- Mille euro al mese e la pensione a 74 anni: sono le prospettive per i più giovani.
- A pesare sul futuro previdenziale sono stipendi bassi e carriera discontinua.
- La scelta del sistema contributivo puro sta danneggiando gli under 35.
I giovani andranno in pensione a 74 anni con un assegno previdenziale di 1.000 euro. È questo, sostanzialmente, lo scenario che si prefigura per under 35, che vedono ridursi al lumicino le speranze di una vecchiaia confortevole e al sicuro, almeno dal punto di vista economico.
La spiacevole situazione è stata delineata da una recente analisi del Consiglio Nazionale dei Giovani ed Eures, che ha puntato il dito su uno dei problemi che affligge chi si è affacciato al mondo del lavoro in tempi più recenti.
Nel caso in cui non ci siano degli interventi strutturali e decisivi, la discontinuità lavorativa e le retribuzioni basse porteranno unicamente alla possibilità di poter ottenere la pensione di vecchiaia con un assegno basso.
Indice
La pensione, un sogno per i più giovani
La riforma delle pensioni è uno dei tavoli aperti, sui quali il confronto tra le parti sociali ed il Ministero del Lavoro si dovrà tenere, per forza di cose, più serrato nel corso dei prossimi mesi. Il primo nodo da affrontare sarà la Legge di Bilancio 2024, con la quale dovranno essere delineate le risorse stanziate almeno per il prossimo anno.
Ad agosto, il Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG) ha presentato una ricerca, che ha realizzato insieme ad EURES (Ricerche Economiche e Sociali), dal titolo: “Situazione Contributiva e futuro pensionistico dei giovani”.
Il rapporto ha il merito di scattare una fotografia aggiornata e dettagliata di quello che potrebbe essere il futuro previdenziale degli attuali under 35. Il risultato è a dir poco scoraggiante.
A pesare sui più giovani è la combinazione di retribuzioni basse e di una pesante discontinuità lavorativa. I lavoratori, che oggi hanno meno di 35 anni, potranno andare in pensione solo al raggiungimento dei requisiti per ottenere la misura di vecchiaia.
Gli importi che riusciranno ad ottenere si avvicineranno a quelli di un assegno sociale. Una situazione che, come denuncia la CNG, risulta essere socialmente insostenibile.
Quali saranno gli importi delle pensioni per i giovani
A quanto ammonterà la pensione dei più giovani? Questo è sicuramente il tasto più dolente: i lavoratori dipendenti, che oggi hanno meno di 35 anni, se dovessero continuare a lavorare fino al 2057, percepirebbero un assegno pari a 1.577 euro lordi al mese.
In altre parole dovrebbero lavorare fino a quasi 74 anni, mentre l’importo netto che riceverebbero ogni mese sarebbe pari a 1.099 euro. Questo valore equivale a 3,1 volte quello dell’assegno sociale.
Sicuramente le cose non vanno meglio per i lavoratori con partita Iva. Considerando sempre una permanenza fino al 2057 ed un ritiro ad un’età di quasi 74 anni (più correttamente 75,6), l’assegno previdenziale lordo risulterebbe essere pari a 1.650 euro mensili. L’importo, al netto dell’Irpef, risulterebbe essere pari a 1.128 euro, ossia 3,3 volte quello dell’assegno sociale.
Le retribuzioni pesano sulle pensioni dei giovani
A destare viva preoccupazione è il divario retributivo che ad oggi si riscontra tra i giovani lavoratori e la popolazione lavorativa in generale. Nel corso del 2021, i lavoratori con meno di 25 anni hanno percepito mediamente 8.824 euro di stipendio medio, che costituisce il 40% della retribuzione media complessiva.
I giovani con un’età compresa tra i 25 ed i 34 anni hanno, invece, percepito mediamente 17.076 euro, che corrisponde al 78% della retribuzione media. Il maggiore scarto retributivo viene registrato tra le donne e gli uomini più giovani: il divario si amplia nel corso del tempo.
Questo significa, in estrema sintesi, che il modello puramente contributivo risulta essere sostenibile solo e soltanto se è basato su un mercato del lavoro stabile e caratterizzato da una certa linearità e crescita retributiva.
Questa variabile, però, risulta essere smentita dai dati. Ma soprattutto contraddetta dalla riduzione, registrata tra il 2011 ed il 2021 della quota di giovani con contratto a tempo indeterminato, passata dal 70,3% al 60,1%.
La spesa pensionistica in Italia
L’ultimo rapporto dell’Eurostat ha messo in evidenza che la spesa pensionistica in Italia costituisce il 17,6% del PIL nel 2020. Questa percentuale è la seconda più alta nell’UE27 dopo la Grecia ed è molto superiore alla media dell’UE27 del 13,6%.
A confermare che l’età per andare in pensione porterà ad aumentare la vita lavorativa dei più giovani ci ha pensato anche l’OCSE. I giovani, che sono entrati nel mondo del lavoro nel 2020 a 22 anni in Italia, raggiungeranno potranno andare in quiescenza solo e soltanto a 71 anni. Questo è il dato più alto tra i paesi principali dell’Europa, come riporta Maria Cristina Pisani, Presidente del CNG:
Tutto questo comporta un impatto significativo sulla situazione previdenziale futura dei giovani. La questione demografica e il passaggio al sistema contributivo puro mettono ulteriormente a rischio la sostenibilità del nostro sistema pensionistico. Questa tendenza impone ai cittadini di lavorare più a lungo per ricevere pensioni meno generose rispetto alle generazioni precedenti.
Si attendono quindi riforme del sistema pensionistico o interventi del governo per risolvere una questione che ormai è diventata spinosa.
Pensioni under 35 – Domande frequenti
I più giovani andranno in quiescenza a 74 anni e percepiranno un assegno pari a 1.099 euro al mese se lavoratori dipendenti, o di 1.128 se autonomi.
A condizionare il futuro pensionistico è la discontinuità della carriera, oltre alle basse retribuzioni. Scopri qui gli ultimi dati.
Pesa maggiormente sui giovani, perché al momento attuale raramente hanno una carriera stabile e duratura.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista