Mancato preavviso di dimissioni: conseguenze e quando è consentito

Il mancato preavviso delle dimissioni comporta delle conseguenze, sia per il lavoratore che per l’azienda. Tuttavia, in alcuni casi è consentito dimettersi senza rispettare il tempo di preavviso previsto dal contratto. Continua a leggere per saperne di più.

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mancato preavviso dimissioni
  • Quando un dipendente si licenzia da un’azienda dando le sue dimissioni immediate, ci si trova davanti ad un mancato preavviso di dimissioni, anche note come dimissioni in tronco.
  • Il periodo di preavviso è quel lasso di tempo che intercorre tra la comunicazione delle dimissioni e l’effettiva fine del rapporto lavorativo, e questo varia in base al CCNL, agli anni di anzianità e alla categoria del lavoratore.
  • Ci sono alcuni casi stabiliti dalla legge in cui è consentito dare le dimissioni senza preavviso, come quando sussiste una giusta causa.

Quando un lavoratore dipendente vuole lasciare il lavoro in un’azienda deve rispettare il periodo di preavviso, ovvero quell’arco di tempo che intercorre dalla comunicazione della volontà di dimettersi e l’effettiva conclusione del rapporto lavorativo.

Questo periodo può andare da un minimo di 7 giorni fino ad un massimo di 4 mesi e 15 giorni. Dare le proprie dimissioni senza preavviso può comportare un danno per l’impresa, che si trova a dover rimediare alle conseguenze di una posizione lavorativa rimasta scoperta.

Ma cosa succede in caso di mancato preavviso? Vediamo quando è possibile dimettersi senza preavviso e cosa succede, invece, se il preavviso non viene rispettato dal lavoratore.

Mancato preavviso dimissioni con contratto a tempo indeterminato

I tempi del preavviso per le dimissioni variano in base a diversi fattori, che nel caso in cui sia attivo un contratto a tempo indeterminato sono:

  • il contratto di lavoro, come indicato dal CCNL di riferimento;
  • l’anzianità di servizio;
  • la qualifica;
  • l’inquadramento.

Il lavoratore quindi può verificare qual è il preavviso all’interno del contratto di lavoro attivo. A partire dal 2016, per procedere con le dimissioni, il lavoratore è tenuto a seguire una procedura precisa. Infatti, bisogna dare le dimissioni online accedendo al portale dedicato.

Per quanto riguarda le dimissioni senza preavviso, si tratta di atti di recesso unilaterale dal rapporto di lavoro da parte del dipendente, che non rispetta il periodo di preavviso previsto dal contratto. In questo caso, quindi, il dipendente si licenzia dando le dimissioni immediate, anche dette dimissioni in tronco.

Invece, quando si danno le dimissioni rispettando il tempi del preavviso, il lavoratore continua a svolgere la propria mansione durante il periodo previsto dal contratto nazionale adottato dall’azienda.

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L’azienda in alcuni casi ha la facoltà di rifiutare il preavviso di dimissioni, portando subito a termine il rapporto. Se il datore quindi porta alla cessazione del rapporto di lavoro prima della scadenza del preavviso, dovrà garantire al lavoratore un’indennità sostitutiva per l’anticipata risoluzione.

Vi sono, però, alcuni casi specifici in cui la legge prevede la possibilità di dare le dimissioni senza tempi di preavviso. Ma vediamo prima quali sono le conseguenze del mancato rispetto delle tempistiche.

Mancato preavviso dimissioni con contratto determinato

In caso di contratto a tempo determinato il lavoratore può dimettersi senza preavviso. Ad ogni modo, questo può avvenire solamente per giusta causa. Ricordiamo che in questo tipo di contratto, a termine, il lavoratore non è tenuto a dare il preavviso, previsto esclusivamente nei contratti a tempo indeterminato.

Anche con un contratto a tempo determinato comunque, le dimissioni senza giusta causa possono comportare la richiesta di risarcimento dei danni da parte del datore di lavoro, in termini di trattenuta in busta paga.

In accordo tra le parti invece si può stabilire la conclusione anticipata. Se le parti sono d’accordo, vuol dire che non vi saranno indennità da corrispondere oppure un risarcimento dei danni da valutare.

Mancato preavviso di dimissioni: le conseguenze

Nel caso in cui il dipendente decidesse di dare le dimissioni in tronco, una delle conseguenze è la trattenuta in busta paga da parte del datore di lavoro. Tale trattenuta corrisponde ad un importo pari alla retribuzione prevista qualora il dipendente avesse continuato a lavorare durante il periodo di preavviso.

La trattenuta avviene sul cedolino relativo all’ultimo mese di lavoro, ossia quello in cui vengono liquidate ferie e permessi maturati ma non goduti e le mensilità aggiuntive.

Il mancato rispetto del tempo di preavviso di dimissioni ha come conseguenza che l’azienda non ha il tempo di trovare un sostituto, perciò può riscontrare una riduzione dell’efficienza e della produttività e, di conseguenza, di guadagni. Tuttavia, come anticipato, vi sono casi in cui è consentito dimettersi senza dare alcun preavviso.

Quando non è necessario il preavviso di dimissioni

La legge prevede alcune casistiche per cui non è obbligatorio dare al datore di lavoro un preavviso sulle dimissioni. I casi in cui è consentito dare le dimissioni senza periodo di preavviso sono:

  • per giusta causa;
  • per giusta causa nei contratti a tempo determinato;
  • nel periodo tutelato;
  • dimissioni incentivate;
  • durante il periodo di prova.

Ma vediamoli nel dettaglio.

1. Dimissioni per giusta causa

In caso di dimissioni per giusta causa è possibile per il lavoratore dimettersi in tronco. Tra le fattispecie individuate dai giudici in cui si può ricorrere alle dimissioni per giusta causa ci sono:

  • mancato o ritardato pagamento della retribuzione;
  • omesso versamento dei contributi;
  • comportamento ingiurioso del superiore gerarchico verso il dipendente;
  • pretesa del datore di lavoro di prestazioni illecite da parte del lavoratore;
  • mobbing;
  • molestie sessuali nei luoghi di lavoro;
  • modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative;
  • spostamento del lavoratore da una sede all’altra senza che vi siano “comprovate ragioni tecniche organizzative e produttive” previste dall’articolo 2103 del Codice Civile.

In questi casi il lavoratore ha anche diritto all’indennità sostitutiva del preavviso.

2. Dimissioni con contratto a tempo determinato

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Come abbiamo visto prima, non è necessario, nel caso di contratto a tempo determinato, dare un preavviso di dimissioni. I lavoratori devono comunque fare attenzione: le dimissioni senza giusta causa possono dare luogo ad una motivazione per i datori per richiedere un risarcimento dei danni.

3. Dimissioni nel periodo tutelato

La legge individua anche altre casistiche in cui il lavoratore dipendente non è tenuto a rispettare il tempo di preavviso. Si tratta di periodi in cui vige il divieto di licenziamento, anche noto come periodo tutelato.

Stiamo parlando delle seguenti fattispecie:

  • dall’inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino;
  • il padre lavoratore che fruisce del congedo di paternità, per tutta la durata e fino ad un anno di età del bambino;
  • il licenziamento o le dimissioni causate dal godimento da parte del lavoratore o della lavoratrice del congedo parentale e del congedo per malattia del bambino.

In questo caso, il dipendente ha diritto anche all’indennità sostitutiva del preavviso.

4. Dimissioni incentivate

Non è previsto il periodo di preavviso neanche nel caso di dimissioni incentivate. Per “dimissioni incentivate” si intende una specie di accordo pattuito tra il lavoratore e l’azienda, per cui quest’ultima ha incentivato il dipendente a dare le dimissioni.

5. Dimissioni in prova

Non è previsto l’obbligo di preavviso neanche durate il periodo di prova. I periodi di prova, che possono avere durata variabile in base al contratto collettivo adottato, sono definiti come tali per entrambe le parti.

In quel lasso di tempo, il lavoratore e il datore di lavoro verificano la reciproca convenienza e possono arrivare, quindi, all’assunzione definitiva una volta terminato. In questo caso, quindi, si parla di licenziamento in prova o dimissioni durante la prova, per cui non ci vuole il preavviso.

Come dare le dimissioni online

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Nell’introduzione abbiamo anticipato che oggi per dare le dimissioni il lavoratore è tenuto a seguire una precisa procedura telematica. Anche nel caso in cui non sia necessario il preavviso, bisogna dare le proprie dimissioni online. Le dimissioni si possono inviare scegliendo tra le seguenti alternative:

  • in autonomia dal lavoratore dotato di PIN dispositivo INPS o SPID collegandosi al sito cliclavoro.gov.it;
  • affidandosi a intermediari abilitati come patronati, sindacati, consulenti del lavoro, enti bilaterali, commissioni di certificazione e sedi territoriali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Tuttavia, non è necessario effettuare la procedura telematica in caso di dimissioni nel periodo di prova o nel periodo tutelato. Nel caso delle dimissioni durante il periodo di prova, è sufficiente una lettera di dimissioni da inviare al datore di lavoro, con firma di ricevuta.

Mancato preavviso dimissioni: calcolo indennità

In caso di mancato preavviso delle dimissioni, può essere necessario corrispondere alla parte lesa un’indennità specifica, per i mesi non lavorati. Per effettuare il calcolo dell’indennità, è necessario verificare una serie di fattori, come la durata del preavviso, in base alle regole stabilite dal CCNL.

L’indennità spetta alla parte lesa sia se il mancato preavviso viene effettuato dal lavoratore a danno dell’azienda, sia viceversa in caso di licenziamento. L’indennità viene calcolata in base all’importo della retribuzione spettante durante il tempo di preavviso.

Questo vuol dire che un lavoratore che si dimette senza rispettare il preavviso lascia in azienda l’indennità prevista per quei mesi non coperti dal lavoro, in base a ciò che è stabilito sul contratto.

Mancato preavviso dimissioni di colf e badanti

Anche colf e badanti talvolta interrompono il contratto di lavoro in essere senza dare un preavviso. In questi casi, è il datore di lavoro che può decidere o meno di trattenere l’indennità del preavviso nell’ultima busta paga.

Nel caso di colf e badanti, a regolare i rapporti di lavoro e il preavviso sono i contratti collettivi nazionali specifici, per cui è necessario verificare tutte le casistiche all’interno di questi documenti. Il preavviso per colf e badanti varia in base all’anzianità lavorativa e alle ore settimanali.

Per fare un esempio, per rapporti di lavoro non inferiori a 25 ore alla settimana, e fino a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro, il preavviso è di 15 giorni. Scende a 8 giorni per rapporti di lavoro con meno di 25 ore settimanali.

Mancato preavviso dimissioni – Domande frequenti

Cosa succede in caso di mancato preavviso di dimissioni?

Se il dipendente non rispetta il periodo di preavviso di dimissioni, il datore di lavoro ha il diritto di trattenere i compensi riconosciuti durante il periodo di preavviso spettanti al lavoratore se questi avesse continuato a lavorare.

Quando è possibile dimettersi senza dare il preavviso?

È consentito dimettersi senza rispettare i tempi di preavviso in caso di dimissioni per giusta causa, in caso di contratto a tempo determinato, durante il periodo tutelato, in caso di dimissioni incentivate e durante il periodo di prova.

Quanto tempo prima devo comunicare le dimissioni?

Salvo le casistiche previste dalla legge, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono tenuti a dare un preavviso di dimissioni che può andare da un minimo di 7 giorni fino a un massimo di 4 mesi e mezzo. Dipende dal CCNL, dall’inquadramento e dall’anzianità del lavoratore.

Come si danno le dimissioni online?

Per dare le dimissioni oggi è necessario svolgere una procedura online: bisogna collegarsi all’apposito sito web cliclavoro.gov.it. Scopri qui come fare.

Qual è il preavviso per le dimissioni per colf e badanti?

Colf e badanti hanno un preavviso variabile in base al CCNL specifico, all’anzianità lavorativa e al numero di ore settimanali svolte.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.

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