- Secondo gli ultimi dati ISTAT, l’aumento degli stipendi nel 2024 è stato del +3,1%, mentre i prezzi al consumo sono saliti in media dell’1%.
- Dopo anni di stallo, le retribuzioni contrattuali sono tornate a crescere in misura maggiore rispetto all’inflazione, facendo guadagnare potere d’acquisto ai cittadini.
- L’ISTAT ha descritto un aumento più marcato per l’industria e i servizi privati, mentre le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono rimaste pressoché invariate.
L’attesa per i rinnovi contrattuali della Pubblica Amministrazione pesa sull’aumento delle retribuzioni orarie dei lavoratori. Secondo l’ISTAT a frenare l’aumento degli stipendi nel settore pubblico sono proprio i contratti collettivi nazionali che attendono di essere rinnovati. Nonostante questo, l’istituto di statistica descrive indici positivi e segnali di ripresa. Nel 2024 gli stipendi aumentano a ritmo maggiore rispetto all’inflazione ed è la prima volta dopo quattro anni.
I lavoratori del settore privato hanno ottenuto retribuzioni orarie più elevate a dicembre 2024, che hanno permesso loro di acquistare un numero maggiore di beni e servizi rispetto all’inizio dell’anno. Il potere d’acquisto è migliorato e le proiezioni sono positive anche per i prossimi mesi.
Quali sono i settori che hanno registrato dati più positivi e dove gli stipendi aumentano di più? Analizziamo i dati ISTAT relativi all’ultimo trimestre 2024 e le prospettive per i primi mesi del 2025.
Indice
Stipendi in aumento nel 2024: tutti i dati
Gli ultimi dati ISTAT1 relativi al trimestre ottobre-dicembre 2024 denotano una crescita delle retribuzioni orarie in Italia: in particolare, gli stipendi hanno registrato un aumento del 3,1% a fine 2024, in controtendenza rispetto agli ultimi quattro anni.
Lo stesso istituto di statistica ha descritto questo aumento come un primo sensibile miglioramento, considerando che negli ultimi 4 anni l’aumento generale dei prezzi aveva ridotto drasticamente il potere d’acquisto degli italiani.
Nell’ultimo anno, invece, l’aumento degli stipendi ha superato quello dell’inflazione: ciò significa, in altre parole, che a dicembre 2024 con la stessa quantità di denaro si poteva acquistare un numero maggiore di beni e servizi rispetto all’inizio dell’anno.
Secondo l’istituto di statistica questi dati dovrebbero consolidarsi nei prossimi mesi in virtù dei rinnovi contrattuali in programma anche per il settore pubblico.
Inflazione e potere d’acquisto in Italia
Il dato più incoraggiante è proprio quello dell’inflazione, che si ferma attorno all’1% a fine anno. Nel 2023, invece, l’aumento delle retribuzioni era sempre pari al 3,1%, ma l’inflazione quasi doppia (5,7%) aveva sostanzialmente cancellato l’incremento degli stipendi. E lo stesso era accaduto anche nel 2022 e nel 2021.
Secondo i dati dell’ISTAT, a partire da gennaio 2021 i prezzi sono aumentati del 16,8% complessivamente, mentre gli stipendi sono cresciti di appena l’8,2%, meno della metà.
Non è un caso se l’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha inserito l’Italia tra i Paesi in cui la perdita di potere d’acquisto è stata più evidente e incisiva.
I settori dove gli stipendi sono cresciuti di più
Come denota l’istituto di statistica, ci sono alcuni settori economici che hanno registrato aumenti più significativi delle retribuzioni, mentre in altri le retribuzioni dei lavoratori sono rimaste invariate.
Il settore privato registra i risultati migliori in termini di crescita delle retribuzioni orarie, nonostante molti ambiti e comparti produttivi siano ancora in attesa del rinnovo dei contratti nazionali del lavoro. In particolare, gli stipendi sono cresciuti in misura superiore alla media per il settore metalmeccanico (+6,4%), per quello del legno carta e stampa (+5,3%) e per gli alimentari (+5,1%).
Sono rimaste invariate, invece, le retribuzioni dei settore edile, farmaceutico privato e telecomunicazioni. Negativo il saldo delle retribuzioni per i dipendenti pubblici, ma con delle variazioni in base al comparto: i ministeri hanno registrato una diminuzione del 2,7%, mentre le Regioni e le autonomie locali hanno visto un aumento del 3,3%.
Il Servizio Sanitario Nazionale è cresciuto del 3,2%, mentre il comparto della scuola e le forze dell’ordine hanno perso rispettivamente il 21,1% e il 19,9%.
Rinnovi contrattuali e aumento degli stipendi
A frenare la crescita delle retribuzioni, oltre all’inflazione galoppante degli ultimi anni, c’è anche un fattore sindacale o contrattuale. In Italia, e in alcune zone dell’Europa, a stabilire le retribuzioni minime dei lavoratori sono i contratti collettivi nazionali del lavoro.
Solitamente ogni tre anni i sindacati e le associazioni di categoria si riuniscono per fissare eventuali aumenti di stipendio per le categorie di lavoratori da inserire nei nuovi CCNL di settore. Questo è il classico modo in cui le retribuzioni possono aumentare, oltre a negoziazioni singole con il loro datore di lavoro.
Nel nostro Paese, però, si attendono rinnovi contrattuali da diversi mesi: secondo i dati ISTAT, nel 2024 ci sono almeno 28 contratti in attesa di rinnovo che coinvolgono circa 6,6 milioni di lavoratori (il 50,8%). E la quota è rimasta invariata rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nel quarto trimestre dell’anno sono stati recepiti due contratti (servizi portuali e tessili) e non ne è scaduto nessuno.
Nel 2025 si attendono i rinnovi contrattuali per i lavoratori della piccola e media industria alimentare, per il settore idraulico forestale, per gli impiegati nella trasformazione del tabacco e per i pescatori che lavorano per le cooperative. Non solo: ci sono dei contratti non ancora scaduti ma ormai al termine della loro vigenza, come quello degli operai agricoli e florovivaisti.
- Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali – IV trimestre 2024, ISTAT, istat.it ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor