- Per aprire un negozio di usato è necessario aprire la Partita Iva con uno o più codici Ateco, ovvero: 46.19.02, 47.79.20, oppure 47.79.30.
- I negozi dell’usato, o mercatini dell’usato, stanno avendo un crescente successo grazie alla crescita della second hand economy.
- Per aprire un negozio dell’usato, il costo da sostenere può andare da un minimo di circa 15.000 euro, fino ad oltre i 50.000 euro.
Oggi il mercato del second hand è in crescita, per cui aprire un negozio di usato rappresenta un’ottima idea di business.
Anche noti come thrift stores, o mercatini dell’usato, i negozi dell’usato stanno avendo un successo sempre maggiore, grazie ad una diffusa coscienza ambientale, che sta portando anche alla crescita della cosiddetta economia circolare.
Ma per aprire un’attività come un negozio di usato, è necessario rispettare alcuni requisiti burocratici, come l’apertura della Partita Iva, che vedremo tra poco.
Indice
Aprire un negozio di usato: come fare
I negozi di usato possono avere diverse forme. Si può, infatti, aprire:
- un mercatino dell’usato per la vendita di abiti e oggetti;
- un mercatino dell’usato per la compravendita di abiti, oggetti e mobili.
Il procedimento per aprire questo tipo di attività è molto simile, e prevede che il soggetto che intende avviare il negozio di usato debba rispettare alcuni requisiti burocratici. Tuttavia, la principale differenza tra le due tipologie di attività sta nel modo in cui viene applicata l’IVA, secondo le fatture emesse per le vendite.
Infatti, l’applicazione dell’IVA cambia in base alle modalità in cui vengono acquistate vendute le merci. In conto vendita è prevista l’esenzione dell’imposta sul valore aggiunto, perché viene considerata come vendita tra privati.
Ma oltre a questi requisiti, è anche necessario disporre di tutto l’occorrente per avviare un’attività economica. Prima di tutto, quindi, è necessario affittare o acquistare un locale di medie-grandi dimensioni.
Un altro aspetto importante da valutare è la scelta della tipologia di prodotti da mettere in vendita scegliendo, ad esempio, tra:
- abbigliamento, calzature, moda vintage e accessori;
- oggettistica vintage, dischi in vinile, libri;
- articoli da regalo, casalinghi e stoviglie;
- elettrodomestici e accessori di elettronica;
- giocattoli e articoli per l’infanzia;
- collezionismo e oggetti d’epoca.
Negozi dell’usato in conto vendita
Come anticipato, il negozio dell’usato può essere di due tipologie: con la merce in conto vendita o con la compravendita tradizionale.
Nel caso del negozio in conto vendita l’attività è considerata come agenzia pubblica d’affari, poiché la merce venduta viene acquistata da utenti privati. In questo caso, quindi, la merce viene presa in conto vendita, pagata al 50% circa del prezzo di listino e solo se effettivamente venduta. Al contrario, se rimane invenduta viene restituita entro 60 giorni circa al privato.
Invece, nel caso della compravendita tradizionale si tratta di un’attività commerciale, di conseguenza i fornitori possono essere privati, aziende, grossisti, e centri commerciali. La merce viene acquistata e se rimane invenduta, genera costi di magazzino.
Aprire un negozio di usato: i requisiti
Per poter aprire un negozio dell’usato per vendere i prodotti usati i requisiti sono i seguenti:
- apertura della Partita Iva;
- iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio;
- aprire le posizioni all’INPS e all’INAIL;
- comunicare al Comune l’inizio dell’attività con la SCIA;
- richiedere il permesso per l’esposizione dell’insegna;
- ottenere tutti i permessi necessari, nel caso del negozio fisico, riguardanti l’agibilità, l’igiene e la sicurezza;
- pagare i contributi SIAE per diffondere musica o video.
Quanto costa aprire un negozio di usato
Per aprire un negozio di usato l’investimento minimo è di circa 10.000 euro, destinati a:
- affitto o acquisto del locale;
- rifornimento del negozio con la merce da vendere;
- utenze;
- spese burocratiche;
- commercialista;
- acquisto dell’arredamento;
- comunicazione, promozione e pubblicità;
- diritto camerale.
Il costo iniziale varia soprattutto in base alle dimensioni del negozio, e può arrivare anche a superare i 50.000 euro.
Uno dei modi più convenienti per ridurre i costi e ottenere ulteriori vantaggi è quello di aprire un negozio di usato in franchising. In questo caso l’investimento minimo è di circa 10.000 euro.
Tuttavia, questo tipo di collaborazione prevede il versamento di una percentuale dei guadagni all’azienda madre. Ma i vantaggi del franchising possiamo riassumerli nei seguenti punti:
- riduzione dei rischi di avviamento;
- avere assistenza continua;
- avere il negozio chiavi in mano;
- ottenere formazione del personale e dell’imprenditore.
Aprire un negozio di usato: la Partita Iva
Il mercatino dell’usato, o negozio dell’usato, è un’attività di impresa in cui si vendono prodotti e di conseguenza è necessaria l’iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di riferimento.
È possibile scegliere di costituire:
- una ditta individuale per i titolari unici;
- una società per più soci.
È, inoltre, obbligatorio aprire la Partita Iva con una procedura semplice e veloce direttamente online. Per costituire una ditta individuale è necessario compilare e inviare il modello AA9/12 per persone fisiche all’Agenzia delle Entrate.
L’apertura della Partita Iva si può effettuare in tre modi:
- dal sito dell’Agenzia delle Entrate;
- presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate;
- inviando all’Agenzia una raccomandata a/r.
Inoltre, la ditta individuale dovrà anche:
- individuare il codice Ateco relativo all’attività economica avviata;
- scegliere il regime contabile da adottare;
- aprire una posizione previdenziale presso l’INPS e presso l’INAIL in caso di personale dipendente.
Codice Ateco
Il codice Ateco si riferisce in modo univoco ad una tipologia di attività economica. Nel caso del negozio di usato i codici Ateco che si possono utilizzare sono:
- codice Ateco 46.19.02: procacciatori d’affari di vari prodotti senza prevalenza di alcuno;
- codice Ateco 47.79.20: commercio al dettaglio di mobili usati e oggetti di antiquariato;
- codice Ateco 47.79.30: commercio al dettaglio di indumenti e altri oggetti usati.
Regime contabile
Per aprire un negozio di usato come ditta individuale, i regimi contabili che si possono adottare sono:
- forfettario (previa opzione per il regime ordinario);
- semplificato;
- ordinario.
I regimi contabili rappresentano l’insieme delle regole, dei documenti contabili e degli obblighi previsti nell’esercizio dell’attività.
Per un’attività come quella del negozio di usato non si può utilizzare il regime forfettario, se si utilizza il regime del margine. Per utilizzare il regime forfettario si dovrà optare preventivamente per il regime iva ordinario, escludendo l’applicazione del regime del margine.
Contributi previdenziali
Oltre all’apertura della Partita Iva, il titolare della negozio dell’usato deve anche aprire una posizione previdenziale presso la Gestione Commercianti INPS per versare i contributi previdenziali.
Le aliquote del 2022 per il calcolo dei contributi che le ditte devono versare all’INPS sono pari al 24,48% per gli over 21 e del 23,28% per gli under 21.
Il minimale è di €3.983,73 per gli over 21 e di €3.788,81 per gli under 21. In breve, è necessario versare una quota fissa annuale di contributi e aggiungerne una variabile in base al guadagno effettivo.
Aprire un negozio di usato – Domande frequenti
Il negozio dell’usato può essere di due tipi: di vendita merci e di compravendita. In entrambi i casi è necessario aprire la Partita Iva e costituire una ditta individuale o una società in caso di più soci.
Per aprire un piccolo negozio di usato il costo iniziale può andare dai 15.000 ai 20.000, mentre per aprire un negozio più grande possono essere necessari anche 40.000 o 50.000 euro. La soluzione del franchising prevede costi più ridotti. Ecco come funziona.
Si, trattandosi di un’attività commerciale continuativa, anche nella formula di e-Commerce online è obbligatorio aprire la Partita Iva.
Buona giorno.
Ho intenzione di aprire Partita Iva codice Ateco 47.79.20 . Acquisto di mobili usati in Italia per contanti e bonifico bancario, deposito e poi vendita (esportazione) in un paese non membro della CEE. Non ci sarà alcuna vendita in Italia. Come verrà calcolata l’imposta nel regime del margine o regime forfettario?
Grazie
Buongiorno,
Se intende avviare un’attività con codice ATECO 47.79.20, che prevede l’acquisto di mobili usati in Italia e la loro successiva esportazione esclusivamente verso Paesi extra-UE, è fondamentale comprendere le implicazioni fiscali relative all’IVA, sia nel regime del margine sia nel regime forfettario.
Regime del margine
Il regime del margine è un regime speciale IVA applicabile alla vendita di beni usati, oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione. In questo regime, l’IVA si applica solo sulla differenza (margine) tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto del bene, evitando così la doppia imposizione.
Nel contesto delle esportazioni verso Paesi extra-UE, le cessioni di beni usati rientranti nel regime del margine sono considerate non imponibili ai fini IVA. Ciò significa che il margine positivo realizzato non è soggetto a IVA, ma concorre alla determinazione del plafond per gli esportatori abituali.
È importante notare che, in caso di cessione all’esportazione, la determinazione del margine non imponibile deve essere effettuata in modo analitico, confrontando il prezzo di vendita del bene con il costo di acquisto dello stesso, comprensivo delle eventuali spese accessorie e di riparazione. Contestualmente, sarà necessario estromettere il bene usato dalla determinazione del margine globale mediante una rettifica in diminuzione degli acquisti pari al costo del bene usato esportato, comprensivo delle eventuali spese accessorie e di riparazione.
Regime forfettario
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato destinato alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi che rispettano determinati requisiti. In questo regime, il reddito imponibile è determinato applicando un coefficiente di redditività ai ricavi o compensi, senza possibilità di detrarre i costi sostenuti.
Per quanto riguarda le operazioni con l’estero, i contribuenti in regime forfettario devono osservare le regole previste dal DPR n. 633/72 in tema di importazioni, esportazioni ed operazioni assimilate. In particolare, in caso di esportazione di beni verso Paesi extra-UE, il contribuente forfettario emette la fattura senza addebito di IVA, indicando la dicitura “operazione non soggetta”.
Team partitaiva.it
Buongiorno,
vorrei aprire una P.IVA per poter vendere vestiti usati acquistati al mercato o regalatimi. La vendita si svolgerebbe unicamente sulle piattaforme online (ebay,etsy, vestiarire collective). E’ possibile applicare il regime forfettario su tale attività ?
Grazie!
Buongiorno,
nel caso specifico, se applica il regime del margine, non può accedere al regime forfettario.
Grazie per averci scritto
il negozio di usato ha ritirato a casa mia la merce che intendevo vendere e mi ha rilasciato una ricevuta specificando che avremmo concordato il prezzo di vendita .. ha venduto tutto a mia insaputa e non mi ha pagato nulla
A febbraio mi ha firmato un impegnativa x liquidarmi 600 euro a rate mensili di 100 euro
Mi ha dato 50 euro e non ha più risposto ai miei solleciti
Come posso tutelarmi ?
Fra l altro ho scoperto che sta facendo la stessa cosa anche x cifre molto piu’ basse con molti altri “clienti”
Buongiorno,
dovrebbe proporre, se ci sono gli estremi, un’azione legale.
Grazie per averci scritto
Avendo casa , garage,sala hobby piena di oggetti che lampade, soprammobili, mobili ecc,provenienti dal USA , anni 2000, miei personali , come posso vendere tali oggetti senza rischiare multe .
Buongiorno,
potrà vendere i suoi beni dimostrandone la provenienza. Se l’attività è svolta in modo abituale e professionale è obbligatorio aprire la partita iva.
Grazie per averci scritto
Buonasera, vorrei capire come si contabilizzano beni acquistati a mercatini dell’usato, quindi senza scontrino o ricevuta, per essere rivenduti nel proprio negozio di antiquariato o online.
Buongiorno,
è necessario avere un documento che attesti la provenienza rilasciato dal venditore. Giusto per verificare la provenienza ed evitare di incorrere in un incauto acquisto. Da un punto di vista fiscale è necessario avere un documento che provi il costo sostenuto. Anche in materia fiscale i rischi di non riuscire a documentare l’acquisto, per un oggetto presente nel negozio, sono alti.
Grazie per averci scritto
Anche in caso di acquisto di oggetti privati tramite piattaforme come Subito o Facebook Marketplace con pagamento tracciato PayPal?
Penso che sarebbe impraticabile contattare in chat ogni venditore privato per farsi dare i propri dati personali e redigere una ‘ricevuta’ per oggetti usati da 20 euro.
Buongiorno,
purtroppo il commercio dell’usato ha le sue regole, abbastanza rigide. Dovrebbe verificare con il suo Comune (che esercita il controllo di PS) quale è la soglia per i beni di valore esiguo.
Grazie per averci scritto
Buongiorno , sono titolare di una cartoleria edicola, ho intenzione di vendere giochi della play station usati , cioè comprandoli da privati e rivenderli nel mio negozio ! come si registra/contabilizza l acquisto dal privato e poi l eventuale vendita ?
Buongiorno,
i beni usati dovrebbero essere gestito con il regime del margine. L’acquisto dovrebbe essere registrato su un libro vidimato dal comune che rilascia il nulla osta usato. Da verificare presso l’ente.
Grazie per averci scritto
Buongiorno,
siamo già esercenti con un’attività di commercio al dettaglio ma vorremmo destinare parte del nostro negozio alla compravendita di prodotti usati.
Possiamo aggiungere il codice ATECO 46.19.02 alla nostra attività già esistente?
Siamo una S.A.S. e non possiamo avvalerci del Regime Forfettario. Possiamo adottare un Regime Fiscale misto Ordinario/del Margine?
Saluti e grazie per le utili informazioni
Buongiorno,
per la attività di compravendita di beni usati potete utilizzare il regime del margine, mantenendo il regime ordinario per l’altra attività di commercio al dettaglio.
N.B. verificare e lo statuto sociale ha un oggetto adeguato alla nuova attività che si intende intraprendere
Grazie per averci scritto
Buongiorno,
Mi risulta che sia stato chiarito con la Circolare Agenzia Entrate 9/2019 che chi esercita un’attività per la quale è previsto un regime speciale Iva (come il commercio on-line di beni usati o di oggetti di antiquariato) ma non se ne avvale, potrà applicare il regime forfettario. Perché dite che il negozio di usato non può utilizzare il regime forfettario?
Buongiorno,
se si applica il regime del margine per i beni usati non è possibile applicare il regime forfettario, a meno che non si opti per il regime ordinario. Abbiamo precisato il concetto.
Grazie per la sua segnalazione
Buongiorno, è possibile aprire la partita Iva per la vendita solo on line di abbigliamento vintage? Se sì, quale sarebbe il codice ATECO?
Grazie
Buonasera,
per la vendita di indumenti on line può utilizzare il codice ateco 47.91.10. Se i beni sono usati la vendita on line potrebbe essere limitata per le norme in materia di Pubblica sicurezza. A tal proposito le consigliamo di contattare la Questura o il suo Comune.
Grazie per averci scritto
Buonasera, se io dovessi vendere la mia borsa di lusso in un negozio che a sua volta la rivende, come si regolarizza la transazione?
Chi pagherà l’iva in questo caso? Il rivenditore nel prezzo di vendita avrà iva a credito?
Grazie cordiali saluti
Buongiorno,
l’applicazione dell’IVA cambia in base alle modalità in cui vengono acquistate vendute le merci. In conto vendita è prevista l’esenzione dell’imposta sul valore aggiunto, perché viene considerata come vendita tra privati. In alternativa, se il negozio acquista il bene da soggetti privati e lo rivende si applica il regime del margine. Il regime del margine è un regime speciale Iva per cui l’IVA si applica solamente sul margine di vendita, ovvero sulla differenza tra il corrispettivo percepito e il valore di acquisto del bene.
Grazie per averci scritto