa individuale. 

Come si apre una partita IVA?

Per aprire una partita IVA è necessario procedere presso l’Agenzia delle Entrate oppure rivolgersi ad un intermediario abilitato.

Aprire partita IVA da soli è possibile?

Sì, se ci si rivolge all’Agenzia delle Entrate direttamente. Tuttavia si consiglia di chiedere il supporto di un commercialista esperto.

Per le partite IVA è obbligatoria la fatturazione elettronica?

Sì, dal 2024 la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutte le partite IVA, incluse quelle che aderiscono al regime fiscale forfettario.

Come aprire una partita IVA comunitaria?

Oggi chi lavora come freelance o con una propria attività di impresa spesso si rivolge a clienti e collaborazioni con l’estero. In questi casi si parla di partita IVA comunitaria: una posizione IVA utilizzabile anche per rapporti con soggetti esteri. Si può aprire una partita IVA comunitaria tramite Modello AA9/12 facendo richiesta specifica di iscrizione al VIES, VAT Information Exchange System.

  1. Pec Direzioni Provinciali, Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎

Autore
Foto dell'autore

Maria Saia

Copywriter freelance esperta di diritto

Una laurea in Traduzione e un sogno nel cassetto: non vedere più le È con l'apostrofo al posto dell'accento online. La sua più grande passione - scrivere - è anche il suo lavoro: provate a cercarla su Google.

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