Aprire un catering: costi, Partita Iva, requisiti e codice Ateco

Per aprire un catering e per essere in regola con il fisco e con la legge è necessario aprire la Partita Iva e rispettare importanti requisiti. Continua a leggere la guida per scoprire come aprire un'attività di questo tipo, quali sono i costi da affrontare, come si apre la Partita Iva e quale codice Ateco è il più adatto.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Per aprire un catering è necessario avere una Partita Iva e iscriversi al Registro delle Imprese.
  • Oltre alla Partita Iva, uno dei requisiti indispensabili per avviare un’attività di catering è quello di avere l’abilitazione SAB (Somministrazione di Alimenti e Bevande).
  • Per avviare un’attività di catering è necessario che tutto il personale che si occupa delle pietanze abbia la certificazione HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points).

Il settore della ristorazione in Italia è uno dei più redditizi, e oltre a ristoranti e bar, sono sempre molto richiesti i servizi catering. Ma come funziona aprire un catering? Quando si lavora a contatto con alimenti e bevande non sono pochi i requisiti e i permessi che bisogna ottenere, ma bisogna anche rispettare tutti quegli adempimenti burocratici per mettere in regola l’attività.

Per aprire un catering è quindi necessario ottenere le abilitazioni e le certificazioni richieste, come il SAB e l’HACCP, ma anche a livello fiscale è necessario registrare l’attività e aprire la Partita Iva. Vediamo quindi quali sono gli iter burocratici da seguire per avviare un’attività di catering, quando è obbligatoria la Partita Iva e i requisiti da rispettare.

Cos’è e come funziona un servizio catering

Il catering è un servizio che fornisce cibi e bevande pronte per la consumazione per eventi organizzati in una location che può essere un hotel, una sala ricevimenti, un’azienda o persino in una casa di privati.

I servizi di catering vengono richiesti per organizzare feste private o altre tipologie di eventi. In base alle esigenze e ai desideri del cliente, la ditta di catering organizza il menu per l’evento e, in alcuni casi, anche l’allestimento della sala.

Quello del catering è un servizio sempre più richiesto, ma per essere in regola la ditta di catering deve avviare l’attività seguendo un iter preciso e rispondere a determinati requisiti. Avviare un’impresa in questo settore può portare a risultati positivi in termini di fatturato annuo, soprattutto per l’organizzazione di eventi come matrimoni.

Requisiti per aprire un catering
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Come aprire un catering

Per aprire un servizio di catering è necessario avere ottime capacità organizzative, ma anche grandi doti culinarie del personale addetto alla preparazione dei cibi. È anche importante avere ottime doti finanziarie e imprenditoriali. Ma, da un punto di vista burocratico, per aprire un catering è necessario aprire la Partita Iva e effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese. Ecco l’iter da seguire per aprire un’attività di catering:

  • apertura della Partita Iva;
  • iscrizione al Registro delle Imprese;
  • presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività);
  • apertura delle posizioni INPS e INAIL;
  • comunicazione della vendita e somministrazione di alcolici all’Agenzia delle Dogane.

Per effettuare tutti questi passaggi è possibile rivolgersi ad un commercialista che saprà indicare il codice Ateco e il regime contabile più adatto all’attività. Il servizio di catering si può avviare costituendo una ditta individuale o una società se sono previsti più soci. Bisogna tenere in considerazione che ogni Comune ha anche alcune regole specifiche da seguire per questo tipo di attività, in base alla zona del territorio.

Aprire un catering: codice Ateco

Il codice Ateco è un codice alfanumerico che serve ad identificare un’attività economica. Il codice Ateco dell’attività di catering è: “56.21.00 – catering per eventi, banqueting.”

A questo codice Ateco corrisponde un coefficiente di redditività del 40% su cui, nel caso di regime contabile forfettario, viene applicata l’imposta sostitutiva del 15% (5% per i primi cinque anni). Tieni in considerazione che se vorrai aggiungere altri codici ATECO, potrai farlo gratuitamente e sulla stessa Partita Iva, anche in un momento successivo.

Questo può essere utile se per esempio affianchi ad un servizio catering anche un altro tipo di servizio similare o complementare.

Regime fiscale catering
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Regime contabile e fiscale di un’attività di catering

Il regime contabile di un’impresa rappresenta quell’insieme di documenti e formalità da osservare per essere in regola con la Legge e con il Fisco. I regimi contabili sono tre:

  • forfettario;
  • semplificato;
  • ordinario.

Il più conveniente è il regime contabile forfettario, riservato a liberi professionisti e ditte individuali con fatturato inferiore ai 65.000 euro annui e con spese per il personale inferiori a 20.000 euro. Offre i seguenti vantaggi:

  • imposta sostitutiva del 15% (5% per i primi 5 anni);
  • esonero dall’obbligo di tenuta della contabilità;
  • nessun obbligo di applicazione dell’Iva in fattura.

Se non si rispettano i requisiti sopra menzionati, la ditta o la società di catering dovrà aderire alla Partita Iva semplificata o alla Partita Iva ordinaria. Questi due regimi fiscali prevedono un pagamento delle imposte Irpef molto più elevato rispetto all’imposta sostitutiva del regime forfettario, con aliquote a scaglioni che vanno dal 23% al 43% del fatturato, in base al guadagno annuo. In più, prevedono maggiori obblighi di tenuta della contabilità e della documentazione relativa all’attività.

Aprire un catering: requisiti

Per poter avviare un’attività di catering è necessario essere in possesso di seguenti requisiti:

  • abilitazione SAB, Somministrazione e Commercio alimenti e bevande(ex REC);
  • certificazione HACCP ( Hazard Analysis and Critical Control Points) del personale;
  • autorizzazione sanitaria ASL (se si opera in una cucina privata).

Se la preparazione delle pietanze e delle bevande avviene in una cucina privata e non in un locale dedicato all’attività, questa deve rispettare alcuni requisiti per ottenere l’autorizzazione sanitaria dell’ASL.

Anche gli spazi dedicati alla preparazione degli alimenti devono rispettare alcuni requisiti. Infatti, devono essere di almeno 25 metri quadri e devono aver ottenuto l’agibilità e tutti i permessi necessari. In particolare, vanno rispettate queste indicazioni:

  • preparazione delle verdure con specifico lavello e piano d’appoggio;
  • preparazione delle carni e dei prodotti ittici con specifico lavello e relativo piano d’appoggio;
  • cottura dotata di attrezzature idonee con cappa aspirante per i fumi;
  • allestimento piatti pronti e di preparazione piatti su apposite superfici;

Deve anche essere presente anche un locale o una zona dedicata al confezionamento degli alimenti pronti per il trasporto nei luoghi di somministrazione.

Anche i mezzi di trasporto degli alimenti devono essere idonei al trasporto del cibo, che deve essere protetto dalle infiltrazioni di polveri. Quindi è anche indispensabile dotarsi di contenitori di alimenti realizzati con materiale idoneo e con apposito contrassegno.

Quanto costa aprire un catering
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Quanto costa aprire un catering

Per aprire un catering è necessario affrontare un investimento iniziale, per l’acquisto dei macchinari, la messa a norma degli spazi, l’affitto o l’acquisto dello spazio di lavoro e di tutti quegli strumenti indispensabili per l’attività di catering. Per aprire un catering è quindi necessario effettuare un investimento che si aggira intorno ai 40.000 o 50.000 euro.

Bisogna, inoltre, considerare i costi per il commercialista che sono più bassi per le ditte individuali con regime forfettario mentre sono più elevati per le società. Tra i costi ci sono anche il Diritto Camerale annuo e le imposte previste, Irpef o imposta sostitutiva per il regime forfettario.

Vanno anche tenuti in considerazione i costi che si dovranno sostenere per la continuazione nel tempo dell’attività: i contributi da versare all’INPS, le tasse da corrispondere allo stato, le spese per il commercialista, per il mantenimento dei locali, per prodotti e attrezzature, per il personale.

Aprire un catering in franchising

Una strada alternativa percorribile per chi desidera avviare un’attività di catering è quella di aprire un catering in franchising. Questa opzione è conveniente per quegli imprenditori che vogliono ridurre il rischio ed effettuare pochi investimenti sul marketing.

Infatti, con l’attività in franchising non solo si ottiene il know-how di un’azienda già consolidata, ma si gode anche della sua notorietà e pubblicità. In più, in genere i costi di avvio di un franchising sono più bassi rispetto all’apertura ex novo di un’attività imprenditoriale.

Una catena di catering in franchising può facilmente fornire corsi di formazione, supporto iniziale durante l’avvio dell’attività, supporto promozionale, garantire la disposizione dell’arredamento dei locali, e così via. Affidarsi ad un fanchising è consigliato per iniziare, senza incorrere in errori dovuti all’inesperienza, e allo stesso tempo è possibile risparmiare sui costi.

Aprire un catering – Domande frequenti

Quanto costa aprire un catering?

L’apertura di un catering richiede un investimento di circa 40.000 per l’acquisto o il noleggio di tutte le attrezzature e gli spazi necessari. L’apertura della Partita Iva è gratuita, ma bisogna considerare anche i costi del commercialista. Ecco come puoi risparmiare.

Cosa serve per aprire un catering?

Per aprire un servizio di catering è necessario aprire la Partita Iva, iscriversi alla Camera di commercio, presentare la SCIA e aprire le posizioni all’INPS e all’INAIL. In più bisogna ottenere l’abilitazione SAB, la Certificazione e l’autorizzazione sanitaria dell’ASL. Ecco quali passaggi devi seguire per aprire un catering in regola.

Qual è il codice Ateco per il servizio di catering?

Il codice Ateco che identifica l’attività di catering è: “56.21.00 – catering per eventi, banqueting”, con coefficiente di redditività al 40% in caso di regime forfettario.

Autore
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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 1 Luglio 2022
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

4 commenti su “Aprire un catering: costi, Partita Iva, requisiti e codice Ateco”

  1. Salve, vi volevo chiedere se per fare catering è obbligatorio aver un mezzo idoneo, o basterebbe avere i contenitori per alimenti adatti?
    buona giornata

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il mezzo per il trasporto dei prodotti deve essere idoneo. Le consigliamo di verificare se il suo mezzo è idoneo, preventivamente, con l’azienda sanitaria provinciale.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  2. Salve, articolo molto utile, avrei un quesito, posso per aprire un catering é necessário avere un laboratorio , cioè avere fisicamente uno spazio dedicato, oppure no? Se fosse necessario un spazio dedicato, questo potrebbe essere la mia cucina di casa?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il laboratorio è uno spazio fisico dedicato per la produzione di cibi da asporto, con regole precise anche sullo spostamento e conservazione degli alimenti. Per quanto riguarda la creazioni di laboratori culinari in caso può approfondire la normativa sui c.d. “home restaurant”.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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