- Chi apre una partita Iva deve anche scegliere in quale regime fiscale operare, in base alle proprie esigenze e al caso particolare. Attualmente è possibile optare per il regime fiscale ordinario oppure per quello forfettario.
- Con il regime fiscale ordinario l’autonomo paga le tasse in base alle aliquote Irpef stabilite ogni anno in relazione alle decisioni fiscali del governo e può scaricare diverse spese.
- Con il regime fiscale forfettario si accede ad un’imposta sostitutiva al 15% (o al 5% per i primi 5 anni di attività) ma non è possibile scaricare alcuna spesa dalle imposte.
Chi apre una partita Iva si trova di fronte a diverse scelte da fare, per cui si consiglia il supporto di un commercialista esperto, che riguardano la conduzione dell’attività, le tasse da versare, i contributi e i codici Ateco da abbinare alla propria posizione Iva. Scegliere quale regime fiscale adottare è piuttosto importante, perché in base all’opzione selezionata si vanno a pagare le tasse con modalità specifiche.
Attualmente in Italia è molto vantaggioso aderire al regime fiscale forfettario, poiché garantisce la totale esenzione dall’Iva e un’imposta sostitutiva dell’Irpef particolarmente conveniente. Tuttavia per aderirvi bisogna rispettare determinati limiti di reddito e requisiti, come vedremo tra poco.
Per alcune partite Iva (ad esempio per le imprese) è più indicato il regime fiscale ordinario, che stabilisce aliquote fiscali variabili in relazione al fatturato totale annuo. Per fare una scelta è necessario conoscere a fondo entrambe le soluzioni e farsi affiancare da un esperto. Vediamo in questo articolo quali sono le principali differenze tra regime fiscale forfettario e ordinario.
Indice
Regime ordinario e forfettario: differenze
Caratteristica | Regime ordinario | Regime forfettario |
Tassazione | Aliquote Irpef Ires e Irap Versamento IVA | Imposta sostitutiva |
Limite di reddito | Nessun limite | 85.000 euro annui |
Aliquote | Dal 23% al 43% in base ai ricavi | 5% per i primi 5 anni 15% dal sesto anno |
IVA | Sì | No |
Adempimenti contabili | Compilazione libri e registri contabili | Conservazione fatture numerate |
Fatturazione elettronica | Obbligatoria | Obbligatoria |
Contributi previdenziali | Obbligatori | Obbligatori |
Deduzioni e detrazioni | Possibili | Non possibili |
Caratteristiche regime fiscale forfettario
Il regime fiscale forfettario è attualmente la scelta più vantaggiosa per chi intende avviare una nuova attività, in forma professionale oppure imprenditoriale, con la previsione di ricavi iniziali inferiori alla soglia di 85.000 euro annui. Questo infatti è il limite massimo previsto per poter aderire al regime forfettario: superata questa soglia bisogna necessariamente passare al regime ordinario.
Con questo regime fiscale si accede ad un’imposta sostitutiva dell’Irpef molto vantaggiosa, che equivale al 5% della base imponibile per chi ha avviato l’attività da meno di 5 anni e al 15% per chi supera questa soglia. Un altro vantaggio fiscale importante è l’esonero dall’Iva.
Una partita Iva che rientra nel regime forfettario deve solamente provvedere al pagamento dell’imposta di bollo di due euro sulle fatture che superano 77,47 euro di importo, mentre non è previsto il pagamento di altre imposte come Irap o Ires. Per ciò che riguarda gli obblighi contabili, con il regime forfettario è sufficiente conservare tutte le fatture emesse durante l’anno in ordine numerico. Anche la fatturazione elettronica è un obbligo di legge, dal 2024.
Il codice Ateco a cui aderisce la partita Iva va a determinare qual è la base imponibile su cui vengono effettivamente calcolate le tasse, a cui l’autonomo deve sommare anche il versamento dei contributi previdenziali alla propria cassa di riferimento.
Un punto importante da tenere presente è l’impossibilità di scaricare le spese tramite questo regime fiscale: al contrario del regime ordinario, qui non è previsto il risparmio sulle tasse correlato alle spese sostenute per l’attività o per altri costi per la famiglia.
Si può infine accedere al regime forfettario solamente rispettando alcuni requisiti, come quello di non superare 85.000 euro annui di ricavi e non versare più di 20.000 euro annui a favore dei dipendenti. Ci sono poi altri limiti specifici per cui questo regime non è applicabile, come evidenziato dall’Agenzia delle Entrate1, che riguardano il lavoro precedentemente svolto dal professionista come dipendente.
Caratteristiche regime fiscale ordinario
Il regime fiscale ordinario è maggiormente indicato per le imprese di grandi dimensioni o per tutte le attività che superano 85.000 euro di ricavi annui o prevedono l’assunzione di un elevato numero di dipendenti. Questo regime stabilisce aliquote fiscali Irpef variabili in base al reddito complessivo, per il calcolo delle tasse.
Queste percentuali negli ultimi anni hanno subito diverse modifiche applicate da parte del governo con le manovre finanziarie e attualmente sono disposte come segue:
- aliquota al 23%: per ricavi annui da 0 a 28.000€;
- aliquota al 35%: per ricavi annui da 28.001€ a 50.000€;
- aliquota al 43%: per ricavi annui da 50.001€ in poi.
In base a queste percentuali, per calcolare correttamente le tasse si effettua un conteggio progressivo: per fare un esempio, per chi supera 28.000 euro viene stabilita una percentuale del 23% di tassazione fino a questa cifra, mentre gli importi superiori vengono tassati al 35%.
Il calcolo delle tasse con il regime fiscale ordinario è più complesso rispetto a quello per chi rientra nel forfettario, perché vanno anche tenute in considerazione le diverse detrazioni e deduzioni a cui si può accedere con una partita Iva di questo tipo.
Si tratta di possibilità che portano ad un risparmio sulle imposte complessive in base alle spese che l’imprenditore ha sostenuto per la propria attività, per beni strumentali, per i dipendenti o per costi di altro tipo.
Farsi affiancare da un commercialista in questo contesto è fondamentale per effettuare correttamente tutti i conteggi. Come accade per il regime forfettario, anche con quello ordinario è necessario utilizzare la fatturazione elettronica e versare una quota di contributi all’ente previdenziale di riferimento.
Il regime ordinario prevede l’applicazione dell’Iva in base alle regole vigenti in Italia, per cui sarà obbligatorio redigere una dichiarazione Iva periodica, oltre alla propria dichiarazione dei redditi al fisco. Inoltre, in base alla forma giuridica dell’attività, potrebbe essere necessario versare anche Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) o l’Ires (Imposta sul Reddito delle Società).
Passaggio dal regime forfettario a quello ordinario
Quando vengono superati 85.000 euro annui di ricavi, una partita Iva forfettaria deve necessariamente passare al regime fiscale ordinario. Questo deve avvenire subito oppure si può ancora attendere? Su questo aspetto sono stati forniti dei chiarimenti precisi dall’Agenzia delle Entrate.
Superata la soglia prevista, si possono presentare due scenari differenti:
- i ricavi superano 100.000 euro: in questo caso il regime ordinario scatta subito, per cui è necessario effettuare il passaggio e versare l’Irpef per tutto l’anno di riferimento. All’interno delle fatture si deve inserire l’Iva a partire dalla fattura seguente il superamento;
- i ricavi superano 85.000 euro ma rimangono sotto i 100.000 euro: in questo caso il passaggio obbligato può attendere l’anno successivo, per cui per quello corrente si applica solamente la tassazione forfettaria.
Bisogna quindi fare molta attenzione nel momento in cui si supera la soglia limite per aderire al regime di vantaggio, facendosi affiancare da un commercialista per essere sicuri di rispettare tutte le regole.
Regime forfettario e ordinario: il sostituto di imposta
Molti si chiedono se con la partita Iva si diventa automaticamente sostituti di imposta, versando tasse e contributi per i propri lavoratori. Su questo punto bisogna fare alcune precisazioni, ovvero definire qual è la differenza tra regime ordinario e forfettario:
- regime fiscale ordinario: in questo caso se si hanno lavoratori alle proprie dipendenze o collaboratori esterni, si è automaticamente sostituto di imposta. Questo significa che bisogna versare, oltre alla retribuzione, anche le tasse e i contributi per i lavoratori periodicamente;
- regime fiscale forfettario: questo tipo di partita Iva non costituisce sostituto di imposta, ovvero non versa contributi e tasse per altre persone perché solitamente non ha dipendenti. Nel caso di collaboratori esterni, questi ultimi non devono provvedere a emettere una ritenuta di acconto nelle fatture. Le cose però cambiano se si decide di avere uno o più dipendenti: in questo caso si diventa sostituti di imposta e si versano tasse e contributi per i lavoratori, ma bisogna fare attenzione a non superare 20.000 euro annui lordi (comprendendo anche tasse e contributi) altrimenti si deve passare al regime ordinario.
L’eventualità che una partita Iva con regime forfettario costituisca sostituto di imposta è quindi molto remota, perché bisogna fare attenzione ai limiti imposti per aderire a questo regime. Per assumere dei dipendenti fissi si consiglia quindi di optare per il regime fiscale ordinario, più idoneo a questo scopo.
Conviene il regime forfettario o quello ordinario?
A questa domanda non c’è una risposta univoca: analizzando solamente le aliquote fiscali e l’Iva, sicuramente è più vantaggioso aderire al regime fiscale forfettario, che spesso viene scelto da giovani lavoratori che decidono di avviare una propria professione autonoma.
Bisogna però considerare anche altri fattori, per cui potrebbe essere conveniente per alcuni tipi di attività scegliere, al contrario, il regime fiscale ordinario. Pensiamo ad esempio a chi decide di avviare un’attività di grandi dimensioni e prevede ingenti spese per il suo mantenimento: con il regime ordinario è possibile scaricare diversi costi, quindi si può dire che risulti più vantaggioso.
Lo stesso vale per chi prevede di assumere dei dipendenti, per cui questa possibilità è molto limitata con il regime agevolato, mentre con quello ordinario si può procedere senza problemi. Si tratta quindi di una scelta che comporta un funzionamento differente per ciò che riguarda le tasse, da valutare in base al settore in cui ci si muove e al tipo di attività autonoma che si intende portare avanti.
Per i liberi professionisti, che magari sono iscritti ad un Albo specifico, in molti casi il regime forfettario è la scelta giusta per iniziare, rimanendo nei primi momenti intorno a guadagni relativamente bassi. Successivamente si può sempre scegliere di cambiare e passare all’ordinario, se questo diventa obbligatorio o se si ritiene più vantaggioso.
Infine va considerato che con il regime ordinario sono previsti obblighi contabili più fitti, come la tenuta delle scritture contabili, il libro giornale, i registri Iva e così via. Per le partite Iva forfettarie questo non è previsto, per cui è sufficiente conservare le fatture numerandole.
Differenze tra Regime Forfettario e Regime Ordinario – Domande frequenti
Nel regime ordinario si applica l’Irpef con relativi scaglioni dal 23% al 43% in base al reddito, mentre per il regime forfettario sono previste aliquote sostitutive uniche, al 15% oppure al 5% per i primi 5 anni di attività. Inoltre con il regime forfettario ci sono meno obblighi contabili e non si applica l’Iva.
Nel confronto tra regime ordinario e forfettario, il primo conviene soprattutto per attività di grandi dimensioni, con ricavi superiori a 85.000 euro annui e con la previsione di assumere dipendenti.
Il regime forfettario a differenza di quello ordinario garantisce una tassazione più favorevole, per cui conviene soprattutto a chi ha ricavi inferiori a 85.000 euro e ha appena avviato l’attività.
Questo regime fiscale non si può applicare superati 85.000 euro di ricavi annui e non conviene a chi intende assumere personale stabile e chi intende espandere l’attività.
Anche se questo regime fiscale è particolarmente conveniente, ci sono degli svantaggi, tra cui l’impossibilità di applicare detrazioni o deduzioni di imposta e il limite massimo di ricavi annui.
Fino a che vengono rispettati i requisiti per questo beneficio, non ci sono limiti temporali per aderire al regime forfettario. Va considerato che la percentuale di tassazione vantaggiosa al 5% viene applicata solamente per i primi 5 anni dall’adesione.
- Regime forfetario – Che cos’è, Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎
Sono in regime forfettario con un fatturato di circa 60.000 € annui e quello che mi sta pesando di più è la tassazione INPS che , superando i 18.000 € circa di franchiagia tassa la differenza al 27% circa..
Dal momento che i costi di gestione, se fossi in ordinaria , sono ormai superiori alla detrazione prevista dal codice ateco forse mi converrebbe passare in ordinaria..
E’ possibile avere un prospetto per capire esattamnete la differenza tra un regime ed un’altro ?
Buongiorno,
potrebbe provare i calcolatori sull’area specifica del nostro sito.
Team partitaiva.it