- Il fenomeno delle grandi dimissioni volontarie (great resignation) ha radici negli Stati Uniti e non è qualcosa di troppo recente;
- In Italia 2,2 milioni di persone si sono dimesse dal loro lavoro nel 2022 (+10% rispetto al 2021);
- Al netto di una narrativa enfatizzata e alcuni falsi miti, il fenomeno va analizzato da governi e imprese.
“Great Resignation” è un termine coniato per descrivere un fenomeno recente e di grande impatto nel mondo del lavoro, partito dagli USA e arrivato anche in Italia (dove si parla di “Grandi Dimissioni“).
Questa espressione riflette un cambiamento significativo nelle dinamiche lavorative, con un numero senza precedenti di persone che hanno volontariamente lasciato il loro impiego.
L’origine di questo fenomeno può essere fatta risalire a diversi fattori. Uno dei più rilevanti è la pandemia di COVID-19, che ha radicalmente cambiato la percezione del lavoro, l’equilibrio vita-lavoro e le aspettative professionali di milioni di persone.
La pandemia ha portato molti lavoratori a riconsiderare le loro priorità, valutare nuove opportunità e ricercare condizioni di lavoro più flessibili e soddisfacenti.
Indice
- Perché il fenomeno delle Grandi dimissioni va analizzato
- Storia ed evoluzione della Great Resignation
- La Great Resignation in Italia: un fenomeno a colori diversi
- Cosa spinge al cambio di lavoro?
- Transizioni settoriali e stabilità contrattuale: un cambiamento nel mercato del lavoro
- Ricerca di nuove opportunità: cosa cercano i lavoratori?
- Prospettive future: l’impatto della Great Resignation
Perché il fenomeno delle Grandi dimissioni va analizzato
Le implicazioni della Great Resignation sono molteplici e complesse. Da un lato, riflette un desiderio crescente di maggiore autonomia e soddisfazione nel lavoro. Dall’altro, pone sfide significative per le aziende nella gestione delle risorse umane e nella ritenzione del talento.
Inoltre, questo fenomeno solleva domande importanti sulla natura del lavoro nel 21° secolo, sul ruolo delle aziende nella società e sulle aspettative dei lavoratori.
L’analisi dettagliata di questo fenomeno, nei suoi aspetti storici, geografici e sociali, offre un’opportunità unica per comprendere meglio le evoluzioni del mercato del lavoro contemporaneo e per anticipare i cambiamenti futuri.
Storia ed evoluzione della Great Resignation
L’origine della Great Resignation viene ricondotta agli Stati Uniti. Non è un evento recente o unico, ma piuttosto l’acme di un trend in crescita negli ultimi anni.
Studi come quelli condotti da J. Fuller e W. Kerr su Harvard Business Review1 rivelano che il fenomeno delle Grandi Dimissioni non è qualcosa di recente, ma ha seguito un tasso di crescita annua medio dello 0,10% già tra il 2009 e il 2019.
L’accelerazione di questo fenomeno può essere collegata a diverse esigenze dei lavoratori, come:
- la flessibilità oraria;
- la possibilità di gestire più autonomamente il proprio orario e luogo di lavoro.
Il boom post pandemia
Queste esigenze, già latenti prima della pandemia, sono state amplificate dall’emergenza COVID-19, accelerando significativamente il processo di cambiamento nel mercato del lavoro.
Analizzando le cause di queste dimissioni, emerge una molteplicità di fattori.
Tra questi, l’eccessivo stress lavoro-correlato, il clima aziendale e le relazioni professionali, nonché la prospettiva di un miglioramento economico giocano un ruolo significativo.
La Great Resignation in Italia: un fenomeno a colori diversi
In Italia, le Grandi Dimissioni hanno assunto contorni particolari, legati alla specificità del mercato del lavoro locale e alle peculiarità culturali.
Il tasso di dimissioni volontarie negli ultimi anni hanno mostrato un incremento, ma con dinamiche e motivazioni che differiscono in parte da quelle osservate in altre parti del mondo.
Nel 2022 le dimissioni volontarie in Italia sono state 2,2 milioni, in aumento del 10% contro i 2 milioni del 2021 e di oltre il 35% rispetto al 2019.
Nel 2020, l’anno caratterizzato dalla pandemia, si sono registrate in Italia 273.000 dimissioni in meno rispetto al 2019, secondo i dati ADAPT2.
Questa diminuzione si è poi invertita nel 2021, con 205.000 dimissioni in più rispetto al 2019. Un dato che suggerisce una certa tendenza a rimandare le dimissioni, a causa dell’incertezza legata alla pandemia.
Interessante notare come la maggior parte dei cambi di impiego in Italia sia avvenuta all’interno dello stesso settore, come confermato dalla Banca d’Italia3.
Questo elemento sottolinea una tendenza alla ricerca di migliori condizioni lavorative, piuttosto che un abbandono totale del proprio campo professionale.
I lavoratori tendono a rassegnare le dimissioni solo a fronte della prospettiva di un nuovo impiego, suggerendo una cautela nel fare il passo delle dimissioni.
Questi dati mostrano che il tema della Grandi Dimissioni in Italia è complesso e sfaccettato, dove il fenomeno è influenzato da fattori economici, settoriali e psicologici specifici.
La Great Resignation italiana riflette una ricerca di condizioni di lavoro migliori, ma anche una cautela nel fare scelte radicali, mantenendo un legame con il proprio settore di competenza.
Cosa spinge al cambio di lavoro?
Le Grandi Dimissioni non sono un fenomeno unidimensionale ma sono alimentate da una molteplicità di fattori.
Una ricerca condotta4 su un campione di 17.000 lavoratori in Lombardia, che hanno presentato dimissioni volontarie attraverso gli sportelli Cisl, ha rivelato che le principali motivazioni per le dimissioni includono:
- Eccessivo stress lavoro-correlato (36%): Molti lavoratori hanno rassegnato le dimissioni a causa di un carico di lavoro insostenibile e di un ambiente di lavoro stressante.
- Clima aziendale e relazioni professionali (34,9%): Il rapporto con colleghi e superiori è stato un fattore cruciale, con molti lavoratori che cercano ambienti di lavoro più collaborativi e meno tossici.
- Prospettiva di un miglioramento economico (29,5%): Un significativo numero di persone ha lasciato il proprio impiego alla ricerca di migliori condizioni economiche.
- Necessità di maggiore conciliazione vita-lavoro/smart working (26,2%): La pandemia ha evidenziato l’importanza dell’equilibrio tra vita lavorativa e personale, spingendo molti a cercare lavori che offrono maggiore flessibilità e possibilità di smart working.
Queste motivazioni dimostrano che la decisione di lasciare un impiego non è generalmente impulsiva o avventata, ma è il risultato di una valutazione accurata di vari aspetti della propria vita lavorativa e personale.
Inoltre, è interessante notare come il genere e la generazione influenzino le ragioni delle dimissioni. Ad esempio, la necessità di curare famigliari o parenti è una motivazione più frequente tra le donne (+40%) rispetto agli uomini.
Questi dati riflettono un cambiamento nelle priorità dei lavoratori, con un crescente desiderio di trovare un lavoro che sia non solo economicamente vantaggioso, ma anche psicologicamente gratificante e in linea con le proprie aspettative di vita.
Transizioni settoriali e stabilità contrattuale: un cambiamento nel mercato del lavoro
Sebbene la maggior parte dei cambi di lavoro avvenga all’interno dello stesso settore, ne esistono altri in cui si è registrato un significativo aumento delle dimissioni.
Per Banca d’Italia, il settore delle costruzioni ha visto un aumento delle dimissioni del 52%, influenzato da bonus e incentivi che hanno attratto nuovi lavoratori. Questo suggerisce un dinamico mercato del lavoro, dove i lavoratori sono disposti a cambiare settore in cerca di migliori opportunità.
Tuttavia, un dato interessante riguarda la stabilità contrattuale. Prima delle Grandi Dimissioni, il 75,6% dei lavoratori era impiegato con un contratto a tempo indeterminato. Dopo le dimissioni, questa percentuale è scesa al 57,3%, suggerendo un peggioramento della stabilità dell’occupazione.
Nonostante questo, i lavoratori sembrano valutare positivamente il nuovo lavoro. Ad esempio, il 93% degli intervistati (e il 95,2% tra i più giovani) afferma che rifarebbe la scelta di dimettersi, indicando un generale miglioramento nella soddisfazione lavorativa.
Ricerca di nuove opportunità: cosa cercano i lavoratori?
Nel contesto delle Grandi Dimissioni, è fondamentale comprendere quali siano i fattori che rendono un lavoro attrattivo e soddisfacente per i lavoratori.
L’indagine sulle dimissioni volontarie Cisl in Lombardia rivela le seguenti priorità:
- Clima aziendale (65,1%): Un ambiente di lavoro positivo e collaborativo è diventato un fattore cruciale nella scelta di un nuovo impiego.
- Remunerazione (55,7%): Anche se non l’unico fattore, una retribuzione adeguata rimane importante per i lavoratori.
- Equilibrio tra lavoro e tempo libero (52,3%): La flessibilità e la capacità di bilanciare le responsabilità lavorative con la vita personale sono aspetti sempre più ricercati.
- Possibilità di crescita professionale (37,6%): Opportunità di sviluppo e avanzamento di carriera sono importanti per molti lavoratori.
- Stabilità contrattuale (33,0%): Nonostante il trend delle Grandi Dimissioni, la sicurezza del lavoro rimane un obiettivo per molti.
Questi dati indicano un cambiamento nelle priorità dei lavoratori, dove il benessere personale, le opportunità di crescita e un equilibrio vita-lavoro sano stanno diventando sempre più importanti.
Interessante notare come queste preferenze siano trasversali a generazioni e genere, riflettendo un cambiamento più ampio nelle aspettative lavorative della società contemporanea.
Prospettive future: l’impatto della Great Resignation
Le Grandi Dimissioni sono state un fenomeno che ha sconvolto il mondo del lavoro, ma quali saranno le sue conseguenze a lungo termine?
Secondo le previsioni di analisti e studi come quelli presentati da F. Coin in “Le grandi dimissioni” (Milano: Einaudi, 2023), ci aspettiamo che questo trend continui a influenzare il mercato del lavoro nei prossimi anni.
Openpolis5, invece, fa notare che non esista una serie storica così strutturata da poter fare previsioni. Di fatto, potremmo essere davanti a un fenomeno isolato oppure ad cambiamento strutturale del mondo del lavoro.
Il fenomeno delle Grandi Dimissioni ha rivelato la necessità di un ripensamento profondo delle dinamiche lavorative. Le aziende, per esempio, dovranno adeguarsi a queste nuove realtà, offrendo condizioni di lavoro più flessibili, un clima aziendale positivo, e opportunità di crescita professionale, in risposta alle esigenze dei lavoratori.
Un’altra prospettiva interessante riguarda l’evoluzione dei contratti di lavoro. Sebbene ci sia stato un calo della stabilità contrattuale post-dimissioni, i lavoratori sembrano valutare positivamente i nuovi impieghi. Questo suggerisce una possibile riconfigurazione del concetto di stabilità lavorativa, con un maggiore focus sul benessere e sulla soddisfazione personale.
La Great Resignation è un chiaro segnale di cambiamento nelle priorità dei lavoratori e nelle aspettative nei confronti del mondo del lavoro. Mentre le aziende e il mercato del lavoro si adattano a queste nuove realtà, è probabile che assistiamo a ulteriori evoluzioni e a una rinegoziazione del patto lavorativo tra lavoratore e datore di lavoro.
- The Great Resignation Didn’t Start with the Pandemic, Harvard Business Review ↩︎
- Indagini dimissioni volontarie, ADAPT ↩︎
- Il mercato del lavoro, dati e analisi, Banca d’Italia novembre 2021 ↩︎
- Dentro l’epoca della Great Resignation, CISL Lombardia ↩︎
- Le dimissioni volontarie dopo la pandemia, Openpolis ↩︎
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista