- Il numero delle pensioni pagate in Italia ha superato quello delle buste paga dei lavoratori, provocando uno squilibrio e un rischio per i conti pubblici.
- I nuovi occupati nei diversi settori produttivi non riescono a coprire l’esodo degli italiani che hanno raggiunto i requisiti per andare in pensione, provocando un saldo negativo.
- La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, il tasso di disoccupazione e i troppi lavoratori irregolari sono solo alcune cause da tenere in considerazione.
Nel Mezzogiorno e secondo alcune stime ben presto anche in altre zone d’Italia, si pagano più pensioni che stipendi. La situazione, per i prossimi anni, potrebbe ulteriormente aggravarsi, considerando che entro il 2028 usciranno dal mercato del lavoro almeno 2,9 milioni di italiani (occupati per la maggior parte nel centro-sud Italia) che raggiungeranno i limiti di età per andare in pensione.
Senza un adeguato ricambio generazionale e senza l’assunzione di nuovi lavoratori più giovani che possano “rimpiazzare” quelli uscenti, alcuni settori potrebbero entrare in crisi. Per non parlare del rischio che corrono i conti pubblici con l’aumento del numero di assegni pensionistici da erogare agli italiani.
A lanciare l’allarme è un’indagine dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che mette in evidenza il saldo negativo tra il numero di lavoratori occupati e di pensionati che si registra in molte zone d’Italia.
Indice
Sono più le pensioni degli stipendi in Italia
Secondo alcuni recenti dati Istat1 sul numero lavoratori attivi e inattivi in Italia, a maggio del 2024 gli occupati erano stimati in 23,9 milioni, un numero superiore di 462mila unità rispetto a quello di maggio 2023, ma ancora insufficiente per invertire la tendenza negativa. Senza considerare che l’incremento è dovuto principalmente all’aumento delle partite IVA nel paese.
Per effettuare un confronto tra i lavoratori attivi e il numero delle pensioni erogate dall’INPS, invece, dobbiamo tornare al 2022: in quell’anno il numero dei lavoratori dipendenti e autonomi sfiorava i 23,1 milioni, a fronte di un numero di assegni corrisposti ai pensionati di poco inferiore a 22,8 milioni (saldo pari a +327mila).
Rispetto al 2022, comunque, i numeri sono cambiati: da un lato, come denota l’ISTAT, il numero di occupati sembrerebbe aumentato rispetto agli anni precedenti; ma dall’altro lato anche il numero delle pensioni erogate dall’INPS potrebbe essere cresciuto addirittura in misura superiore al numero di occupati.
Questa situazione si verifica ad oggi nella maggior parte delle regioni meridionali, ma la tendenza potrebbe presto diffondersi anche nel resto dell’Italia.
Più pensioni che stipendi: i dati Regione per Regione
Regione | Numero di occupati* | Numero di pensioni* | Saldo |
---|---|---|---|
Lombardia | 4.424 | 3.692 | +733 |
Veneto | 2.145 | 1.803 | +342 |
Lazio | 2.321 | 2.011 | +310 |
Emilia Romagna | 2.001 | 1.794 | +208 |
Toscana | 1.618 | 1.481 | +137 |
Trentino Alto Adige | 506 | 375 | +132 |
Piemonte | 1.785 | 1.732 | +54 |
Friuli Venezia Giulia | 521 | 506 | +14 |
Valle d’Aosta | 55 | 50 | +5 |
Marche | 639 | 653 | -14 |
Molise | 103 | 123 | -20 |
Basilicata | 189 | 215 | -27 |
Abruzzo | 483 | 516 | -33 |
Liguria | 616 | 659 | -43 |
Umbria | 352 | 401 | -48 |
Sardegna | 566 | 649 | -83 |
Campania | 1.641 | 1.817 | -175 |
Calabria | 529 | 755 | -226 |
Puglia | 1.267 | 1.493 | -227 |
Sicilia | 1.337 | 1.640 | -303 |
A realizzare il confronto tra il numero di occupati e il numero delle pensioni erogate in ciascuna Regione italiana è stato l’Ufficio studi della CGIA2 che ha elaborato i dati dell’INPS e dell’Istat.
Analizzando e confrontando il numero degli occupati con il numero di assegni pensionistici erogati dall’INPS possiamo notare come nelle Regioni del Nord Italia i numeri siano ancora preceduti dal segno positivo, mentre scendendo lungo lo stivale si iniziano a registrare trend negativi. Ciò significa che nel Centro Italia e ancora di più nel Mezzogiorno, si pagano più pensioni che stipendi.
Secondo alcune stime, anche nel Nord Italia il numero di assegni pensionistici potrebbe presto superare quello delle buste paga erogate ai dipendenti e questo costituirebbe un rischio per il sistema economico nazionale.
I dati per Provincia
Passando all’analisi dei dati delle Province italiane, possiamo distinguere città più “precarie” e città più virtuose: come anticipato, sono le città del Centro e del Sud a registrare i risultati peggiori. Proprio in queste zone, infatti, si registra un’eccessiva presenza di pensioni di invalidità o accompagnamento.
Lecce è la città italiana in cui la differenza tra gli occupati e i pensionati risulta più negativa: il saldo è di -97mila unità. Seguono Napoli (-92mila), Messina (-87mila), Reggio Calabria (-85mila) e Palermo (-74mila). In controtendenza, Cagliari (+10mila) e Ragusa (+9mila) registrano una differenza positiva.
Ma anche nel resto del Paese si registrano, ad oggi, 11 province settentrionali che erogano un numero maggiore di assegni pensionistici rispetto alle buste paga: si tratta di Sondrio (-1.000), Gorizia (-2mila), Imperia (-4mila), La Spezia (-6mila), Vercelli (-8mila), Rovigo (-9mila), Savona (-12mila), Biella (-13mila), Alessandria (-13mila), Ferrara (-15mila) e Genova (-20mila).
Dall’altro lato della medaglia ci sono le città più virtuose, nelle quali il numero di occupati supera abbondantemente quello dei pensionati: per esempio, la città metropolitana di Milano dove la differenza tra il numero delle pensioni e gli occupati pari a +342mila. Seguono Roma (+326mila), Brescia (+107mila) e Bergamo
(+90mila).
Più pensioni che stipendi: conseguenze
Come chiarito dal segretario della CGIA, Renato Mason, con un numero elevato di pensionati e un numero ridotto di lavoratori attivi, la spesa pubblica tende ad aumentare mentre le entrate fiscali all’opposto vedranno una rapida discesa. Questo trend andrà certamente a influire, nel breve termine, sui conti pubblici.
Un Paese che invecchia ed eroga un numero sempre maggiore di pensioni è destinato a spendere sempre più fondi per la spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e di assistenza alle persone. Di conseguenza, si dovrebbe andare a risparmiare su altri settori come l’intrattenimento, la ristorazione, il mercato immobiliare, ecc. A giovare della situazione sarebbero le banche, che potrebbero godere di una maggiore propensione al risparmio.
Inoltre, la prevalenza di over 65 sul territorio nazionale potrebbe causare degli scompensi e contraccolpi negativi in alcuni settori economici, registrando una carenza di lavoratori e operai specializzati.
Quale potrebbe essere la via maestra per superare questa situazione? Secondo il segretario della CGIA bisogna far emergere i lavoratori in nero regolarizzando le loro posizioni ed erogando loro una paga sufficiente e dignitosa. Non solo: è opportuno anche introdurre nuove misure di sostegno e supporto per migliorare i tassi di occupazione dei giovani e delle donne, che restano ancora oggi tra i più bassi d’Europa.
- Occupati e disoccupati (dati provvisori) – Maggio 2024, ISTAT, istat.it ↩︎
- Ormai più pensioni che stipendi, Ufficio Studi CGIA, 24 agosto 2024, cgiamestre.com ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor