- Il mediatore familiare è un esperto nella risoluzione dei conflitti all’interno di un nucleo familiare. È una figura esterna e imparziale con competenze in ambito giuridico e psicologico, con elevate abilità di negoziazione.
- Per diventare mediatore familiare il professionista deve aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, Psicologia o altre facoltà, e aver frequentato un corso di formazione.
- Il mediatore familiare può guadagnare dai 1.000 euro al mese e arrivare, con l’esperienza, anche a più di 7.000 euro al mese.
Il mediatore familiare è una figura professionale specializzata nella gestione dei conflitti. Per diventare mediatore familiare è necessario seguire un iter formativo specifico ed essere in possesso di alcuni requisiti. Questa figura professionale non ha origini recenti. Infatti, si parla di mediatore familiare già negli anni Sessanta negli Stati Uniti.
Per intraprendere questa carriera, il professionista necessita di una formazione approfondita su molteplici discipline, dall’ambito giuridico a quello psicologico, per operare al meglio nelle situazioni di conflitto delle famiglie. Infatti, deve essere in possesso di alcuni requisiti per poter svolgere questa professione.
In questa guida vedremo come si diventa mediatore familiare, quanto guadagnano i mediatori e in quali casi è necessario aprire la Partita Iva.
Indice
- Di cosa si occupa il mediatore familiare
- Diventare mediatore familiare: istruzione e formazione
- Diventare mediatore familiare: requisiti
- Quali sono gli sbocchi lavorativi del mediatore familiare
- Quanto guadagna un mediatore familiare
- Diventare mediatore familiare: Partita Iva
- Diventare mediatore familiare: regimi contabili
Di cosa si occupa il mediatore familiare
Il mediatore familiare è un soggetto terzo esterno, imparziale nei conflitti familiari e di coppia. Si tratta di una figura professionale con competenze specifiche che lavora per risolvere dispute tra coniugi, o tra parenti.
Attraverso la mediazione, il professionista offre consigli alle parti coinvolte per riaprire il dialogo, e affrontare le situazioni di conflitto.
È una figura che spesso viene interpellata in casi di separazione e di divorzio per aiutare i coniugi a stabilire in modo razionale e maturo come gestire l’assegno di mantenimento, l’affido condiviso e l’assegnazione della casa coniugale, soprattutto in caso di presenza di figli.
Per favorire il dialogo, il mediatore familiare svolge il suo lavoro attraverso tre principali passaggi: l’ascolto, la mediazione e la risoluzione del problema. Nella prima fase il professionista ascolta le richieste delle parti coinvolte, senza dare giudizi o prendere le parti, restando imparziale.
Con la mediazione, poi, il professionista, grazie alle sue competenze e mantenendo sempre la sua neutralità, supporta le parti nella risoluzione del problema esponendo le esigenze e i bisogni fino a giungere ad un accordo. Questo accordo dovrà rispettare tutte le posizioni e adattarsi alle singole circostanze, nell’interesse di tutte le parti.
Diventare mediatore familiare: istruzione e formazione
Pur non essendo regolamentata con norme specifiche che prevedano un albo professionale, in Italia questa professione si può svolgere rispettano alcuni requisiti essenziali, e si fa riferimento alle principali associazioni di categoria private di mediazione familiare:
- AIMe.F;
- ENaMeF;
- Simef.
Per diventare mediatore familiare, queste associazioni stabiliscono che è necessario conseguire una laurea magistrale o specialistica in una delle seguenti facoltà:
- giurisprudenza;
- psicologia;
- scienze della formazione;
- servizi sociali;
- scienze dell’educazione;
- lauree in ambito umanistico o sociologico.
Una volta conseguita la laurea, per diventare mediatore familiare è necessario seguire un corso di formazione per mediatore familiare della durata di almeno 12 mesi, e per un totale di almeno 250 ore. Alla fine del corso, il professionista riceverà un attestato riconosciuto a livello nazionale.
Questi corsi, presenti in tutte le regioni d’Italia, hanno un costo che può andare dai 1.000 fino ai 5.000 euro. Infine, questa figura professionale deve aggiornarsi continuamente.
Diventare mediatore familiare: requisiti
In base a ciò che abbiamo visto di sopra, per diventare mediatore familiare il professionista deve essere in possesso dei seguenti requisiti:
- essere in possesso della laurea in giurisprudenza, psicologia, scienze della formazione, servizi sociali, scienze dell’educazione o lauree in ambito umanistico o sociologico;
- frequentare un corso di formazione per mediatore familiare e ottenere l’attestato.
Una volta che il professionista è in possesso di questi requisiti può scegliere in che modo esercitare la professione di mediatore familiare. Non esiste un apposito Albo per svolgere questa professione, tuttavia ci si può continuamente aggiornare decidendo di frequentare corsi appositi, disponibili in tutta Italia.
Per ciò che riguarda i requisiti burocratici, tutto dipende dalla modalità in cui si svolge il lavoro, ovvero se come dipendente o professionista autonomo. Nell’ultimo caso, è necessario aprire una Partita Iva.
Quali sono gli sbocchi lavorativi del mediatore familiare
Il mediatore familiare può esercitare la professione principalmente in due modi:
- come dipendente presso enti pubblici come Pubbliche Amministrazioni, tribunali, consultori e scuole;
- presso enti privati come associazioni del settore, onlus, studi professionali e aziende private;
- con la libera professione.
Nel secondo caso, per esercitare la libera professione è necessario aprire la Partita Iva, ed è possibile per il professionista scegliere di aprire un proprio studio di riferimento, oppure lavorare con studi già avviati e enti sul territorio.
Quanto guadagna un mediatore familiare
Il guadagno del mediatore familiare dipende dalle tariffe e dalla tipologie di problematiche di cui si occupa. Il costo di una singola mediazione familiare si aggira intorno ai 70-100 euro, e per ogni accordo possono volerci in media 10 sedute.
Va tenuto in considerazione che molto dipende dalla modalità in cui viene svolto il lavoro, per cui un autonomo può arrivare anche ad interessanti guadagni, una volta creato un buon network intorno alla professione.
Ne consegue che il guadagno del mediatore familiare può essere inizialmente di un minimo di 1.000 euro al mese, e con gli anni può anche superare i 7.000 euro al mese.
Diventare mediatore familiare: Partita Iva
Per lavorare come mediatore familiare come libero professionista o collaborando con enti e strutture, è obbligatorio aprire la Partita Iva. L’apertura della Partita Iva si può fare online o presso le sedi dell’Agenzia delle Entrate. Per evitare di commettere errori è consigliabile affidarsi ad un commercialista.
Per aprire la Partita Iva, il mediatore familiare deve compilare il modello AA9/12 in cui vanno inserite la dichiarazione di inizio attività, i dati anagrafici personali e quelli relativi all’attività oltre al relativo codice Ateco.
Il modello deve essere comunicato entro 30 giorni dall’inizio dell’attività in una delle seguenti modalità:
- presentato in duplice copia presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate;
- telematicamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate;
- inviando una raccomandata a/r all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate.
Prima di aprire la Partita Iva, però, è necessario:
- individuare il codice Ateco relativo all’attività di mediatore familiare;
- scegliere il regime contabile da adottare;
- iscriversi alla cassa previdenziale.
Diventare mediatore familiare: codice Ateco
Il codice Ateco è una serie di cifre che corrispondono alle diverse attività economiche. Per quanto riguarda l’attività di mediazione familiare, il codice Ateco più adatto è il 96.09.09: “Altre Attività di Servizi per la Persona NCA”.
Questo codice Ateco include numerose attività professionali, tra cui quella di mediatore familiare. In questo codice sono inclusi tutti i lavori autonomi destinati ai Servizi alla Persona non classificabili con altri codici Ateco. Infatti, vi rientrano qui anche:
- attività di astrologi e spiritisti;
- servizi di ricerca genealogica;
- servizi di lustrascarpe, addetti al parcheggio di automobili;
- gestione di macchine a moneta per servizi alla persona (cabine per fototessera, bilance pesapersone, macchine per misurare la pressione del sangue, armadietti a chiave funzionanti a moneta);
- assistenza bagnanti (bagnini);
- servizi domestici svolti da lavoratori autonomi.
Il coefficiente di redditività relativo a questo codice Ateco è del 67%. Questo dato è fondamentale per calcolare la base imponibile per le Partita Iva con regime forfettario da cui si ricaverà l’ammontare delle imposte e dei contributi.
Diventare mediatore familiare: regimi contabili
Il regime contabile adottato dal professionista stabilisce l’insieme degli adempimenti fiscali e burocratici da seguire, oltre alla documentazione da conservare durante l’esercizio dell’attività.
I regimi contabili ad oggi sottoscrivibili sono tre e prevedono limiti e requisiti differenti:
- forfettario: fatturato annuale inferiore ai 65.000 euro;
- semplificato: fatturato annuale inferiore a 400.000 euro;
- ordinario: senza limiti di fatturato.
Il regime forfettario è quello che prevede maggiori benefici, sia in termini di costi che di adempimenti fiscali e burocratici.
Infatti, per quanto riguarda le imposte, la Partita Iva forfettaria prevede il pagamento della cosiddetta aliquota sostitutiva pari al 15% (5% per le startup nei primi 5 anni) della base imponibile.
Inoltre, tra i pochi obblighi previsti vi è la conservazione delle fatture emesse in ordine progressivo e la fatturazione elettronica se il fatturato è superiore ai 25.000 euro. È, inoltre, prevista l’applicazione della marca da bollo da €2 per le fatture che superano i 77,47 euro. Tuttavia, non è prevista l’applicazione dell’Iva in fattura.
L’aspetto svantaggioso di questo regime è che non prevede la possibilità di dedurre e detrarre i costi e le spese, al contrario dei regimi semplificato e ordinario. Questi due regimi, inoltre, prevedono il pagamento dell’IRPEF con aliquote a scaglioni che partono dal 23% e arrivano fino al 43% in base alla fascia di reddito.
Oltre alle imposte, con i regimi ordinario e semplificato, aumentano anche gli adempimenti e la documentazione da conservare.
Diventare mediatore familiare: cassa previdenziale
Non appartenendo ad alcun albo professionale o ordine dedicato a questa figura professionale, il mediatore familiare deve iscriversi alla Gestione Separata INPS. In questo modo verserà annualmente i contributi previdenziali.
Tali contributi vengono calcolati sulla base imponibile, e ammontano nel 2022 al 33%. Per non commettere errori nel calcolo dei contributi da versare, il mediatore familiare può chiedere il supporto di un commercialista.
Diventare mediatore familiare – Domande frequenti
Per ogni singola mediazione, il costo previsto si aggira intorno ai 70-100 euro a seduta. Per completare la mediazione e raggiungere l’accordo possono essere necessarie anche più di 10 sedute. Quindi il mediatore può arrivare a guadagnare più di 1.000 per ogni accordo.
Per diventare mediatore familiare è necessario avere la laurea in giurisprudenza, psicologia, scienze della formazione, servizi sociali, scienze dell’educazione o lauree in ambito umanistico o sociologico, e frequentare un corso di formazione per mediatore familiare con attestato.
Per svolgere la professione di mediatore familiare, il professionista deve aver conseguito la laurea in discipline giuridiche o psicologiche e aver frequentato un corso di almeno 12 mesi della durata di un minimo di 250 ore. Ecco l’iter completo da seguire.
Ilenia Albanese
Esperta di finanza personale e lavoro digitale