Carbon Tax UE, al via da ottobre la fase transitoria: ecco come funzionerà

Meccanismo CBAM dall'1° ottobre 2023: vediamo i nuovi obblighi, la documentazione necessaria e l'incidenza della carbon tax sulle merci importate nell'UE.

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  • A partire dal 1° ottobre 2023, l’Unione Europea ha introdotto un nuovo meccanismo fiscale chiamato Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), noto anche come carbon tax, nell’ambito del pacchetto “Fit for 55” per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.
  • La tassa è applicata alle emissioni di CO2 legate alle importazioni di merci extra-UE e mira a internalizzare i “costi esterni” associati all’emissione di gas serra, promuovendo un passaggio verso fonti energetiche più pulite.
  • Il meccanismo ha sollevato polemiche, tra cui preoccupazioni di protezionismo economico e dubbi sulla sua efficacia nel ridurre le emissioni a livello globale.

A partire dal 1° ottobre 2023, l’Unione Europea ha introdotto un nuovo strumento fiscale noto come Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), comunemente conosciuto come carbon tax.

Questa iniziativa fa parte del più ampio pacchetto “Fit for 55”, concepito per far convergere l’UE verso gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo. Il nuovo meccanismo avrà ripercussioni significative su vari settori industriali e porterà alla nascita di nuovi obblighi e documentazione per le aziende.

Ma cosa implica esattamente questo cambiamento? Come funzionerà la carbon tax e chi sarà tenuto a pagarla? Va evidenziato che inizialmente non verrà inserito nessun dazio, ma solamente un obbligo di rendicontazione.

Quali saranno gli effetti immediati e a lungo termine, sia dal punto di vista ambientale che economico? Esploriamo insieme questi aspetti in dettaglio, affrontando anche le polemiche che circondano questa innovativa misura fiscale.

Cos’è la carbon tax

La carbon tax è una tassa ambientale che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra nell’atmosfera, applicata su ogni unità di carbonio emessa, generalmente calcolata in tonnellate di CO2 equivalente.

L’idea alla base della carbon tax è quella di internalizzare i cosiddetti “costi esterni”, ovvero i danni collaterali ambientali e sociali causati dall’emissione di gas serra che non sono normalmente considerati nei prezzi dei beni e dei servizi.

In altre parole, la carbon tax vuole rendere economicamente meno vantaggioso l’utilizzo di fonti energetiche inquinanti, incentivando così il passaggio a tecnologie più pulite e sostenibili. Essa può essere applicata in vari punti lungo la catena di produzione e distribuzione dell’energia: dai produttori di combustibili fossili ai fornitori di energia elettrica, fino ai consumatori finali.

Per garantire un impatto equo e distributivo, la carbon tax è accompagnata da misure compensative, come sussidi per le energie rinnovabili o agevolazioni fiscali per i cittadini e le imprese che adottano comportamenti più sostenibili, e per un’economia circolare.

Ma vediamo nel dettaglio quali saranno le fasi di implementazione della carbon tax, e quando dovremo effettivamente cominciare a pagarla.

Come funziona la carbon tax

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Il tema della carbon tax ha ricevuto una nuova iniezione di energia grazie alla decisione dell’Unione Europea di introdurre una tassa sulle emissioni di CO2 provenienti dalle importazioni di merci extra-UE.

Questa tassa fa parte del pacchetto “Fit for 55”, inserito nell’ambito del Green Deal UE, e viene identificata con l’acronimo CBAM, che sta per “Carbon Border Adjustment Mechanism”, un meccanismo concepito come complementare al sistema ETS (Emission Trading System), già in atto a livello europeo.

La normativa che regola il CBAM è il Regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento Europeo e del Consiglio1, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 16 maggio 2023. La sua implementazione è prevista in due fasi: una transitoria che inizia dal 1° ottobre 2023 e una definitiva che avrà effetto dal 2026. Vediamole subito.

1. La fase transitoria

Ci troviamo attualmente nella fase transitoria della carbon tax, iniziata il 1° ottobre 2023, che consta in un rigoroso processo di monitoraggio e raccolta dati. Gli operatori soggetti a questo obbligo sono specificamente identificati nell’articolo 2 del Regolamento di Esecuzione (Reg. UE 2023/1773).

Gli operatori dovranno quindi tenere traccia delle emissioni dei prodotti importati, che riguardano cemento e acciaio, allumini, elettricità, fertilizzanti e idrogeno.

Questi soggetti, che possono essere importatori o rappresentanti indiretti, non solo avranno il compito di raccogliere dati sulle emissioni di CO2, ma dovranno anche farlo su base trimestrale: la prima scadenza è infatti prevista entro fine gennaio 2024.

2. L’entrata in funzione

A partire dal 2026, il meccanismo CBAM prenderà una forma più definitiva e sostanziale. Gli operatori coinvolti saranno tenuti a presentare una vera e propria “dichiarazione CBAM”, un documento che fungerà da resoconto ufficiale delle emissioni di carbonio associate alle merci importate. La prima scadenza per la presentazione di questa dichiarazione è stata fissata per il 31 maggio 2027.

Questo passaggio rappresenta un ampliamento delle responsabilità per gli operatori e le autorità competenti. Non si tratta più soltanto di un esercizio di raccolta dati, ma di un adempimento che potrebbe avere implicazioni finanziarie e legali significative.

La dichiarazione CBAM sarà, in effetti, un elemento chiave per determinare l’entità della tassa sul carbonio che gli operatori saranno tenuti a pagare.

Ma il piano non si ferma qui. Un altro sviluppo cruciale è previsto per il 1° gennaio 2034. In questa data, la tassa sulle emissioni verrà estesa ben oltre i settori inizialmente previsti.

In pratica, tutte le merci importate nell’Unione Europea saranno soggette alla carbon tax, in un approccio più olistico e comprensivo nel contrasto al cambiamento climatico, ponendo l’Unione Europea all’avanguardia degli sforzi globali per ridurre le emissioni di carbonio.

Chi è coinvolto nel CBAM

Per il momento, il CBAM riguarda prodotti di alcune specifiche industrie:

  • cemento;
  • siderurgia;
  • alluminio;
  • fertilizzanti;
  • energia elettrica;
  • idrogeno.

È importante però notare che, sebbene in buona fede, questa misura ha sollevato diverse polemiche a livello internazionale, con il rischio di compromettere gli equilibri che regolano gli attuali scambi commerciali oltre confine.

Le polemiche sulla carbon tax

Le polemiche attorno alla nuova carbon tax, o CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), sono numerose e coinvolgono diversi stakeholder a livello sia nazionale che internazionale. Uno degli aspetti più controversi è il potenziale impatto sui rapporti commerciali con i paesi al di fuori dell’Unione Europea.

Detrattori del meccanismo sostengono che esso potrebbe essere visto come una forma di protezionismo economico, mascherato da iniziativa ambientale.

In questo scenario, i paesi extra-UE potrebbero considerare la tassa come una barriera commerciale, che penalizza le loro merci e, di conseguenza, potrebbero rispondere con misure punitive o ricorsi presso organizzazioni internazionali.

O in alternativa, sarebbero le nostre aziende ad andarsene dall’UE per spostare la produzione in paesi in cui la carbon tax non impatti sui propri processi produttivi.

Allo stesso tempo, vi è preoccupazione per gli effetti a catena che la carbon tax potrebbe avere sugli equilibri economici all’interno dell’UE. L’imposizione di una tassa sulle importazioni di merci ad alto contenuto di carbonio potrebbe, infatti, portare ad aumenti di prezzo che sarebbero poi scaricati sui consumatori sottoforma di inflazione.

Carbon tax – Domande frequenti

Chi deve pagare la carbon tax?

La Carbon Tax è applicata a coloro che impiegano combustibili fossili nel processo di produzione. Pertanto, è evidente che siano gli importatori da nazioni estere a essere responsabili del pagamento di questa tassa.

Cosa si intende con il termine carbon tax?

La Carbon Tax, conosciuta in Italia come tassa sul carbonio, è un’imposta applicata su tutte le fonti energetiche che rilasciano diossido di carbonio nell’atmosfera in modo significativo.

Quanto costa la carbon tax?

Si stima che potrebbe essere intorno a 75 dollari per tonnellata di CO2, e che sarà introdotta gradualmente nei prossimi anni. Scopri tutti i passaggi per l’applicazione della tassa qui.

A cosa serve la carbon tax?

L’obiettivo della carbon tax è quello di limitare l’approvvigionamento da fonti non rinnovabili, incentivando invece la produzione sostenibile e l’economia circolare.

  1. Regolamento di Esecuzione (UE) 2023/1773 della Commissione, Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ↩︎
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Francesca Di Feo

Redattrice Partitaiva.it

Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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