Mancata dichiarazione criptovalute: quali sono le sanzioni e come rimediare

In caso di mancata dichiarazione delle criptovalute si può incorrere in sanzioni amministrative o penali: ecco come rimediare e cosa sapere.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Secondo le attuali norme fiscali, le criptovalute vanno dichiarate, a partire dal 2024, per la loro presenza all’interno di un wallet. Sono previste imposte se la plusvalenza generata in un determinato anno è maggiore di 2.000 euro.
  • La dichiarazione dei redditi che include dati sulle cripto-attività deve essere presentata entro il 15 ottobre 2024 per poter procedere correttamente al versamento dell’imposta sulla detenzione della moneta virtuale con un primo acconto a luglio e un saldo a fine anno.
  • In caso di mancata dichiarazione delle criptovalute, si rischiano sanzioni in denaro. Per rimediare è possibile in alcuni casi ricorrere al ravvedimento operoso.

Le criptovalute sono strumenti interessanti su cui investire, tramite l’acquisto e la rivendita di queste monete digitali. Le operazioni possono generare dei guadagni, in termini di plusvalenza: questi devono essere dichiarati? Anche se i dubbi intorno all’argomento possono essere molti, la risposta è affermativa.

Esistono tuttavia delle regole e delle soglie specifiche per la dichiarazione delle criptovalute, secondo le normative recentemente introdotte in Italia e in Europa. In particolare, i movimenti di moneta digitale vanno dichiarati al fisco per il calcolo delle tasse quando la plusvalenza generata durante l’anno supera 2.000 euro.

Cosa fare in caso di mancata dichiarazione delle criptovalute entro le scadenze? Quali sono le sanzioni previste e come rimediare? In questo articolo proponiamo delle soluzioni valide per sanare l’omessa comunicazione.

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Criptovalute non dichiarate: le norme 2024

Le criptovalute vanno dichiarate al fisco, per un corretto monitoraggio e per versare le tasse stabilite dalla legge. Al pari di altre forme di guadagno infatti, anche quelle provenienti dai movimenti di valute digitali sono tassate in Italia e in Europa. Nonostante le difficoltà e i rallentamenti degli ultimi anni nell’introduzione di un regolamento su queste specifiche operazioni, nel 2024 sono presenti norme ben delineate.

In particolare secondo le regole presenti in Italia bisogna dichiarare sia le plusvalenze generate, ovvero al momento in cui le criptovalute vengono cedute, sia la detenzione delle stesse. Si parla quindi da un lato del pagamento delle imposte dovute sui ricavi e dall’altro lato del semplice monitoraggio fiscale, che comporta nel 2024 una spesa per l’imposta di bollo del 2 per mille del valore detenuto.

Secondo le più recenti norme, è possibile quindi compilare:

La novità più recente riguarda quindi la possibilità per chi utilizza il 730 di indicare queste informazioni direttamente in questa dichiarazione, senza ricorrere all’integrazione con il Modello Redditi PF prevista in precedenza. Tenendo conto sia delle plusvalenze che delle minusvalenze, la tassazione si applica superati i 2.000 euro annui e con percentuale al 26%.

Soglia minima per dichiarare le criptovalute

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Molta confusione può essere generata dagli obblighi di dichiarazione previsti secondo le norme più recenti: esiste una soglia minima di criptovalute detenute che obbliga alla dichiarazione? La risposta è negativa: qualsiasi importo di moneta virtuale tenuto in un wallet o portafoglio digitale deve essere dichiarato.

La soglia di 2.000 euro si riferisce infatti all’applicazione delle imposte: il ricavo da questo tipo di attività diventa infatti tassabile superato questo importo (da cui poi le tasse si applicano sul totale delle plusvalenze).

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Mancata dichiarazione criptovalute: sanzioni e rischi penali

Abbiamo visto che dichiarare le criptovalute è obbligatorio per legge, da un lato per specificare le informazioni sulla detenzione delle stesse e dall’altro per calcolare quante tasse pagare. Ma cosa accade se questo non viene fatto? Quali rischi si corrono?

Le sanzioni da parte del fisco italiano possono essere applicate sia nel caso di mancata dichiarazione delle criptovalute, sia nel caso in cui la dichiarazione sia presentata ma con errori o ritardi rispetto alle scadenze imposte dalla legge.

In questo modo la detenzione e i guadagni intorno alle monete digitali sono equiparati ad altri versamenti e dichiarazioni che i cittadini sono obbligati a rispettare. Talvolta il contribuente può incorrere in sanzioni di tipo amministrativo, ovvero in denaro o altri tipi di provvedimenti, mentre nei casi peggiori si arriva a rischi di tipo penale.

Sanzioni amministrative

Le sanzioni in denaro possono essere applicate dall’Agenzia delle Entrate in diversi casi: a partire dall’omessa dichiarazione delle criptovalute ai casi di errori o ritardi e gli importi che bisogna poi versare sono i seguenti:

  • sanzione per omessa dichiarazione delle criptovalute: 250 euro di sanzione fissa più un importo variabile dal 120% fino al 240% delle tasse dovute, che vengono aumentate di un terzo;
  • sanzione per errata dichiarazione: multa da 258 euro a salire, in base alle tempistiche con cui il contribuente rimedia all’errore, dal 3% al 15% delle somme non dichiarate. La multa può aumentare se le criptovalute sono detenute in portafogli digitali presso paesi in black list in quanto paradisi fiscali;
  • sanzione per dichiarazione tardiva: importo minimo di 25 euro, eventuali interessi o sanzioni cambiano in base all’utilizzo dello strumento del ravvedimento operoso.

Da come si intuisce, in base alle azioni dei contribuenti per sanare la mancata dichiarazione o altri errori, è possibile che la sanzione venga attenuata. Insieme alle conseguenze amministrative tuttavia si può incorrere anche in quelle di tipo penale.

Sanzioni e rischi penali

Accanto alle sanzioni in denaro, la legge prevede conseguenze penali se sono coinvolti grandi importi di denaro nella mancata dichiarazione. Ad esempio nel caso in cui la tassa non pagata supera 50.000 euro si rischia la reclusione fino a 5 anni.

Gli stessi rischi si corrono se non si dichiarano somme molto alte di plusvalenze guadagnate: sopra i 195.000 euro non dichiarati si parla di illecito fiscale, per cui si è perseguibili penalmente.

In linea generale possono avere conseguenze penali tutte quelle situazioni per cui si compie un atto di evasione fiscale, anche spostando o detenendo i propri ricavi da queste attività al di fuori dell’Italia, in paesi considerati paradisi fiscali.

Come regolarizzare le criptoattività

Le regole fiscali intorno alla detenzione delle criptovalute e ai ricavi sulla compravendita sono piuttosto recenti, per cui l’Agenzia delle Entrate aveva disposto, tramite provvedimento del 7 agosto 20231, alcune linee guida per regolarizzare la propria posizione tramite istanza apposita, compilando un modello fornito anche online.

Il contribuente che intendeva regolarizzare la propria situazione passata poteva inviare l’istanza, pagare il 0,5% del valore delle criptovalute non dichiarate e versare l’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle criptovattività, procedendo entro il 30 novembre 2023.

Una particolare sanatoria sulle criptovalute era poi stata portata avanti dal governo fino al 31 maggio 2024, tramite il sistema del ravvedimento operoso speciale. Tuttavia per accedervi era necessario comunque aver presentato la propria dichiarazione dei redditi, pur con le indicazioni mancanti sulle criptovalute.

Oggi è possibile rimediare in modo ordinario a un’eventuale mancata dichiarazione delle criptovalute tramite ravvedimento operoso tradizionale.

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Ravvedimento operoso sulle criptovalute

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Intorno agli errori e alle omissioni delle cripto attività è possibile sanare la propria situazione ricorrendo, come in altri casi, al ravvedimento operoso. Questo strumento permette di accedere a sanzioni ridotte operando in modo spontaneo a risolvere la situazione.

Se si agisce entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione ridotta è fissa, altrimenti si applica in modo proporzionale al tempo trascorso in più. La sanzione di partenza (a cui vanno aggiunti anche gli interessi) varia dal 3% al 15%, che raddoppiano se sono coinvolte criptovalute detenute in paradisi fiscali.

Oltre i 90 giorni invece la percentuale aumenta in modo proporzionale al trascorrere del tempo, per cui è consigliato agire tempestivamente per rimediare all’errore, anche avvalendosi di un commercialista esperto.

Non sempre tuttavia è possibile ricorrere al ravvedimento operoso: si può fare solamente se la dichiarazione dei redditi è stata presentata (e contiene altri tipi di redditi) e se il fisco non ha già agito per il recupero delle somme evase al contribuente. In alcuni casi una dichiarazione integrativa è sufficiente a regolarizzare la propria posizione.

Scadenze fiscali e obblighi sulle criptovalute

Vediamo cosa fare per non incorrere in una situazione di irregolarità e procedere correttamente alla dichiarazione. Ogni anno chi detiene monete virtuali, bitcoin o produce un guadagno dalle attività di compravendita di queste valute deve dichiararle compilando gli appositi Quadri delle dichiarazioni.

Una novità interessante per quest’anno riguarda la possibilità di effettuare questa dichiarazione rimanendo all’interno del Modello 730, per chi lo utilizza normalmente. Viene istituito infatti il Quadro W nel 730, mentre il Quadro RW (oltre a quello RT) rimane quello di riferimento per chi usa il Modello Redditi PF.

Andando a vedere nel dettaglio le scadenze, in riferimento alle somme percepite nel 2023, bisogna ricordare quali sono le date ordinarie entro cui presentare le dichiarazioni:

  • dichiarazione con Modello 730: scadenza il 30 settembre 2024;
  • dichiarazione con Modello Redditi PF: scadenza il 15 ottobre 2024.

Tuttavia bisogna evidenziare una scadenza più vicina, ovvero quella del 1 luglio 2024 prevista per coloro che detengono moneta virtuale, per il pagamento dell’imposta sostitutiva nel primo acconto. Questa è calcolata sul 2 per mille del valore delle criptoattività detenute.

Il secondo acconto o il versamento per intero sono previsti invece entro il 2 dicembre 2024. Ricordiamo che queste tasse si applicano sulle criptoattività riferite al 2023. Se si intende quindi procedere versando un acconto e poi un saldo a fine anno, è consigliato presentare tutta la dichiarazione dei redditi entro il 30 giugno 2024.

  1. Regolarizzazione delle cripto-attività, Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it ↩︎
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Valeria Oggero

Giornalista

Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 24 Novembre 2024
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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