- Le attenzioni verso la parità di genere, soprattutto sul lavoro, porterebbero a buoni risultati: le imprese inclusive fatturerebbero almeno il 23% in più, secondo il Diversity Brand Index.
- L’Italia si trova al di sotto della media europea per ciò che riguarda la parità di genere, tuttavia qualcosa sta cambiando, e nuove misure verranno incluse in Legge di Bilancio.
- Promuovere la parità di genere vuol dire garantire maggiore sostegno alla genitorialità, supporto nell’alternanza tra lavoro e famiglia, riduzione del gender pay gap.
La parità di genere rimane un tema al centro dell’attenzione per imprese e politica. Attualmente l’Italia è ancora indietro rispetto alla media europea sull’occupazione femminile, tuttavia qualcosa sembra cambiare.
Il divario di genere si può riscontrare in diversi ambiti: dal gender gap, ovvero la differenza di salario tra lavoratori uomini e lavoratrici donne, alla difficoltà di accesso a ruoli manageriali per le donne.
Tuttavia arrivano alcuni dati positivi sull’adozione da parte delle imprese di strategie volte ad assicurare la parità di genere: secondo i recenti risultati del Diversity Brand Index, le imprese inclusive fatturerebbero di più, almeno il 23% in aggiunta.
Raggiungere la parità di genere non è solamente un obiettivo previsto per l’Italia, ma anche dall’UE, che incentiva la parità di genere su ogni direzione: a livello di accesso all’istruzione, cure mediche e al lavoro dignitoso, e nella rappresentanza politica.
Indice
Parità di genere: i dati 2023
Secondo l’agenda 2030 europea sullo sviluppo sostenibile, l’obiettivo 5 riguarda “l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze”. Si tratta di un obiettivo che coinvolge tutti i paesi membri dell’ONU, tuttavia gli ultimi anni, con l’arrivo della pandemia, hanno segnato profonde difficoltà per sanare il gap di genere.
In questo contesto, è sceso drasticamente il numero delle donne occupate durante il periodo pandemico, per cui molte hanno scelto di rimanere a casa ad assistere familiari e figli.
Questo trend è aumentato esponenzialmente proprio in un periodo di crisi come quello a cui anche in Italia abbiamo assistito dal 2020, tuttavia ancora ad oggi non è stato del tutto colmato.
Gli ultimi dati Istat infatti segnalano un notevole divario di occupazione tra uomini e donne, e attualmente l’Italia è quattordicesima in Europa per uguaglianza di genere.
Il gender gap riguarda da un lato le possibilità di ottenere un’occupazione stabile, dall’altro lato la propensione di assunzione di figure manageriali per lo più maschili: al momento solo il 28% dei manager in Italia è costituito da donne. Il dato è in crescita, tuttavia rimane sotto la media UE.
Anche se i dati che riguardano il gap di genere rimangono comunque preoccupanti, recenti provvedimenti hanno dimostrato una maggiore attenzione generale per questa tematica. Pensiamo ad esempio all’introduzione della certificazione di parità di genere per le imprese, volta a favorire le imprese che compiono azioni per sostenere la parità di trattamento tra uomini e donne.
Parità di genere: le imprese fatturano di più
L’iniziativa “Parità che genera. L’importanza della parità di genere nelle imprese e in politica a 75 anni dall’entrata delle donne in parlamento” organizzata da Elena Bonetti recentemente ha evidenziato come il gender gap faccia parte anche dell’ambito politico, con un 31% di donne presenti in parlamento. Anche questo dato è sotto alla media UE.
Il gender gap coinvolge il mondo lavorativo e professionale, tuttavia recenti dati dimostrano come le imprese che agiscono per colmare questo divario ottengano importanti benefici calcolabili, ovvero si parla di un fatturato incrementato anche del 23%.
Crescono leggermente i dati che riguardano da vicino le assunzioni di donne manager, rimanendo tuttavia anche in questo caso sotto la soglia europea. Qualcosa si sta muovendo nel mondo imprenditoriale per colmare il divario tra uomini e donne, tuttavia rimangono centrali molte criticità:
- l’alternanza complessa tra lavoro e vita familiare;
- congedo per maternità;
- possibilità per le donne di accedere a scatti di carriera;
- disuguaglianze nell’accesso al mercato del lavoro.
Per colmare il divario, un importante obiettivo è quello di sostenere le imprese nell’applicare azioni di contrasto al gender gap.
Certificazione di parità di genere
Un accenno a questo proposito va fatto per ciò che riguarda la certificazione di parità di genere, che ad oggi incentiva le imprese italiane a mettere in pratica azioni per ridurre le differenze di genere.
A questo proposito infatti, le imprese possono ottenere importanti agevolazioni, come lo sgravio contributivo INPS e INAIL, dell’1%, fino al limite massimo di 50.000 euro annui.
Le imprese quindi possono ottenere importanti vantaggi nel momento in cui assumono personale femminile e ottengono la certificazione di parità di genere.
Va ricordato che esistono anche ulteriori sgravi contributivi per chi assume lavoratrici donne che si trovano in particolari situazioni di difficoltà o disoccupazione.
Parità di genere: prospettive
Secondo le ultime prospettive, raggiungere un obiettivo come il 60% delle donne regolarmente occupate sul lavoro, porterebbe a numerosi vantaggi anche in termini di fatturato per le imprese, e in termini economici per il paese, come ha evidenziato Marina Calderone:
“Dobbiamo guardare gli elementi negativi su cui dobbiamo lavorare, a partire dalle disuguaglianze nel mercato del lavoro e dall’occupazione femminile, su cui molto abbiamo da recuperare rispetto all’obiettivo della strategia di Lisbona che la indica al 60%. Se oggi l’avessimo già attuato, ci avrebbe portato ad un incremento del 7% del Pil.”
Perseguire la parità di genere contribuirebbe quindi ad aumentare il fatturato delle imprese, e a un miglioramento dell’economia. Al momento in Italia si assiste a qualche miglioramento, tuttavia il paese è ancora indietro sull’obiettivo europeo dell’uguaglianza di genere.
La parità di genere entra nella manovra 2024
La questione della parità di genere viene anche presa in considerazione dal governo all’interno della manovra 2024. Il MEF dovrà presentare i dettagli sui fondi messi a disposizione per incentivare l’uguaglianza di genere, che saranno inseriti a partire dalla Legge di Bilancio 2024.
Si tratta di un emendamento che segue gli obiettivi del PNRR, per cui si intravedono interventi mirati più specifici a partire dal 2024, oltre a quelli già presenti al momento che incentivano le aziende ad assumere personale femminile.
Di contro, è stato riscontrato che le aziende spesso rinunciano alle agevolazioni previste al momento per difficoltà nel rispettare tutti i requisiti, e per il timore di sanzioni future. Anche su questi aspetti si attendono nuovi provvedimenti.
Parità di genere – Domande frequenti
Sulla parità di genere l’Italia è al quattordicesimo posto in Europa, ancora sotto la media. Tuttavia cresce l’attenzione per questa tematica.
L’UE include nell’agenda 2023 l’obiettivo “l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze”, ecco i dettagli.
La disparità riguarda principalmente l’alternanza tra vita familiare e lavoro, il gender pay gap e l’accesso a lavori per figure manageriali.
Valeria Oggero
Giornalista