- Il sistema fiscale italiano stabilisce che ogni forma di reddito generato debba essere dichiarata, indipendentemente dalla fonte di provenienza.
- Ciò vale anche per i guadagni ottenuti tramite TikTok, con una distinzione fondamentale basata sulla natura dell’attività svolta: se è occasionale o continuativa.
- In base a questa classificazione, sarà necessario scegliere se dichiarare i redditi attraverso ritenuta d’acconto o procedere con l’apertura di una partita IVA.
Persino il sistema fiscale e contributivo italiano, di solito lento nel riconoscere il cambiamento, si è accorto che fare video su TikTok non è più solo un passatempo per adolescenti, ma per alcuni diventa un lavoro a tutti gli effetti.
Così, l’anno scorso è nato un codice ATECO su misura per influencer e quest’anno è arrivata una circolare INPS per mettere ordine nel caos previdenziale dei creator. Segnali che l’Italia, con i suoi tempi un po’ lenti, sta iniziando a prendere sul serio questo nuovo mondo.
Nel frattempo, TikTok, con i suoi oltre un miliardo di utenti attivi e una viralità che non conosce confini, è diventato il teatro principale di una vera e propria rivoluzione del lavoro digitale. Se da una parte le proposte di cancellazione del social continuano a far tremare i creator, specie negli Stati Uniti, i video da 60 secondi continuano infatti a spopolare, producendo spesso guadagni vertiginosi per i loro protagonisti.
Dove ci sono guadagni, però, sussistono anche gli obblighi di dichiararli: nelle prossime righe, spiegheremo quando è il caso di farlo, come farlo e quando serve aprire una partita IVA.
Indice
I guadagni su TikTok vanno dichiarati?
Il principio di base è che regola la fiscalità italiana è che qualsiasi reddito percepito, a meno che non sia espressamente esente per legge, deve essere dichiarato. Il che include anche i guadagni provenienti da attività di content creation come quelle svolte su TikTok.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, sono redditi imponibili gli introiti derivanti da:
- collaborazioni con brand: i compensi ricevuti per promuovere prodotti o servizi;
- guadagni dal Creator Fund: i pagamenti diretti effettuati dalla piattaforma;
- regali virtuali e mance: i doni in denaro ricevuti dagli utenti durante le live;
- vendita di prodotti o servizi: attività collegate al merchandising o ad altri canali promozionali.
Per comprendere come dichiarare correttamente questi redditi, è però essenziale distinguere tra redditi da attività occasionale e redditi da attività continuativa. Nelle prossime sezioni chiariremo cosa si intende per ciascuna categoria e come regolarsi di conseguenza.
Dichiarazione dei redditi per TikTok
Quando i guadagni derivanti da un’attività, come la creazione di contenuti su TikTok, sono occasionali e non costituiscono introiti continuativi, vengono considerati redditi da lavoro autonomo occasionale. In questa categoria rientrano attività che non presentano un carattere di continuità o professionalità, ovvero che non rappresentano il principale impiego o una fonte stabile di reddito.
In questo caso, non è necessario aprire una partita IVA, poiché l’attività non soddisfa i criteri di abitualità e organizzazione tipici di un’attività professionale. Per ogni compenso ricevuto, è però necessario emettere una ricevuta in cui si andranno specificate:
- la ritenuta d’acconto del 20%, un anticipo sulle imposte dovute;
- la prestazione svolta;
- l’importo lordo.
Poiché TikTok ha sede all’estero e non agisce come sostituto d’imposta, spetterà al creator indicare l’importo corrispondente alla ritenuta d’acconto e provvedere al suo versamento tramite la dichiarazione dei redditi a fine anno. Ricordiamo che la scadenza per la dichiarazione è fissata ogni anno per gli autonomi alla fine di ottobre.
Se invece i guadagni su TikTok diventano una fonte stabile e continuativa di reddito, la legge richiede l’apertura di una partita IVA: vediamo cosa implica.
Partita IVA per TikTok
Come accennato, quella del content creator può talvolta diventare un’attività professionale principale e strutturata ed in questo caso la normativa italiana chiede l’apertura di una partita IVA.
Proprio a fine 2024 e con effetto a partire dal gennaio di quest’anno, l’esecutivo ha introdotto un nuovo codice ATECO specifico per queste casistiche, ovvero il 73.11.03, relativo alla creator economy e agli influencer.
Ma l’individuazione del codice ATECO specifico è solo il primo passo. Sarà successivamente necessario capire quale regime fiscale adottare a seconda del volume d’affari prodotto tramite l’attività come content creator, scegliendo tra:
- il regime forfettario, ideale per chi guadagna meno di 85.000 euro all’anno, che offre una tassazione agevolata con un’imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività), l’esenzione dall’IVA e dalla tenuta della contabilità ordinaria;
- il regime ordinario, indicato invece per chi supera la soglia di 85.000 euro o per chi ha esigenze fiscali più complesse. In questo caso, non si applica un’imposta forfettaria per calcolare le tasse dovute, ma i tre scaglioni IRPEF.
Per quanto riguarda invece la contribuzione, l’INPS ha recentemente delineato regole più precise per i content creator. A seconda della tipologia di attività svolta, la cassa previdenziale dedicata sarà:
- la Gestione Commercianti, che si applica agli influencer che esercitano attività d’impresa e prevede il versamento di una quota fissa annuale, pari a 4.515 euro per il 2024, valida per redditi fino a 18.415 euro. Per redditi superiori, vengono applicate aliquote contributive aggiuntive: 24,48% per la fascia fino a 55.008 euro e 25,48% per redditi compresi tra 55.008 e 119.650 euro;
- la Gestione Separata INPS per gli influencer o content creator che operano come liberi professionisti. Per il 2024, l’aliquota contributiva è fissata al 26,07% del reddito effettivo;
- il Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo, per gli influencer che svolgono attività riconducibili al settore dello spettacolo. In questo caso, i contributi ammontano al 33% della retribuzione lorda giornaliera, con una ripartizione del 23,81% a carico del datore di lavoro (o committente) e il 9,19% a carico del lavoratore.
Ogni anno poi, ricordiamo, è necessario presentare la dichiarazione dei redditi utilizzando il Modello Redditi PF in base ai documenti messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Si consiglia l’assistenza di un commercialista per rimanere sempre in linea con le scadenze per i pagamenti di tasse e contributi.
Dichiarazione dei redditi per TikTok – Domande frequenti
Sì, i guadagni ottenuti su TikTok, come qualsiasi altra forma di reddito, devono essere dichiarati al fisco. Se i compensi derivano da collaborazioni con brand, regali ricevuti durante le live o altri guadagni sulla piattaforma, è necessario includerli nella dichiarazione dei redditi.
TikTok non paga per il fatto di fare dirette, ma consente agli utenti di ricevere regali virtuali dagli spettatori durante le live. Questi, convertibili in moneta virtuale sulla piattaforma, possono essere ritirati come denaro reale attraverso il sistema di pagamento di TikTok.
Sì, i regali virtuali su TikTok si acquistano con soldi reali. Gli utenti possono comprare monete sulla piattaforma, che poi vengono utilizzate per inviare regali ai creator durante le live. I creator ricevono una percentuale del valore del regalo, che può essere convertita in denaro reale.
Il guadagno con le live su TikTok varia in base alla quantità e al valore dei regali ricevuti dagli spettatori. Ad esempio, un regalo virtuale può avere un valore che va da pochi centesimi a diversi euro, ma TikTok trattiene circa il 50% del valore del regalo come commissione.
Francesca Di Feo
Redattrice Partitaiva.it