L’asilo nido familiare fa parte dei servizi educativi riservati ai bambini da 3 mesi a 3 anni, gestiti all’interno di case private da educatori professionisti, spesso collegati a reti associative o cooperative. I nidi domestici sono un’alternativa flessibile e personalizzata agli asili nido tradizionali.
Sono pensati per piccoli gruppi di bambini, hanno tempi più elastici e un ambiente domestico. L’asilo nido di famiglia può essere allestito in casa, ma anche all’esterno, per offrire un contatto diretto con la natura.
Come si può aprire un asilo nido in casa? Non tutti possono aprire un nido domestico nella propria abitazione, a meno di rispettare regole precise, come il perfezionamento di corsi di formazione obbligatori e l’apertura di una posizione all’Agenzia delle Entrate tra gli enti del Terzo settore.
In Italia, l’asilo nido familiare si colloca all’interno dei servizi integrativi per la prima infanzia, accanto a spazi gioco e centri per bambini e famiglie.
Come aprire un asilo nido in casa
Per aprire un nido familiare in Italia serve registrarsi tra gli enti del Terzo settore, presentando un’istanza di iscrizione al Runts (Registro unico nazionale del Terzo Settore) e completare corsi di formazione che abilitano a diventare tagesmutter ovvero Tagesmutter Domus. Il significato di tagesmutter è “mamma del giorno”.
Si tratta di una parola di origine tedesca che fa riferimento all’operatrice impegnata nei nidi di famiglia. In questa professione – dunque all’interno del nido familiare – non sembra esserci ancora spazio per gli uomini: i nidi di famiglia hanno infatti una robusta quota rosa.
Fatta questa osservazione, e chiarito quali siano i requisiti per aprire un nido domestico, passiamo a capire quanto guadagna una Tagesmutter. Dalla gestione del nido di famiglia si può realizzare una seconda entrata, ma anche uno stipendio.
Il risultato economico varia in base al tempo dedicato al nido domestico, se part time o tempo pieno. I prezzi oscillano tra una paga oraria inferiore 4 euro e non superiore ai 7.
Le differenze tra un nido tradizionale e un nido familiare
Abbiamo chiesto a Rosalia Alioto, tagesmutter siciliana, di raccontare a Partitaiva.it la sua professione, del suo asilo nido in casa, del suo nido di famiglia a Palermo.
L’operatrice ha subito evidenziato le differenze tra nido tradizionale e nido di famiglia. Un nido domestico permetterebbe una cura più attenta dei piccoli ospiti rispetto al classico nido.
“Rispetto a un nido privato, dove ci sono orari rigidi e gruppi numerosi, il nido familiare permette di costruire un progetto personalizzato per ogni bambino, seguendo davvero il suo percorso di crescita. Ogni bambino è diverso: c’è chi a 8 mesi già si siede e ascolta una storia, e chi a due anni e mezzo ancora non riesce a stare fermo. È importante rispettare questi tempi”.
I nidi familiari in Italia
I nidi familiari rientrano nei servizi integrativi domiciliari, ma non è facile, tramite le statistiche disponibili, distinguere in maniera dettagliata le diverse tipologie di servizi integrativi.
Secondo l’ultimo rapporto ISTAT disponibile (anno educativo 2021/2022), in Italia sono attivi 13.518 servizi educativi per la prima infanzia, comprendenti nidi d’infanzia, sezioni primavera e servizi integrativi.
L’offerta totale riguarda circa 350.000 posti disponibili, con una copertura del 28% dei bambini sotto i 3 anni. Questo dato, pur segnando alcuni progressi, resta ancora lontano dall’obiettivo europeo del 33% di copertura.
Sud in affanno con gli asili nido, l’esperienza positiva di Rosalia Alioto
Secondo gli stessi dati Istat, restano forti differenze territoriali nell’offerta di servizi per la prima infanzia. Al Centro-Nord, la copertura dei servizi educativi (compresi i nidi familiari) arriva al 34,4% dei bambini sotto i 3 anni, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 16,2%.
Questo dato evidenzia una differenza ancora marcata nell’accesso ai servizi educativi tra Nord e Sud, con conseguenze dirette sulle possibilità di conciliazione famiglia-lavoro nelle diverse aree del Paese.
Rosalia Alioto ha aperto il suo asilo nido domestico a Sud, a Palermo per l’esattezza, formandosi durante il Covid-19. Oggi parte di una rete chiamata ‘Casa dei bambini’. “A Palermo il primo nido di famiglia è stato aperto da Annalisa Monteleone, psicologa, che ha anche scritto un libro proprio sul tema del ‘nido in famiglia’. Io stessa ho seguito con lei un corso di formazione specializzato, molto importante, perché ha permesso di progettare il nostro nido ‘su misura’, secondo le nostre idee educative. Personalmente seguo il metodo Montessori e credo molto nel valore di un’educazione personalizzata. Chiunque potrebbe aprire un nido familiare, ma è importante scegliere percorsi formativi seri. Io, ad esempio, ho completato un corso LIS per la lingua dei segni, pensando anche a bambini con bisogni speciali”.
I nidi domestici in Francia, un confronto con l’Italia
Quel che scopriamo, grazie all’esperienza di Rosalia Alioto, è che la Francia è lo stato europeo più avanzato nel servizio degli asili nido domestici. Esiste una normativa chiara per le operatrici, chiamate assistantes maternelles. In Italia il riconoscimento normativo è frammentario, lasciato alle Regioni e a volte perfino le province.
“Ci sono tante cose da migliorare – ha spiegato Alioto – ad esempio, mentre a Siracusa le famiglie che scelgono il nido familiare possono usufruire del bonus nido Inps, a Palermo questo non è previsto. Servirebbe che il Comune ci riconoscesse formalmente come ‘nido di famiglia’, così come avviene in Francia, dove il modello delle assistantes maternelles funziona molto bene. A Palermo, la nostra realtà si chiama ‘Casa dei bimbi’, ed è composta da un gruppo di donne, quasi tutte sopra i trent’anni, spesso con famiglia propria, che riescono a conciliare le esigenze casa-lavoro grazie all’asilo nido familiare”.
Chiara Borzì
Giornalista