- Tutti i liberi professionisti sono partite IVA, ma non tutte le partite IVA sono liberi professionisti.
- Questo perché la dicitura “libero professionista” si riferisce ad una specifica natura giuridica di una partita IVA, come può esserlo la ditta individuale o la società di persone.
- La differenza cardine tra la ditta individuale e il libero professionista sta nella tipologia di attività svolta.
Non tutte le partite IVA corrispondono a liberi professionisti. La partita IVA, infatti, è semplicemente un codice fiscale che identifica un’attività economica autonoma svolta in modo continuativo. A determinare la tipologia di attività è la natura giuridica del soggetto titolare. Tra le più comuni, troviamo:
- libero professionista: chi presta servizi di tipo intellettuale, tecnico o creativo. Può essere regolamentato (appartenente a un ordine professionale, come avvocati o medici) o non regolamentato (come consulenti o grafici);
- ditta individuale: utilizzata da chi esercita un’attività economica a scopo di lucro non di tipo intellettuale, tecnico o creativo. Pensiamo dunque a figure come commercianti, artigiani o piccoli imprenditori;
- società di persone: utilizzata quando due o più persone vogliono gestire insieme un’attività economica;
- società di capitali: adatta per attività di grandi dimensioni;
- cooperative, di lavoro o di produzione, per gestire un’attività comune tra i soci;
- enti non commerciali con partita IVA, utilizzati da associazioni o fondazioni per attività occasionalmente commerciali o istituzionali.
Un libero professionista rispecchia, dunque, una specifica forma giuridica applicabile a una partita IVA: chi ha una posizione IVA può essere un libero professionista, ma non lo è necessariamente.
Indice
Partita IVA libero professionista e regime forfettario
Quando parliamo di regime forfettario, ci riferiamo a un regime fiscale agevolato dedicato alle partite IVA con un fatturato inferiore agli 85.000 euro e che possono quindi beneficiare di una tassazione fissata:
- al 5% per le partite IVA aperte da meno di 5 anni;
- al 15% per le partite IVA aperte da più di 5 anni.
Essere titolari di una partita IVA in regime forfettario non implica dunque automaticamente l’essere un libero professionista: anche chi gestisce una ditta individuale o un’attività commerciale può aderirvi, purché rientri nella soglia di reddito prestabilita dalla normativa.
Partita IVA libero professionista e regime ordinario
Chi opera con partita IVA in regime ordinario può essere un libero professionista, anche se è una scelta meno comune rispetto al regime forfettario. Il regime ordinario è infatti spesso adottato da chi supera i limiti di reddito del forfettario e svolge dunque attività che richiedono una struttura organizzativa più complessa.
Questo perché il sistema di tassazione è decisamente più articolato e si basa sugli scaglioni IRPEF applicati sull’imponibile al netto delle deduzioni e delle detrazioni come segue:
- redditi fino a 28.000 euro: aliquota del 23%;
- redditi da 28.001 a 50.000 euro: aliquota del 35%;
- redditi oltre 50.000 euro: aliquota del 43%.
Il punto forte del regime ordinario è la possibilità di detrarre e dedurre le spese sostenute per gestire l’attività, purché esse siano strettamente riconducibili alla partita IVA di riferimento. È però molto più complesso e impegnativo in termini di gestione contabile ed è quindi consigliato principalmente a chi ha grossi oneri di gestione e un grande volume d’affari.
Partita IVA libero professionista o ditta individuale
Abbiamo quindi compreso che la dicitura “libero professionista” non è altro che una delle tante tipologie di partita IVA esistenti. Ma che differenza c’è tra libero professionista e ditta individuale?
Il libero professionista è una figura che basa la propria attività sulle competenze personali e intellettuali ed offre dunque servizi personalizzati in settori come:
- consulenza (es. consulenti fiscali, del lavoro, o aziendali);
- prestazioni intellettuali (es. avvocati, architetti, psicologi);
- attività creative (es. grafici, copywriter, traduttori).
Solitamente, per l’attività non è richiesta una struttura fisica complessa, né un’organizzazione articolata ed è svolta in autonomia. La ditta individuale è invece la forma più semplice di un’impresa, scelta da chi svolge un’attività economica più strutturata, che può includere:
- la produzione di beni (es. un artigiano che realizza oggetti di legno);
- la vendita di prodotti (es. negozi, e-commerce);
- la gestione di servizi strutturati (es. attività di ristorazione, estetica o manutenzione).
Rispetto al libero professionista, la ditta individuale richiede quindi una gestione organizzativa più complessa e strutture fisiche.
Libero professionista senza partita IVA: è possibile?
In alcuni casi è possibile svolgere un’attività libero-professionale senza aver aperto una partita IVA. Ci si riferisce in particolare al lavoro con prestazione occasionale, riservato a coloro che non svolgono l’attività in modo continuativo. Questa modalità è particolarmente indicata per chi intende avviare un’attività autonoma ma si trova agli inizi.
Superati i 5.000 euro di guadagni è necessario comunque iscriversi ad una cassa previdenziale e la partita IVA va aperta nel momento in cui il lavoro diventa continuativo nel tempo.
Chi ha la partita IVA è un libero professionista? – Domande frequenti
È sufficiente presentare la richiesta all’Agenzia delle Entrate utilizzando il modello AA9/12, disponibile online. Durante la compilazione, è necessario indicare il codice ATECO che descrive l’attività svolta e scegliere il regime fiscale.
Come qualsiasi altra partita IVA. Può operare in regime forfettario o ordinario ed i contributi INPS andranno versati alla cassa professionale dedicata oppure alla Gestione Separata INPS nel caso in cui il professionista non sia iscritto ad alcun albo.
Le tasse applicabili ai liberi professionisti dipendono dal regime fiscale scelto. In regime forfettario, si paga un’imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni) sul reddito imponibile derivante dal coefficiente di redditività. In regime ordinario si applicano le aliquote progressive IRPEF al netto delle spese deducibili e detraibili.
I liberi professionisti sono coloro che svolgono attività basate su competenze personali e intellettuali ed offrono servizi personalizzati in autonomia. Possono appartenere a categorie regolamentate oppure non regolamentate quando non sono iscritti a un albo. Operano senza vincoli di subordinazione e solitamente senza necessità di strutture complesse.
Per distinguere se si è una ditta individuale o un libero professionista, basta considerare l’attività svolta: chi offre servizi intellettuali o creativi è un libero professionista, mentre chi gestisce produzione o vendita di beni, con eventuali strutture o dipendenti, è una ditta individuale.
Francesca Di Feo
Redattrice Partitaiva.it