Affiliate marketing senza partita IVA: quando è possibile, come funziona e cosa serve

Svolgere l'attività di affiliate marketing senza la partita IVA espone a rischi notevoli. Scopriamo la normativa e gli adempimenti fiscali obbligatori.

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affiliate marketing senza partita iva
  • Svolgere l’attività di affiliate marketing senza partita IVA può mettere a rischio il professionista: regolarizzare la propria posizione fiscale e dichiarare i guadagni è fondamentale.
  • L’affiliate marketing è un’attività che permette a un venditore di promuovere un prodotto o un servizio grazie a una campagna di sponsorizzazione su siti web o blog.
  • Il compenso per il marketer consiste in alcune commissioni che vengono pagate sui lead generati e tassate in base al proprio regime fiscale di appartenenza.

L’avvento di Internet e la diffusione delle piattaforme di e-commerce online hanno creato nuove professioni digitali e nuove attività che prima non erano possibili: una di queste è l’affiliate marketing.

Si svolge solitamente con partita IVA e permette di incrementare la vendita di prodotti di un’azienda tramite sponsorizzazioni e campagne pubblicitarie online (solitamente sui blog o siti web), guadagnando una percentuale.

Si può realizzare l’attività di affiliate marketing senza partita IVA? E quali sono le implicazioni fiscali? I guadagni derivanti da questa attività vanno dichiarati e tassati, ma in che modo? Interessante sia dal punto di vista delle opportunità lavorative, sia dal punto di vista degli adempimenti fiscali, questa nuova attività attrae moltissimi giovani.

Vediamo quindi cos’è e come funziona l’affiliate marketing, quando (e se) si può svolgere senza la partita IVA, quali sono le normative fiscali e come mettersi in regola per non incorrere in sanzioni.

Cos’è l’affiliate marketing e come funziona

L’affiliate marketing è un rapporto commerciale fra un venditore che intende promuovere il proprio servizio e l’affiliato che pubblicizza quel prodotto o servizio in cambio di una percentuale. Questo strumento viene utilizzato, ad oggi, da moltissime aziende che intendono affidarsi a siti web esterni (o blog) per promuovere i propri prodotti (tramite affiliazioni, appunto).

Nell’affiliate marketing, quindi, si possono distinguere quattro soggetti:

  1. il publisher o l’affiliato, ovvero colui che si occupa della pubblicazione e sponsorizzazione dei prodotti; 
  2. il merchant, cioè il titolare dell’e-commerce che promuove i prodotti attraverso i siti affiliati; 
  3. la piattaforma di affiliazione, ovvero il sito web o blog scelto per la promozione;
  4. il cliente finale che acquista il prodotto.

Il merchant, quindi, vuole promuovere il proprio prodotto affidandosi al publisher, che realizza la campagna promozionale e la pubblica su una piattaforma di affiliazione, tramite la quale il cliente finale può acquistare il prodotto. In base al numero di vendite e ai lead generati, devono essere accordate delle commissioni.

Affiliate marketing senza partita IVA: si può?

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L’affiliate marketing è un’attività che difficilmente può svolgersi in modo occasionale e perciò necessita la regolarizzazione fiscale. Il professionista che svolge tale attività senza partita IVA, nel caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe incorrere in sanzioni considerando che il sito web è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Per tale ragione, l’affiliate marketing richiede l’apertura della partita IVA a cui seguono numerosi adempimenti fiscali. Il codice Ateco di riferimento per questa attività non è unico, ma si divide in due categorie:

  • il codice Ateco 46.19.02, che è relativo ai procacciatori di affari di varia natura;
  • il codice Ateco 73.11.02, che è più relativo al settore del Marketing e si adatta maggiormente a quei casi in cui i guadagni più cospicui sono tratti da attività di marketing diretto (come ad esempio le agenzie di comunicazione).

Un professionista che svolge attività di affiliate marketing con un fatturato massimo di 85.000 euro l’anno può aderire al regime forfettario e ottenere delle agevolazioni fiscali. In caso contrario, è opportuno aderire al regime ordinario. Alternativamente, in caso di volume d’affari e guadagni elevati, è possibile aprire una SRL (Società a Responsabilità Limitata) che offre moltissimi vantaggi ai professionisti e agli imprenditori.

Affiliate marketing senza partita IVA: cosa si rischia

Per avviare un’attività di affiliare marketing non basta aprire la partita IVA, ma occorre anche rispettare una serie di adempimenti fiscali obbligatori per non incorrere in sanzioni.

Basti pensare che, svolgere l’attività di affiliate marketing senza l’invio della comunicazione di apertura della partita IVA all’Agenzia delle Entrate comporta l’applicazione di una sanzione compresa tra 516 e 2.064 euro.

A questo seguono anche ulteriori adempimenti e rispettive sanzioni per coloro che non li rispettano: la mancata iscrizione alla Camera di Commercio, per esempio, comporta una sanzione da 103 a 1.032 euro.

Come aprire un’attività di affiliate marketing

Quali sono i primi passi per aprire un’attività di affiliate marketing? Oltre all’apertura della partita IVA e ai numerosi adempimenti fiscali e burocratici richiesti per mettersi in regola (iscrizione alla Camera di Commercio, apertura della posizione previdenziale presso la Gestione Commercianti), è necessario sottoscrivere un contratto di affiliazione che assume la forma di una libera collaborazione.

Al suo interno devono essere specificate le seguenti informazioni:

  • termini di validità del tracciamento;
  • modalità per il calcolo delle commissioni; 
  • indicazione degli strumenti di tracciamento utilizzati;
  • i termini di pagamento (tempistiche e condizioni);
  • eventuale esclusività.

A questo punto è possibile iniziare a pianificare le campagne di marketing grazie alle quali incrementare le vendite di un prodotto o servizio oggetto di accordo.

La tassazione dell’affiliate marketing

La tassazione relativa all’attività di affiliate marketing, come per qualsiasi altra attività, varia in relazione al regime fiscale di appartenenza:

  • nel regime forfettario è possibile pagare imposte che corrispondono al 5% del proprio reddito annuale per i primi cinque anni di attività. Allo scadere di questi primi cinque anni, l’aliquota sale al 15%, da calcolare sempre sul 78% del reddito annuale. Sono previste l’esenzione IVA e IRPEF;
  • nel regime ordinario, invece, le tasse da pagare si calcolano in base a diversi scaglioni IRPEF, che dipendono dal proprio reddito annuale. Sono previste anche altre tasse come l’IVA.

Qualora un professionista, con un volume d’affari piuttosto elevato, decidesse di aprire una SRL, infine, potrebbe andare incontro a delle agevolazioni sulla tassazione: per esempio, l’IRES da calcolare al 24%.

I contributi INPS dell’affiliate marketing

Un aspetto importante da considerare nel momento in cui si intende avviare un’attività di affiliate marketing riguarda la previdenza a fini pensionistici. In questo caso i contributi devono essere versati alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS, che prevede il pagamento di quattro rate annuali, con cadenza trimestrale.

Va previsto un importo fisso e uno variabile, calcolato sul reddito minimale annuo di 18.415,00 euro. In più bisogna calcolare la somma variabile da versare superata questa cifra.

Affiliate marketing senza partita IVA – Domande frequenti

Cosa fa un affiliate marketing?

Il compito principale di questa figura consiste nella gestione di tutti gli affiliati (influencer, Youtuber, content creator), in modo da creare campagne promozionali di successo.

Come dichiarare l’affiliate marketing?

I guadagni derivanti dall’affiliate marketing devono essere obbligatoriamente inseriti in dichiarazione dei redditi: a tal fine, dovrà essere compilato l’apposito quadro del modello Redditi PF relativo al regime fiscale di appartenenza.

Cosa si rischia a vendere senza partita IVA?

Se vendi senza partita IVA potresti incorrere in sanzioni: per mancato invio della comunicazione di apertura della partita IVA, per esempio, che va da un minimo di 516 euro a 2.064 euro; oppure per la mancata presentazione della pratica in Camera di Commercio, che va da un minimo di 103 a un massimo di 1.032 euro.

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Laura Pellegrini

Giornalista e content editor

Dopo la Laurea in Comunicazione e Società, ho iniziato la carriera da freelance collaborando con diverse realtà editoriali. Ho scritto alcuni e-book sui bonus e ad oggi mi occupo della redazione di articoli di economia, risparmio e lavoro.

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