- Non sempre un lavoratore dipendente che possiede anche la partita IVA deve pagare i doppi contributi INPS: molto dipende dalla tipologia di attività autonoma che svolge.
- Se sei impegnato in un’attività imprenditoriale che prevede l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti o una libera professione con Gestione Separata, dovrai versare la doppia contribuzione.
- In alcuni casi è possibile godere di riduzioni o esenzioni dal pagamento dei contributi, a parità di alcune condizioni e nel rispetto delle regole delle rispettive casse previdenziali.
Molti lavoratori dipendenti esplorano la possibilità di avviare un’attività di lavoro autonomo in concomitanza con la propria occupazione principale per incrementare i ricavi e migliorare le proprie condizioni economiche. Il nostro ordinamento, infatti, non vieta la possibilità di svolgere un lavoro dipendente e di aprire una partita IVA come autonomo.
Conoscere la normativa, aderire al regime fiscale più vantaggioso e comprendere come pagare i contributi INPS in questa situazione sono aspetti fondamentali per capire quanto è possibile risparmiare ogni mese con queste due tipologie di attività (autonoma e dipendente).
In alcuni casi è prevista la doppia contribuzione INPS, mentre a parità di alcune condizioni si può godere dell’esenzione dal pagamento dei contributi sull’attività autonoma.
Scopriamo nel dettaglio come si pagano i contributi per un lavoratore dipendente con partita IVA e cosa cambia in relazione all’attività autonoma svolta (ditta individuale, libero professionista con o senza cassa, ecc).
Indice
Lavoratore dipendente e partita IVA: come funzionano i contributi
Sempre più spesso i lavoratori dipendenti decidono di affiancare alla propria attività principale un secondo lavoro con partita IVA per arrotondare lo stipendio. In questi casi, però, ci si chiede se per i dipendenti con partita IVA siano dovuti i doppi contributi all’INPS, come subordinati e autonomi, oppure se si possa evitare di pagare i contributi sulla parte di reddito derivante dal lavoro freelance.
La normativa italiana, infatti, permette di svolgere attività come dipendente e contestualmente attività autonoma, anche per la stessa azienda purché venga rispettato il patto di fedeltà. Al contempo, un lavoratore titolare di partita IVA può essere assunto come dipendente a parità di alcune condizioni.
Generalmente in queste situazioni si sceglie di avviare un’attività autonoma in regime forfettario insieme a quella dipendente per godere di maggiori vantaggi economici e fiscali, ma è bene conoscere anche la normativa sui contributi previdenziali per non incorrere in sanzioni amministrative.
L’ultimo anno inoltre è anche stato introdotto il contratto misto che amplia le possibilità di lavorare sia in autonomia che come dipendente nella stessa azienda.
Il versamento dei contributi all’INPS o alla cassa privata varia in relazione all’attività di lavoro autonomo che si sta svolgendo e soprattutto in base alle regole delle relative casse previdenziali di appartenenza. Possiamo distinguere diverse casistiche alle quali sono associate posizioni contributive diverse.
Lavoratore dipendente e libero professionista iscritto alla Gestione Separata
La prima situazione che potrebbe verificarsi riguarda un lavoratore dipendente pubblico o privato che ha aperto la propria attività autonoma come libero professionista con partita IVA. In questo caso i contributi variano in relazione all’attività svolta e alle modalità di lavoro subordinato concordate con l’azienda o l’ente pubblico.
Un dipendente pubblico può avere la partita IVA solo se la sua attività si svolge a tempo parziale (ovvero con un orario inferiore al 50% rispetto al tempo pieno), nel rispetto del principio di esclusività. Più semplice la normativa per i dipendenti privati, che possono avviare attività autonome purché non risultino in conflitto con la propria mansione principale e non siano esplicitamente vietate dal contratto di lavoro.
In questi casi, se il lavoro autonomo prevede l’iscrizione alla Gestione Separata INPS, il lavoratore dovrà versare i contributi previdenziali secondo il proprio reddito, con un’aliquota ridotta del 24% (anziché essere pari al 26,07%), ma non avrà diritto alle prestazioni di assistenza, malattia, maternità, ecc. Il datore di lavoro, invece, pagherà la parte di contributi dovuta sul lavoro dipendente.
Se il rapporto di lavoro è a tempo pieno, il dipendente pubblico è tenuto a dedicarsi esclusivamente al proprio impiego nell’amministrazione di appartenenza, salvo particolari eccezioni.
Lavoratore dipendente e ditta individuale
Il caso più particolare è quello del lavoratore dipendente che decide di avviare una ditta individuale (come commerciante, artigiano, ecc.) a fianco della propria attività principale.
Il pagamento dei contributi può variare in relazione alla tipologia di lavoro svolto:
- se il lavoro dipendente è full time (prevalente), non dovrà iscriversi presso la specifica Gestione INPS dei lavoratori autonomi e quindi non dovrà pagare i contributi sull’attività autonoma;
- se il lavoro dipendente è part time, invece, il lavoratore dovrà iscriversi alla Gestione INPS dei lavoratori autonomi e pagare la doppia contribuzione.
Nel primo caso, infatti, il commercialista comunicherà all’INPS che il cliente è già coperto da un’altra forma previdenziale grazie al rapporto di lavoro dipendente presso un’altra azienda.
Nel secondo caso, invece, il lavoratore dovrà effettuare l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti e versare i relativi contributi secondo le aliquote fissate.
Con la Gestione Artigiani si paga una quota fissa annuale di 4.427,04 euro euro (leggermente inferiore per chi ha meno di 21 anni di età) e una variabile con aliquota al 24% sui guadagni superiori a 18.415,00 euro annui.
Con la Gestione Commercianti si versa una quota annuale di 4.515,43 euro (leggermente inferiore per chi ha meno di 21 anni di età) e una variabile con aliquota al 24,48% sui guadagni che superano la soglia vista prima.
Lavoratore dipendente e libero professionista iscritto all’Albo
Se, invece, il lavoratore dipendente svolge un’attività come libero professionista che richiede l’iscrizione a un Ordine Professionale (per esempio, avvocato, medico, architetto, giornalista, ecc) non dovrà iscriversi all’INPS, ma sarà obbligato a effettuare l’iscrizione alla cassa di previdenza di competenza.
La maggior parte della casse private stabilisce che i contributi sull’attività autonoma (per chi svolge anche un lavoro subordinato) vengano pagati in misura ridotta, corrispondente alla metà della contribuzione totale prevista. Ogni cassa privata, però, decide delle percentuali diverse.
Lavoro dipendente e partita IVA: conviene?
Far convivere il lavoro dipendente con un secondo lavoro autonomo che richiede l’apertura della partita IVA permette di sfruttare settori e ambiti diversi per ottenere un guadagno aggiuntivo. Al contempo, però, comporta il possesso di ottime doti organizzative e di un’approfondita conoscenza degli aspetti fiscali e tributari connessi a questa posizione.
La scelta di svolgere due attività diverse può essere un vantaggio dal punto di vista economico, ma anche uno svantaggio, a seconda della capacità di organizzazione della giornata, della gestione dello stress e degli introiti conseguiti dall’attività autonoma.
Lavoratore dipendente e partita IVA – Domande frequenti
Il versamento della doppia contribuzione INPS è previsto quando si svolge contemporaneamente un’attività di tipo subordinato e una libera professione, senza una propria cassa di appartenenza, che prevede l’iscrizione alla Gestione Separata.
Chi svolge contemporaneamente un lavoro dipendente e ha una partita IVA come professionista deve necessariamente iscriversi alla Gestione Separata INPS e pagare l’aliquota del 24% sul reddito imponibile.
Sì, è possibile aprire la partita IVA e aderire al regime forfettario anche con lavoro dipendente, purché vengano rispettati alcuni limiti reddituali per non perdere le agevolazioni previste da questo regime fiscale.
Questo può avvenire solo se il lavoratore svolge un’attività di tipo commerciale e nel frattempo è assunto full time con contratto a tempo indeterminato presso un’azienda.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor