- Cala il numero di professionisti italiani che sognano di lavorare all’estero: in Italia solo 1 su 7 cerca attivamente lavoro in un altro Paese.
- Le mete preferite in assoluto per spostarsi all’estero sono la Svizzera a livello europeo e l’Australia a livello globale, ma anche Germania, Austria, Stati Uniti e Canada.
- A frenare il desiderio degli italiani di cercare lavoro all’estero sono l’attaccamento al territorio e alla famiglia e la minore percezione delle opportunità disponibili negli altri Paesi.
La possibilità di lavorare all’estero godendo di migliori condizioni retributive e una migliore qualità della vita non attrae particolarmente i professionisti italiani: solo uno su sette (il 15%), in media, ha cercato nel 2023 attivamente un’occupazione al di là dei confini. La mobilità internazionale e la fuga dei cervelli sembrano essere dei temi meno presenti tra gli italiani.
Questa, per lo meno, è la fotografia scattata dall’ultimo report del Boston Consulting Group1, secondo il quale l’attaccamento al territorio e alla famiglia, ma anche lo scarso interesse verso le opportunità lavorative offerte dagli altri Paesi, sono le principali motivazioni che spingono i professionisti italiani a rimanere in patria.
Al contempo sono cambiate anche le priorità dei lavoratori, che ad oggi cercano un ambiente di lavoro sicuro, maggiore flessibilità nell’organizzazione e un buon rapporto con i colleghi. L’equilibrio tra la vita privata e il lavoro ha assunto una certa importanza subito dopo il periodo di pandemia.
Quanti sono gli italiani che sognano di lavorare all’estero e quali Paesi offrono le opportunità migliori? Analizziamo i dati raccolti a livello globale e nazionale per definire opportunità, mete preferite, regole e vantaggi di lavorare all’estero.
Indice
Quanti italiani sognano di lavorare all’estero
A livello globale ci sono almeno 800 milioni di professionisti che sarebbero disposti a lasciare il proprio Paese per trovare delle opportunità lavorative più accattivanti a appaganti all’estero. Nel 2023 un professionista su quattro, a livello globale, ha cercato attivamente lavoro all’estero.
Rispetto ai dati raccolti a livello globale, per gli italiani l’attrattività e l’interesse di lavorare all’estero è ridimensionato: solo il 15%, infatti, cerca seriamente delle opportunità lavorative (la media europea è del 25%). Tra i giovani che hanno meno di 30 anni la percentuale sale al 20%, mentre tra le persone con un titolo di studio più elevato (master, laurea o dottorato) sale ulteriormente al 24%.
I dati più interessanti sono contenuti nel report internazionale “Decoding global talent 2024” di Boston Consulting Group2, nel quale sono state raccolte le risposte di 150mila lavoratori suddivisi in 180 Paesi diversi (tra cui l’Italia): nel nostro Paese è stata sondata l’opinione di 750 persone, equamente distribuite tra uomini e donne, suddivise per fascia d’età, background economico e lavorativo, livello di istruzione e altri fattori interessanti.
Secondo il report, l’attaccamento alla propria terra e ai propri cari, la qualità della vita e la minore percezione delle opportunità lavorative al di fuori del proprio Paese sono le principali cause che spingono i professionisti italiani a rimanere in patria.
Le ragioni per andare all’estero
A coloro che hanno dimostrato interesse per il lavoro all’estero, sono state poste ulteriori domande per indagare sui motivi che spingono un professionista a lasciare il proprio Paese per trovare opportunità lavorative interessanti o diverse in un altro Stato.
Per la maggioranza degli intervistati (67%) la ricerca di un’offerta di lavoro concreta è la motivazione principale che spinge a oltrepassare i confini nazionali, ma anche il fattore economico rafforza questa decisione (66%). Incidono poi il miglioramento della qualità della vita (62%) e la crescita personale (55%).
Paesi come l’Australia, in questo senso, vengono visti particolarmente attrattivi non solo per le opportunità che offrono, ma proprio per il benessere aziendale dei lavoratori occupati.
Le scelte dei lavoratori, come emerge dalla ricerca, sono sempre più influenzate dagli aspetti della employer value proposition: il buon rapporto con i colleghi, il clima aziendale, lo sviluppo delle competenze, la flessibilità negli orari e negli ambienti di lavoro, ecc.
Lavorare all’estero: le mete più ricercate
Tra le mete preferite dai lavoratori italiani che cercano nuove opportunità all’estero c’è sicuramente la confinante Svizzera, che offre, in particolare, delle opportunità lavorative interessanti nel settore terziario e dei servizi ed è una delle mete predilette da chi abita in Lombardia e ha la possibilità di oltrepassare quotidianamente il confine.
La Svizzera, inoltre, offre anche migliori retribuzioni rispetto all’Italia e una qualità della vita più elevata: anche per questo motivo risulta una meta più attrattiva rispetto ad altri Paesi.
A seguire nella classifica delle mete preferite dai lavoratori, secondo i dati BCG, ci sono Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Austria e Olanda per il continente europeo, mentre a livello globale ci sono l’Australia, gli Stati Uniti e il Canada. Come si può notare, la scelta ricade principalmente su Paesi di lingua inglese, con economie forti e retribuzioni mediamente elevate.
A incidere sulla scelta della meta per lavorare all’estero sono anche fattori come l’organizzazione del lavoro e la flessibilità, la sicurezza e la stabilità economica, la cultura accogliente e inclusiva, ma anche l’ambiente, l’assistenza sanitaria, l’innovazione e la digitalizzazione.
Per quanto riguarda il periodo di lavoro all’estero, il soggiorno a lungo termine è la soluzione migliore per il 37% degli intervistati, mentre il soggiorno di breve periodo è sfruttato solo dal 7%. Una buona percentuale del campione, inoltre, è indecisa sulla durata dell’esperienza per motivi affettivi (il 33%, circa uno su tre).
Le città preferite a livello globale
Analizzando i dati a livello globale, invece, possiamo stilare la classifica delle città preferite per lavorare all’estero: Londra mantiene il primato nonostante la Brexit e attrae gran parte dei lavoratori di tutto il mondo per la lingua inglese e per la sua eccezionale rete globale.
Bisogna però sottolineare che, rispetto al passato, i lavoratori che hanno dichiarato di volersi trasferire a Londra hanno un profilo più qualificato.
Seguono le città di Amsterdam (2° posto), Dubai (3° posto), Abu Dhabi (4° posto), ma anche new entry come Bangkok (al 17° posto), Chicago (al 24°) e Atene (al 27°). New York, attualmente al quinto posto, ha guadagnato 3 posizioni rispetto al 2020.
L’attrattività dell’Italia
Dall’altro lato della medaglia, è interessante considerare anche il livello di attrattività dell’Italia per gli altri Paesi del mondo: il nostro Paese, infatti, si classifica al 12esimo posto tra le mete più ambite (una posizione in meno rispetto al 2020). In particolare, l’Italia attrae nuovi talenti soprattutto dall’Argentina (19%), dall’Egitto (11%), Marocco, Romania e Tunisia (10%).
I motivi principali che spingono le persone a trasferirsi in Italia riguardano una migliore qualità della vita (72%), ma anche le migliori opportunità lavorative e cultura accogliente e inclusiva (45%), costo della vita (34%) e ambiente family-friendly (33%).
Lavorare all’estero per gli Italiani: quali sono le opportunità
Guardando alle opportunità lavorative, risulta che i professionisti del settore legale, del design, dell’architettura e in generale delle professioni creative siano più propensi a guardare al di là dei confini rispetto ad altri professionisti che operano nei servizi pubblici, in associazioni non-profit, nel settore dell’IT, dell’ingegneria e del marketing.
Ma quali sono le migliori opportunità di lavoro che si possono trovare all’estero? A differenza di quanto si potrebbe pensare, le opportunità e le assunzioni all’estero non tengono conto particolarmente del Paese di provenienza dei candidati e nemmeno della loro età anagrafica. A fare la differenza, invece, sono la specializzazione e la voglia di mettersi in gioco.
In linea generale, secondo il Decoding Global Talent di BCG le professioni più ricercate in tutto il mondo riguardano i settori dell’Information Technology (IT), digitale e vendite, seguite a poca distanza dal settore terziario, dei trasporti e della logistica.
Meno attrattive risultano invece le professioni di scienziato e insegnante all’estero, probabilmente per la loro natura non troppo dinamica, per la presenza di contratti governativi e spesso a lungo termine.
Lavorare all’estero: regole e tassazione dei redditi
I lavoratori italiani all’estero sono sottoposti a specifiche regole fiscali e devono pagare le tasse sui redditi prodotti in altri Paesi: in Italia vige il “principio della tassazione mondiale”.
Per evitare una doppia imposizione fiscale (nel Paese dove i redditi vengono prodotti e nel Paese di residenza), inoltre, l’Italia ha stipulato delle convenzioni con altri stati europei e ha previsto un credito di imposta per le imposte pagate all’estero nel momento in cui si dichiarano i redditi in Italia.
La regola generale, come spiega un’apposita guida dell’Agenzia delle Entrate, prevede che i cittadini italiani che lavorano all’estero e che non sono iscritti all’A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), sono fiscalmente residenti in Italia e devono ogni anno presentare la dichiarazione dei redditi e pagare le imposte sui redditi ovunque prodotti.
Secondo quanto previsto dall’art. 2 del Tuir (Dpr 917/1986), per le imposte sui redditi si considerano fiscalmente residenti in Italia le persone che soddisfano queste condizioni:
- sono iscritte nelle anagrafi comunali della popolazione residente in Italia per almeno 183 giorni all’anno;
- hanno il domicilio e la residenza sul territorio italiano;
- si sono trasferiti in uno dei Paesi a fiscalità privilegiata.
I cittadini che spostano la propria residenza dall’Italia all’estero sono tenuti a effettuare l’iscrizione all’A.I.R.E. entro i 90 giorni successivi al trasferimento: tale procedimento è gratuito.
Lavorare all’estero – Domande frequenti
La ricerca di opportunità di lavoro all’estero può avvenire e in diversi modi: una volta scelta la destinazione dove andare, si possono contattare parenti o amici che vivono in quel Paese o eventualmente affidarsi a siti web o agenzie per la ricerca di una nuova professione.
Stando alle risposte fornite dagli italiani, le mete preferite sono la Svizzera, la Spagna e la Germania per le migliori offerte lavorative che si possono trovare in questi Paesi. Sono interessanti e attrattive anche alcune mete globali come gli Stati Uniti, il Regni Unito e l’Australia.
Secondo il report di BCG le professioni più ricercate in tutto il mondo riguardano i settori dell’IT (Information Technology), digitale e vendite, i lavori legati al settore terziario, ai trasporti alla logistica.
- Dream Destinations and Mobility Trends, BCG, web-assets.bcg.com ↩︎
- “Decoding global talent 2024“, Boston Consulting Group ↩︎
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor