- In Italia mancano all’appello centinaia di medici pediatri, soprattutto nelle regioni del Nord.
- L’incognita del ricambio generazionale resta irrisolta e più di 1.700 pediatri andranno in pensione nel 2026.
- I motivi della criticità vanno ricercati sia a livello normativo che organizzativo: a rischio il diritto di libera scelta e la qualità dell’assistenza ricevuta.
In Italia mancano medici pediatri, soprattutto in regioni del Nord come Piemonte, Lombardia e Veneto. Questi importanti professionisti spesso hanno un numero di assistiti molto elevato e questo complica l’accesso alle cure per le famiglie.
Inoltre si prevede un grande esubero di pediatri per il prossimo anno per pensionamento, circa 1.700, che non corrisponde in numeri ai nuovi ingressi di giovani medici. Diamo uno sguardo sul territorio nazionale: in Italia mancano pediatri, ma quali sono le cause?
Indice
Medici pediatri di libera scelta: la situazione in Italia
Abbiamo già avuto modo di esaminare la situazione dei medici di famiglia nel nostro Paese, una professione ormai in crisi e senza appeal, con carenze territoriali che si aggravano man mano che i medici vanno in pensione.
Per riflettere sulla situazione generale dei medici pediatri in Italia e dell’esubero nel numero dei loro assistiti, prendiamo come riferimento i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe1, poco confortanti.
Stando infatti all’ultimo rapporto disponibile dello scorso maggio 2024, in Italia mancano all’appello quasi un migliaio di medici pediatri (827 per la precisione, tenendo presente però che è trascorso quasi un anno dalla ricerca), per quanto alcune zone soffrano più di altre la criticità della situazione.
Lombardia, Piemonte, Veneto tra le più afflitte, ma sono i genitori di tutte le regioni, da nord a sud del Paese, a denunciare soprattutto la gravissima impossibilità di iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia.
A questo vanno ad aggiungersi ulteriori criticità, quali problemi burocratici, mancanza di risposte da parte delle ASL, pediatri con un numero eccessivo di assistiti, con ripercussioni negative sulla salute dei piccoli pazienti nonché il congestionamento dei pronto soccorso, dove i genitori si rivolgono per ottenere una visita pediatrica per i propri bambini.
Pediatri di famiglia, carenze gravi: la stima
Il report della Fondazione Gimbe è stato pubblicato nel 2024 ma la fotografia scattata non è migliore rispetto agli anni addietro. Come risulta dall’Annuario Statistico del SSN 2022, a cura del Ministero della Salute2, in Italia i pediatri di famiglia nel 2022 in attività erano 6.962, in discesa rispetto agli anni precedenti.
In più quelli con oltre 23 anni di specializzazione sono passati dal 39% nel 2009 al 79% nel 2022, a dimostrazione anche della crescente anzianità dei medici attualmente attivi.
La criticità urgente da risolvere sta nel fatto che entro il 2026, si calcola che andranno in pensione circa 1.738 medici pediatri. Tra il 2023 e il 2026 si contano 1.738 i Pls (pediatri di libera scelta) che hanno compiuto o compiranno 70 anni e a oggi proprio l’incognita sul ricambio generazionale rischia di creare un baratro nell’assistenza pediatrica territoriale.
Proprio a livello regionale le differenze sono marcate, per quanto la carenza di pediatri si possa ormai definire fenomeno nazionale. Alcune regioni sono senza dubbio a maggior rischio di altre, non solo per quanto riguarda la saturazione delle liste di assistiti, ma per molti per l’impossibilità vera e propria di trovare un ambulatorio vicino casa, assente nelle zone più interne o disagiate del territorio.
La stima delle carenze, calcolando come ottimale il rapporto di un medico pediatra ogni 800 pazienti, era di 827 unità, circa un anno fa. Ciò che però salta all’occhio è come ben il 62% di questa mancanza si concentri in sole tre regioni ovvero Lombardia, Piemonte e Veneto.
Rapporto ottimale invece in Puglia, Molise, Lazio e Umbria. Un quadro disomogeneo dunque da cui traspare l’urgenza di provvedimenti mirati, soprattutto in queste zone, in cui sono già a rischio non solo il diritto di libera scelta e la qualità dell’assistenza ricevuta, ma anche la prossimità degli ambulatori alla propria abitazione, soprattutto nelle zone a più alta densità abitativa.
Carenze di medici pediatri di libera scelta: i motivi
Come già evidenziato dunque, se ad oggi la situazione è tutt’altro che rosea, la vera emergenza nazionale scatterà nel 2026, quando bisognerà colmare l’assenza di oltre 1.700 pediatri ormai in pensione.
Gimbe evidenzia come l’attuale carenza di Pls sia il frutto di errori di programmazione nel tempo del fabbisogno, ma anche nel prevedere un adeguato bilanciamento delle borse di studio da assegnare nelle scuole di specializzazione, per compensare i pensionamenti attesi.
Innanzitutto, è essenziale focalizzarsi sul primo punto, che è alla base della crisi assistenziale in atto, in ambito pediatrico e riguarda la normativa vigente.
Ebbene, secondo la legge, l’assistenza da parte di un medico pediatra è obbligatoria fino al compimento del 6° anno di età. Tra questo limite e i 13 anni invece, i genitori possono scegliere di far assistere i propri figli dal medico di famiglia. Al compimento dei 14 anni la revoca del PLS è automatica, tranne alcune eccezioni.
Si tratta di un grande ostacolo ai fini di un calcolo accurato per stabilire eventuali carenze nel sistema, perché paradossalmente, se si considera l’assistenza obbligatoria per legge fino ai 6 anni da parte del Pls, la stima è ottimale e non si rilevano carenze (dal punto di vista formale quindi).
Nella pratica di tutti i giorni non è così e sono proprio i medici pediatri a fornire assistenza e cure mediche all’81% dei bambini e ragazzi fino ai 13 anni di età.

L’altra criticità riguarda il calcolo preciso del fabbisogno di ricambio generazionale, nei confronti dei pensionamenti attesi entro il prossimo anno.
Le borse di studio messe a disposizione, a livello ministeriale, per le scuole di specializzazione sono aumentate negli ultimi cinque anni, il che rappresenta senza dubbio un segnale positivo, ai fini del reclutamento dei Pls di domani.
Il punto che solleva la criticità è che non è possibile prevedere quanti specializzandi sceglieranno questo ruolo professionale e quanti invece vorranno dedicarsi alla carriera ospedaliera, lasciando di fatto non risolta l’incognita sul ricambio generazionale.
Le soluzioni alla carenza di professionisti
L’anno preso come riferimento per cercare di riallineare il numero dei Pls in Italia all’effettivo fabbisogno della popolazione, è il 2026, perché dovrebbe essere finalmente operativa la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNNR.
Il problema principale resta nel determinare con precisione quanti nuovi Pls saranno disponibili, a fronte dei pensionamenti già preventivati, ma purtroppo, come già evidenziato, resta un calcolo impossibile da stimare.
Ecco allora che, nell’ottica di aumentare a prescindere la presenza di Pls in tutto il territorio italiano, la contrattazione in corso vuole rivedere innanzitutto il calcolo degli assistiti per ogni Pls, fissando il massimale a 1.000, ma soprattutto stabilendo il rapporto ottimale in base all’intera fascia 0-13 anni (al netto di quelli con più di sei anni già in carico presso i medici di famiglia), così da eliminare la differenza tra scelta ordinaria e deroga.
Oltre a ridefinire dunque la fascia di età di competenza dei Pls e dei Mmg nonché cercare di avere una stima quanto più attendibile possibile degli specializzandi che vogliono diventare Pls, non si può prescindere, nel medio e lungo periodo, dal tener conto anche del fenomeno della denatalità in Italia, sempre nel fine ultimo di garantire una distribuzione capillare e sufficiente dei Pls in tutte le regioni.
- 7° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale, Gimbe, camera.it ↩︎
- Annuario statistico sanitario 2022, i dati aggiornati del Servizio Sanitario Nazionale, Ministero della Salute, pnrr.salute.gov.it ↩︎
Natalia Piemontese
Giornalista