La governance in uno studio professionale ha delle dinamiche molto rigide. Dipende dalla classica impostazione delle professioni ordinistiche e da convinzioni radicate di attività economiche sostanzialmente conservatrici, che si beano di questa condizione.
Non è facile introdurre dei modelli nuovi di governance nelle categorie professionali (avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti). Il rischio è quello di non avere alcuna possibilità, o di non avere seguito.
Da quando l’aggregazione è stata definita come una necessità della categoria le associazioni professionali e, soprattutto, le società tra professionisti sono diventate il faro del cambiamento, le cose stanno cambiando.
Manca, tuttavia, una vera mentalità aggregativa e il professionista resta, sostanzialmente, un individualista. Non è un problema di schemi, patti, convenzioni, contratti, ma una questione di mentalità.
I professionisti non sono delle aziende: hanno una sensibilità diversa, che deve essere contemperata con le dinamiche aggregative e con i tempi e metodi degli ordini professionali.
Governance dello studio: cosa non va
- Nel codice deontologico dei commercialisti ancora si usa utilizza il termine dominus per stabilire le gerarchie all’interno dello studio.
- Il rispetto del professionista giovane per quello anziano, che dovrebbe rappresentare un esempio.
- La visione gerontocratica dei rapporti inficia l’adesione ad un modello organizzativo più snello e moderno.
- La scelta della società tra professionisti come modello evolutivo che contrasti la tendenza al nanismo degli studi professionali non risolve la vexata quaestio.
- La governance dello studio tradizionale è affidata al professionista più anziano, nelle società tra professionisti aziendale al professionista con più clienti (o fatturato).
- Il passaggio generazionale è reso complicato dalla presenza e dalla autorevolezza del professionista che ha fondato lo studio.
Governance dello studio: cosa si dovrebbe fare
- Cambiare l’idea statica della governance all’interno dello studio professionale.
- Modificare l’assetto delle scelte decisionali con uno schema semplice ed efficace.
- La differenza nella gestione dello studio non la fa la competenza professionale o l’anzianità, bensì le competenze manageriali e la capacità di portare avanti un progetto con costanza e qualità organizzative.
- La condivisione e la formazione sono la chiave per crescere con continuità.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista