- Sono arrivate nuove e più stringenti regole per le partite Iva apri e chiudi nel 2023.
- È necessaria una fideiussione per chi non supera gli esami dell’AdE.
- I soggetti a rischio controllo sono principalmente i soggetti extra UE.
La Legge di Bilancio 2023 ha cambiato le regole per le partite Iva apri e chiudi. Quella che si prospetta è, a tutti gli effetti, una vera e propria stretta. Le nuove regole per le partite Iva apri e chiudi sono state introdotte dalla Manovra 2023 per evitare che si possa evadere il fisco.
Grazie alla tecnica dell’apri e chiudi, i contribuenti più furbi cercano di eludere il pagamento delle imposte dirette ed indirette. Con la chiusura della partita Iva per l’Agenzia delle Entrate diventa difficile riuscire a rintracciarne il possessore, soprattutto se è un soggetto straniero. In questo modo, i diretti interessati riescono ad eludere i loro obblighi tributari.
Nel tentativo di evitare che questa pratica continui anche nel corso dei prossimi anni, nella Legge di Bilancio 2023 è stato riservato un intero capitolo al problema. Il legislatore ha previsto, tra le altre cose, dei controlli particolarmente serrati, la possibilità di chiudere gli uffici, ma soprattutto pesanti sanzioni.
Indice
Partite Iva apri e chiudi: cosa sono
Aprire e chiudere una partita Iva in tempi brevi e poi aprirne una nuova sotto un altro nome, permette agli evasori di emettere delle fatture e di non pagare le tasse, perché, con la chiusura della posizione fiscale, non si viene trovati dal fisco.
Questa è un’operazione che viene effettuata soprattutto dai soggetti extra-Ue, che riescono a diventare irrintracciabili molto più facilmente. È ovvio che questa operazione ha un solo scopo ed un’unica conseguenza: l’evasione fiscale.
Questo è, in estrema sintesi, il motivo per il quale la Legge di Bilancio 2023 ha previsto un vero e proprio piano per contrastare il fenomeno delle partite Iva apri e chiudi. Recentemente l’Agenzia delle Entrate è intervenuta in modo massiccio, chiudendo d’ufficio molte Partite Iva che gli evasori hanno sfruttato in questo modo.
Le novità con la Manovra 2023
Il legislatore ha stilato un vero e proprio piano per frenare il fenomeno delle partite Iva aperte ed immediatamente chiuse, che è suddiviso in tre punti:
- Inps, Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate avviano dei controlli a tappeto sulle comunicazioni di apertura di nuove attività e quindi di partite Iva. Soprattutto quando uno stesso soggetto effettua queste richieste più volte;
- si impone la chiusura degli uffici per quelle realtà che non sono in grado di superare i controlli richiesti;
- viene erogata una sanzione amministrativa pari a 3.000 euro a carico del contribuente.
Partite Iva apri e chiudi: i controlli
Ad occuparsi dei controlli è prima di tutto l’Agenzia delle Entrate. Gli uffici preposti effettuano un’accurata analisi dei rischi, e può essere richiesto al richiedente la partita Iva di presentarsi presso gli uffici dell’AdE, dove è tenuto a presentare una serie di documenti, attraverso i quali dovrà dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività.
Sono principalmente fatture, ricevute e bilanci a costituire la documentazione da presentare. Nel caso in cui i controlli risultino negativi, il contribuente, per poter aprire nuovamente la partita Iva, è tenuto a rilasciare una fideiussione bancaria o assicurativa della durata di tre anni, che abbia un valore non inferiore a 50.000 euro.
Nel 2023 ci sono delle figure che, almeno potenzialmente, possono essere a rischio controlli. Tra questi ci sono i lavoratori autonomi, gli imprenditori individuali e i rappresentati di associazioni o società, con o senza personalità giuridica.
La normativa, in un primo momento, prevedeva che gli intermediari, ossia i professionisti che danno comunicazione dell’apertura della partita Iva da parte di terzi, corressero dei rischi diretti. In un secondo momento questa possibilità è stata eliminata: tutto ciò significa che, in questo momento, gli intermediari non corrono alcun rischio. Eventuali sanzioni amministrative sono previste unicamente per i contribuenti.
L’Agenzia delle Entrate ha chiuso 1221 Partite Iva
Recentemente l’Agenzia delle Entrate ha comunicato di essere intervenuta con la chiusura di 1221 Partite Iva, con altrettanti provvedimenti di cessazione d’ufficio. Al 31 luglio 2023 l’Agenzia ha ritenuto che queste posizioni IVA fossero al centro del meccanismo di evasione apri e chiudi.
Lombardia e Lazio sono le regioni in cui si sono maggiormente concentrate queste vicende, e tutt’ora sono in corso dei controlli su più di 500 Partite Iva aperte negli ultimi anni con un elevato profilo di rischio.
Ma come fare per aprire una Partita Iva dopo averne chiusa una, in modo trasparente e del tutto legale, e senza rischiare la chiusura d’ufficio? Generalmente è sufficiente presentare opportuna documentazione, ma in casi di rischio, secondo le nuove norme, si deve procedere con una fideiussione.
La fideiussione da 50.000 euro
Secondo le nuove norme, l’apertura della partita Iva, dopo averne chiusa una in precedenza, può avvenire unicamente a seguito di una fideiussione assicurativa o bancaria della durata minima di tre anni, e di importo non inferiore a 50.000 euro.
Ricordiamo che la fideiussione viene richiesta nel caso in cui il fisco non ritiene il contribuente affidabile. L’Agenzia delle Entrate, infatti, teme che si possa chiudere la partita Iva prima di pagare tasse ed imposte dovute.
Questo ulteriore passaggio si rende necessario e, nel caso in cui dovessero sorgere degli illeciti fiscali o delle violazioni contributive, la fideiussione funzionerà come garanzia. Nel caso in cui le violazioni fossero superiori ai 50.000 euro, sarà necessario anche aumentare il valore della fideiussione stessa.
Partite Iva inattive: la chiusura dall’Agenzia delle Entrate
Oltre alle Partite Iva apri e chiudi, l’Agenzia delle Entrate punta a individuare anche quelle inattive, ovvero che non vengono utilizzate, ma sono ancora aperte, da almeno tre anni. Al 31 luglio 2023 l’Agenzia delle Entrate aveva già comunicato la chiusura di molte Partite Iva non attive.
Rientrano in questa casistica quelle Partite Iva che non hanno presentato dichiarazione IVA annuale, ovvero non hanno prodotto alcun reddito nel periodo che va dal 2019 al 2021, risultando di fatto inattive.
Queste Partite Iva ricevono degli specifici avvisi da parte dell’Agenzia delle Entrate, e hanno 60 giorni di tempo per rispondere al fisco con le motivazioni per l’inattività. I contribuenti possono quindi cercare di recuperare queste posizioni IVA fornendo i chiarimenti dovuti, a patto che non ci si trovi di fronte ad un inadempimento causato da atti illeciti o evasione fiscale.
Partite Iva apri e chiudi – Domande frequenti
A rischio controllo sono principalmente i contribuenti che abbiano già chiuso una partita Iva e ne vogliano aprire una nuova. Ecco cosa può accadere.
Presentando la documentazione richiesta dall’Agenzia delle Entrate, con le quali si dimostri di aver realmente svolto un’attività e di aver pagato tutte le tasse e le imposte. Ecco i dettagli.
Nel caso in cui gli uffici del fisco lo ritengano necessario, potrebbe essere richiesta l’apertura di una fideiussione da 50.000 euro, che servirà come garanzia per il pagamento delle imposte dovute.
Pierpaolo Molinengo
Giornalista