Come passare dal Regime Ordinario al Forfettario: limiti, vincoli e normativa

Il passaggio dal regime ordinario al forfettario avviene in modo naturale in base al rispetto dei requisiti richiesti a partire dall'anno successivo: scopriamo la normativa e come fare.

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  • Se hai un’attività già avviata sarà più semplice passare dal regime ordinario al forfettario, considerato come un “regime naturale” per le persone fisiche che procedono in modo autonomo.
  • Non dovrai effettuare alcuna comunicazione per aderire al regime forfettario, ma semplicemente accedervi in modo automatico dal 1° gennaio dell’anno successivo.
  • Una volta effettuato il passaggio dall’ordinario al forfettario, dovrai tenere la contabilità semplificata ed emettere fatture secondo le regole per i forfettari.

Il regime forfettario è il regime fiscale “naturale” per tutti gli esercenti di attività di impresa, arte o professione che lavorano in forma individuale e si applica in automatico, qualora non vi siano cause ostative, a tutte le nuove attività o a quelle già attive, a partire dall’apertura della partita IVA. Se l’attività non soddisfa i requisiti di accesso al forfettario è necessario aderire alla modalità ordinaria.

Tuttavia, ci sono dei casi in cui il passaggio dal regime ordinario al forfettario può avvenire in modo semplice e senza alcuna comunicazione. Per esempio, se una partita IVA già avviata che aveva aderito al regime ordinario si accorge che quello forfettario è più conveniente, può effettuare il passaggio a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo.

Che cosa implica questo cambiamento? Scopriamo come passare dal regime ordinario a quello forfettario e quali sono le conseguenze di questa scelta.

Passare dal regime ordinario al forfettario: come fare

Ampia libertà è data alle partite IVA e alle attività economiche già avviate che intendono passare dal regime ordinario a quello forfettario: come previsto dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate, la numero 32/E del 5 dicembre1, con l’eliminazione del vincolo triennale di permanenza nel regime ordinario, il passaggio da un regime all’altro sarà più semplice e non richiederà nessuna comunicazione.

Infatti, se per l’adesione di una nuova partita IVA al regime forfettario occorre compilare un’apposita dichiarazione di inizio attività, per le partite IVA già attive non è necessario adottare alcuna comunicazione.

Il passaggio dall’ordinario al forfettario può avvenire in automatico a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo, ma solo se l’attività soddisfa tutti i requisiti per accedere al regime agevolato. Una volta effettuata, la scelta rimane vincolante per i successivi tre anni: si rinnova di anno in anno fino a quando non si dimostreranno intenzioni diverse.

Come avviene il passaggio dal regime ordinario a quello forfettario

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Per cambiare regime fiscale, passando dall’ordinario al forfettario, ti basterà agire per “fatti concludenti”, ovvero adottare la contabilità semplificata ed emettere le fatture secondo le regole previste per il regime agevolato (con esenzione IVA e imposta sostitutiva unica). Anche la tassazione del fatturato nel regime forfettario sarà diversa e più vantaggiosa.

Per cambiare regime fiscale dovrai soddisfare il limite di fatturato per il regime forfettario, ovvero conseguire ricavi e compensi inferiori a 85.000 euro l’anno. Inoltre, dovrai comunicare la tua decisione con la prima dichiarazione annuale utile.

Se nel corso degli anni successivi verranno meno i requisiti di permanenza nel regime forfettario, per esempio se il fatturato sarà superiore a 85.000 euro l’anno o se ci saranno delle cause ostative, dovrai tornare al regime ordinario a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo.

Dichiarazione IVA da ordinario a forfettario

Facciamo una premessa: la dichiarazione IVA va effettuata se si lavora con il regime fiscale ordinario, mentre chi aderisce al regime agevolato non versa questa tassa e quindi è esonerato da tale adempimento. Ma cosa succede passando da un regime fiscale all’altro?

Generalmente si segue questa regola, ma anche se il regime forfettario è un regime naturale, è possibile optare per la determinazione delle imposte sui redditi e dell’IVA secondo le regole ordinarie, mediante l’adozione di un comportamento concludente e comunicando la scelta nella prima dichiarazione IVA.

Passaggio da regime ordinario a forfettario senza vincolo triennale

Alla luce dei nuovi limiti previsti dalla Legge di Bilancio 2023, comunque, il vincolo dei tre anni di permanenza viene meno nel passaggio o ritorno al regime forfettario.

Secondo quanto previsto dall’articolo 1 del d.P.R. n. 442 del 1997, in presenza dei requisiti richiesti per l’adesione al regime forfettario, il passaggio è possibile senza attendere lo scadere dei tre anni di permanenza nel regime ordinario.

Con le ulteriori modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2023, inoltre, una partita IVA che ha iniziato la propria attività nel 2021 aderendo al regime ordinario, può passare al forfettario già dal 1° gennaio 2023, senza attendere il decorso del triennio.

Da ordinario a forfettario: saltano gli acconti

Se si passa dal regime ordinario al regime forfettario e non si possiedono altri redditi soggetti ad IRPEF, il primo anno nel forfettario non si sarà soggetti al versamento di alcun acconto delle imposte. Facciamo un esempio per comprendere meglio la normativa.

Gianni è un imprenditore che ha aderito al regime ordinario nel 2022, mentre nel 2023 è passato al regime forfettario. Non possiede altri redditi soggetti ad IRPEF. Il 30 Giugno 2023 Gianni dovrà presentare la dichiarazione dei redditi percepiti nel 2022 e tra le altre somme troverà conteggiati anche gli acconti IRPEF per l’anno fiscale 2022.

Tuttavia, nel 2023 non maturerà alcuna IRPEF da pagare perché riceverà redditi esclusivamente dall’attività forfettaria (soggetta ad imposta sostitutiva unica). Per questo motivo Gianni non dovrà pagare gli acconti IRPEF nel 2022 in quanto ha effettuato il passaggio dal regime ordinario a quello forfettario.

Lo stesso discorso vale anche per l’acconto dell’imposta sostitutiva: Gianni non ha maturato alcuna imposta nel 2022 (in quanto aderiva al regime ordinario) e dunque non dovrà versare nessun acconto.

Passaggio dal regime ordinario al forfettario: fatture non incassate

Per quanto riguarda le fatture non incassate, sulle quali è stata applicata l’IVA o la ritenuta d’acconto, come previsto dal regime ordinario, che cosa accade in seguito al passaggio al regime forfettario?

Mentre le operazioni eseguite ai fini IVA non hanno rilevanza ai fini reddituali, per le fatture non incassate sulle quali è stata applicata la ritenuta d’acconto occorre avvisare la controparte di versare quanto dovuto senza operare tale ritenuta, in conseguenza del passaggio a un diverso regime contabile. La ritenuta trattenuta dal cliente, comunque, si può recuperare nella dichiarazione dei redditi (Quadro LM).

Concordato preventivo per forfettari

Un dubbio molto frequente riguarda la possibilità di adesione al concordato preventivo biennale da parte di un contribuente che effettua il passaggio da regime ordinario a forfettario: cosa succede in questo caso?

Secondo quanto previsto dall’articolo 25 del Dlgs 13/2024, accettando la proposta il contribuente si obbliga a “dichiarare gli importi concordati nella dichiarazione dei redditi relativi al periodo d’imposta oggetto di concordato”.

Così facendo viene definito a priori un ammontare di reddito e non una tipologia di tassazione, motivo per cui la questione del passaggio tra regimi potrebbe risultare irrilevante.

Come passare dal regime ordinario al forfettario – Domande frequenti

Come si passa da regime ordinario a forfettario?

Se un libero professionista o una ditta individuale fatturano meno di 85.000 euro nel corso dell’anno, possono aderire al regime forfettario in modo automatico dal 1° gennaio dell’anno successivo, rispettandone tutti i requisiti.

Quando si può cambiare il regime fiscale?

Puoi cambiare il tuo regime fiscale, passando da quello ordinario a quello forfettario, solo all’inizio dell’attività o all’inizio dell’anno. Prima di cambiare regime fiscale devi valutarne la convenienza dello stesso per la tua attività. 

Cosa conviene: forfettario o ordinario?

Solitamente il regime forfettario è più conveniente dell’ordinario perché l’aliquota di tassazione è più bassa, ma se le spese legate alla tua attività sono elevate e superano di molto quelle previste dal tuo coefficiente di redditività, potrebbe convenirti il passaggio al regime ordinario.

  1. Circolare 32/E del 5 dicembre 2023, Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎

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Laura Pellegrini

Giornalista e content editor

Dopo la Laurea in Comunicazione e Società, ho iniziato la carriera da freelance collaborando con diverse realtà editoriali. Ho scritto alcuni e-book sui bonus e ad oggi mi occupo della redazione di articoli di economia, risparmio e lavoro.

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