- L’imposta sostitutiva è un tributo unico che ne sostituisce parecchi e consente al contribuente di ottenere dei vantaggi a livello fiscale.
- Questa tipologia di imposta varia a seconda dell’attività a cui si associa: la si può trovare nel regime forfettario, per l’accensione di un mutuo per l’acquisto di un immobile o intorno a ricavi derivanti dalla cessione di una proprietà immobiliare.
- Per le partite IVA che operano nel regime forfettario l’imposta sostitutiva è pari al 5% per i primi cinque anni di attività. Dal sesto anno sale al 15% per tutti, sostituendo in ogni caso l’IRPEF.
L’imposta sostitutiva, come suggerisce il nome, prende il posto di alcune tasse presenti sui redditi, sui patrimoni o su altre ricchezze, garantendo un vantaggio sostanziale a chi può accedervi.
In particolare, per chi possiede un’attività autonoma e una partita IVA, esiste oggi la possibilità di aderire al regime forfettario e godere di un’imposta sostitutiva unica da versare al posto dell’IRPEF, che garantisce tasse ridotte e numerose semplificazioni fiscali. Per rientrare nel regime forfettario bisogna soddisfare specifici requisiti economici.
Ma l’imposta sostitutiva caratterizza anche l’accensione di un mutuo e la cessione di proprietà immobiliari nel breve periodo. Questa tassazione agevolata garantisce ai contribuenti dei vantaggi fiscali grazie al pagamento di un tributo unico anziché numerose tasse diverse (ipotecaria, catastale, di registro).
Per le cessioni di beni immobili entro i cinque anni dall’acquisto permette di godere di una minore pressione fiscale. Scopriamo come funziona l’imposta sostitutiva nei diversi ambiti citati, come si calcola e quando si applica.
Indice
Che cos’è l’imposta sostitutiva
Quando parliamo di imposta sostitutiva, come suggerisce la parola stessa, facciamo riferimento a un tributo unico che ne sostituisce altri. Da qui la conferma che tale imposta garantisce un risparmio per i contribuenti.
L’esempio più semplice e immediato è quello del regime forfettario, che prevede l’applicazione di un’unica imposta al 5% (per i primi cinque anni di attività) o al 15% (dal sesto anno) per le partite IVA con ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro. Ma ulteriori esempi riguardano anche l’accensione di un mutuo o l’apertura di un finanziamento.
L’imposta sostitutiva, quindi, rappresenta un regime agevolato per i contribuenti che possono godere di un’aliquota unica da applicare a diverse base imponibili. Anziché applicare aliquote diverse per effettuare i calcoli (come ad esempio le aliquote IRPEF), basta utilizzare la percentuale unica del tributo che si intende pagare per concludere il calcolo.
Oltre alla semplicità e rapidità dei calcoli, questo strumento consente ai contribuenti di ottenere importanti vantaggi: infatti, permette di pagare una sola tassa che, generalmente, ha un importo inferiore rispetto alle modalità di tassazione ordinaria.
Imposta sostitutiva nel regime forfettario
L’imposta sostitutiva è generalmente associata alle partite IVA che operano nel regime forfettario e che, a parità di alcune condizioni, possono godere di vantaggi fiscali e contabili.
Se hai aperto una nuova attività in forma autonoma e i tuoi ricavi annuali non sono superiori a 85.000 euro, puoi aderire al regime forfettario che ti permette di pagare un’unica imposta anziché diversi tributi (IRPEF, addizionali comunali e regionali, ecc) e ti garantisce maggiori semplificazioni nella contabilità.
Per aderire a questo regime devi soddisfare alcuni requisiti, tra i quali aver sostenuto delle spese fisse (per esempio legate al pagamento dei tuoi collaboratori) non superiori a 20.000 euro annui, oltre a non aver ottenuto redditi da lavoro dipendente superiori a 35.000 euro.
L’imposta sostitutiva prevista dal regime forfettario per le nuove attività è pari al 5%, mentre per quelle già attive da almeno cinque anni è pari al 15%. Per capire qual è la tua base imponibile a cui applicare l’aliquota, invece, devi fare riferimento al coefficiente di redditività che varia in relazione al Codice Ateco della tua partita IVA.
Esempio di calcolo delle imposte per i forfettari
Facciamo un esempio per capire come si calcolano le imposte da pagare nel regime forfettario. Consideriamo una nuova attività di ristorazione, con Codice Ateco 56.10.30 (gelateria) e con ricavi annuali pari a 50.000 euro. Il coefficiente di redditività è pari al 40%, quindi pagherai le tasse solo su 20.000 euro (base imponibile).
Il regime forfettario prevede una sola imposta in sostituzione dell’IRPEF, delle addizionali regionali e comunali.
L’imposta sostitutiva per i primi cinque anni di attività sarà pari al 5%, quindi il calcolo da eseguire è il seguente: 20.000 x 5% = 1.000 euro. Questo è l’importo delle tasse che dovrai pagare per l’anno di riferimento. Ricorda che dal sesto anno di attività l’aliquota sale al 15%.
Imposta sostitutiva sul mutuo: quanto si paga
Quando si decide di acquistare una casa di proprietà attraverso l’accensione un mutuo, bisogna farsi carico di alcune spese accessorie. Generalmente, oltre alle spese di agenzia, occorre pagare tre tipologie di tributi:
- imposta di bollo, per la trascrizione e registrazione degli atti (pari a 16 euro ogni 4 facciate scritte);
- imposta catastale, da pagare nel momento in cui si entra in possesso di un bene immobile (pari a 50 euro);
- imposta di registro, utile per la registrazione del passaggio di proprietà (pari al 2% del valore catastale dell’immobile).
Tuttavia, per l’acquisto della prima casa tramite mutuo è prevista la possibilità di pagare un’unica imposta pari allo 0,25% del valore del finanziamento concesso dalla Banca.
Facciamo un esempio. Consideriamo l’acquisto di un immobile (adibito a prima casa di proprietà) con importo del mutuo richiesto di 150.000 euro. L’imposta sostitutiva che si dovrà pagare sarà pari a 150.000 x 0,25%, cioè 375 euro. Se avessimo dovuto pagare le imposte di bollo, di registro e catastale, l’importo complessivo sarebbe stato più elevato.
Plusvalenze per la cessione di un immobile
Un’altra applicazione dell’imposta sostitutiva riguarda le plusvalenze per la cessione di un immobile, cioè gli aumenti di valore che si registrano in un breve periodo. Se, per esempio, ho acquistato un immobile a 300.000 euro e decido di rivenderlo dopo due anni a 400.000 euro, per il Fisco avrò registrato un reddito (pari a 100.000 euro) sul quale dovrà pagare delle tasse.
Considerando che la cessione è avvenuta entro i cinque anni dall’acquisto dell’immobile, si può applicare una tassazione separata che prevede l’applicazione dell’imposta sostitutiva al 26%. Su questo reddito pari a 100.000 euro, quindi, andrò a pagare 26.000 euro di tasse.
Se la compravendita fosse avvenuta dopo i cinque anni dall’acquisto, invece, la tassazione sarebbe stata calcolata secondo il metodo ordinario e quindi sarebbe stata sommata ai redditi conseguiti dal contribuente e assoggettata alla tassazione ordinaria.
Imposta sostitutiva – Domande frequenti
Le partite IVA che aderiscono al regime forfettario godono di una tassazione agevolata: per le nuove attività economiche, nei primi cinque anni dall’avvio, l’imposta sostitutiva è pari al 5% della base imponibile; mentre dal sesto anno di attività l’aliquota sale al 15%.
L’imposta sostitutiva si applica alle partite IVA che aderiscono al regime forfettario, ma anche in seguito all’accensione di un mutuo per l’acquisto della prima casa, dopo l’apertura di un finanziamento o in seguito alla cessione di beni immobili entro i cinque anni dall’acquisto.
L’imposta sostitutiva sul Tfr si applica sulla quota di rivalutazione del capitale e della quota finanziaria e deve essere versata tramite un acconto e un saldo. L’imposta era originariamente prevista nella misura dell’11%, poi incrementata al 17% dalla legge di Stabilità 2015.
Chi ha aderito al concordato con il fisco ha diritto ad un’imposta sostitutiva specifica dal 10% al 15% per i soggetti ISA e al 3% o al 10% per i forfettari. Queste aliquote si applicano sul reddito concordato che supera quello reddito dichiarato.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor