Concordato preventivo biennale: come funziona

Come funziona il concordato preventivo biennale, quando conviene e come vengono calcolati gli acconti per il 2024.

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Concordato preventivo
  • Con la riforma fiscale è arrivata anche l’implementazione della misura del concordato preventivo biennale tra fisco e aziende. Il nuovo strumento coinvolge diverse partite IVA con l’obiettivo di migliorare i rapporti tra imprese o autonomi e fisco.
  • Il concordato preventivo riguarda anche le partite IVA forfettarie, ma secondo recenti aggiornamenti alcune vengono escluse: si tratta delle partite IVA aperte nel 2023 e nel 2024 e coloro che superano 150.000 euro di reddito annuo, passando al regime ordinario.
  • Viene approvato il ravvedimento speciale per le partite IVA che decidono di aderire al concordato preventivo biennale, da applicare sulle omesse dichiarazioni nel periodo 2018-2022.

Il concordato preventivo rappresenta uno strumento di vitale importanza nel panorama fiscale e aziendale italiano, offrendo alle imprese e ai contribuenti un’opportunità unica per gestire e risolvere situazioni di difficoltà economiche e finanziarie. Con l’introduzione del Concordato Preventivo Biennale, si apre un nuovo capitolo che merita un’analisi dettagliata e approfondita.

Questo meccanismo, strutturato e disciplinato attraverso una serie di articoli normativi, si propone di fornire una soluzione più flessibile e accessibile, adattandosi alle esigenze specifiche delle diverse categorie di contribuenti, dalle piccole imprese ai grandi gruppi aziendali.

Il suo obiettivo è quello di offrire una via d’uscita bilanciata e giusta sia per i debitori che per i creditori, garantendo nel contempo la continuità aziendale e la tutela degli interessi economici coinvolti, con alcune novità recenti in termini di flat tax e ravvedimento speciale.

Secondo recenti conferme, anche chi ha una partita IVA forfettaria può accedere a questo strumento, tuttavia alcuni ne rimangono esclusi, in particolare coloro che hanno avviato l’attività di recente e chi supera un certo limite di fatturato annuo.

Concordato preventivo biennale e riforma fiscale

Partiamo dal presupposto che il fisco italiano dispone di moltissimi strumenti per ottenere dati e informazioni sui contribuenti, grazie alle numerose banche dati fiscali che includono anche le partite IVA italiane, specialmente in ottica di un sistema sempre più digitale e automatizzato.

Ora, in ambito di concordato fiscale, questi dati tornano particolarmente utili, poiché attraverso essi l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di formulare una proposta ai contribuenti, quelli più piccoli, che sia in linea con le possibilità del soggetto.

Aderendo alla proposta, il contribuente, grazie al concordato preventivo fiscale, potrà conoscere in anticipo gli importi delle imposte dirette da versare all’erario e pianificare di conseguenza la propria attività di impresa.

Ne si evince che una misura di questo tipo, se attuata con criterio, andrebbe a favorire in prima battuta il contribuente, che gioverebbe di un importo fisso non limitante, poiché se gli indotti dovessero crescere, non verrà chiesto alcun conguaglio al termine di due anni di concordato.

Tuttavia, questo non vuol dire che il contribuente sia esentato dagli obblighi dichiarativi e contabili. Inoltre, l’IVA verrà applicata con le regole ordinarie, sempre tramite fatturazione elettronica. Nel caso in cui non venissero rispettate queste condizioni, il concordato decadrebbe nella sua interezza.

Il concordato preventivo biennale e le sue finalità

Con l’introduzione di questa normativa, si apre un percorso di razionalizzazione e semplificazione degli obblighi dichiarativi, con l’obiettivo primario di favorire l’adempimento spontaneo delle imprese e dei professionisti. Questa iniziativa è particolarmente rivolta ai contribuenti di minori dimensioni, un segmento significativo dell’economia italiana, che spesso si confronta con la complessità del sistema fiscale nazionale.

L’articolo 6 del Concordato Preventivo Biennale1 stabilisce chiaramente chi sono i destinatari di questa misura: si rivolge a coloro che sono titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni all’interno del territorio dello Stato, che applicano gli ISA e che lo scorso anno hanno avuto ricavi per almeno 5.164.569 euro.

In questo contesto, il concordato si configura come uno strumento di grande aiuto per le piccole e medie imprese, nonché per i liberi professionisti.

Uno degli aspetti più innovativi del concordato preventivo biennale è la sua capacità di creare un ponte tra le esigenze dei contribuenti e le necessità dell’amministrazione fiscale.

Attraverso la sua applicazione, si mira a un equilibrio che possa beneficiare entrambe le parti: da un lato, fornendo alle imprese e ai professionisti uno strumento agile e flessibile per gestire i propri obblighi fiscali; dall’altro, assicurando allo Stato una maggiore efficienza nell’adempimento e nel recupero delle imposte.

Infine, non possiamo trascurare l’importanza di un aspetto fondamentale: il concordato preventivo biennale non solo aiuta i contribuenti a rimanere in regola con i propri doveri fiscali, ma rappresenta anche un potente incentivo per l’emersione del lavoro autonomo e dell’imprenditorialità nel nostro Paese. 

Sconto al 50% per il primo anno con il concordato preventivo

Una novità di recente introduzione è lo sconto al 50% sulle somme da versare al fisco per il primo anno di adesione al concordato preventivo biennale. In poche parole, si applica sull’aumento di reddito necessario per avere un voto massimo di 10 di affidabilità fiscale, pagando sull’imponibile solamente la metà.

Per fare un esempio pratico, se l’aumento del reddito sarà di 10.000 euro, lo sconto si applica in modo da versare solamente le somme dovute per un aumento della base imponibile di 5.000 euro.

Questa soluzione viene confermata dal governo per incentivare imprese e professionisti ad aderire all’iniziativa di trasparenza fiscale e per cumulare somme da destinare al taglio dell’Irpef prefissato come obiettivo per il 2025. Arriva anche il nuovo software dell’Agenzia delle Entrate per procedere.

Flat tax per le partite IVA con il concordato con il fisco

Una novità piuttosto recente riguarda la possibilità per le partite IVA che aderiscono al concordato preventivo biennale di accedere ad una flat tax, ovvero un’imposta sostitutiva.

Questa mossa garantisce un maggiore vantaggio alle imprese nell’adesione allo strumento del concordato, andando a sanare situazioni precedenti. Di fatto si tratta di un ravvedimento speciale per le partite IVA soggette agli ISA o forfettarie che aderiscono al concordato, da applicare sulle omissioni compiute nel periodo 2018-2022.

Questa mossa di recente approvazione è un incentivo per aderire al concordato, accessibile entro il 31 ottobre 2024, tenendo conto che sono poche attualmente le partite IVA che hanno deciso di prendervi parte.

Adesione al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre 2024

Secondo una recente conferma, slitta il termine ultimo per aderire a questo strumento, presentando la dichiarazione dei redditi, al 31 ottobre 2024. Il governo sta mettendo in campo diverse iniziative e offrendo vantaggi particolari a chi aderisce entro i termini, per incentivare la partecipazione allo strumento.

Dal 15 giugno fino alla fine di ottobre di quest’anno quindi imprese e professionisti possono scegliere di aderire a questo metodo, presentando la propria dichiarazione dei redditi. A questo punto il fisco costruirà una proposta specifica in base ai dati in suo possesso.

Disposizioni operative del concordato preventivo biennale

L’Agenzia delle Entrate, attraverso la circolare 18/E del 17 settembre 20242, ha confermato le disposizioni operative per il concordato preventivo biennale, chiarendo diversi aspetti di questo strumento. Il documento spiega quali sono le condizioni per potervi accedere, ribadendo l’importanza dell’assenza di debiti tributari o condanne.

Prosegue poi specificando l’ambito di applicazione, che coinvolge i soggetti ISA e i forfettari, le modalità di accesso e le possibili cause di esclusione. Una specifica parte è dedicata alle domande frequenti dei contribuenti.

Viene spiegato che questo strumento non è accessibile a chi non ha presentato la dichiarazione dei redditi nei tre anni precedenti o in presenza di condanne specifiche. Viene inoltre confermato che l’adesione a questo strumento esclude gli accertamenti tributari e che potrà comportare premialità specifiche.

L’Agenzia ricorda anche che chi avesse già presentato la propria dichiarazione inerente al 2023 può comunque ancora richiedere l’adesione al concordato entro il 31 ottobre 2024.

Ambito di applicazione del concordato preventivo biennale

L’Agenzia delle Entrate assume un ruolo attivo e propositivo nell’ambito del concordato preventivo biennale. È l’Agenzia stessa, infatti, a formulare una proposta ai contribuenti, che diventa il presupposto per l’applicazione del concordato.

Questo approccio, orientato verso un dialogo diretto e costruttivo tra l’ente fiscale e i contribuenti, rappresenta una svolta significativa nella gestione delle dinamiche fiscali.

La proposta dell’Agenzia delle Entrate si focalizza sulla definizione biennale del reddito derivante dall’esercizio d’impresa o dall’esercizio di arti e professioni. Questo include anche la determinazione del valore della produzione netta, un elemento chiave per il calcolo dell’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive).

La chiarezza in quest’area è fondamentale, poiché consente ai contribuenti di comprendere con precisione quali siano le basi imponibili e quindi di pianificare più efficacemente le proprie strategie fiscali.

La norma non si limita a stabilire chi può accedere al concordato, ma pone le basi per un sistema di calcolo trasparente e comprensibile. Questo aspetto è particolarmente importante per i contribuenti più piccoli, che spesso si trovano a navigare in un mare di complessità normative e calcoli fiscali che possono risultare onerosi sia in termini di tempo che di risorse.

Il concordato risulta quindi vantaggioso soprattutto per chi ha percepito maggiori ricavi quest’anno rispetto ai precedenti, ma senza aumenti troppo elevati o se ci sono buone possibilità per l’anno prossimo.

Il software dell’Agenzia delle Entrate per il concordato preventivo

Recentemente l’Agenzia delle Entrate ha comunicato la pubblicazione del software apposito per calcolare la definizione del reddito e il valore della produzione netta per due anni, a fini di imposta. Si tratta del programma “Il tuo ISA 2024 CPB”, con cui i contribuenti potranno inserire dati salienti per la proposta del concordato preventivo.

Il software si può scaricare e installare direttamente sul computer, a partire dalla piattaforma online dell’Agenzia delle Entrate, inserendo poi i dati relativi agli ISA. Si deve quindi cliccare su “compila” e su “crea nuova posizione”, per poi inserire tutti i dati specifici.

L’Agenzia delle Entrate ha anche pubblicato di recente una guida operativa3 con le istruzioni per la compilazione e con i requisiti minimi richiesti al sistema informatico. Bisogna quindi procedere tramite la casella “Accettazione proposta CPB” e per i forfettari compilare il Quadro LM, il tutto in un momento precedente all’invio della dichiarazione dei redditi 2024.

Tramite questo programma il contribuente che intende aderire al concordato preventivo biennale può calcolare la proposta specifica.

Concordato preventivo biennale: calcolo acconti

Vediamo nella pratica come avviene il calcolo degli acconti del concordato preventivo biennale, per il 2024. Per l’anno in corso gli acconti Irap e delle tasse dirette sono calcolate tenendo presenti i redditi e il valore di produzione netta ipotizzati dall’Agenzia delle Entrate.

Quest’anno quindi l’acconto viene versato con una prima rata calcolata in modo ordinario e una seconda che viene calcolata in base alla differenza tra l’acconto complessivo e quanto è stato pagato per la prima rata.

Conviene quindi aderire a questo strumento? Per rispondere, bisogna valutare diversi aspetti: prima di tutto il fatto che accedere a questa soluzione non garantisce la totale assenza di controlli, poi bisogna tenere conto anche dell’imprevedibilità del calcolo, per cui va valutata l’effettiva convenienza.

Va evidenziato che anche i contributi previdenziali INPS obbligatori rientrano nel canone concordato, mentre viene valutato il reddito effettivo nel caso di casse private relative ad un Albo.

Innovazione tecnologica nell’elaborazione del concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale introduce l’utilizzo della tecnologia per facilitare l’elaborazione della proposta di concordato. Questa disposizione mette in evidenza il ruolo sempre più centrale che la digitalizzazione assume nel contesto fiscale, mirando a rendere i processi più efficienti, accurati e accessibili sia per i contribuenti che per gli intermediari.

Secondo il dettato normativo, l’Agenzia delle Entrate è tenuta, entro il 15 marzo di ogni anno, a fornire ai contribuenti o ai loro intermediari programmi informatici dedicati. Questi strumenti sono progettati per l’acquisizione dei dati necessari all’elaborazione della proposta di concordato, sottolineando l’importanza di un flusso di informazioni strutturato e standardizzato. 

Il Ministero dell’economia e delle finanze, con decreto, ha il compito di stabilire la metodologia per la valorizzazione dei dati necessari all’elaborazione della proposta di concordato. Questo aspetto è particolarmente rilevante in quanto definisce i periodi d’imposta per i quali è possibile elaborare la proposta di concordato biennale, fornendo un quadro normativo chiaro e dettagliato.

Procedura di elaborazione e adesione al concordato preventivo biennale

L’elaborazione della proposta di concordato da parte dell’Agenzia delle Entrate si basa sui dati dichiarati dal contribuente, che devono essere forniti entro il decimo giorno precedente il termine per il versamento del saldo delle imposte sui redditi e dell’IRAP.

Questo permette all’Agenzia di utilizzare le informazioni già a sua disposizione, limitando l’introduzione di nuovi oneri dichiarativi per il contribuente. Inoltre, l’Agenzia può acquisire ulteriori dati dalle banche dati di altri soggetti pubblici, rispettando le normative sulla protezione dei dati personali.

Importante sottolineare è che l’elaborazione della proposta avviene in conformità con il Regolamento GDPR, in particolare per quanto riguarda i processi decisionali basati su trattamenti automatizzati, come la profilazione. Ciò assicura che i diritti dei contribuenti siano salvaguardati, in particolare il diritto di non essere soggetti a decisioni basate unicamente sul trattamento automatizzato, che possano avere un impatto significativo.

Una volta elaborata, l’Agenzia delle Entrate comunica la proposta al contribuente entro cinque giorni dall’invio dei dati richiesti. Il contribuente ha quindi la possibilità di aderire alla proposta di concordato preventivo biennale entro il termine stabilito per il versamento delle imposte. Questo termine è esteso di un mese per il primo anno di applicazione del concordato.

E’ da sottolineare che un’eventuale discrepanza tra i dati dichiarati nella dichiarazione dei redditi e quelli comunicati per la definizione della proposta di concordato costituisce una causa ostativa all’accesso al concordato. Questa disposizione mira a garantire l’accuratezza e l’affidabilità delle informazioni fornite nel processo.

Gli ISA e il concordato preventivo

Concordato preventivo riforma fiscale

Per accedere al concordato preventivo biennale, i contribuenti soggetti agli ISA devono soddisfare un requisito essenziale: non avere debiti tributari o, nel caso in cui ci fossero, devono estinguere quelli superiori a 5.000 euro per tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate, inclusi interessi e sanzioni. I debiti oggetto di sospensione o rateazione non concorrono al limite indicato fino alla decadenza dei relativi benefici.

Non è più presente il requisito, per i soggetti ISA, di avere un punteggio di almeno 8 nell’anno precedente. Gli ISA, introdotti dal decreto legge n. 50 del 2017, hanno sostituito gli studi di settore e sono concepiti per valutare l’affidabilità fiscale su una scala da 1 a 10.

A differenza dei precedenti studi di settore, gli ISA sono orientati a promuovere la compliance fiscale e la cooperazione tra fisco e contribuenti. In base al punteggio raggiunto, sono riconosciuti specifici vantaggi, come l’esonero dal visto di conformità per certe compensazioni e rimborsi IVA, l’esclusione da alcune forme di accertamento e benefici in termini di decadenza per l’attività di accertamento.

I debiti considerati per determinare l’accesso al concordato includono quelli derivanti da atti impositivi emessi in seguito a controlli o liquidazioni degli uffici, nonché debiti tributari derivanti da comunicazioni di irregolarità post controllo automatizzato o formale della dichiarazione.

Cause di esclusione dal concordato preventivo biennale

Il contribuente viene escluso dal concordato preventivo biennale in presenza di specifiche condizioni:

  • se non è stata presentata la dichiarazione dei redditi in almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti;
  • in presenza di debiti tributari di importo superiore a 5.000 euro;
  • condanne per reati tributari, false comunicazioni sociali, riciclaggio, impiego di denaro o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio, commessi negli ultimi tre periodi d’imposta.

L’accettazione della proposta di concordato implica che Il contribuente deve dichiarare gli importi concordati per i periodi d’imposta oggetto di concordato. Inoltre l’Agenzia delle Entrate procederà all’iscrizione a ruolo delle somme non versate relative alle imposte dovute, a seguito dell’adesione al concordato.

Durante i periodi d’imposta oggetto di concordato, i contribuenti devono rispettare gli ordinari obblighi contabili e dichiarativi e comunicare i dati per gli ISA.

Nuovo concordato preventivo: l’uso dell’intelligenza artificiale

Una novità che si prospetta insieme a questo strumento è l’impiego dell’intelligenza artificiale da parte degli enti preposti ai controlli fiscali. L’AI ha infatti riscontrato un discreto successo e presto potrebbe essere impiegata per valutare l’affidabilità fiscale dei contribuenti.

Oltre ai dati derivati dalla SOSE (la società pubblica che gestiva gli studi di settore) e dall’Anagrafe Tributaria, potrebbe essere impiegata l’AI per predire i ricavi di un professionista o un’impresa rispetto ai dati già registrati in precedenza.

L’AI potrebbe quindi essere impiegata per predire la base imponibile e per applicare la misura del concordato preventivo alle imprese più affidabili. la digitalizzazione, anche con l’impiego dell’intelligenza artificiale, rimane al centro dell’attenzione del governo.

Rinnovo, impresa e Irap nel concordato preventivo biennale

Vediamo come si delineano le procedure per il rinnovo del concordato e i criteri di determinazione del reddito di lavoro autonomo, del reddito d’impresa e del valore della produzione netta ai fini IRAP.

Il concordato preventivo biennale può essere rinnovato per un ulteriore biennio. I requisiti per il rinnovo includono la permanenza delle condizioni previste per i soggetti ISA (articolo 10) e l’assenza di cause di esclusione (articolo 11). Per migliorare il punteggio ISA e accedere al rinnovo, i contribuenti possono dichiarare ulteriori componenti positivi.

Il reddito di lavoro autonomo proposto al contribuente ai fini del concordato è determinato secondo gli ordinari criteri dell’articolo 54 TUIR, escludendo plusvalenze e minusvalenze relative a beni strumentali, nonché redditi da partecipazioni in società di persone e associazioni.

Il reddito d’impresa, proposto al contribuente ai fini del concordato, è determinato secondo gli ordinari criteri del TUIR per ciascuna tipologia di attività produttiva. Sono esclusi dal computo plusvalenze, sopravvenienze e redditi da partecipazione. Il reddito determinato può essere ridotto dalle perdite fiscali pregresse e deve rispettare un limite minimo di 2.000 euro.

Il valore della produzione netta a fini IRAP, proposto al contribuente ai fini del concordato, segue gli ordinari criteri del decreto legislativo n. 446 del 1997, escludendo plusvalenze, minusvalenze, sopravvenienze attive e passive. Si stabilisce un valore minimo di produzione netta pari a 2.000 euro.

Concordato preventivo biennale ed IVA

Il concordato preventivo prende in considerazione le tasse applicate sui redditi, come Irpef e Ires, e l’Irap. Tuttavia, nonostante la riforma fiscale, la misura ancora non potrà comprendere anche l’IVA, Imposta sul Valore Aggiunto: intervenire includendo anche questa tassa andrebbe contro alle regole presenti a livello europeo.

Il concordato preventivo non potrà portare vantaggi a livello di IVA a professionisti e imprese. Questi vantaggi però potrebbero essere introdotti con altre misure specifiche.

Concordato e regime forfettario: cause di esclusione

Questo interessante strumento si applica anche alle partite IVA che adottano il regime fiscale forfettario? La risposta è affermativa e ci sono alcune importanti novità da tenere presenti. Per questi lavoratori autonomi infatti, l’Agenzia delle Entrate avanzerà una proposta specifica, ma con regole leggermente diverse rispetto agli altri contribuenti.

L’intervento infatti è valido in questi casi solamente per il 2024, in forma sperimentale. Il concordato preventivo quindi viene applicato quest’anno e successivamente sapremo se la misura diventerà strutturale.

Il funzionamento in questi casi è regolamentato dall’articolo 7, comma 2, del D.Lgs. recentemente approvato dal governo. Si tratta di un numero sostanzioso di partite IVA coinvolte, beneficiarie di questo intervento, ovvero circa 2 milioni di forfettari.

Questo regime è orientato ai titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo con specifici limiti di ricavi o compensi e spese sostenute. L’accesso a questo regime implica benefici come la determinazione agevolata del reddito e un’aliquota impositiva ridotta.

Nel contesto del regime forfetario le cause di esclusione dal concordato preventivo sono: la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi o la presenza di debiti tributari superiori a un certo limite. Secondo recenti conferme, sono fuori anche coloro che hanno aperto l’attività autonoma nel 2023 o nel 2024 e chi supera la soglia di reddito annuo di 150.000 euro (che deve anche subito passare al regime fiscale ordinario).

I contribuenti in regime forfetario devono osservare gli obblighi contabili e dichiarativi previsti da tale regime, compresi quelli di fatturazione elettronica. Per quanto riguarda il rinnovo del concordato è possibile se non sussistono cause di esclusione e il contribuente può aderire a una nuova proposta di concordato per il biennio successivo.

Il reddito in questo caso viene calcolato secondo le metodologie stabilite, con un ricavo minimo di 2.000 euro, mentre l’adesione al concordato non influisce sul regime IVA applicabile ai contribuenti forfetari.

Le condizioni che portano alla cessazione del concordato nel regime forfetario, sono la modifica (salvo alcuni casi) e la cessazione dell’attività svolta. Le condizioni di decadenza del concordato, sono in linea con quanto previsto per altri regimi diversi dal forfettari.

Concordato preventivo biennale: l’opinione dell’esperto

Il fisco italiano ha in mano una marea di dati e di informazioni sui contribuenti. Dalle numerose banche dati fiscali alimentate dai professionisti italiani, che attraverso le attività di trasmissione telematica, per conto dei cittadini, in qualità di intermediari, hanno agevolato il Ministero dell’economia e delle finanze in questa attività di censimento economico e fiscale.

Questi dati consentono all’Agenzia delle entrate di formulare una proposta ai contribuenti di minori dimensioni, aderente al profilo fiscale del soggetto e alle sue potenzialità.

Attraverso l’adesione alla proposta, il contribuente potrà sapere in anticipo quali saranno le imposte dirette da versare all’erario e programmare la sua attività di impresa senza patemi d’animo e senza sorprese, quanto a imposizione.

Una misura particolarmente adatta alle aziende che prevedono una crescita strutturale e intendono concentrarsi su questo aspetto, piuttosto che sulla pianificazione e ottimizzazione fiscale, opera in cui l’imprenditore, di solito, spende delle energia che potrà destinare alla produzione.

Concordato preventivo, un po’ di storia

Il concordato preventivo biennale non è una assoluta novità. Venti anni fa il ministro Tremonti aveva già avviato un progetto di tassazione preventiva concordata per contrastare l’evasione, soprattutto per le aziende più piccole e coinvolte in questo fenomeno.

Queste aziende potevano essere esonerate dalla emissione dello scontrino fiscale o di altri documenti fiscali, semplificando in ciò la loro gestione ordinaria. Una misura particolarmente adatta ai commercianti.

Al momento della sua introduzione, venti anni fa, probabilmente per una mancanza di comunicazione o per una complessità della misura per i consulenti delle aziende che non sono stati adeguatamente coinvolti nella attività divulgativa, questa iniziativa dell’allora governo è stata un flop.

Il gettito fu inferiore al 2% di quello previsto e questa possibilità di adesione al concordato fiscale preventivo fu presto abbandonata.

I punti deboli della misura

È questo uno dei principali motivi per cui c’è molto scetticismo sul buon esito di questa parte della riforma che, non si capisce, per quale motivo dovrebbe essere vincente dopo venti anni e un insuccesso alle spalle.

Un’altra obiezione, avanzata dagli addetti ai lavori, è quella della difficoltà nei controlli di eventuali operazioni elusive o evasive, attraverso lo spostamento di compensi e ricavi, da partite IVA con regime di tassazione ordinaria a partite IVA con tassazione agevolata e forfetizzata.

In particolare si presta al fenomeno della falsa fatturazione tra due società che potrebbero l’una fruire di una non tassazione dei ricavi e l’altra della deduzione dei costi, risolvendosi in una mancanza di gettito che, a seconda dei casi, potrebbe avere degli importi anche molto significativi.

Ad esempio, se una società che gode della tassazione agevolata attraverso il concordato preventivo e, poniamo il caso, che versi le imposte fino a 100.000 euro di ricavi, superata questa soglia non pagherebbe imposte sul reddito. La fattura emessa a favore di una società dello stesso gruppo o di una società compiacente, in regime ordinario di tassazione, consentirebbe all’azienda che riceve la fattura, di poter dedurre i 100.000 euro dal reddito, risparmiando il 24% di IRES, oltre all’eventuale IRAP.

Il danno per l’erario sarebbe di circa 28.000 euro!

I vantaggi del concordato preventivo biennale

D’altro canto, il concordato preventivo biennale consente all’imprenditore di lavorare con maggiore serenità e di produrre utili senza doversi preoccupare di una crescita che, anche se positiva da un punto di vista aziendale, tante volte non è conveniente.

L’impegno profuso, a volte, viene vanificato dalla elevata tassazione, che non rende conveniente occupare tempo e energie supplementari alle iniziative imprenditoriali.

Prima di dare un giudizio definitivo attendiamo i dettagli su questa misura per valutare se l’applicazione sarà semplice o, per la seconda volta, si risolverà in un nulla di fatto. Alla fine saranno sempre gli imprenditori a decidere se varrà la pena dedicarsi alla analisi della novità ed alla sua concreta applicazione, con l’ausilio del proprio commercialista.

Concordato preventivo – Domande frequenti

Cos’è il concordato preventivo?

Si tratta di una misura del fisco per incentivare la trasparenza fiscale, rivolta a imprese e partite IVA.

Come funzionerà il concordato preventivo con la riforma fiscale?

Si prevede l’impiego di questo strumento con una serie di punteggi da applicare in base all’affidabilità di imprese e partite IVA.

Quanto dura il concordato preventivo con l’Agenzia delle Entrate?

Il concordato preventivo con il fisco dura due anni, durante i quali il professionista o impresa può accedere ad uno sconto fiscale.

  1. Atto del Governo n.105, documenti.camera.it ↩︎
  2. Circolare n.18/E del 17 settembre 2024, Agenzia delle Entrate ↩︎
  3. Il tuo ISA 2024 CPB, Agenzia delle Entrate ↩︎

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Valeria Oggero

Giornalista

Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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