Naspi: cos’è, come funziona, durata e requisiti

La Naspi è un'indennità riconosciuta ai lavoratori che perdono involontariamente la propria occupazione. Ma a quanto ammonta e quali sono i requisiti per richiederla? Continua a leggere la guida per saperne di più.

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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naspi disoccupazione guida completa
  • La Naspi, o Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è un’indennità riconosciuta mensilmente ai lavoratori che hanno perso involontariamente l’occupazione.
  • Per richiedere la Naspi bisogna fare domanda, ma solamente dopo l’effettiva cessazione del rapporto di lavoro.
  • L’interessato ad accedere alla Naspi può utilizzare il servizio web dedicato sul sito dell’INPS accedendo con le credenziali SPID, CIE, CNS o con il PIN.

Un lavoratore dipendente che perde la propria occupazione involontariamente ha diritto a richiedere la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, anche nota semplicemente come Naspi.

Si tratta di un’indennità mensile erogata dall’INPS al soggetto che ne fa richiesta. Ad oggi è una delle misure principali destinate a chi perde il lavoro: secondo il XXII Rapporto Annuale INPS, nel 2022 i beneficiari per almeno un giorno sono stati 2.626 migliaia di cittadini1.

Ma come si fa domanda per ricevere l’indennità e a chi è rivolta nello specifico? Ad occuparsi di questo sostegno è l’ente previdenziale italiano: vediamo come funziona la misura.

Naspi: cos’è e come funziona

La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, o Naspi, è un’indennità mensile di disoccupazione corrisposta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che si applica in caso di disoccupazione involontaria. La Naspi sostituisce le vecchie ASpI e MiniASpI ed è stata istituita con il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22.

L’indennità spetta ai lavoratori che presentano le condizioni stabilite dalla normativa, a partire dall’ottavo giorno di disoccupazione, ovvero dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Il pagamento della Naspi è mensile ed è riconosciuto per un periodo, calcolato per il numero di settimane, pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni.

L’indennità è coperta dalla cosiddetta contribuzione figurativa, ossia quei contributi accreditati senza oneri a carico dei lavoratori, necessari per il calcolo della pensione. Ciò, tuttavia, non vale per la Naspi anticipata.

Chi può richiedere la Naspi

La Naspi è l’indennità che l’INPS riserva ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perso involontariamente l’occupazione. Tra i lavoratori che hanno diritto a richiedere la Naspi vi sono:

  • apprendisti;
  • soci di cooperative con contratto di lavoro subordinato;
  • personale artistico subordinato;
  • lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato presso le PA.

In più, dal 2022 possono richiedere la Naspi anche gli operai agricoli a tempo indeterminato che lavorano come dipendenti delle cooperative.

naspi domanda

Sono, invece, esclusi dalla prestazione i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato delle PA, gli operai agricoli a tempo determinato, ma anche i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale.

Sono, altresì, esclusi dalla Naspi i lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o per il pensionamento anticipato. Inoltre, non possono richiedere l’indennità neanche i titolari di assegno ordinario di invalidità.

Requisiti di accesso per la Naspi 2023

Per poter richiedere la Naspi, i lavoratori devono rispettare alcuni semplici requisiti. Il principale requisito per richiedere la Naspi è quello di essere in stato di disoccupazione, ovvero questi soggetti devono essere privi di impiego, perché hanno perduto involontariamente la propria occupazione. Tuttavia, è consentito ricevere la Naspi in caso di:

  • dimissioni per giusta causa;
  • dimissioni durante il periodo tutelato di maternità;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro durante una procedura di conciliazione presso la direzione territoriale del lavoro;
  • risoluzione consensuale dopo il rifiuto del lavoratore di trasferirsi;
  • licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione;
  • licenziamento disciplinare.

In più, per poter richiedere la Naspi è obbligatorio aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Questo requisito, però, non si applica ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, agli operai agricoli e agli apprendisti.

Nel calcolo delle settimane di contribuzione si tengono in considerazione i contributi previdenziali versati dal datore durante il rapporto di lavoro, ma non solo. Infatti, si calcolano anche i contributi figurativi accreditati per maternità obbligatoria, i periodi di lavoro all’estero e i periodi di astensione dal lavoro, entro i limiti previsti dalla legge.

Dal 2022 non è più necessario che siano state svolte almeno 30 giornate lavorative nei 12 mesi precedenti: questo requisito è stato infatti accantonato.

Quanto dura la Naspi

La Naspi dell’INPS, come anticipato, spetta a partire dall’ottavo giorno di disoccupazione, purché il lavoratore abbia presentato domanda entro questo periodo. Se il lavoratore presenta la domanda dopo l’ottavo giorno, l’indennità spetta dal giorno seguente alla presentazione della richiesta.

L’indennità spetta, inoltre, a partire dall’ottavo giorno al termine del periodo di maternità, malattia, infortunio sul lavoro, di malattia professionale o di preavviso.

In caso di rioccupazione durante gli otto giorni trascorsi dal licenziamento, l’erogazione non si interrompe automaticamente. Infatti, in base a quanto stabilito dalla circolare INPS 12 maggio 2015, n. 94, il lavoratore dovrà comunicare l’evento e poi presentare una nuova domanda in caso di nuova disoccupazione.

L’indennità è corrisposta a cadenza mensile e la durata equivale al numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. Nel calcolo della durata non vengono, però, presi in considerazione i periodi di contribuzione in cui vi è stata l’erogazione di prestazioni di disoccupazione, neanche in forma anticipata.

L’indennità si sospende in due casi:

  • rioccupazione con contratto di lavoro subordinato di meno di sei mesi, salvo che il reddito non sia inferiore a 8.500;
  • nuova occupazione in paesi UE.

Invece, l’indennità decade nei seguenti casi:

  • perdita dello stato di disoccupazione;
  • nuova attività di lavoro subordinato per oltre sei mesi o a tempo indeterminato;
  • mancata comunicazione entro i termini del reddito annuo presunto;
  • inizio di un’attività lavorativa autonoma o parasubordinata, con mancata comunicazione del reddito annuo presunto;
  • raggiungimento dei requisiti per pensionamento di vecchiaia o pensionamento anticipato;
  • acquisizione del diritto all’assegno di invalidità;
  • assenza ingiustificata alle iniziative di orientamento organizzate dai centri per l’impiego.

Quante volte si può richiedere la Naspi

In base all’ordinamento vigente non esistono limiti al numero di Naspi che si possono richiedere. Tuttavia, per le volte successive è ugualmente richiesto il rispetto dei requisiti.

Ma quanto tempo deve passare tra una Naspi e l’altra? In questo caso bisogna tenere conto della durata dell’erogazione precedente. Infatti, se la Naspi è stata erogata per meno di sei mesi, allora bisognerà attendere almeno 4 settimane prima di richiedere una nuova Naspi.

Invece, nel momento in cui la Naspi viene erogata per un periodo superiore ai sei mesi, in tal caso bisognerà richiedere la nuova Naspi almeno dopo 8 settimane. Questi limiti sono stati introdotti in modo tale da evitare un ricorso improprio all’indennità.

Naspi: importo dell’indennità

naspi richiesta

Quanto spetta al lavoratore? La Naspi corrisposta al lavoratore è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni.

Tuttavia, nel caso in cui la retribuzione corrisposta dal datore di lavoro dovesse risultare inferiore all’importo stabilito dalla legge, la Naspi viene rivalutata annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT.

Bisogna anche tenere in considerazione che l’importo non sarà sempre uguale: la Naspi si riduce del 3% ogni mese a partire dal sesto mese di fruizione o a partire dall’ottavo mese per i lavoratori over 55 (al momento della data di presentazione della richiesta).

Invece, se la retribuzione media è superiore all’importo di riferimento annuo, la Naspi è pari al 75% di tale importo e non della retribuzione media mensile, con alcune aggiunte specifiche.

Tuttavia, l’importo dell’indennità non può essere superiore al limite massimo stabilito dalla legge rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT. Per il 2024 l’importo massimo della Naspi è 1.550,42 euro.

Calcolo Naspi e limite di reddito 2024

L’indennità può essere soggetta a riduzioni se si verificano specifiche casistiche. Ad esempio, è prevista una riduzione dell’80% in caso di attività autonoma che genera un reddito con un’imposta lorda pari o inferiore a 5.500 euro.

I lavoratori che percepiscono la Naspi e avviano un’attività autonoma aprendo una Partita Iva hanno l’obbligo di comunicarlo tramite il modello NASpI-COM, specificando anche i redditi generati, entro un mese. Se tale condizione non viene rispettata decade il diritto di percepire l’indennità.

È prevista anche una riduzione nel caso in cui il lavoratore è titolare di due o più rapporti di lavoro subordinato a tempo parziale e termina uno dei rapporti. Infatti, in tal caso, se il lavoratore continua a percepire un reddito, dalla seconda occupazione, inferiore a 8.500 euro, l’indennità si riduce dell’80% rispetto all’importo previsto.

Questa soglia è stata modificata per il 2024: questo vuol dire che la Naspi è compatibile con la percezione di un reddito da lavoro dipendente solamente se questo è inferiore a 8.500 euro annui, contro gli 8.175 dell’anno scorso. Per i redditi da lavoro autonomo questa soglia si attesta su 5.500 euro.

Come richiedere la Naspi

Vediamo brevemente come è possibile accedere all’indennità Naspi garantita dall’INPS. Oltre al rispetto dei requisiti previsti visti sopra, ovvero dello stato di disoccupazione, l’interessato deve presentare un’apposita domanda per questo sostegno, che non è automatico.

La domanda si deve presentare in via telematica entro 68 giorni dall’evento di disoccupazione, attraverso l’apposito servizio online di invio della richiesta. Per farlo, bisogna accedere al portale tramite una credenziale digitale come lo SPID.

In alternativa si può chiedere assistenza ad un patronato oppure chiamare l’INPS al contact center.

Naspi e partita Iva

La Naspi e la partita Iva sono compatibili? Se il soggetto interessato a ricevere la Naspi ha già una partita Iva aperta, è possibile percepire l’indennità di disoccupazione solamente se viene persa una posizione lavorativa dipendente contemporanea e solo se il reddito percepito come autonomo è inferiore a 4.800 euro.

Esiste inoltre la possibilità di ricevere la Naspi in anticipo se si intende avviare un lavoro di tipo autonomo successivamente alla perdita involontaria dell’occupazione come dipendente.

Con questa soluzione si può ricevere tutta la somma spettante in un’unica soluzione, utile per avviare l’attività. Va tenuto presente però che è posto il divieto di lavorare come dipendente per due anni consecutivi.

Naspi – Domande frequenti

Cos’è la Naspi?

La Naspi è un’indennità riconosciuta ai lavoratori che perdono l’occupazione in modo involontario, a patto che rispettino alcuni requisiti.

Quando si può fare la domanda NASpI?

La richiesta della Naspi può essere fatta dai giorni successivi al licenziamento, entro i 68 giorni dalla scadenza del contratto lavorativo.

A chi è rivolta la Naspi?

La Naspi può essere richiesta da apprendisti, soci di cooperative con contratto di lavoro subordinato, personale artistico subordinato e lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato presso le PA.

Chi può chiedere la Naspi?

Possono richiedere la Naspi coloro che hanno perso il proprio posto di lavoro in modo involontario, procedendo principalmente in modo telematico.

La Naspi deve essere indicata nella dichiarazione dei redditi?

Poiché la Naspi è un’indennità che concorre alla formazione del reddito imponibile, il contribuente è tenuto a indicarla in sede di dichiarazione dei redditi, inserendo gli importi percepiti nel quadro RC del modello Redditi Persone Fisiche.

Quante volte si può chiedere la Naspi?

Non c’è un limite massimo di volte in cui si può richiedere la Naspi, tuttavia tra una richiesta e l’altra devono passare certi periodi di tempo, come indicato qui.

  1. XII Rapporto Annuale INPS, inps.it ↩︎

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 8 Novembre 2023
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

2 commenti su “Naspi: cos’è, come funziona, durata e requisiti”

  1. Buongiorno!

    Vorrei gentilmente chiedere qualche chiarimento se possibile riguardo la NASPI IN CASO DI LICENZIAMENTO PER ASSENZA INGIUSTIFICATA.
    Sto leggendo tanti articoli su internet al riguardo e sono sempre più confuso, ma visto che il progetto di legge non è ancora stato votato in parlamento, mi piacerebbe soltanto sapere se si ha tuttora( al 13 maggio 2024) diritto alla disoccupazione in caso di licenziamento per assenza ingiustificata.
    Ho letto con attenzione in vostro articolo al riguardo e vorrei soltanto avere una conferma. Grazie mille

    Cordiali saluti.

    Rispondi
    • Buonasera,
      confermiamo che si tratta del Disegno di legge C. 1532-bis che nel 2024 ha iniziato l’iter di approvazione ma, ad oggi, non è una norma in vigore.
      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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