- Recentemente alcune parti politiche hanno proposto una nuova patrimoniale, da applicare ai super-ricchi: si tratterebbe di una tassazione aggiuntiva rispetto alle imposte attuali.
- In Italia i redditi di capitale non presentano una tassazione elevata, mentre chi percepisce ricavi da lavoro è sottoposto ad una imposizione più alta.
- In questo contesto, i super-ricchi sarebbero i più avvantaggiati dal sistema fiscale, per cui si propone una patrimoniale aggiuntiva.
Una patrimoniale per super-ricchi, che vada ad incidere sui redditi di capitale: questa è la proposta discussa in particolare da Elly Schlein per equilibrare il sistema fiscale. Secondo questa ipotesi, la tassazione dovrebbe essere applicata non solamente nel nostro paese, ma a livello europeo e internazionale.
Andando ad analizzare le tasse presenti in Italia, la maggiore pressione fiscale è presente nei confronti dei redditi da lavoro, mentre su quelli da capitale le imposte sarebbero piuttosto vantaggiose. Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare se l’idea di una patrimoniale sui super-ricchi si concretizzasse e tutti i dati sulla ricchezza in Italia e nel mondo.
Indice
Patrimoniale sui super-ricchi: il funzionamento
Una patrimoniale sui super-ricchi andrebbe a colpire soprattutto i redditi da capitale, ovvero coloro che hanno un patrimonio medio che supera 15 milioni di euro, ma che per effetto delle aliquote IRPEF al momento versano un’imposta piuttosto bassa.
I redditi da capitale in Italia sarebbero tassati molto di meno rispetto a quelli da lavoro, tant’è che in alcune situazioni i cittadini si troverebbero a pagare tasse piuttosto basse pur avendo un capitale elevato.
Secondo la proposta politica avanzata recentemente, questo porterebbe forti disuguaglianze sociali, che potrebbero essere sanate con l’introduzione di una patrimoniale europea o internazionale.
La tassa sui super-ricchi andrebbe a colpire quella fascia di popolazione che presenta un patrimonio elevato, lasciando fuori i cittadini che non rientrano in questa fattispecie. Sarebbe quindi applicata sul 7% dei cittadini più ricchi, andando a equilibrare la situazione e stabilire un’effettiva progressività fiscale.
Al momento si parla solamente di ipotesi, perché una misura di questo tipo in Italia dovrebbe poi rientrare nella Legge di Bilancio 2025, con un intervento specifico. La patrimoniale considerata dalla proposta dovrebbe però colpire i super-ricchi a livello internazionale, per cui l’iter si allungherebbe di molto e la sua realizzazione effettiva non sarebbe così immediata.
Ricchezza netta in Italia: la distribuzione
Per avere chiara la situazione almeno a livello italiano, possiamo analizzare i dati contenuti in un report della Banca d’Italia1 in riferimento al 2022. Risulta interessante notare che la metà della ricchezza dei cittadini italiani è composta dalle abitazioni: nel nostro paese si è legati più al mattone che ai ricavi da lavoro o altre rendite.
Le case costituiscono il principale fattore di ricchezza, soprattutto per le famiglie che si trovano nella fascia più povera della popolazione, ovvero sotto la mediana del 50% (nel grafico, il quadrante 0-50).
Costituiscono ricchezza anche per il ceto medio, ma con impatto minore rispetto ad altri tipi di rendita (nel grafico, il quadrante 50-90), mentre per la popolazione più ricca costituiscono circa un terzo della ricchezza complessiva (il quadrante 90-100).
Se pensiamo all’ipotesi di una patrimoniale sui super-ricchi, questa andrebbe a colpire, in Italia, una fascia molto ristretta di popolazione e si applicherebbe sul complesso totale di rendite, che come si può vedere è molto diversificato.
Le famiglie più ricche sono caratterizzate per la presenza di operazioni finanziarie di vario tipo, da azioni quotate e non quotate, fondi comuni, partecipazioni e titoli di debito. Secondo la recente ipotesi di una tassazione aggiuntiva, su questo tipo di patrimonio l’imposizione fiscale al momento sarebbe piuttosto bassa, rispetto a quella presente ad esempio sui redditi da lavoro e questo comporterebbe una notevole differenziazione sociale.
La legge stabilisce che ciascun cittadino deve partecipare alle spese pubbliche in base alla propria capacità contributiva, per cui i super-ricchi attualmente, non solo in Italia, sono al centro di un forte dibattito proprio per il dislivello presente a questo proposito.
Super-ricchi in Europa e nel mondo: la tassazione
Il problema della tassazione ai super-ricchi (e anche a livello imprenditoriale, sulle multinazionali) è fortemente dibattuto in sede europea, ma anche internazionale. Le disuguaglianze economiche negli ultimi anni sono aumentate a livello globale, allontanando di molto le possibilità della fascia più povera di popolazione da quella più ricca.
Secondo il World Inequality Report 2022, la metà più povera della popolazione di tutto il mondo possiede solo il 2% della ricchezza, mentre il 10% più ricco della popolazione mondiale possiede il 76% di tutta la ricchezza. Dati di questo tipo ci mettono di fronte ad una differenza sociale non indifferente presente a livello internazionale.
Andando a vedere come sono applicate le tasse a livello globale, i dati indicati dal report sono esaustivi: la tassazione impatta in proporzione più su coloro che hanno ricchezze contenute, mentre chi ha un patrimonio più elevato paga relativamente poche imposte.
A livello globale la ricchezza è in mano a un numero ristretto di persone, con un’effettiva imposizione fiscale non equilibrata. In questo contesto paesi di tutto il mondo si stanno muovendo per introdurre tasse specifiche per soggetti (privati o imprese) che sono considerati come super-ricchi.
Ad esempio possiamo pensare alla recente tassa sulle multinazionali in Europa del 15%, oppure all’annuncio del primo ministro francese di introdurre una tassa sui super-ricchi per equilibrare i conti pubblici.
Al momento una soluzione univoca a queste differenze ancora non c’è, ma diversi paesi tra cui l’Italia stanno considerando di introdurre tasse specifiche o patrimoniali su chi percepisce la maggiore ricchezza.
- I conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie: metodi e prime evidenze, Banca d’Italia, bancaditalia.it ↩︎
Valeria Oggero
Giornalista