- L’Antitrust è intervenuta avviando un’istruttoria relativa all’equo compenso degli avvocati, con al centro le decisioni del Consiglio nazionale forense sugli importi economici da adottare.
- Secondo l’Antitrust, il Consiglio avrebbe posto un obbligo troppo stringente intorno al compenso minimo per gli avvocati, con relative sanzioni, operazione che svantaggerebbe la libera concorrenza sul mercato per questi professionisti.
- Non è la prima volta che si registra un intervento di questo tipo, ad esempio già nel 2013 era in discussione l’uso dei portali online per trovare clienti, che per il CNF si scontrava con divieto di accaparramento della clientela.
L’Antitrust interviene con un’istruttoria verso il Consiglio nazionale forense, intorno alla questione dell’equo compenso, tematica di cui negli ultimi anni si è discusso per diverse categorie di professionisti italiani e per cui è entrata in vigore una legge specifica. Il Consiglio avrebbe imposto limiti troppo restrittivi per ciò che riguarda le tariffe professionali, andando a influire sulla libera scelta del professionista, anche tramite l’imposizione di sanzioni.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato vuole verificare se effettivamente il CNF ha adottato soluzioni troppo limitanti verso i suoi professionisti, restringendo di fatto le possibilità di accesso a determinati mercati.
Se da un lato l’equo compenso può garantire standard minimi nella qualità dei servizi offerti dagli avvocati, dall’altro lato una soglia troppo rigida (con conseguenti sanzioni per chi non la rispetta) potrebbe penalizzare questi professionisti sul mercato.
Indice
L’istruttoria dell’Antitrust verso il CNF
L’istruttoria portata avanti dall’Antitrust si focalizza su una questione oggi del tutto attuale per gli avvocati, ovvero l’importo minimo che il professionista deve richiedere per una prestazione. In passato il Garante era intervenuto anche sull’utilizzo di portali web come strumento per trovare nuovi clienti.
Vengono messi in discussione gli importi minimi e le regole comunicate recentemente dal Consiglio ai suoi iscritti, ribadendo che sono stati adottati parametri che non sono in linea con le regole europee di libera concorrenza. Questi prezzi infatti dovrebbero essere solamente un’indicazione generale di come procedere, per cui non dovrebbero trasformarsi in tariffe minime obbligatorie.
In caso contrario, verrebbero messe in discussione le normali logiche di concorrenza dei mercati, per cui i professionisti da un lato potrebbero trovarsi in difficoltà nell’offrire i proprio servizi, e dall’altro lato il danno sarebbe anche direzionato ai cittadini che si avvalgono di tali servizi.
Questo alla luce del fatto che sempre più spesso liberi professionisti come gli avvocati utilizzano strumenti digitali per autopromuoversi e per avvicinarsi a potenziali clienti, proponendo anche prezzi molto al ribasso.
L’Antitrust nel suo recente bollettino1 va anche ad equiparare l’Ordine ad un’associazione di imprese, secondo l’articolo 101 del TFUE, per cui non “esercita prerogative tipiche dei pubblici poteri”, una presa di posizione piuttosto forte, questa, rispetto alle possibilità stesse degli ordini dei professionisti.
Equo compenso avvocati: le disposizioni del CNF
Andando a vedere quali sono le disposizioni del CNF per i suoi iscritti, in primis si può citare la definizione data nel 2024, quando l’equo compenso è entrato in tutto e per tutto nel codice deontologico2:
“L’avvocato non può concordare o preventivare un compenso che, ai sensi e per gli effetti delle vigenti disposizioni in materia di equo compenso, non sia giusto, equo e proporzionato alla prestazione professionale richiesta e non sia determinato in applicazione dei parametri forensi vigenti.”
L’obiettivo dell’equo compenso sarebbe quindi quello di garantire una qualità minima nei servizi offerti, ma allo stesso tempo può essere visto come una tutela per gli stessi lavoratori.
Il testo di legge sull’equo compenso dei professionisti è entrato in vigore di recente, a partire dal 2023 e ha coinvolto non solo gli avvocati, ma diversi liberi professionisti appartenenti agli appositi Ordini. La Legge 21 aprile 2023, n. 493 stabilisce infatti che le tariffe minime si applicano ai rapporti professionali aventi ad oggetto la prestazione d’opera intellettuale.
La legge determina che i prezzi devono essere stabiliti ogni due anni, su proposta dei diversi Consigli nazionali degli ordini o collegi professionali. Secondo l’Antitrust, le tariffe stabilite dal CNF andrebbero a ledere la concorrenza dei professionisti, ponendo restrizioni troppo ampie per la categoria e non sarebbero aggiornate.
Equo compenso: risorsa o ostacolo?
L’equo compenso è stato introdotto in un contesto professionale disomogeneo, per cui talvolta ci si imbatte in prezzi molto bassi, consulenze gratuite o sconti effettuati tramite siti web appositi. I compensi minimi stabiliti dagli Ordini professionali possono però essere sia una valida risorsa che un ostacolo.
Andando a vedere l’aspetto più positivo, si può individuare la ricerca di uno standard qualitativo che a prezzi bassi sarebbe pressoché impossibile, con maggiore tutela per il lavoro svolto dal professionista e verso i clienti.
Ma dall’altro lato imporre prezzi obbligatori troppo elevati potrebbe generare l’effetto opposto, comportando una forte penalizzazione per i professionisti in un mercato che oggi è sempre più competitivo, soprattutto per i più giovani che vi si affacciano per la prima volta. Senza contare che chi si avvale di questi servizi si troverebbe di fronte a prezzi troppo alti anche per le prestazioni semplici.
Se trovare un equilibrio tra qualità e prezzo non è sempre semplice, un’impostazione fissa sulle tariffe rischia di mettere un freno al lavoro di tutti i professionisti in ambiti intellettuali. Bisogna anche tenere conto che la conseguenza del non rispettare tali disposizioni è una multa salata a carico dello stesso professionista.
Quella dell’equo compenso sulla carta può essere una valida soluzione per garantire tutela verso il lavoro intellettuale, valorizzando i servizi proposti. Ma dall’altro lato se applicata troppo rigidamente rischia di diventare un freno allo sviluppo e all’innovazione della professione. Si attende di sapere cosa cambierà con l’intervento dell’Antitrust, azione che potrebbe portare a rivedere le regole sull’equo compenso.
Professionisti e piattaforme web
In passato l’Antitrust si era mossa anche a difesa dell’uso di piattaforme web: questo oggi è possibile per individuare clienti anche per gli avvocati. Andando a vedere i dati, negli ultimi anni si sono moltiplicati i siti web che funzionano come veri e propri intermediari tra domanda e offerta, non solo per gli avvocati ma anche per altre categorie di professionisti.
Gli autonomi con partita IVA hanno iniziato ad affacciarsi al lavoro digitale in modo consistente nel 2020, con l’arrivo della pandemia. In questo periodo storico è stato indispensabile per molti utilizzare piattaforme online per continuare a lavorare, soprattutto a causa dei lockdown.
Confprofessioni ha individuato un incremento del 13% di utenti unici sul web a ottobre 20204, concentrati soprattutto intorno a siti, applicazioni e strumenti dedicati al lavoro e all’informazione. Più di due milioni di lavoratori autonomi hanno iniziato a frequentare le piattaforme web, oltre a usare strumenti come Zoom.
La crescita dell’impiego della tecnologia e del digitale è proseguita anche negli anni successivi, tenendo presente che nel 2022 professionisti avvocati, ma anche commercialisti e consulenti del lavoro in Italia hanno investito denaro in questi strumenti, per 1,765 miliardi di euro5.
Per gli avvocati oggi esistono piattaforme utili per trovare clienti come AvvocatoFlash, Avvocato24online, deQuo, Conlegra e così via. Ma si moltiplicano anche i siti web professionali degli studi privati. Fermare questo processo di innovazione ad oggi è pressoché impossibile.
Il Consiglio Nazionale Forense avrebbe agito in passato per limitare questo utilizzo, su base deontologica, ad esempio su casi di scontistica sproporzionata al servizio. Già nel 2013 l’Antitrust era intervenuto sulla questione, come si leggeva nel comunicato della Gazzetta Amministrativa6:
“Secondo l’Antitrust tale parere, inibendo l’impiego di un nuovo canale di distribuzione e stigmatizzando l’offerta di servizi incentrata sulla convenienza economica, potrebbe essere idoneo a limitare la concorrenza tra professionisti.”
- Bollettino settimanale Antitrust, Anno XXXV – n. 14, agcm.it ↩︎
- Comunicato del Consiglio Nazionale Forense, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it ↩︎
- Legge 21 aprile 2023, n. 49, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it ↩︎
- Sempre più professionisti al lavoro sul web, Confprofessioni, confprofessioni.eu ↩︎
- Spesa digitale 1,765 mld di euro nel 2022, stima +7,2% nel 2023, Osservatorio del Politecnico di Milano, osservatori.net ↩︎
- Comunicato in Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, gazzettaamministrativa.it ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista