L’abbigliamento è un espressione ed interpretazione soggettiva che, in quanto tale, merita rispetto come una qualsiasi altra opinione.
La libertà di vestirsi secondo una propria etichetta vale anche per il commercialista, e per il professionista in generale?
Ci sono alcune icone della professione che restano impresse nella nostra mente. Pensiamo al camice bianco per il medico o la toga per l’avvocato, che hanno un loro perché nella storia di queste rispettabili professioni.
Indice
Il commercialista ha un abbigliamento storico che lo rappresenta?
Nel nostro immaginario, il commercialista è un uomo di affari o un professionista che accompagna gli uomini di affari. Il più delle volte l’abbigliamento dipende anche da questo.
Non ci sono precisi riferimenti nell’ordinamento professionale, se non un generico riferimento al decoro che potrebbe valere anche per l’abbigliamento.
Torna utile per una valutazione il dress code delle società di revisione, in cui professionisti, nella maggior parte avvocati e commercialisti, hanno delle precise prescrizioni:
DONNE:
- Tailleur gonna, tailleur pantalone, abito con giacca o golfino
- Camicie dai colori non vistosi
- Maglie dai colori classici
- Scarpe chiuse, classiche e con tacco consigliato di 5 – 7 cm
UOMINI:
- Abito preferibilmente di colore scuro
- Camicie classiche a maniche lunghe
- Cravatta classica con fantasia discreta
- Calze lunghe e scure
- Scarpe classiche in ordine
Oggi è pensiero diffuso che l’abbigliamento possa fare la differenza?
Partendo dal diffuso detto “l’abito non fa il monaco“, di getto la risposta sarebbe un no secco. Tuttavia, l’argomento ha molte sfaccettatura e può essere interpretato in modo soggettivo.
Una professione che si rivolge ai giovani, con le video call, informali anche da casa, lo smart working che porta sempre più lontano dagli uffici, e una tendenza sempre più pronunciata alla informalità, evidenzia una gestione dell’abbigliamento sempre più aperta e non formale anche per il professionista.
Dipende molto anche dal tipo di clientela, età e settore (più o meno innovativo), nonché dalla frequenza di luoghi più o meno pubblici e rigorosi, che condizionano l’ambiente.
È più probabile che un commercialista esperto in contenzioso o in consulenza giudiziaria si vesta in modo più formale, rispetto ad un professionista che lavora online con le startup.
Anche il settore della clientela potrebbe incidere sulla formalità. Un professionista che ha una clientela distribuita tra piccole imprese commerciali o artigiane, è quasi naturale che abbia la tendenza a vestirsi in modo più semplice rispetto ad un professionista che lavora principalmente con avvocati e società di consulenza.
In generale, i tre elementi distintivi che consigliano l’abbigliamento più o meno formale potrebbero essere:
- settore della clientela;
- età della clientela;
- specializzazione del professionista.
Cosa pensa un commercialista tradizionalista sulla scelta dell’abbigliamento?
Ci sono professionisti che amano vestirsi in modo formale per una precisa posizione nei confronti del cliente, visto come un interlocutore da trattare con distacco, dall’altro lato della scrivania e con un abbigliamento formale.
È una semplice apparenza di rigore, finalizzata a definire dei ruoli.
Ed ecco che abito scuro, cravatta, camicia inamidata, scarpa lucida e calze nere. Una divisa da indossare ad ogni costo, per presentarsi all’imprenditore, cercando di proiettare un’aurea di competenza e professionalità
In questi ultimi anni iniziano a presentarsi altre posizioni nell’abbigliamento, frutto di questa evoluzione e delle dinamiche che hanno caratterizzato soprattutto il periodo della pandemia COVID-19.
Al giorno d’oggi è illusorio pensare che vestirsi in modo rigoroso possa fare la differenza agli occhi di un cliente-imprenditore del nuovo millennio.
L’abbigliamento è un modo di essere, una visione personale che, come tale, non può essere oggetto di discussione né un argomento che può incidere sulle scelte del potenziale nuovo cliente.
Non è consigliabile neanche l’idea di presentarsi informali a tutti i costi e in tutte le occasioni. Potrebbe essere fuori luogo ed essere irrispettoso, ottenendo solo un effetto opposto a quello della trasmissione di una professionalità.
Diciamo che tra vestirsi come un manichino e come un hippy ci sono una infinità di sfumature.
Ed è proprio queste sfumature che il professionista oggi deve cogliere per presentarsi al cliente o potenziale cliente in modo sobrio e di sostanza sempre, ed in modo formale e rigoroso quando l’etichetta lo richiede.
Tenere sempre a mente che l’abito non fa il monaco è un passaggio fondamentale che il cliente giovane, innovativo, di cultura elevata ha ben compreso, adesso è tempo che anche i professionisti legati alla tradizione se ne facciano una ragione.
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista