- Con il termine pace fiscale si fa riferimento a un sistema che permette al contribuente di regolarizzare la propria posizione sul fisco.
- La proposta di Salvini del 15 di luglio di una pace fiscale, per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi, ha suscitato forti spaccature nella maggioranza e critiche dall’opposizione.
- Tra le soluzioni proposte vi è una tassazione più sostenibile come prevista nel progetto di Riforma fiscale presentato in data 18 luglio al Senato.
Le parole del ministro Matteo Salvini, pronunciate prima il 15 luglio a Cagliari e poi ripetute lunedì 17 al Governo, hanno alzato ancora di più le temperature di questi giorni. Tutto è nato dalla proposta di una nuova pace fiscale, dopo quelle iniziative che avevano portato nella Legge di Bilancio 2023 a introdurre la cosiddetta tregua fiscale con la cosiddetta rottamazione quater.
Secondo il vicepremier sarebbero 15 milioni gli italiani che hanno effettuato la dichiarazione dei redditi, ma non riescono a far fronte al versamento tassativo. La risposta del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini non si è fatta attendere, ribadendo l’importanza della lotta all’evasione.
In un momento in cui il Dlgs sulla Riforma fiscale è in Senato, il botta e risposta Salvini-Ruffini sta smuovendo maggioranza ed opposizione. Da un lato, l’opposizione che si barrica su possibili emendamenti alla nuova riforma, ma anche suggerimenti concreti di un nuovo piano per ridurre la pressione tassativa sugli italiani.
Indice
Pace fiscale: la proposta di Salvini
Quando il tema di discussione in politica sono le tasse, la parola è ai numeri. Da un lato, un 1/3 dei contribuenti si trova in difficoltà con il fisco, con cartelle esattoriali di media pari a 30.000€ e sanzioni che continuano ad aggravarsi e che, rispetto al resto dell’Europa, hanno raggiunto livelli anche del 240%.
Come riportato in un’intervista al Sole24Ore e a Sky Tg24, il vicepremier Salvini ha ribadito che i 15 milioni di italiani in difficoltà con l’Agenzia delle Entrate, non sono evasori, ma soggetti che hanno regolarmente fatto la dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, non riescono a fare fronte al versamento delle tasse. Una situazione che potrebbe cambiare attraverso un condono/pace fiscale che andrebbe a ridurre drasticamente l’ammontare da restituire, ma portando comunque denaro nelle casse dello Stato.
A questi dati si aggiunge un report OCSE, sottolineando come l’Italia si trova in una classifica negativa ai primi posti tra quegli Stati che prevedono un alto gettito annuo non pagato. Infatti, con il 204% di debiti non incassai, l’Italia si colloca dopo la Grecia che ha invece una percentuale del 228%.
Un valore alto se si compara alla Germania, che prevede solo un 1,6% di contribuenti non paganti, e alla Francia e alla Spagna, rispettivamente con il 4,3% e il 9,5%.
Pace fiscale e lotta all’evasione
Dall’altro vi sono i numeri legati all’evasione. Come riportato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel 2022 l’opera di riscossione dell’Ente ha concretizzato un ritorno di oltre 20 miliardi di euro di evasione, con un incasso complessivo per lo Stato di 3,5 miliardi di euro.
A questi numeri si aggiunge l’opera dell’Agenzia del Entrate sulle attività antifrode con oltre 9,5 miliardi di incassi.
Continua il direttore, sottolineando come, proporre un’eventuale condono/pace fiscale andrebbe a minare il lavoro fatto fino ad adesso, aggravando una situazione che continua ad essere pensate dal punto di vista dell’evasione: si stima che sono circa 100 miliardi gli introiti mancanti.
Tuttavia, gli ultimi dati OCSE prevedono un’enorme difficoltà da parte del fisco italiano nel riuscire a recuperare anche solo una percentuale minima di questo debito. Infatti, in base alle stime, solo il 5% delle cartelle esattoriali potranno essere pagate, mentre il resto 95% si prevede che rimarranno insolute. Un valore che risulta essere alto rispetto a:
- Germania: 16%;
- Spagna: 17,2%;
- Grecia: 22,2%;
- Portogallo: 69,1%.
Un’eventuale spesa per cercare di recuperare i debiti insoluti andrebbe a gravare sui cittadini, senza ottenere risultati, mentre una nuova tregua fiscale, potrebbe comunque prevedere il recupero di parte dei debiti non adempiuti dai contribuenti.
Pace fiscale e tregua fiscale
La politica sulla pace fiscale si colloca in un momento in cui le iniziative del Governo per alleggerire imprese e i cittadini sono diverse. Basta considerare altre iniziative come quelle collegate a ridurre il cuneo fiscale per le imprese, a cui si aggiunge la tregua fiscale presentata dal Governo Meloni nel 2023 e che ha portato all’approvazione di due sanatorie fino ad adesso:
- lo stralcio integrale delle cartelle fino ai mille euro, previsto per i peridi di riferimento tra il 2000 e il 2015;
- la rottamazione quater chiusa il 30 giugno 2023.
In realtà se si vogliono analizzare nel dettaglio queste due forme di interventi è errato parlare di vero e proprio condono. In particolare, l’ultima iniziativa ha previsto un’azione non sull’ammontare complessivo del debito da capitale, ma sulle sanzioni.
Ciò da un lato ha garantito una riduzione degli importi complessivi delle cartelle esattoriali, mentre, dall’altro ha mantenuto alto il gettito fiscale, con un aumento delle entrate da parte del fisco.
A confermarlo vi sono proprio i dati dell’Agenzia delle Entrare con adesioni volontarie record di oltre 2 milioni e 3.000.000 italiani che hanno compilato le domande online.
Pace fiscale 2023: proposte concrete e le possibili soluzioni
Le polemiche all’interno della maggioranza e quelle con le opposizioni evidenziano come il Governo Meloni si trovi a dover affrontare la necessità di creare una forma di tassazione più sostenibile, dando la possibilità ai cittadini di versare quanto dovuto allo Stato e senza incorrere in sanzioni, come ribadito anche dal presidente dei commercialisti Elbano de Nuccio.
Infatti, anche se i dati sull’inflazione riportati negli scorsi gironi dall’ISTAT sono ottimistici, con una leggera discesa e un valore che si attesta al 5,6%, più lenta e quella riguardante l’inflazione sui beni alimentare che continua ad essere sul 9,8%. Dati che incidono sugli stipendi e sui risparmi delle famiglie.
In questo contesto una possibile soluzione può essere il Dlgs sulla Riforma Fiscale approvato il 16 marzo 2023 dal Consiglio dei Ministri, e presentato il 18 luglio al Senato. Al suo interno, si prevedono una serie di iniziative, tra le quali rientra anche una sorta di nuova pace fiscale:
- semplificare il sistema fiscale per ciò che riguarda scadenza, obblighi, dichiarazione dei redditi e versamenti;
- rendere più trasparente la riscossione dei debiti e ridurre le sanzioni;
- rivedere le principali tasse tra cui IRPEF, IRAP, IRES e IVA.
Se vuoi approfondire questo argomento ti invitiamo a leggere la nostra guida sulla Riforma fiscale 2023.
In questo contesto si aggiungono anche le iniziative del Governo a ridurre il carico tassativo sulle imprese con un taglio del cuneo fiscale che porterà un aumento nelle buste paga dei dipendenti fino a 100€, oltre alla riforma dei benefit aziendali e la necessità di inserire un salario minimo.
Pace fiscale: domande frequenti
Il termine pace fiscale fa riferimento a un sistema attraverso cui il cittadino può azzerare o ridurre la sua posizione debitoria con il Fisco.
La proposta di legge sulla Riforma Fiscale è stata approvata dal Consiglio dei Ministri il 16 marzo 2023, e oggi si trova al vaglio del Senato.
Un eventuale pace fiscale potrebbe portare una riduzione delle sanzioni o una sorta di altra rottamazione per alcune tipologie di contribuenti.
Gennaro Ottaviano
Esperto di economia aziendale e gestionale