- Aprire un home restaurant nel 2024 è una valida scelta perché permette di intraprendere un’attività nell’ambito della ristorazione e di abbattere i costi iniziali.
- Un home restaurant si svolge all’interno di un’abitazione privata, rivolta ad ospiti a cui proporre piatti tipici locali o ricercati.
- Prima di avviare l’attività in forma imprenditoriale, occorre ottenere alcuni permessi (SCIA), svolgere alcuni corsi (HACCP) e possedere spazi adeguati per poter accogliere gli ospiti.
Una delle ultime tendenze nel settore della ristorazione è l’apertura di un’attività culinaria presso la propria abitazione: se pensi che aprire un ristorante in Italia sia un progetto troppo ambizioso e oneroso per i tuoi risparmi, l’alternativa potrebbe essere quella di aprire un home restaurant.
Questa particolare attività ti permette di coniugare la passione per la cucina con l’originalità del locale, che è allestito proprio all’interno della tua abitazione: da qui nasce il nome “home restaurant”, che significa letteralmente “ristorante in casa”. Una volta ottenuti i permessi e i documenti necessari per avviare l’attività, non ti resta che dilettarti ai fornelli per stupire i tuoi ospiti e per deliziare ogni palato, anche quello più fine.
Scopriamo quali sono gli adempimenti burocratici da rispettare per aprire un home restaurant, quanto costa, quanto si può guadagnare e altre curiosità interessanti. Serve la partita Iva per svolgere questa attività?
Indice
Come aprire un home restaurant nel 2024
Prima di scoprire come aprire un home restaurant nel 2024 è utile spiegare che cosa si intende con questo termine e quali sono i vantaggi per coloro che intendono avviare un’attività di questa tipologia.
L’home restaurant è una particolare attività economica che si svolge all’interno di una abitazione privata: ha iniziato a diffondersi negli Stati Uniti all’inizio degli anni Duemila sulla scia delle case particular che si trovano a Cuba. L’idea si è poi diffusa rapidamente anche in Inghilterra e grazie ai social, che sono il principale mezzo di promozione e sponsorizzazione degli eventi di home restaurant, è arrivata anche in Italia.
La caratteristica peculiare di un home restaurant è la sua organizzazione interna: nasce dalla passione di una o più persone (spesso non professionisti, ma principianti) che intendono mettersi ai fornelli di casa e ospitare nella propria abitazione privata degli sconosciuti per offrire loro le proprie delizie.
Non essendoci una legge specifica su questo tipo di attività (anche se l’Europa ha esortato più volte l’Italia ad integrarla) alcune sentenze e dichiarazioni indicano la necessità di operare in termini di normative alla stregua di altre attività di somministrazione. Un esempio è la recente Sentenza n. 492/2024 del Tribunale di Pisa1:
“Con sentenza n. 492/2024 il Tribunale di Pisa ha confermato che i profili caratterizzanti gli Home Restaurant sono tipici dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande, con conseguente applicabilità dei medesimi obblighi normativi e, nella fattispecie, la SCIA per l’avvio dell’attività.”
A confermare questa indicazione è anche la recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 02437/20232) equiparando questa attività a quelle di somministrazione. Tuttavia è importante ricordare che sulla questione è ancora in corso un largo dibattito, in quanto non ci sono leggi specifiche sul settore.
Si può quindi dedurre che se l’attività non è svolta in forma imprenditoriale, ma in modo occasionale, non sia necessario procedere con la SCIA e la partita Iva.
Le diverse tipologie di ristorante casalingo
Per aprire un home restaurant è necessario anzitutto avere dello spazio a disposizione in casa per accogliere i propri ospiti, magari organizzandoli in un’unica tavolata o dividendo il salotto in più tavolini. Per sponsorizzare la propria attività è utile conoscere le potenzialità dei social, in modo da diffondere i propri eventi nel modo più efficace possibile per avere sempre il salotto pieno di clienti.
Esistono due formule diverse per avviare l’attività di home restaurant:
- social eating, ovvero l’organizzazione di eventi volti non solo ad assaggiare specialità tipiche del territorio, ma anche ad accogliere persone che hanno intenzione di stringere nuove amicizie e conoscenze;
- tourist eating, ovvero delle cene organizzate per consentire ai turisti di assaporare il vero gusto locale cucinato da persone comuni che abitano nella zona.
Anche le tipologie di pagamento possono essere diverse a seconda dell’attività che si intende avviare: c’è chi fissa una quota per ogni singola cena a seconda del menu proposto e chi invece crea una sorta di iscrizione annuale o mensile che consente di partecipare a più di eventi presso la stessa abitazione.
Chi può aprire un home restaurant in Italia: i requisiti
Attualmente in Italia non esiste una legge che regola l’attività di un home restaurant, ma si ritiene applicabile la normativa prevista dalla legge numero 287 del 1991 che disciplina le attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Pertanto, possono aprire questa tipologia di attività i soggetti che possiedono i requisiti di onorabilità e professionalità previsti dall’art. 71 d.lgs. 59/2010.
Per quanto riguarda l’onorabilità, sono da escludere coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionale o per tendenza, o sono stati condannati per la commissione di determinati reati.
Per il requisito di professionalità, invece, occorre soddisfare almeno una delle seguenti condizioni:
- aver esercitato, nei cinque anni precedenti, un’attività d’impresa nel settore alimentare o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande per almeno due anni, anche non continuativi o aver prestato la propria opera in qualità di dipendente qualificato;
- possedere un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di altra scuola ad indirizzo professionale, almeno triennale, purché nel corso di studi siano previste materie attinenti al commercio, alla preparazione o alla somministrazione degli alimenti.
Coloro che non possiedono questi due requisiti e dunque sono semplicemente appassionati di ristorazione e cucina, possono comunque avviare l’attività di home restaurant frequentando i corsi SAB (Corso di somministrazione alimenti e bevande) riconosciuti dalla propria Regione e ottenendo la relativa abilitazione.
Documenti e adempimenti necessari per aprire un home restaurant
Soddisfatti i requisiti per avviare l’attività, non ti resta che seguire gli adempimenti burocratici e ottenere i documenti necessari per aprire il tuo home restaurant.
Equiparando l’home restaurant ad un’attività di somministrazione, possiamo considerare tre passaggi principali:
- ottenimento della certificazione per l’esercizio dell’attività economica (SCIA);
- rispetto delle norme igienico-sanitarie;
- rispetto degli adempimenti fiscali.
Potrebbe rendersi necessario, e soprattutto utile, stipulare anche un’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi.
1. Come ottenere la certificazione per l’esercizio dell’attività
Per poter avviare a pieno regime un home restaurant, nel rispetto delle normative vigenti, hai bisogno della SCIA, ovvero la Segnalazione Certificata di Inizio Attività.
Per ottenerla dovrai recarti presso lo sportello unico del Comune in cui intendi aprire l’home restaurant presentando le dichiarazioni che attestino il possesso di tutti i requisiti richiesti.
2. Rispetto delle norme igienico-sanitarie
Anche l’home restaurant, come qualsiasi altra attività economica, deve rispettare le norme generali in materia di igiene previste dal Regolamento (CE) N. 852/2004 per gli operatori del settore alimentare.
Inoltre, potrebbe rendersi obbligatoria la frequenza di un corso per il conseguimento dell’attestato HACCP (Hazard analysis and critical control points). Sono esonerati coloro che hanno conseguito un titolo di studio che prevede l’approfondimento di tematiche connesse alla scienza degli alimenti.
3. Adempimenti fiscali: serve la partita Iva?
I soggetti che hanno intenzione di aprire un home restaurant devono possedere la partita Iva? Se tale attività è svolta in maniera occasionale è sufficiente rilasciare una ricevuta per prestazione occasionale e non occorre versare i contributi Inps; mentre se l’intenzione è quella si svolgere l’attività in modo abituale e continuativo è necessario regolarizzare la propria posizione e aprire la partita Iva.
Il codice Ateco riferito all’attività di home restaurant è il 56.10.11: “Ristorazione con Somministrazione” che comprende:
- attività degli esercizi di ristoranti, fast-food, rosticcerie, friggitorie, pizzerie che dispongono di posti a sedere;
- attività degli esercizi di birrerie, pub, enoteche ed altri esercizi simili con cucina.
Si dovrà poi scegliere il regime fiscale a cui aderire tra quello ordinario e quello forfettario, in base ai quali si andranno a pagare le tasse, rispettivamente, in relazione al reddito tramite aliquote Irpef oppure al 15% (o al 5% per i primi cinque anni dall’avvio dell’attività) come imposta sostitutiva. Insieme alle tasse, con la partita Iva bisogna anche versare i contributi a fini previdenziali.
Quanto costa aprire un home restaurant
I costi da sostenere per l’apertura di un home restaurant non sono particolarmente onerosi come quelli relativi all’apertura di un ristorante tradizionale: infatti, l’attività casalinga permette di ridurre al minimo le spese, limitandosi al costo delle materie prime per cucinare e alle attrezzature iniziali.
Non servono particolari macchinari o strumenti, mentre il costo più importante da sostenere è l’acquisto degli ingredienti e delle materie prime per le proprie ricette. Chiaramente molto dipende dal menu che si decide di presentare agli ospiti: c’è chi preferisce portare piatti della tradizione locale e chi vuole dilettarsi in ricette gourmet (per esempio, diventando cuoco a domicilio).
Per avere successo è importante anche l’attività di promozione degli eventi tramite i social, grazie ai quali si può attirare l’attenzione degli ospiti che verranno poi accolti nell’abitazione. A tal fine, sebbene non vi sia un canone di locazione da sostenere, è bene godere di spazi ampi nella propria abitazione per far sentire a proprio agio i commensali.
Aprire un home restaurant – Domande frequenti
Per home restaurant si intende quell’attività di ristorazione finalizzata a ospitare eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche non all’interno di un locale, bensì in un appartamento privato in cui abbiano la residenza o il domicilio i padroni di casa, su specifica richiesta o prenotazione del cliente.
Stando alla risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico (n. 50481 del 2015), essendo l’home restaurant un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, è necessario richiedere la SCIA.
Oltre a dare comunicazione in Questura per tracciare il carattere occasionale dell’attività, per potersi definire un “home restaurant” è necessario rispettare il limite di 3 aperture alla settimana e ricavare non più di 5.000 euro all’anno con rilascio di ricevuta non fiscale.
Buongiorno,
ho frequentato un corso come tecnico delle produzioni tipiche e della tradizione enogastronomica,
che mi ha rilasciato codice ATECO 56.10 e 56.21.
Con questi requisiti di formazione posso aprire un Home Restaurant?
Grazie per le informazioni,
Saluti Patrizia
Buongiorno Patrizia,
con la formazione che ha ottenuto e i codici ATECO 56.10 e 56.21, hai sicuramente una buona base per avviare un’attività di Home Restaurant, ma ci sono alcune questioni normative e sanitarie da tenere in considerazione.
Requisiti igienico-sanitari: Per gestire un Home Restaurant, è generalmente richiesta la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per il commercio alimentare e la somministrazione, che spesso implica la conformità con specifiche normative igienico-sanitarie. Puoi verificare i dettagli presso il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) del tuo Comune.
Codice ATECO: I codici ATECO 56.10 e 56.21 sono indicativi per la ristorazione e le altre attività di somministrazione di alimenti e bevande, ma è utile verificare che siano compatibili con l’attività di Home Restaurant, in quanto spesso è considerata una forma di somministrazione “occasionale”.
Normative regionali e comunali: Ogni regione e spesso anche i singoli comuni possono avere regolamentazioni specifiche per questo tipo di attività. A seconda della località, potrebbe esserci la possibilità di procedere o la necessità di requisiti aggiuntivi.
Assicurazione e sicurezza: È consigliabile verificare i requisiti di sicurezza e considerare un’assicurazione per la responsabilità civile.
Team partitaiva.it
Buongiorno ,
vorrei aprire un home restaurant , ho conseguito un master in economia e tecnica del turismo vorrei sapere se in ogni caso devo necessariamente seguire un corso SAB.
Cari saluti
Rita
Buongiorno,
per aprire un home restaurant in Italia, non è strettamente necessario frequentare un corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande) se ha conseguito un titolo di studio che esonera da tale obbligo. Il master in economia e tecnica del turismo, se contiene moduli o corsi specifici in materia di somministrazione di alimenti e bevande, potrebbe essere considerato valido per evitare la frequenza del corso SAB. Tuttavia, è importante verificare i dettagli con la Camera di Commercio o il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) del Comune, poiché la normativa può variare a livello locale.
Grazie per averci scritto
Salve,
Volevo sapere se in un home restaurant in forma imprenditoriale con partita iva, c’è un limiti di posti al giorno di 10 e 500 annui con un fatturato annuo non superiore a 5000€ come nella normativa degli home restaurant con codice fiscale.
Immagino che in un home restaurant con partita iva ovviamente questo limite di 5000€ non c’è .
Ma c’è una normativa che stabilisce il numero minimo o massimo di ospiti giornalieri e/o se si applica la normativa di 1,50 mq per posto a sedere come in un ristorante/pizzeria?
Buongiorno,
da un punto di vista fiscale, con la partita iva non ci sono limiti di sorta allo svolgimento dell’attività. Da un punto di vista della normativa di esercizio e igienico-sanitaria non esistono in Italia delle norme specifiche, purtroppo. Si consiglia di interpellare il proprio comune per evitare spiacevoli inconvenienti e contestazioni.
Grazie per averci scritto
Buongiorno,
complimenti per l’articolo. Molto esaustivo nonostante la mancanza ad oggi di una vera e propria normativa.
Volevo rappresentare il mio esempio e porre dei quesiti cortesemente.
Ho una grande passione per la cucina e ho deciso di organizzarmi per dare il via al mio home restaurant visto che ho una location molto bella e particolare. Farò solo 2 coperti e probabilmente solo 2 pasti il fine settimana. Non voglio fare ristorazione ma solo godermi i miei ospiti cogliendo quello che è il senso più stretto di un home restaurant. Farò il corso SAB regolarmente e chiederò la SCIA in comune. Mi resta solo un dubbio che è quello fiscale. I numeri dei pasti diciamo non mi consentono di fare degli incassi grandi oltretutto vorrei dedicarmi solo stagionalmente all’attività quindi primavera ed estate quindi non aprirò partita iva e starò sicuramente sotto ai 5000 euro annui. La domanda è questa: la cifra di 5000 euro l’anno deve essere considerata togliendo la spesa alimentare che faccio quindi una sorta di “Utile” oppure è semplicemente la somma delle fatture non fiscali che dovrò rilasciare? In tal caso dovrò tenere un registro con entrate/uscite? Posso organizzarmi con sistemi di pagamento elettronico visto che il contante gira poco niente? Grazie mille e complimenti ancora, Daniele.
Buongiorno,
L’importo di 5.000 si riferisce agli incassi al lordo dei costi.
Grazie per averci scritto